Scorie nucleari e impianti rinnovabili, il governo accelera tra proteste e incertezze
di Simone Galdi
Il ministro Pichetto Fratin in audizione alla Camera, ma le associazioni antinucleari denunciano mancanza di chiarezza

Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è intervenuto in audizione alla Camera sul tema delle scorie radioattive e dello sviluppo delle rinnovabili, definendo la situazione “calda” e chiedendo un confronto chiaro, mentre l’associazione Scanziamo le Scorie accusa il governo di confusione e scarsa trasparenza sul futuro del nucleare in Italia.
Status quo – Secondo Pichetto Fratin, il dibattito sulle scorie nucleari e sulle energie rinnovabili riflette una forte tensione nei territori, dove le comunità locali percepiscono un senso di minaccia. Il ministro ha sottolineato la necessità di dare un “quadro chiaro dello status quo e anche di dove si voglia andare”, ribadendo l’importanza di una comunicazione efficace e trasparente.
Territori coinvolti – Il tema è particolarmente sentito in regioni come la Basilicata, dove sono state individuate aree potenzialmente idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi, oggi sottoposte a valutazione ambientale strategica. “I territori hanno bisogno di voci autorevoli che plachino, o almeno riportino nei giusti binari, le legittime preoccupazioni”, ha detto il ministro, riconoscendo l’impatto dell’effetto Nimby (Not in my backyard) su queste tematiche.
Critiche – Di tono opposto la posizione dell’associazione Scanziamo le Scorie, nata nel 2003 proprio per contrastare l’ipotesi di costruzione di un deposito geologico a Scanzano Jonico. L’organizzazione accusa il governo di mancare di chiarezza: “Il governo vuole realizzare le centrali nucleari in Italia senza indicare chiaramente qual è la strada che vuole percorrere per le scorie radioattive”, si legge in una nota diffusa dopo l’audizione.
Proposte – Secondo l’associazione, l’esecutivo starebbe portando avanti due linee parallele: un procedimento basato sulla normativa vigente, con aree già individuate, e un disegno di legge all’esame delle Regioni per realizzare più depositi sul territorio nazionale. In questo contesto, la proposta di tornare all’ipotesi del deposito geologico – come già tentato nel 2003 con le miniere di salgemma di Scanzano – viene vista come un passo indietro. “Non permetteremo di far rientrare dalla finestra ciò che abbiamo respinto nelle quindici giornate di protesta del 2003”, afferma l’associazione.
Prospettive – Il dibattito su nucleare e rinnovabili resta aperto e carico di tensioni. Da un lato c’è la volontà governativa di affrontare il tema delle scorie e di incentivare gli impianti a fonti rinnovabili. Dall’altro, vi è una forte opposizione locale e civile che chiede maggiori garanzie, trasparenza e partecipazione. Le audizioni parlamentari, al momento, sembrano non bastare a colmare questo divario.
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