Idee Blucerchiate | Notizie di Genova e della Liguria | TELENORD Le ultime notizie di Telenord.it https://telenord.it/ it Telenord srl <![CDATA[Tra i duellanti Barnaba e Radrizzani, c'è il Ravano a ricordare a tutti cos'è la Sampdoria]]> https://telenord.it/tra-i-duellanti-barnaba-e-raddrizzani-c-e-il-ravano-a-ricordare-a-tutti-cos-e-la-sampdoria-56973 https://telenord.it/tra-i-duellanti-barnaba-e-raddrizzani-c-e-il-ravano-a-ricordare-a-tutti-cos-e-la-sampdoria-56973 Sun, 21 May 2023 19:10:00 +0200 Sono i giorni dell’attesa, i giorni di una partita che si gioca tra manager e avvocati, membri di consigli di amministrazione e super consulenti, aspiranti compratori e potenziali venditori riluttanti, una partita che può vincere solo Barnaba o Mincione o Radrizzani (che, nelle ultime ore, potrebbe aver assestato l’accelerata decisiva) e possono perdere solo la Sampdoria e i suoi tifosi. E sono i giorni, sotto il tetto blu del padiglione Jean Nouvel della Fiera, a un passo dai lavori che ridisegneranno una fetta di Genova del futuro – e se qualcuno vuole vederci similitudini e segni del destino, liberissimo -, lì sono i giorni del “Ravano-Mantovani, giunto alla edizione numero 38.

Dopo anni, un pomeriggio al “Ravano”. Ho trovato qualcosa di unico in quella distesa di campi: calcio, volley, basket, hockey, ancora basket, ancora calcio e, verso il mare la pista di atletica, le barchette a vela pronte per le regate, i bersagli del tiri con l’arco, tutto il resto. E il’impegno di volontari e insegnanti, l’ansia, l’orgoglio, il tifo dei genitori, l’applicazione e il divertimento dei bambini, e Francesca Mantovani stravolta. «Sai quante partite ho visto da quando è iniziata la manifestazione? Due, quando è venuto Marco Lanna a vedere i suoi figli». Una macchina perfettamente funzionante, con i minibus che girano ininterrottamente e caricano e scaricano i giovani atleti. E il tifo colorato, le cheerleader, gli striscioni colorati fra una lezione e l’altra a scuola.

Avevo in mente le edizioni degli anni d’oro, con Paolo Mantovani orgoglioso e sorridente, mentre a bordo campo tutta la Sampdoria d’oro assisteva a una partita, diretta dal miglior arbitro italiano del momento o, magari, con il presidente della Lega ospite.

Se possibile, c’è qualcosa di più, oggi, dentro il “Ravano”: c’è (c’era, ma oggi forse di più, con l’apertura a tantissimi sport) il convivere di partecipazione con impegno agonistico (tiratissime le partite di calcio) e la parte puramente ludica. Ci sono gli sport individuali, dove la classifica la fa solo la prova di squadra. E anche questo è un insegnamento. C’è qualcosa di unico in Italia, e forse non solo, che cresce ogni anno, si lima, si perfeziona. E Massimo Ferrero, anni fa, in una delle sue tante uscite ineducate e mal modulate, aveva osato criticare il “Ravano”, che la famiglia Mantovani – Ludovica e Francesca in primissima persona, con ore e giorni di fatica dietro le quinte – porta avanti con  amore.

Scusate, tutta questa lunga digressione non per raccontare un mondo di zucchero e cannella, ma per andare nello specifico di qualcosa che molto ben rappresenta il concetto di sampdorianità, e, scusate ancora: non per retorica, ma semmai per riflettere sul pragmatismo applicato al calcio.

Tornando alla questione societaria: a countdown ormai vicinissimo al tocco della verità, i giochi non sono ancora fatti, ma nelle ultime ore c’è da registrare una dichiarazione che potrebbe dare un aspetto totalmente nuovo allo scenario. Matteo Manfredi, Ceo di Gestio Capital e socio di Andrea Radrizzani nell’operazione Sampdoria, ha dichiarato al Secolo XIX: «Abbiamo trovato l’accordo con le banche per il pagamento integrale di tutti i loro crediti. Oltre a questo, siamo pronti a investire subito 55 milioni per la salvezza e il rilancio della società blucerchiata, più altri 20 già disponibili». Un’offerta vincolante. Inoltre, ha spiegato Manfredi, che ci sarebbero altri investitori che potrebbero unirsi alla cordata e starebbero già esaminando i dossier. Alle parole, ovviamente, ora dovranno seguire i fatti.

In tutto ciò, cosa c’entra il Ravano? C’entra perché la Sampdoria, nel suo Dna, ha sempre avuto una componente genetica forte di serietà, chiamiamolo stile, a prescindere dalla sua forza calcistica del momento. Paolo Mantovani ripeteva: «Povertà non è peccato», e detto da lui sembrava una boutade. Invece, era un’indicazione comportamentale forte. Ci sono squadre che hanno componenti genetiche irrinunciabili: cosa sarebbe il Barcellona senza la sua identificazione culturale politica con la Catalogna? E cosa sarebbe la Roma senza le sue irrinunciabili e fortissime radici popolari o il Torino senza la sua forza di rialzare la testa sempre e comunque?

La Sampdoria ha un’identità precisa, e il “Ravano Mantovani” la rappresenta molto bene. Serietà, voglia di fare, volontà di crescere passo dopo passo. Non sappiamo ancora se Radrizzani e Manfredi riusciranno ad acquisire la Sampdoria. Non sappiamo se il finanziere romano Alessandro Barnaba, apertamente appoggiato da Edoardo Garrone, cercherà il colpo in contropiede. Non sappiamo nemmeno se i tempi tecnici strettissimi saranno sufficienti per portare a termine l’operazione salvataggio. Ma sappiamo benissimo cosa serve alla Sampdoria e cosa spaventa, sopra tutto, i sampdoriani. Non pochi dei quali, negli ultimi tempi, si sono ritrovati a confidare: «Piuttosto che nuove avventure, meglio ricominciare dalla D». Per essere chiari: la pelle brucia ancora, moltissimo, dopo il triste epilogo dell’era Ferrero. Non conosciamo “dietro la facciata” nessuno degli aspiranti nuovi proprietari della Sampdoria. Ma questa operazione di salvataggio, dopo l’avventura Ferrero e le conseguenze anche d’immagine sulla Sampdoria, non dovrà e potrà prescindere dal Dna della storia blucerchiata.

P.S.: da San Siro la Sampdoria è tornata con un’altra sconfitta pesante, da cui si è salvato per impegno, dignità e per il gol segnato, solo Fabio Quagliarella. Ma scandalizzarsi per questo risultato (uguale, non a caso, a quello della Cremonese in casa contro il Bologna) significa fare del facilissimo moralismo. La Sampdoria squadra è un’entità svuotata di ogni energia mentale, e a questo punto, è pure comprensibile. C’è solo da voltare pagina, in campo e fuori, il prima possibile.

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<![CDATA[Nonostante tutto, poteva essere salvezza. Ferrero e la sua promessa: l'importante è che non si metta (ancora) di traverso]]> https://telenord.it/nonostante-tutto-poteva-essere-salvezza-ferrero-e-la-sua-promessa-l-importante-e-che-non-si-metta-ancora-di-traverso-56742 https://telenord.it/nonostante-tutto-poteva-essere-salvezza-ferrero-e-la-sua-promessa-l-importante-e-che-non-si-metta-ancora-di-traverso-56742 Tue, 16 May 2023 10:40:00 +0200 Piccole considerazioni di calcio giocato in un momento in cui, in casa Sampdoria, l’aspetto calcistico è in secondo piano, visto e considerato che la vera salvezza si gioca altrove. Vero: Sampdoria-Empoli non contava ormai nulla per i blucerchiati (ma molto per l’avversaria di turno che andava a caccia del punto della matematica salvezza). Però dentro i 94 minuti della prima partita giocata davanti al proprio pubblico “da retrocessi” ci sono molti dati non trascurabili. Primo: la Sampdoria ha iniziato con un ritmo molto basso cercando di svolgere essenzialmente il compitino, in teoria senza scoprirsi troppo, in realtà correndo diversi rischi. Sembrava di rivedere certi inizi scolastici dell’ultima gestione Giampaolo.

Secondo: ci si aspettava la presenza di qualche giovane in campo, ma la formazione era rigorosamente quella “dei titolari”. Scelta cocciuta e ottusa di Stankovic, secondo molti critici, in realtà probabilmente la voglia di avvicinarsi al commiato almeno con un’altra vittoria casalinga. E, dunque, palla a chi è stato protagonista nel male di una stagione terribile: a voi una chance di riscatto. Purtroppo sfumata nel finale. Terzo: il migliore in campo è stato Fabio Quagliarella, lampi di classe pura e impegno, probabilmente sostituito troppo presto come in altre occasioni era stato dimenticato in panchina. Settimana dopo settimana il tecnico serbo ha perso feeling con i tifosi e accumulato critiche per le sue scelte reiterate. Puntare sempre e comunque su alcuni giocatori (Djuricic, Lammers, Murru) dimenticandone altri (Jesé Rodriguez, Quagliarella). Stankovic era riuscito perlomeno a dare una compattezza e uno spirito battagliero alla Sampdoria; dopo il crack con la Cremonese, si è sgretolata la Sampdoria e si sono moltiplicate certe sue incomprensibili scelte gestionali. Di sicuro, il tecnico serbo ci ha provato calandosi nella parte con grandissima partecipazione e coinvolgimento; certamente è venuto a fare scuola guida nel campionato italiano, dopo aver vinto ben tre titoli in quello – molto meno qualitativo – serbo.

Il futuro dirà se potrà diventare un buono o ottimo allenatore. Ma, se sarà serie B, è evidente che la nuova Sampdoria dovrà partire da uno specialista, possibilmente giovane, ma con un curriculum significativo nella categoria. Quarta e ultima considerazione: per l’ennesima volta la Sampdoria si è fatta raggiungere in modo banale nel finale di partita, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, tutta la sua fragilità al momento decisivo di portare a casa il risultato.

Ma quel che resta, da questa partita di fine stagione, a destino purtroppo, già segnato, è che la Sampdoria avrebbe potuto giocarsela con squadre come Empoli, Verona, Lecce, Cremonese eccetera. Nonostante tutto, nonostante le carenze palesi (un centravanti vero, innanzi tutto), la caratura complessiva non era quella del malinconico, solitario e staccatissimo fanalino di coda.

Ma a segnarne il destino sono state svariate componenti: dalla crisi societaria che ha ammantato la stagione con la sua cappa pesantissima a (nonostante tutto, appunto) errori di programmazione e di mercato, dalle aspettative mancate di alcuni protagonisti alle presenze mancate per infortuni (De Luca, Pussetto) per mettere insieme un organico carente e in certi momenti della stagione – ricordate? – talmente corto da andare in campo con una panchina ridottissima, per finire con le scelte, in certi momenti incomprensibili, dell’allenatore; dai bivi sbagliati finché la stagione era aperta ai non trascurabili torti arbitrali che hanno zavorrato e frenato la Sampdoria fin da inizio stagione.

Un’altra considerazione di calcio giocato, in riferimento alle scelte di mercato. A firmare il gol salvezza (non ancora aritmetica, ma vicinissima) della Salernitana contro l’Atalanta è stato Antonio Candreva. E’ vero che la Sampdoria, quest’anno, doveva ridimensionare gli ingaggi e limare ovunque possibile. E’ vero che Candreva voleva, per questioni di famiglia, avvicinarsi a Milano e, infatti, la prima operazione percorribile era apparsa il suo trasferimento al Monza. Ma da Genova a Salerno il passaggio si è concretizzato anche e soprattutto partendo dallo scarso feeling tra l’esterno ex azzurro e Giampaolo. E Candreva era stato, lo ricordiamo, il protagonista assoluto a suon di gol, assist e dunque punti di due terzi della stagione scorsa. Forse, nel momento delle scelte, si sarebbe dovuto considerare alcune priorità e stabilire quali dovessero essere i pilastri di una squadra comunque costruita in emergenza e con risorse ridottissime.

E veniamo al presente, all’urgenza, ovvero alla questione societaria. I tempi, si sa, sono strettissimi: l’assemblea degli azionisti è convocata per venerdì 26 in prima e per lunedì 29 in seconda convocazione. C’è da portare al 60% del monte debiti il sì dei creditori alla ristrutturazione del debito. C’è l’offerta vincolante di Barnaba (con Edoardo Garrone come sponsor in appoggio) e della sua società Merlyn Partners. Ci sono altri nomi in gioco da tempo, come quello del finanziere Raffaele Mincione e dell’imprenditore Massimo Zanetti. Stando a chi lo conosce bene e ha a cuore le sorti della Sampdoria, come Gianluca Pagliuca e Enrico Nicolini, se Zanetti si impegnasse offrirebbe estreme garanzia di serietà, ma l’industriale del caffè appare oggettivamente più indietro nell’operazione Sampdoria. Barnaba ha fatto bene nel Lille. Poi, potrebbe rientrare in gioco Banca Sistema, che è anche uno dei grandi creditori.

Nel caso di un aumento di capitale, il Tribunale, nell’interesse dei creditori, potrebbe bypassare l’azionista di maggioranza Massimo Ferrero. Il quale, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ha detto molte cose, giurando, all’inizio, di dire tutta la verità e in chiusura ribadendo di non avere detto una sola bugia in tutta la lunga chiacchierata. Saranno i fatti a confermare o meno la sua versione. Resta una frase, da estrapolare: «Io farò di tutto affinché questo (il fallimento) non avvenga. Non è una sfida tra me e Garrone, tra me e il cda. Mi sto muovendo in più direzioni per provare a salvare il club». Basterebbe un gesto: non mettersi ulteriormente di traverso.  

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<![CDATA[Sampdoria in B, pesa (anche) quel "no" di Ranieri "perché in società c'è ancora Ferrero"]]> https://telenord.it/sampdoria-in-b-pesa-anche-qu-no-di-ranieri-perche-in-societa-c-e-ancora-ferrero-56554 https://telenord.it/sampdoria-in-b-pesa-anche-qu-no-di-ranieri-perche-in-societa-c-e-ancora-ferrero-56554 Tue, 09 May 2023 17:40:00 +0200 Si può dire finalmente quando la tua squadra del cuore raggiunge il momento della matematica certezza che non c’è più nulla da fare e la retrocessione è cosa fatta? Probabilmente lo hanno detto in molti, fra i sampdoriani, al termine di Udinese-Sampdoria. E non certo per disamore, ma per una sorta di liberazione da uno stillicidio di delusioni, da una sorta di agonia calcistica che vedeva il destino negativo scritto ormai da troppe settimane.

È andata come si temeva fino a un bel po’ di tempo fa e come si sapeva da parecchio. L’ultima partita, alla Dacia Arena, consegna alle cronache un copione già visto. Un approccio di buona volontà, l’applicazione individuale, il compitino fatto tra paura di sbagliare e paura di osare e, troppo presto il crack. Ravaglia ha tenuto la barca sopra la linea di galleggiamento mentre l’Udinese sfiorava occasioni. Poi il bis, il palo di Gabbiadini, molte occasioni tardive. E un’altra sconfitta di una squadra che, ormai, ha perso da tempo la fiducia in se stessa. In tutto ciò una sola piccola collezione di immagini da temere a mente: le giocate del Capitano Quagliarella tornato in campo con la sua classe e la sua voglia. Tocchi al volo a cercare di mettere in moto il compagno, giocate di prima a confermare che la classe è sempre quella, frenata solo, purtroppo, dalla carta d’identità. E ad aggiungere altri rimpianti a una lista già molto lunga: forse, nelle ultime settimane, il vecchio Fabio avrebbe potuto trovare più spazio in campo al posto dell’inconcludente Lammers. Ma questo si aggiunge a una lista di errori a tutti i livelli, torti, bivii mai imbucati nella direzione giusta che hanno finito per rendere questa stagione impervia come la scalata di un Ottomila.

«Ci sono tanti rimpianti, perché nonostante tutte le difficoltà e gli errori arbitrali dalla partita di Empoli in poi, se avessimo battuto la Cremonese avremmo poi giocato le gare successive con un altro spirito, così da rimanere ancora aggrappati al treno salvezza». Sono le parole del presidente Marco Lanna, sampdoriano vero, e non si può che condividere. Una vittoria andata in pezzi nei minuti finali, quella contro la Cremonese dell’8 aprile, e l’ultima, grandissima, opportunità di svoltare il proprio destino che sfuma e sfibra ogni volontà del gruppo di Stankovic di portare a termine la missione salvezza.

