Si blocca la vita pubblica - non si sa per quanto - e si profila il rinvio elettorale

di Paolo Lingua

3 min
Si blocca la vita pubblica - non si sa per quanto - e si profila il rinvio elettorale

Dopo il blocco delle scuole e di molte attività pubbliche e private e dopo uno stop temporaneo anche delle attività delle associazioni ricreative e culturali e professionali, mentre anche gli stadi di calcio annunciano partite a porte chiuse, si profila anche il più che probabile rinvio degli appuntamenti elettorali. Slitta ormai quasi certamente il referendum costituzionale del 29 marzo, ma, automaticamente, potrebbero slittare all’autunno gli appuntamenti alle urne per il rinnovo di sei regioni e di molte amministrazioni comunali. Tutta l’Italia, insomma, sembra investita non solo dalla tempesta dell’infezione del coronavirus, ma anche del rinvio di molte attività lacune delle quali di grande importanza, eventi di natura internazionale anche di grande peso economico. Questa situazione che si va complicando e che ogni giorno sembra collegarsi ad aumenti, anche se non vistosi, di casi di infezione e di decessi, rischia davvero di creare grossi stop di carattere economico, per non parlare dei rischi che corrono in questo momento le scuole di ogni ordine e grado, nonchè i centri di ricerca e di cultura.  Per non parlare degli ospedali che rischiano di implodere. Il governo italiano, che si è mosso un po’ a zig zag soprattutto nella prima fase dell’epidemia, appare vivamente preoccupato per la situazione del Sud dell’Italia che per la verità per il momento ha presentato decessi in numeri a una cifra w limitatissimi casi di infezione. Ma la preoccupazione è il rischio di possibili focolai come nel Nord. Si teme per una situazione territoriale dove le strutture sanitarie sono meno organizzati e dove è difficile disciplinare i comportamenti della popolazione. Di qui l’azione di questi giorni e di queste ore che mira a tenere il piede sul freno nel timore che la situazione generale precipiti soprattutto sul piano economico. E’ bene avere chiaro che non tutte le aziende o le strutture amministrative sono in grado di organizzare il lavoro da casa e così pure scuole e università. Inoltre vanno tenuti presenti i casi di spostamento per lavoro, le questioni relative ai pendolari e alle difficoltà recettive e assistenziali, in particolare nel Mezzogiorno e nelle isole. L’opinione pubblica , da quello che si può comprendere, può resistere in un clima di eccezionalità per un mese, al massimo per due, poi ci sono pericoli di implosione. In questo contesto, la situazione italiana appare diverse da quella dei maggiori Stati europei (Inghilterra, Spagna e in particolare Francia e Germania) così come la sua immagine esterna a livello internazionale appare come la più critica, al di là dei mega-focolai asiatici. Secondo informazioni ufficiose che però vengono dal mondo della medicina e della ricerca il coronavirus potrebbe avere il suo acme entro una ventina di giorni e quindi poi smorzarsi dopo il giro di boa della Pasqua. Ma siamo nel campo delle illazioni e delle supposizioni, tutte la verificare. Per il momento restiamo in piena crisi. Anche la Liguria, pur avendo un numero assai basso di decessi e di infettati, oscilla nel caos e nella preoccupazione. Tutti i fenomeni turistici sono bloccati, gli alberghi delle Riviere sono in via di chiusura, i porti cominciano a prevedere forti riduzioni di lavoro. Il settore commerciale tutte le filiere connesse già risentano di riduzioni dell’attività che superano il 30%. E’ un momento difficile e occorre tenere il cervello lucido e i nervi saldi, ma rischiamo di pagare un prezzo molto alto propfrio in un momento in cui la nostra economia non godeva di troppa salute.