Sampdoria, è sempre più difficile. Ma può cambiare il suo destino con gli scontri diretti a Marassi

di Claudio Mangini

4 min, 24 sec
Sampdoria, è sempre più difficile. Ma può cambiare il suo destino con gli scontri diretti a Marassi

E adesso non resta che una domanda, con una sottodomanda: la Sampdoria può ancora credere nella salvezza?, e se si perché? E la risposta sta nel film della partita di domenica con l’Udinese e nel calendario. Domenica, a Marassi, nel giorno dedicato a Vialli, la Sampdoria ha ottenuto la sconfitta numero 14 del campionato, è andata sotto la gradinata Sud a testa bassa e ha ricevuto applausi e cori d’incitamento. Non gratuiti. In campo, la Sampdoria ha giocato, ha fatto la partita, l’ha tenuta in mano, ha subito per un quarto d’ora nella fase centrale del primo tempo il ritorno degli avversari, ma senza andare in affanno, ha avuto almeno quattro limpide occasioni da gol (due Gabbiadini, una enorme Djuricic e una Vieira), le ha sprecate e ha subito gol all’88’ su un’azione peraltro viziata da fallo di Success su Nuytinck per il quale il Var (l’internazionale Maresca) ha deciso per la regolarità della segnatura senza chiamare in causa il direttore di gara Mariani. Non ci sono state nuove polemiche nel dopopartita, ci sono state contenute e giustificatissime proteste: è stato incassato un altro torto (meno macroscopico di quello di Empoli) ma, se può essere considerato indicativo, due quotidiani sportivi su tre hanno bocciato la direzione di Mariani, anche lui internazionale, proprio con riferimento al gol, ritenuto da annullare. Se fossero arrivati due giusti pareggi nelle ultime due partite, la classifica della Sampdoria non sarebbe certo sorridente, ma perlomeno sarebbe stata ritoccata in positivo e il morale ne avrebbe giovato.

Ma non è questo il punto. Il punto è la prestazione. Che, ormai, nel dopo Mondiale, batte lo stessa schema: squadra concentrata e determinata, buona prova generale e carenze enormi in zona conclusiva. Il dato numerico, in effetti, parla chiarissimo: 8 gol soli in 19 partite, unico attacco non in doppia cifra, le concorrenti dirette lontane. Il tecnico Stankovic che non può che osservare: «Se una partita ti offre tre quattro, palle gol e non le sfrutti, la serie A ti penalizza». Per poi aggiungere: «Non abbiamo ancora vinto in casa e con me in panchina. Se avessimo segnato nei primi minuti (due occasioni nei primi 10’), lo stadio sarebbe esploso e la Sud sarebbe entrata in campo».

Invece, siamo qui a raccontare un’altra storia e a vedere lo spettro della retrocessione sempre più incombente. Il problema, ovvio, sta là davanti, dove attaccanti di ruolo e centrocampisti non trovano la porta. Lammers gioca partite di grande generosità e sta migliorando in lucidità, Gabbiadini non ha ancora la precisione dei tempi migliori. Verrebbe da considerare anche il fattore sfortuna, ma evitiamo. Per quanto, in questa sfigatissima stagione, un rimpallo, un tocco favorevole, non parliamo di una decisione arbitrale borderline in cui la bilancia penda dalla parte della Sampdoria, niente di tutto questo. Mai.

Servirebbe, maledettamente, ora che la Sampdoria ha trovato nel mezzo la qualità di Winks (sfortunato anche lui: da un suo tocco di testa parte l’azione dello 0-1 friuliano), oltre a un rinforzo in difesa, un attaccante con caratteristiche di finalizzatore. Una parola, con il mercato reso più complicato, oltreché dalla ben nota crisi societaria, dal momento difficile di quella che poteva essere considerata la miglior risorsa in uscita, ovviamente parliamo di Sabiri.

Non resta, dunque, che sperare in un’operazione al risparmio che porti un uomo gol in casa Sampdoria, oltreché nel recupero di Quagliarella e del lungodegente De Luca. E poi, non resta che guardare il calendario della Sampdoria considerando che potrebbe ancora giocarsi il proprio destino in casa. Tutt’altro che facile, sia chiaro. Anche e soprattutto considerando che le prossime tre partite mettono di fronte alla Sampdoria la squadra attualmente più in forma del campionato, l’Atalanta, poi il Monza sul suo campo e l’Inter al Ferraris. Bisogna riuscire a raspare, in qualunque modo, uno-due punti. Bisognerebbe che – se qualcuno crede che favori e torti, fortune e sfortune alla fine si equlibrino – la Sampdoria cominciasse a passare all’incasso dei crediti. Per poi iniziare un nuovo campionato nel campionato in cui, al Ferraris, si presenteranno nell’ordine Bologna, Salernitana, Verona, Cremonese, Spezia, Torino, Empoli e Sassuolo, con un altro paio di scontri diretti (appunto Monza e Lecce) in trasferta. Si potrebbe riuscire ad accorciare la classifica, nella zona pericolo, allargare il numero di squadre coinvolte. Bisognerebbe ottimizzare questo lunga serie di scontri diretti casalinghi e acchiappare qualche altro punticino per strada. Bisogna non mollare, come hanno ripetuto dopo l’ingiusta sconfitta con l’Udinese, Stankovic, Gabbiadini e Audero. Non è solo una questione di orgoglio e dignità, ma di opportunità, seppure sempre più ridotte. Si deve avere la forza di non mollare.

Intanto, sul fronte societario, le riflessioni sono ormai superate dall’evidenza dei fatti: la rincorsa di Ferrero a un rifinanziamento, l’uscita di scena (stavolta concreta, pare, e non tattica), la difficoltà per qualunque pretendente di trattare in un labirinto di sbarramenti tecnici e formali. Non resta che guadagnare tempo, battendo la strada della composizione negoziata.

Serve un miracolo. Anzi, ne servono due.