Errori, e sfighe, torti subiti e harakiri sul campo. Con a monte scelte sbagliate. E, ancora più a monte, una crisi societaria gravissima, il tracollo della gestione Ferrero, la massa di debiti. Si potrebbe partire, per restare alle scelte tecniche recenti, al casting infinito di due estati fa, che alla fine partorì la scelta di D’Aversa, poi passato – ricordate il no di Italiano? – da parte di Ferrero come “la prima scelta”. Poi il Giampaolo bis, mai sbocciato e salvato dal Derby di Audero e da una buona dose di fortuna. Siamo alla scorsa estate, a una situazione societaria già da allarme rosso, al caos del doppio direttore sportivo risolto con un compromesso, a una campagna acquisti condizionata dall’obbligo di ridurre i costi e monetizzare: via Damsgaard inevitabilmente, via Thorsby, peraltro venduto sottocosto, via Candreva (grandissimo protagonista di due terzi della stagione precedente) per l’ingaggio troppo alto e il feeling con Giampaolo troppo basso. E fiducia a Quagliarella nonostante l’età, via Bonazzoli anche qui per una questione di ingaggio alto e basso livello di armonia nello spogliatoio. E la scommessa De Luca, fermato subito da un infortunio per tutta la stagione. Ma, davanti, neanche un centravanti vero.

Il resto è storia recente. Due punti in 8 partite, Claudio Ranieri quasi sulla panchina blucerchiata e poi il no, «perché in società c’è ancora Ferrero»: effetto Viperetta. E la scelta cade su Stankovic che piaceva proprio a Ferrero, ma questo non importa. Stankovic ci mette il cuore e la grinta, ma all’inizio raccoglie solo cartellini gialli per eccesso di foga dei suoi uomini in campo. Poi, dopo la sosta, con un mercato fatto necessariamente a costo zero, e anzi per ridurre ancora il monte ingaggi, la Samp  riparte, trova Winks, la grinta di Nuytink, i chilometri sulla fascia di Zanoli, purtroppo non un centravanti, e trova compattezza, voglia di combattere, di provarci. La Samp trova la forza di andare contro la zavorra enorme di una crisi societaria che non può non pesare. La frenano altri torti arbitrali (la lista è lunga, cominciata alla prima di campionato contro l’Atalanta), altre occasioni non sfruttate, altri errori anche di Stankovic nella gestione delle gare e nei cambi. Poi, la Cremonese, la resa mentale. La compattezza e la voglia di provarci che si sbriciolano. E, oggi, probabilmente, molti pensano già al proprio futuro lontano da Genova.

Punto e a capo, e ora bisognerebbe solo pensare a ripartire, a un nuovo progetto, a una risalita immediata. Ai pochi che restano e ai tanti da comprare. Servirebbe una proprietà affidabile, una linea di comando precisa, un allenatore sicuro per il compito non facile che gli verrà assegnato. Basta equivoci. Servirebbero stipendi pagati regolarmente, anche e soprattutto a quelli che lavorano in società o nello spogliatoio. E, invece, la Sampdoria è appesa a un filo e, comunque vada, partirà in ritardo, ad handicap sulla concorrenza per mancanza dei tempi necessari per un Progetto con la P maiuscola.

La morale c’è, al di là degli errori in buonafede dei singoli, hanno portato la Sampdoria al momento più nero della sua storia. L’hanno ferita e oltraggiata. L’hanno ingabbiata nel ricatto economico del trust. Ma la Samp è viva, ha nel sangue la forza dei suoi tifosi. C’è chi sta lavorando per una non facile salvezza del nome, del club e della categoria. L’importante è che tutti capiscono che questa partita è senza appello.  

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<![CDATA[Sampdoria, travolta anche la dignità. Per il futuro serve un progetto, non solo un salvataggio]]> https://telenord.it/sampdoria-travolta-anche-la-dignita-per-il-futuro-serve-un-progetto-non-solo-un-salvataggio-56257 https://telenord.it/sampdoria-travolta-anche-la-dignita-per-il-futuro-serve-un-progetto-non-solo-un-salvataggio-56257 Mon, 01 May 2023 11:35:00 +0200 Così no. Così è proprio quello che nessuno voleva vedere, che nessun tifoso sampdoriano meritava. Lottare, battersi, provarci, stare in campo e mettere in difficoltà l’avversario, non spalancargli la strada, magari provarci e non riuscirci. Ma così no. Perdere 5-0, non esserci con i muscoli, con la testa, non esserci con il cuore. Non provare ad essere un problema per l’avversario. Non essere una squadra. Ecco, questo è successo a Firenze. La Sampdoria, dopo il gol, non c’era più. Sgretolata, polverizzata, travolta.

Così fa male, così è un’agonia che non vedi l’ora finisca. E meno male che c’è un turno infrasettimanale, così l’agonia si accorcia. Ma è troppo semplice cercare le attenuanti. Che ci sono, indubbiamente. Ma che non devono essere un alibi, mai. Perché Marco Lanna non ci dorme la notte. E i giocatori finiranno per prendere gli stipendi del trimestre nei tempi anche stavolta (a differenza di molti dipendenti della società in arretrato di varie mensilità). E, allora, basta giocare a nascondino e ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Lo ha detto anche Deki Stankovic, che stavolta è sembrato pietrificato in panchina. Non era lui, non aveva le forze, spossato da una polmonite e dalla febbre alta. Ma ha colpito che sul viso non affiorasse neppure la rabbia: rassegnazione, semmai. Al tecnico serbo si possono imputare molte cose – scelte tecniche, cambi intempestivi, giocatori amati troppo e amati troppo poco, trascurati – ma non il cuore, la sua grinta. Eppure stavolta è stato tutto un patatrac.

Ma bisogna cominciare dall’inizio. Una partita non certo spettacolare, meglio la Sampdoria della Fiorentina per mezz’ora. La Sampdoria a frenare i viola e due occasioni da gol. La prima che, per l’ennesima volta, grida vendetta: uno-due e palla smarcante per Lammers che, con tutta la porta davanti batte con il peso all’indietro, mal coordinato, sprecando e mandando altissima una gigantesca palla-gol (l’ennesima di questa sua parentesi blucerchiata) come da un giocatore di serie A non ci si può aspettare. Poi, splendido cross da sinistra di Augello e Gabbiadini che non ottimizza nel contrasto con Milenkovic a due passi dalla porta spalancata. Poco dopo, l’uscita di scena di Leris per un’entrataccia e il buio totale. In campo l’ectoplasma Djuricic, sostituito 44 minuti dopo, prima della mezz’ora della ripresa, sul 3-0).

Poi, l’1-0 nel recupero del primo tempo. Quindi, il nulla nell’intervallo. Cambi? No. Jesé Rodriguez a marcire in panchina, Quagliarella per l’ennesima volta spettatore non pagante. E non si fanno discorsi da bar sport: il capitano ha quasi mai inciso quando è entrato. Ma perché Lammers sì e lo spagnolo no? Perché farlo entrare solo al 28’ della ripresa? Perché non provare, sotto di un solo gol, a pungolare l’orgoglio di Sabiri di fronte al suo futuro pubblico? E, invece, quando esce Oikonomou – uno dei pochissimi a salvarsi – entra Murillo e prende un giallo per fallo di mano dopo pochi secondi. E non c’è più difesa, non c’è più filtro, non c’è Zanoli che fino a poche settimane fa accendeva il gioco sulla fascia destra, non c’è Winks a dare geometrie e trovare linee di passaggio, non c’è El General Rincon che, invece, le linee di passaggio le sbaglia come un compito di geometria riuscito male. Non c’è attacco e non c’è Samp.

Travolti, nella brutta figura. Stankovic dice che chiederà un confronto. Che è difficile salvare qualcuno, a partire da se stesso. Qualcuno rema contro? Non crediamo. Qualcuno non rema più? Evidente, palese. La Sampdoria si è sgretolata e questa stagione deve solo finire in fretta. Ma ci sono sei partite e un mese davanti. Qualche tifoso dice: “Mandiamo in campo la Primavera”. Ma no, lasciamo la Primavera al suo buon campionato, dove Montevago, migliorato dall’esperienza in prima sqaudra, segna molti gol e cresce.

Si gioca subito, col Torino. Non sono da escludere contestazioni. C’è l’ennesimo bivio, e stavolta non è più di classifica. E’ il bivio tra finire con la dignità che la Sampdoria del dopo sosta Mondiale aveva sempre mostrato (tranne il pessimo primo tempo di Lecce), prima di Firenze, e lo svacco. Questi tifosi, che hanno dovuto digerire una stagione pessima e pure quest’ultima umiliazione, non meritano ulteriori schiaffi. Solo impegno e unità. Stankovic se ne andrà, o verrà licenziato in queste ore? Non crediamo né alla prima né alla seconda possibilità. E’ tutto dietro l’angolo, anche la possibilità di un riscatto, un sussulto di orgoglio contro il Torino.

E’ una stagione nata male, con mille errori e infinite difficoltà, lo sappiamo tutti. Condita da parecchi torti subitì e un bel po’ di sfighe varie. Ma è inutile guardarsi indietro e fare l’elenco dei se. Qui siamo e da qui bisogno solo finire con dignità in campo.

Fuori, dopo giorni di cieli nerissimi sembra apparire qualche schiarita in termini di soluzioni possibili per evitare il fallimento della società. Inutile commentare e assegnare percentuali. Inutile illudere e illudersi. Solo una cosa: se qualcuno arriverà a salvare la Sampdoria, arrivi non per dare un po’ di ossigeno e rinviare il crollo. Serve un piano, una strategia, linee guida, una linea di comando chiara, un progetto. Un anno e mezzo fa la Salernitana camminava sul baratro, domenica ha rinviato la festa scudetto del Napoli con una grande prestazione, una squadra, un allenatore e una dirigenza. Serva da esempio, se qualcuno vorrà salvare questa povera, ingiuriata, Sampdoria.  

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<![CDATA[Samp, la lista dei rimpianti si allunga ancora. Ma in campo e fuori ci sono valori da cui ripartire]]> https://telenord.it/samp-la-lista-dei-rimpianti-si-allunga-ancora-ma-in-campo-e-fuori-ci-sono-valori-da-cui-ripartire-55987 https://telenord.it/samp-la-lista-dei-rimpianti-si-allunga-ancora-ma-in-campo-e-fuori-ci-sono-valori-da-cui-ripartire-55987 Sun, 23 Apr 2023 19:00:00 +0200 Ci sono modi diversi per raccontare una partita e un risultato. Sampdoria-Spezia è certamente l’ultimo anello di una lunga catena di delusioni e rimpianti. C’è un nesso temporale che, sabato sera, ha funzionato come un interruttore: quando, a inizio del secondo tempo, è scattata la dura contestazione dei tifosi, qualcosa è andato in tilt nella testa dei giocatori blucerchiati. La Sampdoria del dopo non era la stessa del prima. Quella del pre contestazione non stava certo dominando il derby con i cugini spezzini, ma era dentro la partita, era in controllo, tesa, tosta, concentrata. Dopo, ha perso la bussola. A conferma, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, della fragilità di una formazione che, tra blackout, cadute di tono, insicurezze e anche errori arbitrali, episodi semplicemente sfortunati, ha pagato un prezzo altissimo. Dejan Stankovic può piacere o no: il fronte di quelli che non condividono certe sue scelte di gestione della gara è cresciuto negli ultimi tempi. Ma è vero che la Sampdoria post sosta mondiale non è mai stata dominata dall’avversaria di turno: tecnicamente inferiore sì, alle corde no. Però, dalle mani, per i motivi sopra esposti, la squadra del tecnico serbo si è vista sfilare moltissimi punti su cui si può recriminare.

Sabato sera Stankovic ha forse sbagliato una mossa: non partire subito con Jesé Rodriguez, piuttosto che Lammers, accanto a Gabbiadini. Ma, al netto di questo, la Samp ha pagato quell’interruzione in termini di capacità di stare connessa. Ha subito il gol, poi ha faticosamente compiuto una scalata per tornare dentro la partita. Poteva vincerla, poteva perderla, se la contestazione avesse occupato i minuti dell’intervallo, probabilmente non ci sarebbe stato quel lungo momento di energie mentali interrotte. E, dunque, resta un rimpianto in più da aggiungere alla lunga lista.

Con una postilla, a proposito di rimpianti e occasioni perdute. Oggi, probabilmente, neanche il più ottimista dei tifosi blucerchiati spera ancora in una fantascientifica salvezza sul campo. Ma sperarci – come chi scrive – alla vigilia del trittico Cremonese-Lecce-Spezia non era assolutamente follia o overdose di fiducia. Si diceva che per sperare ancora sarebbe stato indispensabile un filotto da 9 punti. Si diceva anche che potessero bastare per riaprire le speranze 7 punti, con due vittorie interne. Con il senno di poi, i fatti dicono che quelle considerazioni non erano esageratamente ottimistiche perché, battendo Cremonese e Spezia e non perdendo a Lecce, oggi la Samp avrebbe 22 punti con lo Spezia a 26….

Dicevamo all’inizio che ci sono svariati modi per analizzare e interpretare una partita. Abbiamo appena messo in fila fatti, criticità e rimpianti. Ma la Sampdoria di oggi si può guardare anche da un’altra prospettiva, diciamo morale. Vedere la grinta di Leris (cresciuto moltissimo anche nelle giocate), la concentrazione di Ravaglia o Gunter incitare i compagni fa capire che in questo gruppo ci sono valori umani che riescono ad emergere pur dalle sabbie mobili di una situazione societaria che definire criticissima è un eufemismo. Dejan Stankovic non è sicuramente riuscito a dare il cambio di passo in termini di media-partita che ci si aspettava, ma ha una partecipazione emotiva alla causa che lo fa sembrare un sampdoriano di vecchio pedigree. E’ onesto quando dice che «dal treno non si scende fino al 4 giugno», è sincero quando ammette: «Chi è dentro sa tutte le difficoltà, possiamo solo lavorare ogni giorno». Gioca a carte scoperte quando aggiunge: «Avevo promesso “mai più come a Lecce”» e poi approfondisce: «Non dobbiamo scendere sotto un certo livello, mi vergognerei. Per noi è importante essere uomini in questa situazione».

Poi ci sono Marco Lanna e gli altri del Cda, che si stanno spendendo senza risparmio, mettendoci sempre la faccia, per provare una soluzione a quello spaventoso buco nero in cui è stata infilata la Sampdoria. E, infine, ma non certo per ultimi, ci sono i tifosi che non mollano mai, che spingono sempre – a parte la parentesi di quei sei minuti di contestazione assolutamente comprensibile -, che sono un valore prezioso, fuor di ogni retorica.

La Sampdoria vive la sua crisi più profonda: mai dal 1946 c’è stato un momento di convergenza assoluta tra difficoltà in campo e rischio di un crollo societario. Oggi si sa benissimo che il piano salvezza del club è enormemente più difficile di quello sul prato. Ma dentro la Sampdoria – in campo, fuori, in gradinata - ci sono valori che non possono andare perduti. Sono il Dna di un’identità. Da dovunque si debba ripartire, non vanno perduti

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<![CDATA[Samp, un acuto con lo Spezia per la dignità. Società, dalla crisi si esce con un atto di coraggio del Cda]]> https://telenord.it/samp-serve-un-acuto-contro-la-spezia-per-la-dignita-societa-dalle-sabbie-mobili-si-esce-con-un-atto-di-coraggio-del-cda-55771 https://telenord.it/samp-serve-un-acuto-contro-la-spezia-per-la-dignita-societa-dalle-sabbie-mobili-si-esce-con-un-atto-di-coraggio-del-cda-55771 Mon, 17 Apr 2023 11:25:00 +0200 Ci sono pareggi e pareggi. Ci sono pareggi che sono mattoni per costruire un pezzo di campionato e pareggi che si sbriciolano senza lasciare nulla di concreto. Quello della Sampdoria domenica a Lecce è il pareggio più inutile di tutto questo campionato. E non è più neanche il pareggio dei rimpianti, perché quelli si erano esauriti, o quasi, la settimana precedente dopo la sconfitta a Marassi contro la Cremonese. Questo è il pareggio della certezza e della consapevolezza dei propri limiti, di una squadra mai in grado, per tutta la stagione, di compiere un salto di qualità.

Le attenuanti – va rimarcato subito – ci sono tutte. Dalla disastrosa situazione societaria alla lunga serie di torti arbitrali subiti, che non sono un alibi, ma un dato oggettivo, un peso che ha zavorrato e rallentato il cammino della squadra durante l’arco di questa stagione segnata. Per arrivare, e non è certo un dato minore, all’incapacità di cogliere, quasi mai, l’occasione degli scontri diretti o dei bivi che avrebbero potuto cambiare scenari e destino. Aggiungete la caratura non eccelsa del gruppo, la panchina cortissima anche in seguito a qualche infortunio importante (Audero, De Luca), qualche scelta tecnica discutibile. Sommate tutti questi dati ed eccola, la Sampdoria incapace di un’impennata, di un acuto che, anche nel caso di Lecce, seppure tardivamente, alla vigilia della partita con lo Spezia, avrebbe potuto dare un altro senso alle prospettive immediate.

La Sampdoria da Lecce torna con un punticino dopo quello che è forse il peggior primo tempo di questo campionato, raddrizzato da un tocco di classe di Jesé Rodriguez, probabilmente sottoutilizzato nelle recenti occasioni precedenti. Con un altro approccio, la Sampdoria avrebbe probabilmente potuto portare a casa l’intera posta, invece è rimasta spesso in balia degli avversari e non ha avuto la convinzione per tentare il colpo pieno nel finale, una volta riagguantato il pareggio.

Si riparte dallo Spezia, sabato prossimo, ed è una sfida che non potrà riaprire il campionato ma ha un valore simbolico: vincere per una questione di dignità e far capire che, davvero, la Sampdoria non mollerà fino alla fine della stagione, magari ponendosi il terzultimo posto, tutt’altro che facile a questo punto, come obiettivo. Ma giocare in queste condizioni non è facile. E non solo per la pressione che, fino alla partita con la Cremonese pesava maledettamente – come dice Stankovic – sul gruppo e poi per la successiva tremenda delusione. Ma, soprattutto, perché non è facile andare avanti con la consapevolezza che, oggi, non c’è né un progetto né un futuro certo. Nessuno tira indietro la gamba, questo non lo pensiamo, ma quanti, nella rosa attuale, hanno la certezza di far parte di uno scenario prossimo venturo in casa blucerchiata? Nessuno. E, insomma, andare avanti così è maledettamente difficile.

Il futuro societario, lo sappiamo, è una partita a scacchi la cui posta in palio è la salvezza della Sampdoria. L’avvocato di Ferrero, Pieremilio Sammarco, fa sapere che dal trust si deve passare. Ma nessuno, allo stato attuale, intende farlo. Il finanziere Alessandro Barnaba ha presentato un progetto. Edoardo Garrone, che lo sostiene, ribadisce di esserci ancora, ma solo in presenza di progetti seri e soprattutto indirizzati solo al bene della Sampdoria. E il ticchettio dei count down, con le dead line inderogabili degli adempimenti fiscali, degli stipendi da pagare e dell’iscrizione al campionato diventa un rombo assordante.

Serve, disperatamente, una soluzione che, al momento, sembra andare in un’unica direzione: una presa di posizione del Cda, la chiusura anticipata della composizione negoziata per aprire la strada alla liquidazione giudiziale. Con i tempi strettissimi a disposizione, questo appare oggi come un percorso obbligato per consentire al piano Barnaba (che avrebbe già incassato il parere favorevole della Figc) di essere "costruito" per l'acquisizione del ramo sportivo di azienda.

Nulla di facile e scontato, sia chiaro, ma i margini operativi sono ridotti. Significherebbe lavorare per salvare la categoria e l’intera Sampdoria. Una volta nelle sue mani, sarebbe infatti il Tribunale (e non Ferrero) a decidere le sorti della società blucerchiata: e tra l'opzione di lasciar fallire tutto e quella di salvare qualcosa e qualcuno (compresi i circa 40 dipendenti della Samp e le aziende fornitrici del territorio, verso le quali ci sarebbe la disponibilità di Barnaba a trovare soluzioni), potrebbe propendere per la seconda opzione, stralciando la cosiddetta bad company (compresi i debiti con il fisco) e consentendo al finanziere romano di acquisire la parte "buona", sebbene gravata da debiti. 

P.S.: nel malaugurato caso di fallimento, e facendo tutti gli scongiuri del caso, resta la speranza della C anziché della D. Il tutto, ovviamente, appeso a eventuali (e non infrequenti) rinunce alla categoria. Nel caso, si valuterebbero i palmares, e la Sampdoria non avrebbe difficoltà a guadagnare la categoria superiore. Ma a uno scenario simile nessuno vuole pensare.     

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<![CDATA[Samp, un'altra sconfitta "sporca". Ora il trittico della verità, per provare a sperare ancora]]> https://telenord.it/samp-un-altra-sconfitta-sporca-ora-il-trittico-della-verita-per-provare-a-sperare-ancora-55376 https://telenord.it/samp-un-altra-sconfitta-sporca-ora-il-trittico-della-verita-per-provare-a-sperare-ancora-55376 Mon, 03 Apr 2023 12:10:00 +0200 Game over? Saracinesca abbassata sul negozio dei sogni, ovvero ultime speranze azzerate? L’interrogativo si ripropone per l’ennesima volta in questa maledettissima stagione sampdoriana, dopo l’ennesima sconfitta con un po’ di rimpianti e molte recriminazioni. Ed è proprio da queste considerazioni a margine che vale la pena di ripartire.

Prima considerazione. La partita è rimasta in equilibrio fino al momento dell’espulsione di Murillo per doppia ammonizione. Siamo al 7’ della ripresa: viene punito un pestone del colombiano, già ammonito in modo discutibilissimo. Al 7’ del primo tempo, esattamente mezza partita prima, il pestone di Abraham ai danni di Rincon è oggetto di un check dal Var per un possibile rosso diretto. L’attaccante inglese della Roma è assolto dall’esame video ma il paradosso è che ne esce pulito, senza nemmeno un sacrosanto (e generoso) cartellino giallo. Due pesi e due misure, che, come in svariate occasioni quest’anno, finiscono per danneggiare in modo decisivo la squadra blucerchiata.

Seconda considerazione. La squadra di Stankovic, fino all’inferiorità numerica, teneva il campo bene, però in modo piuttosto sterile. Quando ha iniziato a scaldarsi Lammers, nell’intervallo, è stato inevitabile pensare a una logica correzione in corsa. Se, fino a quel momento, la squadra blucerchiata sfondava spesso sulla sinistra con Augello che, però, non poteva che proporre cross al centro quasi sempre inghiottiti dalla difesa giallorossa, l’idea di dare più peso e più sostanza all’attacco sembrava perfettamente condivisibile, con una correzione in corsa che avrebbe – verosimilmente – tolto dagli undici Cuisance, per aggiungere Lammers accanto a Gabbiadini e permettendo anche un dialogo palla a terra in area che, fino a quel momento, non  si era visto. Invece, Dejan Stankovic ha optato per la prudenza. Si sa come ragiona il tecnico serbo, che cerca di privilegiare innanzi tutto gli equilibri in campo, ma il passaggio dal 4-3-2-1 al 4-3-1-2 avrebbe probabilmente dato più peso offensivo alla Sampdoria frenando, contestualmente, anche le libertà di proiezioni offensive di cui godeva Smalling.

Terza considerazione. L’allenatore serbo, vergognosamente beccato dal pubblico romanista al grido di “Zingaro” – ma qui si può solo stendere un velo pietoso -, indubbiamente può essere talvolta criticato per la gestione degli uomini e dei cambi a partita in corso, ma ha saputo dare sostanza e concretezza a una squadra la cui situazione tecnico-sociataria è sotto gli occhi di tutti. Ha fame e passione: per questo la sua permanenza sulla panchina sampdoriana a prescindere da come finirà questa stagione, è un’opzione da tenere ben presente.

Quarta considerazione. La presenza di Massimo Ferrero in tribuna era prevista e ha scatenato la rabbia dei 1200 generosissimi tifosi blucerchiati presenti all’Olimpico. Ormai è una commediola di serie C. L’azionista di maggioranza ha sfoderato il consueto repertorio di faccette da mestierante d’avanspettacolo e nulla cambia sulla considerazione di fondo: se il Cda lavora, faticosamente, per inseguire il bene della Sampdoria, Ferrero lavora solo per i suoi interessi. Da aggiungere, nulla, se non che la partita-salvataggio della società resta aperta con una luce in fondo al tunnel sempre più flebile, ma ancora presente.

Fatte tutte queste considerazioni, non resta che tornare al punto di partenza. Game over? Siamo all’interrogativo del dopo Juventus, pre-Verona, e alla stessa risposta: perché mai la Sampdoria dovrebbe alzare bandiera bianca oggi, pur in una situazione di evidentissima difficoltà, con tre partite contro Cremonese, Lecce e Spezia alle porte, e solo la seconda in trasferta? Vale la pena di riprendere le parole di Walter Sabatini, un guru del calcio, che alla vigilia della trasferta di Roma, in una interessante intervista al Secolo XIX, aveva ribadito che «alla Sampdoria serve un filotto, ma è più facile pensare alle tre partite dopo la Roma, che a quella dell’Olimpico». Lo Spezia, antagonista lontano 10 punti dalla Sampdoria, nel frattempo, prima di fare visita alla Sampdoria, avrà da affrontare la Fiorentina al Franchi e la Lazio al Picco. Ovviamente, se il trittico può, in teoria, dare ossigeno alla Sampdoria, non battere la Cremonese nell’impegno più vicino, significherebbe chiudere definitivamente la partita. Allora sì, game over.

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<![CDATA[Ecco il segnale che Stankovic e i tifosi aspettavano: la Samp è viva e può ancora sperare]]> https://telenord.it/ecco-il-segnale-che-stankovic-e-i-tifosi-aspettavano-la-samp-e-viva-e-puo-ancora-sperare-55000 https://telenord.it/ecco-il-segnale-che-stankovic-e-i-tifosi-aspettavano-la-samp-e-viva-e-puo-ancora-sperare-55000 Mon, 20 Mar 2023 12:30:00 +0100 Lo aspettavamo. Ci speravamo e ci credevamo. Ci speravano e ci credevano i tifosi della Sampdoria. Ed eccolo, il risultato che tiene viva la fiammella, la alimenta, le dà forza. «Una miccia», lo ha definitivo Manolo Gabbiadini, l’uomo partita, quello che quando sta bene ed è ispirato è capace di trascinare la squadra verso l’impresa. Tre gol della Sampdoria a Marassi, dove la siccità realizzativa era diventata cronica, tre punti per sperare ancora, lasciare l’ultimo gradino, fermare il Verona, avvicinarlo e poter continuare a giocare con un obiettivo, seppur difficilissimo da centrare. Perché stavolta non c’erano alternative: non vincere avrebbe significato chiudere qualunque discorso definitivamente e irrimediabilmente.

Non è stata la partita perfetta. C’è voluta fatica e pazienza, perseveranza, all’inizio per prendere il comando della gara. Non è stato facile fino al gol del vantaggio, e dopo la Sampdoria ha meritato, ha fatto piccolo il Verona, lo ha tenuto in scacco e ha meritato il raddoppio con un gol da incorniciare ancora griffato Manolo, il bis. Ma poi, tornati in campo dopo l’intervallo, la Sampdoria ha sofferto, ha arretrato il baricentro, fino ad arrivare, forse per un eccesso di prudenza, ma con la solita carenza di soluzioni alternative, a una difesa schierata con una linea a cinque, con Murru e Amione esterni e Gunter, Nuytinck (gigantesco stavolta, purtroppo assente per squalifica sabato 2 all’Olimpico) e Murillo centrali. Nel finale è subentrata la paura, con una decina di minuti in cui la palla riconquistata non veniva più giocata ma solo allontanata sotto l’assalto imperfetto ma fruttuoso – gol di Faraoni all’88’ – del Verona. Fino al contropiede perfettamente gestito all’ottavo minuto di recupero, con una volata fantastica di Jesé e l’assist per Zanoli, il ragazzo che, se la Sampdoria non fosse in questa situazione societaria, bisognerebbe fare di tutto per tenere a Genova almeno un’altra stagione.

Un 3-1 meritato che spezza la lunga striscia di partite senza risultato pieno a Marassi. Il Var che, finalmente, non fa torti alla Sampdoria, con due gol giustamente annullati per fuorigioco. La Sud che può abbracciare i suoi generosi beniamini ed esplodere di gioia, Stankovic che si fa il segno della croce e guarda il cielo dopo l’1-0 e, alla fine, corre a perdifiato verso la gradinata Sud, Gabbiadini che festeggia con i due figli in campo e Zanoli che riceve l’abbraccio del padre all’uscita dello stadio. Bel modo di festeggiare la Festa del papà. Bel modo di dire, anzi ribadire: noi ci siamo e non molliamo.

«Era uno scontro diretto e ha dimostrato una cosa, siamo ancora vivi», dice Gabbiadini, in campo con la fascia di capitano. «Come ci giriamo, vediamo le difficoltà intorno a noi, ma se vedete come lavoriamo non sembra che stiamo lottando per sopravvivere. Questa vittoria ci dà serenità. Continuiamo a sognare, partita dopo partita», dice Stankovic. Stavolta la sindrome da pressione costante non ha procurato danni, stavolta il sipario è calato sull’immensa gioia liberatoria dopo la paura. Bisognerà provare a sopportare lo stress continuando a giocare ad handicap. Dejan Stankovic giustamente non fa tabelle, perché non avrebbe senso farne. Si vive alla giornata e, al massimo, si può cercare di procedere per step, per gradini da affrontare. Da qua a Pasqua, dopo la sosta, la Roma sull’orlo della crisi di nervi e senza Cristante, Mancini, Ibanez e Kumbulla, squalificati, all’Olimpico domenica 2, un’ora dopo la fine di Spezia-Salernitana, poi la Cremonese a Marassi il sabato di Pasqua. Gare da far fruttare per continuare a sperare, come ha detto, Stankovic, per provare a spostare in avanti l’ora della verità. Poi, un’altra accoppiata da cui provare a ottenere il massimo: Lecce in trasferta e Spezia in casa. Più in là non serve guardare.

La Sampdoria è ammaccata ma viva, ha ritrovato il suo uomo gol, sta trovando individualità in grande crescita di rendimento (Nuytinck e Zanoli sono la punta dell’iceberg, ma, pur fra luci e ombre, anche Djuricic e Cuisance stanno salendo di rendimento. La Sampdoria è compatta, «una famiglia», l’ha definita Manolo. Quello che succede intorno entra nello spogliatoio, non potrebbe essere altrimenti. Ma Stankovic è riuscito a compattare un gruppo che, a vederlo giocare, regala la gioia dell’orgoglio e della dignità. E’ un piccolo grandissimo miracolo. Si aspettano buone notizie anche sull’altro fronte, quello della crisi societaria, dove l’impegno di Marco Lanna&C. non basta. Ci vogliono interlocutori convinti e credibili.

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<![CDATA[Sampdoria: altra sconfitta, altro scippo. Ma nessuno vuole ancora alzare bandiera bianca]]> https://telenord.it/sampdoria-altra-sconfitta-altro-scippo-ma-nessuno-vuole-ancora-alzare-bandiera-bianca-54790 https://telenord.it/sampdoria-altra-sconfitta-altro-scippo-ma-nessuno-vuole-ancora-alzare-bandiera-bianca-54790 Mon, 13 Mar 2023 12:30:00 +0100 C’è un episodio da cui, inevitabilmente, partire per analizzare Juventus-Sampdoria: il gol viziato da fallo di mano di Rabiot, che l’arbitro Prontera forse non è in buona posizione per ravvisare ma che il Var (dove c’è l’esperto Di Bello) convalida senza nemmeno ricorre all’on field review, il controllo diretto del direttore di gara a bordo campo. E’ l’episodio che toglie la gara dal piano d’equilibrio e la mette su un piano inclinato, in discesa per la Juventus, in impervia salita per la piccola Sampdoria. Ed è l’ennesimo scippo che patisce la Sampdoria in questa maledetta stagione. Dejan Stankovic lo ha spiegato chiaro: «Magari oggi la partita la perdevo uguale, ma lasciami il 2-2. Io mi fido, se la vedono arbitro e Var mi fido, ma così no. Fino a un certo punto accetto, ma non voglio passare da stupido».

Appunto. Non c’è vittimismo nelle parole del tecnico serbo. Non c’è vittimismo nel mettere in fila gli episodi ce nel corso di questa sfigatissima stagione hanno danneggiato la Sampdoria. Al netto, la Sampdoria sarebbe sempre in zona retrocessione ma, più o meno, nella posizione del Verona. Con una prospettiva, nella lotta salvezza, ben diversa.

Secondo alcune interpretazioni, il Var non sarebbe intervenuto per mancanza di immagini più chiare di quella che peraltro mostra l’evidente tocco irregolare dello juventino. La Sampdoria di oggi forse conta troppo poco per meritare rispetto e ricevere le attenzioni basilari che la mettano sullo stesso delle altre concorrenti per poter giocare, semplicemente, alla pari e non dover aggiungere handicap arbitrali alla lunga lista dei problemi contingenti. Che nessuno si sogna di negare. Nella sconfitta della Sampdoria ci sono altri errori ed altre motivazioni. Le due occasioni – una gigantesca – sprecate da Gabbiadini sullo 0-0; la facilità con cui la Juventus, senza fare nulla di significativo sul piano del gioco, si è trovata sul 2-0 per errori banali della squadra blucerchiata sulle azioni dei calci piazzati; infine la povertà di organico con cui anche in questa occasione Stankovic si è trovato a dover fare i conti.

Si poteva osare qualcosa di più, una volta che la Sampdoria aveva meritatamente riagguantato il pareggio contro una Juve non trascendentale? Giorgio Roselli, ex centrocampista goleador della Samp a cavallo tra fine anni Settanta e inizio Ottanta, nonché allenatore del Ligorna, domenica sera ospite di Telenord, ha spiegato: «Anch’io certe volte temporeggio con i cambi. Perché i cambi vanno fatti se sei sicuro di poter aggiungere qualità in campo. E’ giusto provare a vincere. Ma se non cambia nulla e il risultato resta di parità, posso sperare magari in un calcio piazzato nel recupero. Diversamente, a cambiare per cambiare, rischio solo di togliere equilibrio alla squadra».

Dunque, con la sconfitta numero 18 e la vittoria dello Spezia sull’Inter, è il momento di dichiarare game over? Scontato che dopo 12 punti in 26 partite, con una media di poco superiore allo 0,45 punti a gara, tenere accesa una fiammella appare più un atto di fede che la conseguenza di ragionamento razionale. Ma alzare bandiera bianca dopo l’ennesima prova di generosità e capacità di stare in campo avrebbe ben poco senso, soprattutto alla luce del calendario. Che mette in agenda domenica prossima il Verona. Ed è vero che la Sampdoria si fa apprezzare più quando ha di fronte un’avversaria di rango superiore che fa la partita che quando ha, come dirimpettaia, un’avversaria diretta a Marassi. Ma col Verona (purtroppo senza Rincon, uno dei grandi combattenti) si deve, fortissimamente, con il cuore, con le unghie e con un po’ di precisione sottoporta, portare a casa 3 punti. E se ci si riesce, poi si può rinviare a Pasqua la sentenza e fare i conti alla sera della vigilia, dopo la trasferta (2 aprile) con la lunatica Roma all’Olimpico e, appunto, la Cremonese l’8 aprile. E se… se la Sampdoria fosse riuscita a sfruttare queste partite, poi ci sarebbero da affrontare con un altro spirito il Lecce in trasferta e lo Spezia al Ferraris.

Vale la pena o si deve già alzare bandiera bianca? Chiedetelo a Filip Djuricic, rinato («Così dobbiamo giocare da qui alla fine della stagione»), a Zanoli che non perde un duello in velocità o ad Amione che ci mette tutto se stesso sempre. Non serve fare conti o tabelle, serve provarci sempre e provare a spostare il più avanti possibile il giorno delle verità. E’ una missione (quasi) impossibile, ma vale la pena affrontarla.

Intanto, Marco Lanna e il Cda continuano a lavorare, con la consulenza dell’avvocato Bissocoli, nell’altra – e ancora più decisiva e inappellabile – operazione salvataggio, quella della società. Battendo piste anche creative, perché non è facile venire a capo di questo rebus da svariati milioni di passivo. E, infine – ma non certo trascurabile – viene il compito di chi, Mattia Baldini, in questa situazione deve anche cercare di lavorare sugli aspetti tecnici del futuro. Perché se la B è quasi certa, bisogna cominciare a pensare – pur nell’emergenza – al prossimo anno. A chi può restare, a chi rientrerà ma non serve per ragioni tecniche o di ingaggio, a chi potrebbe essere utile fra i blucerchiati in prestito (il centrocampista Benedetti che sta facendo molto bene al Bari e, forse, il talentino Delle Monache, acquisito e lasciato al Pescara), a chi si potrebbe provare a convincere a restare fra i giocatori non di proprietà della rosa attuale (Amione, innanzitutto) e a chi servirebbe per l’operazione ritorno in serie A (gente da gol certi nella categoria, prima di tutto).

Tutto difficile, complicato, faticoso. Ma così è: chi sta sulla barca deve remare e buttare giù acqua per restare sopra la linea di galleggiamento.

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<![CDATA[Sampdoria, la retrocessione è dietro l'angolo: l'unica certezza oggi è la dignità di Audero e compagni]]> https://telenord.it/sampdoria-la-retrocessione-e-dietro-l-angolo-l-unica-certezza-oggi-e-la-dignita-di-audero-e-compagni-54598 https://telenord.it/sampdoria-la-retrocessione-e-dietro-l-angolo-l-unica-certezza-oggi-e-la-dignita-di-audero-e-compagni-54598 Mon, 06 Mar 2023 12:50:00 +0100 Sono le due facce della stessa medaglia. Dritto e rovescio. Testa o croce. Croce, appunto, senza delizia. E’ di Sabiri che parliamo. Che avrebbe potuto essere la delizia dei tifosi sampdoriani, che ha sperperato un capitale di fiducia ed entusiasmo nei suoi confronti, che aveva chiuso benissimo la scorsa stagione e aveva cominciato in modo sfolgorante questa, prima di avvilupparsi nelle sabbie mobili di un atteggiamento sbagliato. Sostituito dopo 34 minuti da Dejan Stankovic, fischiato, perfino difeso dal tecnico serbo con un dialogo dal campo agli spalti tipo: «Va bene, ma ora ci penso io, voi continuate a tifare». Ma ribadendo a fine partita che ci sono interessi superiori da tutelare in campo, sempre: quelli di squadra, soprattutto in una situazione come questa. «Tocca a lui capire». Speriamo, perché ogni briciolo di risorsa sarebbe utile alla Sampdoria in questo momento. Testa. Quella di Bruno Amione che, dopo un contrasto furibondo, colpisce anche di testa da terra, per appoggiare palla a un compagno. Risparmiarsi mai, come Rincon, come Zanoli che avrà una luminosa carriera davanti, con la sua determinazione, la sua corsa, la sua capacità d’adattamento e la sua voglia di mettersi in gioco. Anche come Leris, che dà sempre tutto. O come Audero, che a fine partita ribadisce: «Continuiamo a combattere».

Il verdetto sembra scritto, l’ennesima occasione scivolata via. La Sampdoria è perfino commovente, nel suo complesso, per come combatte e ci prova fino alla fine. I tifosi – meravigliosi, generosissimi - la aiutano, la incitano fino alla fine. Ma la palla non va dentro. Quella con la Salernitana era la partita della svolta. L’ennesima, vero. Ma era uno di quei crocevia che possono dare (o ridare) un senso a un campionato. Occasione mancata perché la palla non va dentro, mai. Perché Gabbiadini non c’era per squalifica, Lammers era out per un acciacco, e sappiamo che neanche loro sono goal machine. Jesé ci mette esperienza e qualità ma ha riserve di condizione limitatissime. Quagliarella ha 40 anni che si sentono tutti, soprattutto dopo una serie di problemi fisici che ne frenano l’apporto. De Luca è tornato e deve ritrovare se stesso. E, dunque, si mette in fila un altro piccolo pareggio senza gol che non frena la Salernitana, non dà un segnale, non costruisce fiducia e morale in se stessi, non accorcia la classifica. La retrocessione è sempre più vicina, appare inevitabile. Perché lo di cono i numeri: 12 punti in 25 partite, media sotto 0.50. Mancano 13 partite e bisognerebbe mettere insieme almeno 22-23 punti su 39, bisognerebbe viaggiare a una media di 1,7 punti a partita.

Si può essere ottimisti a oltranza. Qui serve più che l’ottimismo, un atto di fede, ma soprattutto serve un miracolo. Servirebbe un colpo grosso che aprisse le menti, accendesse la luce della convinzione e alleggerisse quel peso che, Stankovic continua a sottolineare, c’è, e frena i gesti e le giocate in campo. La retrocessione è un tabù di 13 lettere con cui bisognerebbe iniziare a fare i conti. Ma in questo momento è anche difficile affrontare questo scenario. Servirebbe lavorare al Piano B (in tutti i sensi) iniziando a programmare un futuro nella categoria e un piano per affrontarla e, possibilmente, viverla come un passaggio contingente, da risolvere il più in fretta possibile. Servirebbe,mentre si insegue quello spiraglio strettissimo, minimo, di speranza in campo, lavorare fuori sulla programmazione. Ma come si fa, se non si conosce il futuro, se oggi questo futuro è programmato con una scadenza di quattro mesi scarsi dopo la concessione della composizione negoziata da parte del tribunale? Bisognerebbe pensare al futuro valutando chi possa essere giocatore da categoria, per l’immediata risalita, chi c’è in giro – tra i numerosi prestiti, a cominciare da Benedetti, che sta illuminando il centrocampo del Bari – pronto a essere utile alla causa. E quali sono i giocatori di categoria da cercare in giro.

E, naturalmente, sarebbe necessario parlare con Deki Stankovic, che ha il cuore e l’anima per diventare anche un punto di riferimento in casa Sampdoria. Ma va valutato se, in una categoria che non conosce, potrebbe avere incognite. E c’è una struttura societaria, un tessuto connettivo da ricostruire. Ma la Sampdoria è nel limbo. Il Cda lavora per la salvezza, qualcuno si dichiara interessato a salvarla (Mincione), qualcuno ha guardato i conti e detto che un profondo rosso e la caduta in B sarebbero un problema (Zanetti) ma è ancora in gioco. Come Barnaba, uscito di scena o forse no, verosimilmente in attesa degli eventi, pronto a intervenire.

Non c’è nulla di facile, banale, scontato in questo scenario, tra campo e corridoi di società, banche, finanzieri e commercialisti. Di certo c’è solo la dignità con cui Audero & C continuano a combattere.

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<![CDATA[Sampdoria, ancora complimenti e mani vuote: per provare a fare gol bisogna puntare su Jesé e De Luca]]> https://telenord.it/sampdoria-ancora-complimenti-e-mani-vuote-per-provare-a-fare-gol-bisogna-puntare-su-jese-e-de-luca-54457 https://telenord.it/sampdoria-ancora-complimenti-e-mani-vuote-per-provare-a-fare-gol-bisogna-puntare-su-jese-e-de-luca-54457 Tue, 28 Feb 2023 13:00:00 +0100 Ci risiamo. Ancora una volta complimenti, mani vuote (o, nel recente passato, in precedenti occasioni, quasi vuote, ma la sostanza cambia di poco) e 90 minuti in meno a disposizione per una rincorsa che, a ogni turno, sembra sempre più una missione proibitiva, se non impossibile. La Sampdoria torna da Roma con la consapevolezza di un’altra buona prestazione (l’unico passaggio a vuoto, nel dopo sosta Mondiale è stato quello con il Bologna) e di un’inefficacia offensiva cronica e patologica grave.

La prima parte dell’assunto – l’aver riproposto una prestazione positiva dopo il semi blackout di Marassi contro i rossoblù di Thiago Motta – potrebbe essere consolatoria. Ma in questa situazione, è più la rabbia che produce che il lumicino della considerazione che la squadra c’è, è viva e si batte con orgoglio, dignità e una discreta dose di lucidità. All’Olimpico la Sampdoria è rimasta in partita per ottanta minuti, ha avuto più di un’occasione di far male, ma sottoporta ha palesato per l’ennesima volta una inconsistenza conclusiva da bollino rosso. Poi ha subito per la somma tra errore individuale (Nuytinck) e qualità superiore dell’avversario decisivo (Luis Alberto). Quello che preoccupa di più, appunto sotto l’aspetta della grave inefficacia offensiva, non sono tanto le occasione sprecate ma un’altra considerazione, e non è una questione filosofica né di definizioni: la cosa più preoccupante non sono state le occasioni non sfruttate sottoporta dalla Sampdoria ma la “qualità” (giusta sottolineatura di Massimiliano Lussana durante il Derby del Lunedì) delle stesse. Mai tiri pericolosi, convinti, mai palloni che abbiano costretto Provedel a superarsi per evitare di subire il gol: palloni calciati malamente o con una frazione di secondo di ritardo, un’infinitesimale ma fatale incertezza. Succede a Cuisance poco prima della mezz’ora del primo tempo, poi nel primo quarto d’ora della ripresa la palla buona l’avrebbero Gabbiadini e quindi Lammers, ma manca sempre quella cattiveria con cui un attaccante dovrebbe trasformare un’opportunità in palla gol.

Detto questo, e considerato che Gabbiadini marcia a corrente alternata (e domenica non ci sarà contro la Salernitana per squalifica), Lammers sta nel cuore del gioco d’attacco ma conferma quello che si sapeva, cioè che si tratta di un attaccante con uno score modesto; considerato che Quagliarella paga debito all’età rincorrendo se stesso fra un acciacco e l’altro (ma nel finali di stagione, il Capitano, normalmente si accende…); valutato tutto, ciò non resta che sperare sui due nomi nuovi, arrivati dal mercato (Jesé Rodriguez) e dall’uscita del tunnel di un infortunio più complicato del previsto (De Luca) possano vestire i panni dei protagonisti sottoporta.

Non c’è che da provare a battere queste strade nuove. Non c’è più nulla da perdere, perché senza gol anche la Missione Proibitiva non che può che trasformarsi a tutti gli effetti, e molto semplicemente, in Missione Impossibile.

Domenica pomeriggio c’è la Salernitana. Il calendario, lo abbiamo detto, mette in fila avversarie di altro rango e altra categoria tecnica in trasferta (prossime Juventus e Roma), ma in casa regala, anzi regalerebbe, opportunità di togliere punti ad avversarie dirette e accorciare la classifica. Tra adesso e l’8 aprile la Sampdoria si troverà di fronte, nel suo stadio e davanti ai suoi tifosi (500, generosissimi, anche a Roma) in successione Salernitana, Verona e Cremonese. Alla vigilia di Pasqua (speriamo non prima) la Sampdoria conoscerà quasi certamente il proprio destino, avrà i numeri per poter dire se la corsa può continuare e se si potrà ancora alimentare la speranza. E aggiungendo altre due partite (Lecce in trasferta alla trentesima e Spezia a Marassi nel turno successivo) tutto sarà ancora più chiaro. Si può ancora provare a sperare, ma non con questa siccità offensiva. Non si deve mollare perché l’inchiesta in corso (nella quale peraltro è coinvolta pure la Sampdoria) potrebbe dare addirittura chance di salvezza con il terzultimo posto.

Ma senza gol sono solo chiacchiere accademiche. Intanto, Massimo Ferrero si è tolto la piccolissima soddisfazione di vedere una partita della Sampdoria dalla tribuna di uno stadio di calcio. Si è beccato la prevedibile razione di fischi e cori contrari ed è tornato a casa senza essere riuscito, a tutt’oggi, a mettere insieme i milioni necessari per la salvezza societaria della Sampdoria.

Che, se arriverà, dovrà percorrere altre strade. E, lo sappiamo tutti, anche qui è una Missione Proibitiva ma vale, fortissimamente, la pena di provarci.    

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<![CDATA[Sampdoria, ora c'è un'altra conferma da parte di Zanetti: "Siamo stati interpellati"]]> https://telenord.it/sampdoria-ora-c-e-anche-la-conferma-di-zanetti-siamo-stati-interpellati-54265 https://telenord.it/sampdoria-ora-c-e-anche-la-conferma-di-zanetti-siamo-stati-interpellati-54265 Wed, 22 Feb 2023 09:50:00 +0100 Sampdoria-Zanetti, il contatto c’è. La notizia anticipata da Telenord nel corso dell’ultimo Derby del Lunedì trova conferma addirittura nelle parole dell’imprenditore proprietario della Segafredo e patron della Virtus Bologna di basket, oltreché di una squadra di ciclismo. «Sì è vero, siamo stati interpellati», ha dichiarato al Gazzettino. E, dunque, le tessere del puzzle vanno a combaciare e a formare uno scenario che potrebbe rappresentare la salvezza societaria della Sampdoria offrendo un futuro di grandi prospettive.

Riassumendo. Prima l’intervista alla trasmissione radio “La politica nel pallone” e il «Mai dire mai» di Zanetti all’ipotesi di ritorno nel mondo del calcio (una decina di anni fa era stato l’azionista di maggioranza relativa del Bologna, ma ha anche sponsorizzato diverse squadre). Telenord allarga la prospettiva: «Potrebbe essere lui il salvatore della Sampdoria». E, nel corso del Derby del Lunedì, Enrico Nicolini, opinionista, bandiera sampdoriana ma anche ex giocatore del Bologna e grande conoscitore dell’ambiente locale, conferma: «So che in un passato recente c’è stato interessamento da parte di Zanetti per la Sampdoria». Un’ultieriore conferma arriva il giorno successivo, siamo a martedì 21, e ancora da Telenord: non più di 5 o 6 mesi fa il gruppo Zanetti (il suo braccio destro è il manager Luca Baraldi) ha studiato i conti della società Sampdoria.

Siamo a oggi. Anche un’ipotesi di collaborazione fra il gruppo Zanetti e il finanziere Raffaele Mincione, interessato alle proprietà immobiliari dell’attuale azionista di maggioranza Massimo Ferrero, per un’operazione congiunta. In dettaglio le parole di Zanetti al Gazzettino: «Siamo stati interpellati, ma al momento non c’è ancora nulla di concreto. E’ ancora tutto da vedere. Non ho mai nascosto che mi piacerebbe tornare nel mondo del calcio. La Sampdoria non sta vivendo un periodo felice. Ha un sacco di problemi e allo stato sta facendo molta fatica a raggiungere la salvezza. C’è un aspetto da considerare, risalire dalla serie B non è un’impresa facile».

Ora non resta che lavorare. Per portare alla Sampdoria un personaggio di grandi potenzialità economiche e cui tutti riconoscono una dote importantissima: serietà.   

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<![CDATA[Sampdoria, la retrocessione è un baratro sempre più vicino. Ma giocatori, tecnico e tifosi non vogliono mollare]]> https://telenord.it/sampdoria-la-retrocessione-e-un-baratro-sempre-piu-vicino-ma-giocatori-tecnico-e-tifosi-non-vogliono-mollare-54227 https://telenord.it/sampdoria-la-retrocessione-e-un-baratro-sempre-piu-vicino-ma-giocatori-tecnico-e-tifosi-non-vogliono-mollare-54227 Mon, 20 Feb 2023 14:40:00 +0100 Crederci ancora? Provare a inseguire la speranza di battersi ancora, anche se è una di quelle sfide che è facile definire impossibile? Giocare anche contro un destino che, da cento segnali, si dimostra ostico e avverso? I punti interrogativi sono necessari, ma le risposte hanno solo punti esclamativi. Sì, ci crediamo ancora, ci proviamo fino all’ultimo respiro! Lo dicono i giocatori, lo dicono i tifosi che saranno anche a Roma, una macchia blucerchiata dentro all’Olimpico, lunedì prossimo, lo afferma Dejan Stankovic, che pure ammette che il peso della responsabilità e l’impossibilità di sbagliare spesso diventano macigni. «Ma dobbiamo difendere la Sampdoria», dice. E significa: noi non molliamo.

Eppure sabato pomeriggio, al termine di Sampdoria-Bologna, era difficile pensarla così. Il 90% dei tifosi sampdoriani probabilmente cullava pensieri che lasciavano zero spazio alla speranza. Stop, fermata Fine dei sogni, si scende. E’ stata la partita più brutta del dopo sosta Mondiale. Si poteva passare subito in vantaggio, si poteva rovesciare il risultato in occasione del secondo penalty. Si poteva perfino portare a casa un piccolo punto che è sempre meglio che è un’altra cocente delusione arrivata nei minuti finali. E, invece, nulla: mani vuote. Era la partita che, per l’ennesima volta negli ultimi tempi, poteva riportare la Sampdoria quasi a contatto con le squadre su cui deve fare corsa a inseguimento. Ma, alla fine, guardando i risultati, oltre a sottolineare l’ennesima macroscopica occasione mancata, si deve considerare che tutto è praticamente rimasto immutato. Solo (e non è poco, certamente) con novanta minuti in meno a disposizione.

Forse è quasi inutile guardare il calendario. In trasferta, in successione, ci sono Lazio, Juventus e Roma. Ma in casa, a incastro, la banda Stankovic dovrà ricevere Salernitana, Verona e Cremonese. E cosa significa lo sappiamo tutti.

E’ una Sampdoria che, quando non trova, arbitraggi avversi o sfighe cosmiche, si costruisce situazioni autolesionistiche, si fa male (tanto) da sola. Quanti sono i punti perduti contro Empoli, Udinese, Monza e, appunto, Bologna? Abbastanza per cambiare volto al campionato. Ma, appunto per questo, vale la pena di provarci ancora. E non solo per una questione di orgoglio e dignità, che pure hanno un senso. Vale la pena provare questa ennesima sfida ad handicap, con un  handicap sempre più sfavorevole. Vale la pena perché lo vogliono tutti - come abbiamo detto - giocatori, tecnico e tifosi, e ovviamente società, e perché, e qui sta un altro paradosso, nonostante tutto la Sampdoria lancia qualche segnale positivo. Da lontano, come la luce che arriva da una stella lontana. E, appunto, nonostante la giornata non positiva. Nonostante tutto e nonostante un mercato fatto con il portafogli vuoto, è arrivato Jesé Rodriguez che, si è visto dopo i primi tocchi, è un giocatore di livello superiore. Nonostante tutto, la difesa fa quasi sempre il proprio dovere e Nuitinck si batte come un leone. Nonostante tutto, Lammers ci mette un impegno che meriterebbe di essere coronato da un gol, un golletto, magari un gollonzo, ma un gol. E Winks è un giocatore di livello europeo, anche non nella sua giornata migliore. E, pure in una giornata di Sampdoria tutt’altro che brillante, nel finale – ridisposti in campo e generosi – i blucerchiati hanno ancora tirato fuori un tentativo, imperfetto, di assalto. Fino alla botta di Orsolini.

Non è questione di illudersi o illudere. E’ una cosa diversa: è non arrendersi, provarci fino all’ultima stilla di energia con generosità da parte di tutti. E’ uno dei momenti più difficili della storia della Sampdoria, forse il più difficile in assoluto. Da Audero a Jesé, da Lanna a Stankovic, chi c’è, ha scelto di esserci. Per questo, non si molla. «Apprezzerei se qualcuno mi dicesse di non sentirsela, ma lo trascineremo con noi». Sono parole di Stankovic. Non serve aggiungere altro.

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<![CDATA[Sampdoria: un piccolo passo per la classifica, un grande passo per credere ancora nella salvezza]]> https://telenord.it/sampdoria-un-piccolo-passo-per-la-classifica-un-grande-passo-per-credere-ancora-nella-salvezza-54068 https://telenord.it/sampdoria-un-piccolo-passo-per-la-classifica-un-grande-passo-per-credere-ancora-nella-salvezza-54068 Tue, 14 Feb 2023 12:10:00 +0100 Rovesciamo la prospettiva. Proviamo a guardare dalla parte sbagliata del binocolo. Proviamo a immaginare quello che (fortunatamente) stavolta non è successo: cioè che, dopo una partita di lucidità e concentrazione, ma anche di coraggio e, pure, con più di un’occasione per fare propria l’intera posta, proprio nei secondi finali Lautaro avesse trovato la coordinazione per beffare la Sampdoria. Oggi saremmo a dirci che quest’anno va così, che c’è qualcosa di stregato, di inattaccabile nella montagna di una sfiga rocciosa e impossibile da scalfire. Passo e chiudo: finire con dignità come obiettivo.

Invece no. Invece è andata diversamente. La Sampdoria, contro l’Inter, ha preso un piccolo grandissimo punto e ha concretizzato uno spostamento in classifica che è minimo, ma rilevante e significativo. I sorrisi dei giocatori blucerchiati e di Deki Stankovic alla fine non avevano niente di banale o gratuito. Erano sorrisi di consapevolezza, e di una consapevolezza che si può sintetizzare nelle parole del tecnico – ed ex campione dell’Inter – serbo: «Se giochi così, la fortuna può girare». E anche in questo caso non c’è nulla di scontato in questa considerazione. Perché la Sampdoria è in controtendenza rispetto al passato, da quando il campionato è ripartito dopo la lunga sosta Mondiale. Ma è verissimo che, guardando indietro, soprattutto al passato recentissimo, i conti non tornano: gli undici punti in classifica sono avari e ingiusti. Contro Udinese, Empoli e Monza i punti persi sono 4, per decisioni arbitrali ingiuste sommate a un plus di sfortuna. Se si aggiungono almeno due punti rapinati nelle giornate iniziali del campionato, ecco che la classifica della Sampdoria avrebbe tutt’altro aspetto e una drammaticità ben inferiore a quella attuale. Ma così è, anche se non ci pare ed è palesemente ingiusto.

Ma lo 0-0 contro l’Inter ha un valore enorme proprio per questo. Perché stavolta da recriminare c’è poco o niente: un paio di falli in posizione interessante non concessi da Maresca nel primo tempo. Poi, appunto, quel flipper negli istanti conclusivi in cui né Lautaro Martinez né Dimarco - solito spauracchio per la Samp - sono riusciti a metterla alle spalle di Audero. E, allora, è da qui che bisogna ripartire.

Dejan Stankovic ha trasformato la Sampdoria. Ha trasformato una squadra con palesi carenze di personalità, fiducia e gioco in un’altra squadra. Che sa stare in campo, che non molla mai e lotta su ogni pallone, e – si badi bene – non parliamo di generiche parole d’ordine, non parliamo di grinta e sostantivi da emozioni facili, demagogia applicata al calcio. Parliamo di una squadra che, messa a tre dietro e con gli uomini giusti (Amione, Nuytinck, un Murillo ritrovato), mostra una compattezza che deriva anche dalla protezione offerta dal centrocampo. Non è un giocatore che è cambiato in meglio: è la fase difensiva che ora funziona. E il centrocampo sa proporre palloni che possono diventare insidiosi in fase di finalizzazione. Certo, manca ancora peso specifico in attacco: non basta la costante applicazione di Gabbiadini, ci vogliono passi avanti di Lammers, ci vorrebbe qualche gol griffato dal capitano quarantenne che, spesso, regala finali di stagione in crescendo, ci vorrebbe De Luca in campo (grande rebus, quello del suo infortunio) e non spettatore. Ci vorrebbe che Jesé dimostrasse di essere il talento che era e non un accattivante cantante di reggaeton. E poi, andarsela a giocare con un calendario che porterà, dal Bologna in poi, a Marassi, squadre non facili e non rassegnate ma alla portata. Giocarsela e rovesciare un destino, riscrivere la storia del campionato, per citare ancora Deki.

Il campionato dice che la salvezza, oggi, è lontana 8 punti, dagli 11 ai 19 dello Spezia. Ma racconta anche, il campionato, che venti di crisi volteggiano sopra gli orizzonti non piu sereni proprio dello Spezia e anche della Salernitana (21). Da parte della società, che sta lottando faticosamente per agguantare un impervio salvataggio, la buona notizia sono i passi avanti decisi nella questione-stipendi. Se c’è l’accordo, non ci saranno punti di penalizzazione , e questa è un’ottima notizia. Il resto viaggia tra il lavoro costante di Lanna e del Cda, i passi prudenti della composizione negoziata e le sparate vere o minacciate di Massimo Ferrero. Che avrebbe una sola partita da giocare, al di là delle sue boutade: reperire i finanziamenti per il salvataggio. Tutto il resto che lo riguarda, ormai, è noia.

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<![CDATA[Vittoria mancata, risultato ingiusto. Ma arrendersi ora sarebbe folle: la Samp ha 4 buoni motivi per crederci ancora]]> https://telenord.it/vittoria-mancata-risultato-ingiusto-ma-arrendersi-ora-sarebbe-folle-la-samp-ha-4-buoni-motivi-per-crederci-ancora-53861 https://telenord.it/vittoria-mancata-risultato-ingiusto-ma-arrendersi-ora-sarebbe-folle-la-samp-ha-4-buoni-motivi-per-crederci-ancora-53861 Tue, 07 Feb 2023 13:45:00 +0100 Se un’astronave avesse osservato dall’alto Monza-Sampdoria, l’alieno-appassionato di calcio che non conosce il calcio terrestre avrebbe avuto molta difficoltà a credere che, delle due squadre, quella con la classifica peggiore fosse quella in maglia giallocerchiata e, certamente, avrebbe ritenuto del tutto incredibile che fra le due squadre in campo ci possano essere nove posizioni in classifica e ben 16 punti. Fuor di metafora, chiunque abbia osservato con un po’ di obiettività Monza-Sampdoria non può che ritenere ingiusto il risultato finale con la certezza che la Sampdoria meritasse di più. Invece, per l’ennesima volta, è arrivato un pareggio che lascia molto rammarico. E, senza aggiungere ulteriori lamenti alla già lunga lista di (giuste) recriminazioni sulle decisioni arbitrali, è evidente che non è del “recupero del recupero” che ci si può lamentare ma della durata del recupero stesso (6 minuti) apparso decisamente largo e incongruo con quanto avvenuto in campo nella ripresa. A ciò va aggiunto lo scellerato e incredibile fallo da rigore causato da Murru: incontestabile, anche se Petagna si lascia andare come folgorato (ma questo ci sta, si chiama mestiere), quello che risulta inconcepibile è il modo in cui il difensore della Sampdoria affronta il contrasto e, a monte, è difficilmente comprensibile anche la scelta di mandare in campo lui, riadattato nel ruolo, visto che non è marcatore puro, e non Murillo. Se a Stankovic, che ha rianimato e dato un’identità alla Sampdoria, si può imputare qualcosa è solo l’insistenza nel proporre Djuricic, che fino ad ora incide poco, e, appunto, Murru, per il quale parlano le prestazioni della stagione in corso.

Detto questo, la Sampdoria ha fatto la partita proprio come l’aveva chiesta l’allenatore serbo: «Giochiamo per cambiare la storia del campionato», aveva detto alla vigilia. E così è stato, con Gabbiadini, tornato ai suoi livelli d’incisività e utilità per la squadra, che porta avanti meritatamente la Samp, Nuytinck che la riporta a terra (a proposito, l’olandese sembra soffrire della stessa sindrome di Colley e, in passato, Ranocchia: ottime prestazioni quasi sistematicamente macchiate da una papera dagli effetti dannosissimi. Ma nonostante questo la Sampdoria ha ripreso in mano la partita, ha saputo tornare meritatamente avanti e gestirla senza correre praticamente rischi fino al minuto 96’10”, quello del patatrac. Che potrebbe avere, ma ci auguriamo non abbia, effetti devastanti sul piano del morale.

La prima considerazione da fare riguarda quello che poteva essere e non è stato. Se oggi la Sampdoria avesse 14 punti, anziché 10, nessuno potrebbe avere qualcosa da ridire. Due punti le sono stati scippati fra Empoli e Udinese, e tutti sanno come. Due mancano – e la ferita è recentissima e brucia molto – per la mancata vittoria di Monza. La Sampdoria attuale, è fuori discussione, vale più della sua classifica. La Sampdoria del dopo sosta mondiale è una squadra vera, che sta in partita, se la gioca, ha carattere e un sistema di gioco a cui manca solo un finalizzatore che Lammers non può essere, Quagliarella proverà a ridiventare battendo anche la carta d’identità e De Luca chi sa quando potrà tornare a essere dopo un infortunio sul cui recupero non mancano le sone d’ombra oscuri e gli interrogativi. A riprova di quanto appena detto, la Sampdoria di Monza – e questa forse è la cosa più bella, con la prova di Gabbiadini – ha avuto la capacità di riprendersi la partita con il secondo gol, dopo aver subito il recupero dei padroni di casa.

Terzo spunto di riflessione: la Sampdoria, nelle 17 partite restanti, affronterà in casa Bologna, Salernitana, Verona, Cremonese, Spezia, Torino, Empoli e Sassuolo, oltre all’Inter lunedì prossimo. Partite non certo facili, ma da giocare da pari a pari, contro avversarie dirette o alla sua portata, ha insomma nelle mani il proprio destino. Infine, quarta e ultima considerazione, la vicenda Juventus potrebbe aprire scenari impensabili qualche tempo fa, spalancando le porte anche alla possibilità di salvezza con il terzultimo e non il quartultimo posto.

Per questo non avrebbe senso farsi travolgere dall’amarezza post Monza. La Samp è viva e deve reagire, provando anche a spaventare e mettere i bastoni fra le ruote dell’Inter, partita molto speciale per Deki Stankovic.

Giocarsela fino all’ultimo respiro, mentre in società, attraverso l’operazione- composizione negoziata, si lavora per evitare il fallimento, con un cauto ottimismo che affiora tra mille difficoltà. Ma la squadra, oggi, in testa ha solo il doppio appuntamento casalingo Inter-Bologna.  

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<![CDATA[Sampdoria, è sempre più difficile. Ma può cambiare il suo destino con gli scontri diretti a Marassi]]> https://telenord.it/sampdoria-e-sempre-piu-difficile-ma-puo-cambiare-il-suo-destino-con-gli-scontri-diretti-a-marassi-53385 https://telenord.it/sampdoria-e-sempre-piu-difficile-ma-puo-cambiare-il-suo-destino-con-gli-scontri-diretti-a-marassi-53385 Mon, 23 Jan 2023 12:35:00 +0100 E adesso non resta che una domanda, con una sottodomanda: la Sampdoria può ancora credere nella salvezza?, e se si perché? E la risposta sta nel film della partita di domenica con l’Udinese e nel calendario. Domenica, a Marassi, nel giorno dedicato a Vialli, la Sampdoria ha ottenuto la sconfitta numero 14 del campionato, è andata sotto la gradinata Sud a testa bassa e ha ricevuto applausi e cori d’incitamento. Non gratuiti. In campo, la Sampdoria ha giocato, ha fatto la partita, l’ha tenuta in mano, ha subito per un quarto d’ora nella fase centrale del primo tempo il ritorno degli avversari, ma senza andare in affanno, ha avuto almeno quattro limpide occasioni da gol (due Gabbiadini, una enorme Djuricic e una Vieira), le ha sprecate e ha subito gol all’88’ su un’azione peraltro viziata da fallo di Success su Nuytinck per il quale il Var (l’internazionale Maresca) ha deciso per la regolarità della segnatura senza chiamare in causa il direttore di gara Mariani. Non ci sono state nuove polemiche nel dopopartita, ci sono state contenute e giustificatissime proteste: è stato incassato un altro torto (meno macroscopico di quello di Empoli) ma, se può essere considerato indicativo, due quotidiani sportivi su tre hanno bocciato la direzione di Mariani, anche lui internazionale, proprio con riferimento al gol, ritenuto da annullare. Se fossero arrivati due giusti pareggi nelle ultime due partite, la classifica della Sampdoria non sarebbe certo sorridente, ma perlomeno sarebbe stata ritoccata in positivo e il morale ne avrebbe giovato.

Ma non è questo il punto. Il punto è la prestazione. Che, ormai, nel dopo Mondiale, batte lo stessa schema: squadra concentrata e determinata, buona prova generale e carenze enormi in zona conclusiva. Il dato numerico, in effetti, parla chiarissimo: 8 gol soli in 19 partite, unico attacco non in doppia cifra, le concorrenti dirette lontane. Il tecnico Stankovic che non può che osservare: «Se una partita ti offre tre quattro, palle gol e non le sfrutti, la serie A ti penalizza». Per poi aggiungere: «Non abbiamo ancora vinto in casa e con me in panchina. Se avessimo segnato nei primi minuti (due occasioni nei primi 10’), lo stadio sarebbe esploso e la Sud sarebbe entrata in campo».

Invece, siamo qui a raccontare un’altra storia e a vedere lo spettro della retrocessione sempre più incombente. Il problema, ovvio, sta là davanti, dove attaccanti di ruolo e centrocampisti non trovano la porta. Lammers gioca partite di grande generosità e sta migliorando in lucidità, Gabbiadini non ha ancora la precisione dei tempi migliori. Verrebbe da considerare anche il fattore sfortuna, ma evitiamo. Per quanto, in questa sfigatissima stagione, un rimpallo, un tocco favorevole, non parliamo di una decisione arbitrale borderline in cui la bilancia penda dalla parte della Sampdoria, niente di tutto questo. Mai.

Servirebbe, maledettamente, ora che la Sampdoria ha trovato nel mezzo la qualità di Winks (sfortunato anche lui: da un suo tocco di testa parte l’azione dello 0-1 friuliano), oltre a un rinforzo in difesa, un attaccante con caratteristiche di finalizzatore. Una parola, con il mercato reso più complicato, oltreché dalla ben nota crisi societaria, dal momento difficile di quella che poteva essere considerata la miglior risorsa in uscita, ovviamente parliamo di Sabiri.

Non resta, dunque, che sperare in un’operazione al risparmio che porti un uomo gol in casa Sampdoria, oltreché nel recupero di Quagliarella e del lungodegente De Luca. E poi, non resta che guardare il calendario della Sampdoria considerando che potrebbe ancora giocarsi il proprio destino in casa. Tutt’altro che facile, sia chiaro. Anche e soprattutto considerando che le prossime tre partite mettono di fronte alla Sampdoria la squadra attualmente più in forma del campionato, l’Atalanta, poi il Monza sul suo campo e l’Inter al Ferraris. Bisogna riuscire a raspare, in qualunque modo, uno-due punti. Bisognerebbe che – se qualcuno crede che favori e torti, fortune e sfortune alla fine si equlibrino – la Sampdoria cominciasse a passare all’incasso dei crediti. Per poi iniziare un nuovo campionato nel campionato in cui, al Ferraris, si presenteranno nell’ordine Bologna, Salernitana, Verona, Cremonese, Spezia, Torino, Empoli e Sassuolo, con un altro paio di scontri diretti (appunto Monza e Lecce) in trasferta. Si potrebbe riuscire ad accorciare la classifica, nella zona pericolo, allargare il numero di squadre coinvolte. Bisognerebbe ottimizzare questo lunga serie di scontri diretti casalinghi e acchiappare qualche altro punticino per strada. Bisogna non mollare, come hanno ripetuto dopo l’ingiusta sconfitta con l’Udinese, Stankovic, Gabbiadini e Audero. Non è solo una questione di orgoglio e dignità, ma di opportunità, seppure sempre più ridotte. Si deve avere la forza di non mollare.

Intanto, sul fronte societario, le riflessioni sono ormai superate dall’evidenza dei fatti: la rincorsa di Ferrero a un rifinanziamento, l’uscita di scena (stavolta concreta, pare, e non tattica), la difficoltà per qualunque pretendente di trattare in un labirinto di sbarramenti tecnici e formali. Non resta che guadagnare tempo, battendo la strada della composizione negoziata.

Serve un miracolo. Anzi, ne servono due.

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<![CDATA[Lanna, giusto denunciare: la Samp è nel mirino. Ma ora è una squadra]]> https://telenord.it/lanna-giusto-denunciare-la-samp-e-nel-mirino-ma-ora-e-una-squadra-53193 https://telenord.it/lanna-giusto-denunciare-la-samp-e-nel-mirino-ma-ora-e-una-squadra-53193 Tue, 17 Jan 2023 13:30:00 +0100 Parole pesanti, macigni. «Stasera abbiamo subito l’ennesimo torto arbitrale. Vogliamo capire cosa vogliono fare con noi. Se vogliono mandarci in serie B, lo dicano e agiremo di conseguenza». Marco Lanna dà un calcio – condivisibilissimo, anzi necessario – allo stile Sampdoria, fatto qualche volta anche di parole non dette, e dice quello che tutti i sampdoriani pensano da tempo. Una serie di errori clamorosi l’hanno frenata prima e stanno rendendo ancora più complicata, ora, la possibilità di tornare in corsa per la salvezza. Errori arbitrali, macroscopici sbagli di valutazione, fuorvianti chiamate al Var. Fin dalla prima di campionato contro l’Atalanta, gol annullato a Caputo, con l’allora tecnico sampdoriano Giampaolo, altro personaggio assai misurato con le parole, che dice: «A parti invertite, non penso avrebbero concesso il rigore». Aveva visto lontano.

Il problema, lo pensano tutti, è di scarso peso politico. «Non voglio pensare a un disegno – ha detto ancora Lanna, stravolto e arrabbiatissimo nel dopopartita di Empoli – ma sono tanti i torti subiti…». Appunto, non un disegno, ma la consapevolezza, nel prendere una decisione delicata, che la Sampdoria è una società ad alto rischio, quasi sull’orlo del fallimento, con un presidente dalla faccia pulita ma una proprietà assente e, al momento, non in grado di far fronte agli impegni non solo di prospettiva, ma immediati. E qui è inevitabile, ancora una volta, fare riferimento a Ferrero e alla Sampdoria presa in ostaggio, con potenziali acquirenti respinti o messi in condizione di abbandonare il tentativo di acquisizione della società. Ma Lanna chiede una cosa sola, che finora – in questa stagione, è stata negata: giocare sul campo ad armi pari. Al netto delle carenze, che ci sono state e ci sono, e delle sconfitte meritate. E quella di Empoli non lo è.

L’arbitro Santoro, sesta direzione in stagione, decima complessivamente in serie A, non certo un direttore di gara di esperienza, riceve la chiamata del Var e annulla per fallo di mano di Gabbiadini (il tocco c’è, la regola che ha cancellato la volontarietà è demenziale e non piace a nessuno) dimenticando (!) che sul contrasto con Luperto l’attaccante sampdoriano è in vantaggio e, nel contatto, finisce a terra. Dunque, se il gioco va interrotto è per decretare rigore a favore della Samp. E sarebbe stato il primo in stagione…

La Sampdoria il pareggio se l’era meritato sul campo. La Sampdoria del dopo Mondiale è una squadra. Modesta, ma squadra. Non ha ancora cancellato le sbavature concettuali, come il gol da calcio piazzato subito al Castellani, con Audero che sbaglia l’uscita e Colley che subisce il blocco che lascia libero Ebuhei. Però la Sampdoria è attenta e non svagata in difesa, compatta a centrocampo, filtra e cerca il fraseggio, riesce a produrre gli affondi e alcune palle buone per gli attaccanti. Ecco, qui sta il punto dolente, perché la carenza attuale della Sampdoria è l’attacco, dove Lammers è più presente dell’ultimo Caputo, lavora per la squadra ma ha un peso offensivo relativo. Gabbiadini, invece, è in crescita di condizione ma ancora con un tasso di pericolosità ed efficacia al tiro nettamente inferiore rispetto ai suoi standard.

Dejan Stankovic sta dando un’impronta antitetica rispetto al recente passato alla Sampdoria. Di squadra capace di lottare, appunto, come ad Empoli, fino all’ultimo secondo. Ma è lì, soprattutto, in attacco, che la Sampdoria con poche risorse deve cercare di rinforzare il suo peso. Con il Quagliarella di quattro o cinque anni fa, la Sampdoria oggi sarebbe molto lontana dal baratro. Ma basterebbe un attaccante da 12 gol da stagione per aiutarla nell’impresa-salvezza.

Di positivo, oltre allo spirito combattivo, alla coesione in campo e alla attuale condizione atletica, ci sono alcune note a livello individuale. Winks, nella fetta di partita in cui è stato in campo, ha fatto vedere di essere giocatore di assoluta qualità e che potrebbe essere prezioso nella seconda metà del campionato, Colley è tornato su ottimi livelli. Se non dovesse partire lasciando strada a Dragovic, il rinforzo potrebbe essere in casa.

Ovviamente, per poter sperare nella salvezza, sono indispensabile due cose: non dover giocare quasi ogni domenica anche contro il fischietto di turno e risolvere la questione societaria. La salvezza della società, scontato sottolinearlo per l’ennesima volta, è anche più importante di quella sul campo. Marco Lanna , nei giorni scorsi, aveva lanciato una sorta di appello: «C’è bisogno assolutamente di un cambio di proprietà, che spero nei prossimi giorni arrivi». Lunedì sera ha aggiunto: «In questi giorni sono in programma diversi incontri. Speriamo si possa risolvere qualcosa». E le speranze ora sono al lumicino.  

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<![CDATA[Ora la Sampdoria assomiglia al suo allenatore. E la salvezza non è più un sogno impossibile]]> https://telenord.it/ora-la-sampdoria-assomiglia-al-suo-allenatore-e-la-salvezza-non-e-piu-un-sogno-impossibile-52842 https://telenord.it/ora-la-sampdoria-assomiglia-al-suo-allenatore-e-la-salvezza-non-e-piu-un-sogno-impossibile-52842 Thu, 05 Jan 2023 12:45:00 +0100 Sì, la Samp è viva. La risposta che i tifosi sampdoriani aspettavano è arrivata. Il campionato-2 della stagione 2022-23 è aperto. E, soprattutto, le parole di Dejan Stankovic alla vigilia («I tifosi non molleranno un centimetro, noi dobbiamo prendere esempio da loro. Ci credo io e ci credono anche i ragazzi») non sono destinate a essere archiviate nel capitolo buone intenzioni. La riprova è nella partita e nel risultato di Reggio Emilia, casa Sassuolo, tre punti e piccolo grande salto in alto in classifica. Prima delle 23 partite senza appello affrontata e superata. Positivamente. E parole del dopo che ripartono proprio da quel concetto, dal filo che unisce squadra e tifoseria, dalla presenza (anche al Mapei Stadium) calda, importante, di un’ampia fetta di gradinata Sud e dintorni. «Sembrava giocassimo in casa, dobbiamo capire che i tifosi sono con noi anche se sbagliamo un passaggio e che Marassi deve diventare il nostro castello, che insieme ai nostri tifosi possiamo difendere, con onore e orgoglio». A cominciare dal Napoli, ovviamente.

Le parole del calcio non possono essere prive di retorica. Avete letto le dichiarazioni di Ranieri (toh, chi si rivede) appena arrivato a Cagliari? «Voglio vedere in campo dei guerrieri, solo così possiamo farcela». Il punto è che alle parole facciano da contrappunto fatti concreti.

La Sampdoria del dopo sosta e del dopo lungo ritiro in Turchia è altra cosa rispetto a quella del prima. Le buone sensazioni del tecnico serbo hanno avuto corrispondenza sul campo, anche se la Sampdoria bis è ancora work in progress, destinata a cambiare forse parecchio – dipenderà da opportunità di mercato e contingenze che tutti conoscono -, ma con un’impronta già ampiamente differente rispetto a prima. Nella personalità, nell’autostima, nello spirito e nel modo di stare in campo. Questa, anche se è presto per tirare conclusioni, inizia ad assomigliare alla Sampdoria di Stankovic, fatta a sua immagine e somiglianza: mai paura, testa fredda e cuore caldo, che non è solo una citazione di un illustre predecessore e connazionale come Vujadin Boskov e pure lo spirito che ha sempre animato Sinisa Mihajlovic, ma il modo più razionale di affrontare le difficoltà.

Nello specifico, il modulo scelto dopo i molti esperimenti successivi al suo insediamento è quello che appare più equilibrato. Il 3-4-1-2, che dalle telecamere di Telenord aveva, prima degli altri, invocato Enrico Nicolini. Forte protezione nella zona rossa difensiva, presidio delle fasce, centrocampo più sostanzioso, appoggio alle punte e, appunto, non un solo attaccante che finiva per essere inghiottito dal pacchetto arretrato avversario. Il tutto, ovviamente, con la postilla che «ci si potrà adattare agli avversari, secondo esigenze». Contro il Sassuolo, la Sampdoria (soprattutto quella del primo tempo) ha concluso in porta e a lato come mai in questa stagione, ha realizzato due gol splendidi, ha sfiorato il tris, ha sbagliato appoggi a centrocampo ma ha anche cercato il fraseggio e – più volte – l’infilata in profondità. Si è ritirata troppo, nella ripresa, concedendo metri fino all’1-2 avversario, ma poi (e questo in netta controtendenza col recente passato) ha avuto la forza e, soprattutto, la lucidità di riguadagnare metri e spostare il baricentro più lontano da Audero.

I nuovi hanno subito offerto prove positive, anche se non impeccabili. Alla martellante disponibilità alla marcatura di Nuytinck toglie qualcosa quell’eccesso di irruenza che ha causato il rigore; da Lammers ci si attende di più, ma già la disponibilità al dialogo offensivo e a mettere a disposizione della manovra i suoi centimetri, in modo da reggere il gioco, sono un significativo passo avanti rispetto all’inconsistente ultima era Caputo. Gabbiadini, come predicibile, aveva soprattutto bisogno di tempo, Vieira ha offerto una prova di applicazione efficace, Bereszynski ha mostrato il volto buono, quello uscito dal Mondiale: se ha scacciato le ombre è lui è questo e non quello di due mesi fa, la Sampdoria avrà un rinforzo in casa, anche se sfumerà la trattativa con il Napoli. Dragovic è sempre nel mirino, una prima punta è indispensabile per rendere più attrezzato il reparto d’attacco che non può contare solo sulle ambizioni acerbe di Montevago, in attesa di rivedere De Luca e un Quagliarella che avrà voglia di chiudere la carriera ponendo qualche sigillo decisivo al suo ricco score.

Il Napoli non è imbattibile, un po’ di ruggine si è depositata sui suoi ingranaggi e l’Inter ha messo a nudo questo dato. La Sampdoria dovrà soprattutto evitare i complessi d’inferiorità, e questo vorrebbe dire proseguire sulla linea tracciata.

In campo societario, saltata - come ampiamente predicibile - la prima chiamata della nuova serie di convocazioni dell’assemblea per assenza dell’azionista di maggioranza, è palese che Massimo Ferrero cerchi in tutti i modi di rimettersi in sella ed è altrettanto palese il totale non gradimento del 99,99% dei sampdoriani. Barnaba non è uscito di scena, altri due soggetti sono interessati, uno dei quali, pare, aperto al dialogo con Ferrero. La Samp insegue due salvezze, una sul campo, una in società. Di facile e scontato non c’è nulla, ma questo si sa.

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<![CDATA[Sampdoria, la "Bella Stagione" è inimitabile. Ma è da quei valori (e da quegli uomini) che bisogna ripartire]]> https://telenord.it/sampdoria-la-bella-stagione-e-inimitabile-ma-e-da-quei-valori-e-da-quegli-uomini-che-bisogna-ripartire-51774 https://telenord.it/sampdoria-la-bella-stagione-e-inimitabile-ma-e-da-quei-valori-e-da-quegli-uomini-che-bisogna-ripartire-51774 Mon, 28 Nov 2022 11:50:00 +0100 Poi si è accesa la luce in sala e Pietro Vierchowod ha detto: «Noi abbiamo vinto molto, ma anche quando non abbiamo vinto abbiamo sentito la vostra indulgenza, il vostro affetto». E, prima e dopo la proiezione, il concetto lo hanno espresso tutti, quei vecchi ragazzi con il viso segnato da qualche ruga, in tanti modi, anche con commozione, e la sintesi era una sola: quella Sampdoria, quella che aveva vissuto quella bellissima stagione, è stata qualcosa di unico. Ed è una specie di paradosso, ma legato da un robusto filo conduttore, come la narrazione toccante del film, che a distanza di meno di 24 ore si siano succedute due manifestazioni così diverse – la rabbia di migliaia di tifosi, dura ma mai fuori dal seminato, la richiesta di rispetto, l’orgoglio dell’appartenenza – e la festa dell’epopea della Bella Stagione, diventata libro e film e rimasta irripetibile e soprattutto inimitabile, ormai parte del Dna sampdoriano, anche per chi è troppo giovane per averla vissuta. 

Ecco, appunto, da lì bisognerebbe ripartire. Perché se scudetto, avventure internazionali, coppe in Italia e in Europa, sono legate a quei giocatori, a quel gruppo, a un uomo, innanzi tutto, capace di dare un’impronta unica umana prima che calcistica, e ovviamente è di Paolo Mantovani che si parla, e anche a un momento storico calcistico lontano, quella matrice, ormai, è entrata, appunto come un’impronta genetica, nell’essere Sampdoria e sampdoriani. Sporcata ma non incrinata da personaggi come Ferrero che, di un certo stile, di un certo senso di appartenenza, sono stati non lontani ma semplicemente antitetici 

E non è un caso, invece, che Luca Vialli sogni, un giorno, di tornare a viverla da un’altra prospettiva, la Sampdoria. Non è un caso che Mancini su quella panchina, prima o poi, siederà. Non è né casuale né banale che Marco Lanna oggi sia il presidente della Sampdoria e, nella crisi grave attuale, sia l’unico non scalfito e nemmeno sfiorato da alcuna caduta di stima, anzi. E lo sanno tutti che il suo vecchio progetto, ma mica solo il suo – quello di tanti di quella bella stagione – sia ritrovarsi insieme a lavorare per una nuova stagione con il vecchio imprinting. 

E tutto questo può sembrare una divagazione un po’ malinconica, a margine della situazione contingente. E, invece, no: questo può, dovrebbe, deve, essere un punto di partenza. Perché è vero che c’è una Sampdoria che ha una classifica asfittica e una situazione societaria ancor di più; è vero che c’è una squadra che annaspa e un allenatore giovane e grintoso che la vorrebbe rifondare e rimodulare, trasformando gli agnelli in leoni; ed è verissimo che ci sono scadenze, da qui a tre settimane, che possono decidere non solo il futuro ma, addirittura, la sopravvivenza stessa della Sampdoria. Ma è proprio per questo che non è retorico affrontare la questione da questo punto di vista. Serve una matrice, diciamo ideologica, morale, da cui ripartire. Ed  è vero: è “solo” di calcio che parliamo. Ma il calcio – la Bella Stagione lo insegna – non è solo calcio, non è solo un pallone da prendere a calci. Basta quell’abbraccio fra Vialli e Mancini, a suggello dell’Europeo 2021, bastano le loro parole, l’essere fratelli oltre che amici, a raccontarlo. Allora, bisogna ripartite nel segno di una linea che sia caratteristica e unica. Da chi importa fino a un certo punto, serietà a parte, che è il primo, indispensabile, requisito. Le chiacchiere, ormai, hanno stufato. Anche Ivano Bonetti ha fatto un prudente passo indietro: «Al Thani? Noi ci speriamo, ma non siamo coinvolti. Se poi succede qualcosa, potremo entrare in gioco». Il fondo americano, con o senza James Pallotta, ma, verosimilmente con Gianluca dentro? O Edoardo Garrone che rimedia al suo marchiano errore e riprende non da dove aveva lasciato, ma da molto prima, da quelle maglie dei tempi della bella stagione, con il marchio Erg sopra. 

Qualunque sia il destino prossimo, con certe regole, un certo stile, possibilmente certi uomini dentro. Ecco, per capirci, la Sampdoria ai sampdoriani. E non è solo uno slogan.   

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<![CDATA[Sampdoria, una vergogna senza fine. Ora in ginocchio da Ranieri o una retrocessione dignitosa]]> https://telenord.it/sampdoria-una-vergogna-senza-fine-ora-in-ginocchio-da-ranieri-o-una-retrocessione-dignitosa-51306 https://telenord.it/sampdoria-una-vergogna-senza-fine-ora-in-ginocchio-da-ranieri-o-una-retrocessione-dignitosa-51306 Sun, 13 Nov 2022 10:10:00 +0100 I lampeggianti dei mezzi delle forze dell’ordine che colpiscono il profilo dell’AC Hotel di Corso Europa, sede dei ritiri della Sampdoria, disegnano il lugubre scenario di un Halloween calcistico differito di un paio di settimane. Ma qui non c’è né scherzetto né dolcetto: c’è solo l’amaro in bocca e la rabbia dei tifosi sampdoriani per lo scempio a cui da troppo tempo stanno, stiamo, assistendo. Il punto più basso della storia sampdoriana da una quarantina d’anni e oltre, dall’avvento di Paolo Mantovani a oggi, uno dei più brutti in assoluto. Perché c’è modo e modo di affondare. Si può fare con dignità, se non con eroismo, oppure in questo modo: fuor di metafora, consegnandosi, partita dopo partita, agli avversari. Quattro le sconfitte in successione. Ed è questo che fa attorcigliare le budella ai sampdoriani. E, paradossalmente ma senza dubbio, non è questione di impegno e neppure di tattica: i giocatori ci provano, stanno in partita 10 minuti o un tempo intero; poi, alla prima incrinatura degli equilibri fragilissimi, arriva il gol e l’incapacità di reagire. Perché la squadra non ha la forza morale per farlo e tantomeno il potenziale offensivo. Il modulo? Quello visto contro il Lecce, probabilmente, è il più equilibrato fra quelli provati dal tecnico attuale. Ma, come avevamo scritto la scorsa settimana, non è questione di moduli o di allenatori (per quanto qui il discorso meriti un approfondimento: Stankovic, al di là del suo impegno e della sua grinta, era una soluzione a rischio, e lo si sapeva fin dall’inizio), bensì di materiale umano. E alla caratura modesta di valori si abbina, ora, una crisi di fiducia e autostima che ha tolto ogni certezza e ogni capacità di reazione a questa squadra.

I problemi, però, nascono a monte, come le pesanti responsabilità. Una catena lunga, con pochissime attenuanti, che hanno portato la Sampdoria nella situazione attuale. A cominciare dalla madre di tutte le scelte errate: un presidente figlio di una famiglia che aveva a suo tempo salvato la Sampdoria che affida la società a un personaggio che contrappunta il suo ingresso nella Sampdoria con il fallimento di una compagnia aerea di cui è azionista. Parliamo, ovviamente, di Edoardo Garrone e della scelta di passare la Sampdoria nelle mani di Massimo Ferrero. Il quale Ferrero, peraltro, dopo anni discreti sul campo e dopo essersi concesso un lauto stipendio annuale, lega la Sampdoria a un intreccio maligno con le sue società extra calcio rendendola ostaggio di un altro fallimento. Siamo all’altro ieri: ci mette la faccia e tanta buona volontà Marco Lanna, che riesce a ricucire il rapporto con la tifoseria, ma in società ci sono divisioni, correnti, equivoci, che non vengono risolti. In flash back siamo a un anno fa: dopo che D’Aversa (alla guida di una squadra impoverita) ha pagato per tutti, torna Giampaolo e riesce, anche con fortuna – inutile negarlo – a salvare la Sampdoria. Da lì è cronaca: la Sampdoria del doppio manager partorisce, in ristrettezze economiche, una campagna acquisti infarcita di errori macroscopici (doppioni e ruoli scoperti), anche con la complicità del tecnico (vedi caso Candreva). Salta anche Giampaolo. Arriva Dejan Stankovic e ci prova in tutti in modi, ma riesce solo a trasformare la squadra meno fallosa del campionato in una che fa collezione di cartellini. Amen.

Ora la Sampdoria è al bivio. Detto brutalmente: credere che si possa ancora tenere accesa la fiammella della speranza o scendere in B nel modo più dignitoso possibile. Sei punti in 15 partite sono un bilancio traumatico, ma c’è l’anomalia di un campionato che si ferma per quasi due mesi, praticamente una nuova stagione breve, di sole 23 partite, da giocare. Nuova preparazione, potendo nuovi giocatori, possibilità di mandare a monte la partita attuale e cambiare un destino che sembra segnato.

Ma per crederci serve fare chiarezza – totale – su alcuni punti. Primo, fondamentale: c’è una possibilità anche minima che Ferrero torni al comando dopo il periodo d’inibizione che scade a inizio dicembre? Secondo: c’è la possibilità – vera, reale e concreta – dell’avvento di una nuova proprietà, sia essa il miraggio Al Thani, un fondo anglo-americano o, più semplicemente, il ritorno al comando di Garrone, con un’assunzione di responsabilità nell’emergenza, a suo tempo esplicitamente dichiarata? Perché, se Ferrero, resta dietro una porta chiusa e, magari, arrivano soldi freschi, ci sono due sole cose da fare: andare in ginocchio a chiedere a Claudio Ranieri di tornare e preparare una campagna acquisti invernale che deve essere drastica e spietata, salvare quelli che combattono e hanno la forza di farlo (Audero, Gabbiadini e anche il qualche volta troppo duro ma generosissimo Amione, per cominciare) e provare a fare quello che fece la Salernitana l’anno scorso. Altrimenti, senza una cospicua iniezione di denaro e di forze sane in campo (e pure nella catena di comando in società), si dovrà solo decidere a quale dei tre tecnici a libro paga affidare la seconda parte del campionato, dare il sangue a ogni partita sperando nel miracolo ma verosimilmente prepararsi a una retrocessione quasi inevitabile e, intanto, pensare a programmare già l’anno prossimo. Brutto da dire? Spiacevole? Sì, ma vero.

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<![CDATA[Samp, il vero problema è il materiale umano. Al mercato d'inverno vietato sbagliare ancora, con o senza la nuova proprietà ]]> https://telenord.it/samp-il-vero-problema-e-il-materiale-umano-al-mercato-d-inverno-vietato-sbagliare-ancora-con-o-senza-la-nuova-prorprieta-51085 https://telenord.it/samp-il-vero-problema-e-il-materiale-umano-al-mercato-d-inverno-vietato-sbagliare-ancora-con-o-senza-la-nuova-prorprieta-51085 Mon, 07 Nov 2022 11:20:00 +0100 E, alla fine, il problema principale è uno: il materiale umano. Ci eravamo illusi che bastasse giocare sui numeri, variare i moduli e le disposizioni in campo come in un gigantesco subbuteo, avevamo creduto che fosse indispensabile sostituire la maschera troppo spesso attonita di Marco Giampaolo con l’espressione convinta di Deki Stankovic, avevamo pensato che il suo collo taurino, le sue spalle larghe che esplodono dentro i maglioni attillati, il suo look sbrigativo (la cravatta mai, neanche quando viene ricevuto dal presidente della Serbia) potessero trasmettere per osmosi le sue qualità fisico-atletiche ai giocatori con la maglia blucerchiata e, invece, siamo qui a commentare una sconfitta che è prova di impotenza: 45 minuti alla pari con la Fiorentina, tranne un gol da polli e un paio di sbandate, ma dentro la partita. Nel secondo tempo, poi, il nulla.

E, allora, viene in mente che, sì, qualcosa è cambiato. Questa squadra (non sempre) ha recepito qualcosa della grinta dell’ex centrocampista del Triplete, il quale ha avuto il merito di lanciare giocatori dimenticati in panchina. Ma gli errori di fondo restano: la vulnerabilità sui calci piazzati, la fragilità difensiva, l’ingenuità di fondo su situazioni di gioco anche banali, l’incapacità di reagire e risalire la corrente e poi, anzi prima di tutto, la totale inconsistenza offensiva. Eppure, Stankovic ci lavora duro e tanto in settimana, come ci lavorava Giampaolo. Però i progressi non si vedono, i risultati non arrivano. I 4 punti nelle prime 3 partite della sua gestione (Bologna, Roma, Cremonese) erano stati promettenti, oltre alla rocambolesca qualificazione in Coppa Italia sull’Ascoli; aggiungendo Inter e Fiorentina, si torna a una media di 0,80 punti a partita e dove si va con questo ritmo è inutile sottolinearlo.

Si può fare meglio o peggio in panchina. Resta il problema alla base, il materiale umano, appunto. Ed è facile dirlo col senno di poi, ma su certe scelte – anche in regime societario di emergenza economica – è inevitabile tornare, discutere e domandarsi i perché. Perché via Bonazzoli e non Caputo, per esempio? Entrambi con richieste in estate, 12 gol segnati l’uno (Caputo), 11 l’altro, ma dieci anni di differenza sulla carta d’identità. Questione d’ingaggio, si è detto. E di feeling con lo spogliatoio. Questione d’ingaggio e di feeling con l’allenatore e anche con qualcuno nello spogliatoio, si è detto per Candreva, che ora farebbe comodo da pazzi, con Stankovic che cerca nuovamente (a differenza di Giampaolo) il gioco sulle fasce ma trova solo la buona volontà di Leris che non riesce mai, ma mai, a saltare l’uomo e crossare. Perché, negli spogliatoi delle altre squadre, non ci sono frizioni, tensioni, incomprensioni? E un dirigente a che serve, se non a smussare gli angoli, a ricordare a un calciatore che è un professionista e a rimarcare che si può anche non cercarsi per andare a cena dopo l’allenamento ma, in campo, ci si cerca, ci si aiuta e si lavora per la squadra?

E Thorsby? L’uomo che amava la Sampdoria fino a volerne diventare capitano venduto, anzi svenduto, impoverendo il centrocampo di sostanza fisica, muscolare e centimetri?

Sì, è più facile dirlo con il senno di poi. Ma questa si chiama programmazione e di programmatori la Sampdoria ne aveva e ne ha addirittura due: Osti e Faggiano. Ma la situazione è questa, così è anche se non vi pare. E’ cambiato il tecnico in panchina, è arrivato quello che – pensavamo e pensavano i tifosi – ha il carattere e l’indole «per appendere qualcuno nello spogliatoio». Ma finora non è bastato. Di Stankovic apprezziamo il non darsi mai per vinto, il provarci sempre, ma anche questo non è bastato, finora. Dejan Stankovic ci prova sempre, qualche volta addirittura troppo. Ha cambiato moduli e uomini da una partita all’altra e a partita in corso. Ha avuto il coraggio di mandare in campo un attaccante di 19 anni, Montevago, e lo ha sostituito dopo 45 minuti con Gabbiadini che – inevitabile – dopo le fiammate iniziali sta faticando maledettamente a tornare in condizione dopo la lunga assenza per infortunio. Il ragazzo Montevago, domenica, non faceva follie ma andava a picchiarsi e a cercare ogni pallone, dava peso all’attacco e appoggio a Caputo. Stavolta sarebbe valsa la pena di ripartire così, anziché cambiare nell’intervallo. Stankovic, certe volte, sembra provare a fare risultato dalla panchina, con la sua frenesia interventistica. Probabilmente è un retaggio del suo essere stato campione, dell’aver avuto la personalità per affrontare, risolvere e vincere i duelli. Ma da bordo campo è perfino più difficile.

Gli servirà la sosta, per lavorare con calma, dare un’identità definita alla sua Sampdoria. La sosta lunga per il Mondiale sarà fondamentale e preziosa. Potrebbe servire a recuperare il promettente De Luca, a tonificare Gabbiadini e l’ingrigito Sabiri, se resterà. E sarà indispensabile provare a rinforzare questa squadra. Facendo le nozze con i fichi secchi – e qui sarà importante non sbagliare ancora – se non arriverà una nuova proprietà. O, ce lo auguriamo tutti, con nuovi capitali alle spalle. Sono passate le ore, i giorni, le settimane e i mesi. Si sono spese parole. Ci sono altri soggetti interessati, oltre al gruppo Al Thani. I tifosi sampdoriani – generosi, ammirevoli e inevitabilmente delusi – aspettano i fatti. E, intanto, ci sono due partite, Torino e Lecce, che hanno un’importanza fondamentale.

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<![CDATA[Samp, a Milano tre schiaffi ma anche grinta e facce nuove. E serve a tutti i costi un attaccante vero]]> https://telenord.it/samp-a-milano-tre-schiaffi-ma-anche-grinta-e-facce-nuove-e-serve-a-tutti-i-costi-un-attaccante-vero-50843 https://telenord.it/samp-a-milano-tre-schiaffi-ma-anche-grinta-e-facce-nuove-e-serve-a-tutti-i-costi-un-attaccante-vero-50843 Sun, 30 Oct 2022 11:15:00 +0100 Dejan Stankovic lo sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stato facile ridare fiducia e compattezza in campo alla Sampdoria, riportarla a galla e in condizione di provare a completare con successo la missione salvezza. Sabato, dopo la partita di San Siro, lo ha detto con ironia: «Gli allenatori si dividono in due categorie, quelli che sono stati esonerati e quelli che non lo sono ancora». Vero: la carica di fiducia assegnata inizialmente va riconquistata partita dopo partita e minuto dopo minuto in campo. Ma la Sampdoria, uscita con un punteggio severo dalla trasferta contro l’Inter, ha mostrato luci e ombre, chiaroscuri sempre più netti che forse aiuteranno anche il tecnico serbo nella comprensione di dove intervenire.

Cominciamo da cosa non va: la Sampdoria ha subito tre gol in modo perfino banale, in situazioni – diciamo – scolastiche, su cui evidentemente dovrebbe essere possibile operare per fare meglio, ma che si ripetono da inizio stagione (e dal passato più remoto), a palesare errori individuali e di lettura delle dinamiche di gioco. Si può prendere gol su calcio piazzato con quella efficacissima semplicità che ha portato l’Inter a spezzare l’equilibrio e sbilanciare la partita? E si può subire da Barella (chapeau) un’imbucata così elementare e devastante insieme che ha, di fatto, chiuso la partita? Per non parlare dello 0-3, con Correa che può permettersi una volata di 70 metri e la conclusione micidiale indisturbato, con Ferrari che rincula senza andare al contrasto?

Fragilità difensiva che è fragilità nelle singole situazioni e, appunto, incapacità di fronteggiarle. Più che fragilità, inconsistenza offensiva, dove Gabbdiani, pur decentrato sulla fascia, ha messo inizialmente in allerta Bastoni e frenato Dimarco, non trovando però mai analogo supporto sulla sinistra, da parte di Leris, bravo in altre occasioni a dare equilibrio alla squadra ma stavolta cancellato da Dumfries. E, davanti, il nulla, a parte l’impegno, che oggi è in grado di offrire Caputo. In mezzo al campo, spregiudicatezza e difficoltà (tanto da rischiare l’espulsione) di Yepes e qualche bel tocco di Villar. Insomma, carenze note che si ripropongono e che vanno analizzate – se possibile, ovvio, perché c’è sempre la situazione economico-societaria con cui fare i conti– per il futuro.

Ma c’è anche qualcosa di positivo in questa Sampdoria tornata a casa con le orecchie basse da Milano. Innanzi tutto la grinta, il marchio Stankovic, che si traduce in molti (anche troppi) cartellini gialli, ma che è testimonianza di un cambio di atteggiamento in campo. Poi, appunto, i primi venti minuti di equilibrio, fino al maledetto 1-0 di De Vrij su palla inattiva: ben giocati, con l’Inter in difficoltà a trovare spazi. Nella Samp, in questa fase, coesione e buon supporto reciproco. Il possesso palla complessivo (48% alla fine). L’aver trovato, altro merito dell’allenatore, altri giocatori nella rosa, che possono dare una mano a una squadra che, fin dall’estate, deve fare i conti con una crisi economica evidente. Amione non è impeccabile ma è materiale grezzo e interessante su cui lavorare. Yepes ha subito una bocciatura quasi unanime, dopo la buona prova di Cremona, ma si è trovato contro giocatori di qualità superiore e non ha mai mostrato gap dovuti a timidezza. Crescerà. Sulle carte d’identità, alla voce anno di nascita, c’è scritto 2002 e, sabato a San Siro, ha fatto l’esordio anche l’attaccante Primavera Montevago, 2003. La manovra, rispetto all’era Giampaolo, è meno stucchevole e prevedibile, senza quelle continue ripartenze dal basso che permettevano alle difese avversarie il posizionamento senza mai andare in affanno.

Ora ci sono tre partite da far fruttare al massimo, da qui alla sosta. Nessuna facile, nessuna impossibile, ovviamente con la nota a margine che quella da vincere a tutti i costi è la terza, quella contro il Lecce a Marassi, antagonista diretta da frenare e, chissà, agganciare o sorpassare. Ma non basta: servono altri punti per alleggerire la zavorra di un inizio di campionato traumatico.

E servono ritocchi sul mercato invernale, a cominciare da quello più urgente e inderogabile: un attaccante in grado di reggere il gioco e finalizzare. Perché è vero che l’anno scorso Caputo si svegliò, e come si svegliò, nel girone di ritorno. E’ vero che Gabbiadini può solo migliorare e Pussetto acquisire ritmo e convinzione. E’ vero che pure Quagliarella, a dispetto dell’età e dei problemi fisici contingenti, può dare (ed essere impiegato) di più. Ed è vero che, nel conto, manca quello che poteva essere e non è stato il promettente De Luca, subito messo fuori per un serio infortrunio, ora in via di recupero. Ma serve, straserve, un attaccante solido, affidabile, con le spalle larghe in tutti i sensi. E servirà alzare il tasso tecnico complessivo, magari provando a innestare chili e centimetri, oltre a qualità, in una squadra che ha perso muscoli a centrocampo.

Ovviamente, per fare questo, ci sono due strade. O le nozze con i fichi secchi, sacrificando magari un giocatore che ha mercato (Sabiri? Ma sarebbe meglio recuperarlo…) per investire su altre risorse. O, auspicabilmente, una nuova proprietà con disponibilità economiche. E siamo sempre al solito discorso che, innanzi tutto, va a riguardare la cordata Al Thani.

Su cui si è divisa la città sampdoriana, dai tifosi ai media. Divisi, appunto, tra chi non mette in discussione il progetto Di Silvio & C e quelli che, invece, credono che tutto questo sia solo un bluff. La verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo. L’unica offerta concreta e irrevocabile, al momento, è quella del gruppo Di Silvio & C. I soldi del famoso “acconto” da 40 milioni sul conto escrow non ci sono. La due diligence non è stata ancora espletata. L’esclusiva non è stata concessa dal trustee Vidal e lo sarà, solo, se e quando, arriveranno i soldi. Se e quando arriveranno, i tempi saranno stretti: questione di 2-3 settimane al massimo o, al limite, di giorni. Dipenderà essenzialmente dai tempi per la due diligence.

Ma sappiamo tutti che il Cda ha chiesto al trustee, in un incontro nei giorni scorsi, una deadline temporale, per non prolungare all’infinito questa agonia e buttarsi, eventualmente, su altre ipotesi operative. Lo hanno chiesto per il bene della Sampdoria.

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<![CDATA[La fortuna aiuta i coraggiosi. Effetto Stankovic: uniti e convinti si vince]]> https://telenord.it/la-fortuna-aiuta-i-coraggiosi-effetto-stankovic-uniti-e-convinti-si-vince-50661 https://telenord.it/la-fortuna-aiuta-i-coraggiosi-effetto-stankovic-uniti-e-convinti-si-vince-50661 Tue, 25 Oct 2022 14:35:00 +0200 Anche Sinisa Mihajlovic, nove anni fa, quando arrivò sulla panchina della Sampdoria da quella della Nazionale serba, centrò la sua prima vittoria alla terza partita. L’accostamento, ovviamente, non è casuale: Dejan Stankovic considera Sinisa un fratello maggiore e una fonte d’ispirazione. Entrambi serbi, entrambi provenienti da un incarico molto importante nella patria d’origine (la nazionale allora, la Stella Rossa adesso), entrambi con caratteri forti e la voglia di trasmettere uno spirito che rappresenti un plus alla squadra di cui provano a risollevare le sorti.

La Sampdoria, alla terza con Stankovic in panca ha battuto l’Ascoli dopo una serie (e una sofferenza) infinita ai rigori. E alla terza in campionato è andata a strappare una vittoria meritata contro la Cremonese proprio per lo sforzo fatto e la volontà di non mollare mai e una crescita progressiva dopo un primo tempo a tratti addirittura in balia dell’avversaria e 60 minuti complessivi a remare controcorrente. Prima vittoria stagionale, primo break contro un’avversaria diretta (finora ko contro Salernitana, Verona, Spezia e Monza), primo successo esterno da marzo scorso (Venezia). Gli eroi di giornata sono tre, e questa è, naturalmente, una semplificazione. Ma fino a un certo punto, soprattutto nel caso del primo. Emil Audero ha ritrovato l’arbitro, Maresca, con cui, mesi fa, ha impresso una svolta alla propria carriera e ottenuto un’iniezione di autostima ricostituente. Un rigore contro come nel derby di fine stagione scorsa contro il Genoa, una parata-salvezza allora e una nuova fiducia. Adesso un rigore contro, una partita che vale il campionato, anche se era solo l’undicesima giornata, una parata (e poi tante altre) che ferma la Cremonese e mette la prima pietra per il sorpasso.

Audero ha detto che Stankovic ha saputo toccare le corde giuste nello spogliatoio durante l’intervallo. Lo ha detto sapendo che è vero solo in parte. Perché hanno pesato, e molto, anche gli aggiustamenti tattici. La vittoria contro la Cremonese non vale la salvezza, ma una sconfitta poteva valere già mezza retrocessione. I tre punti mandano i blucerchiati dall’ultima alla terzultima posizione, permettono di mettersi due squadre (Cremonese e Verona) alle spalle, di avvicinare il Lecce accorciando la classifica. Stankovic ha saputo toccare le corde giuste giocando sull’orgoglio e la fiducia in se stessi dei suoi giocatori, ma ha anche saputo correggere in corsa il modulo di gioco portandolo da un 4-2-3-1 molto sbilanciato (cinque i giocatori offensivi in campo: Caputo, Sabiri, Pussetto, Djuricic e Verre) e poco efficace a un 3-5-2 molto più equilibrato e funzionale.  

Questa capacità di vedere i problemi in campo e risolverli in fretta è un grande pregio del nuovo allenatore. E qui la citazione è d’obbligo per gli altri due eroi di giornata: Omar Colley, che ha festeggiato il compleanno con una zampata da 3 punti, e Yepes, l’eterno talento in attesa di chance importanti, lodatissimo in estate ma poi ospite fisso in panchina, frenato nella sua carriera da qualche chilo di meno, che però trova contraltare in senso della posizione, capacità di filtro e visione di gioco. Importante, dunque, negli equilibri della Sampdoria che, da sofferente, si è trasformata nell’ultima mezz’ora in arrembante e infine vincente. Il quarto che merita una citazione è Gabbiadini, che sta recuperando, fra inevitabili alti e bassi, da un infortunio pesante. Si è mangiato un gol clamoroso, ma ha fornito l’assist vincente a Colley. Va bene così.

Questa Sampdoria ha mostrato ancora una volta un colpo d’occhio straordinario dei tremila tifosi che hanno affrontato la trasferta. Un tifo da brividi. Tifo e sofferenza anche per i membri del Cda in tribuna, che stanno lavorando per un’altra salvezza, con Marco Lanna che non ha resistito e alla fine era in campo a festeggiare la squadra. Dietro l’angolo c’è l’Inter e sarà una partita da far tremare i polsi. «Ci penserò, adesso fatemi godere questa gioia», ha detto Stankovic, che affronta nuovamente un altro incrocio col suo (luminoso) passato di calciatore. Alla tattica penserà e certamente farà tesoro di quelle correzioni in corsa che ha dovuto via via apportare per dare alla Sampdoria i giusti equilibri a Cremona. Dopo l’Inter, seconda trasferta consecutiva, la Sampdoria affronterà la Fiorentina in casa, il Torino nuovamente in trasferta e, prima della lunga sosta mondiale, un’altra partita fondamentale, quella con il Lecce. Ma, appunto, Dejan Stankovic tocca altri tasti. Come l’unità squadra-pubblico: «Sembrava di giocare in casa. Il pubblico è da 10 e so che lo sarà fino alla fine. Tutti spettacolari, in campo e fuori». E l’atteggiamento: «Sì, ci sono stati errori. Puoi sbagliare ma non mollare. Anch’io, quando giocavo, ne facevo, in certe partite. Ma l’importante è non sbagliare atteggiamento. E stavolta contava vincere. Ma devi rispettarla, la fortuna, e lei ti premia».

Il campionato della Sampdoria è (ri)cominciato.

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<![CDATA[ Ferrero, una provocazione non casuale. Di Silvio, ora i fatti. Lanna e Stankovic, la speranza]]> https://telenord.it/ferrero-una-provocazione-non-casuale-di-silvio-ora-i-fatti-lanna-e-stankovic-la-speranza-50413 https://telenord.it/ferrero-una-provocazione-non-casuale-di-silvio-ora-i-fatti-lanna-e-stankovic-la-speranza-50413 Tue, 18 Oct 2022 11:25:00 +0200 Annichiliti ed esterrefatti. Due aggettivi per definire lo stato d’animo dei vertici dello staff dirigenziale della Sampdoria quando, lunedì sera nella tribuna del Ferraris, si sono trovati accanto Massimo Ferrero. Due aggettivi (filtrati dall’interno dello staff) pesanti e quadrati come mattoni, che non spiegano sfumature ma stati d’animo netti e drastici. Massimo Ferrero, con quella specie d’incursione corsara, senza preavviso né al Comitato d’emergenza che guida la Sampdoria né alla Digos, ha rischiato di far saltare il tappo a Lanna & C., che hanno tra le mani la patata bollente. E che hanno preso in considerazione le dimissioni. Una mossa non prevista, appunto non annunciata, quella di Ferrero, per la quale è stato speso unanimemente, da tifosi inferociti e addetti ai lavori, un altro aggettivo: provocatoria. Ma, si badi bene, non una guasconata, non una sortita casuale e istintiva. La domanda d’obbligo è una sola: perché? E le prime risposte che vengono in mente sono due: un colpo di teatro, una sbruffonata come un colpo di scena mal riuscito da cinepanettone del cinematografaro romano in vista di una imminente cessione, una specie di firma a una gestione contrappuntata da troppe gaffes. O una sorta di avvertimento, tipo: io sono ancora qui. Destinatario Edoardo Garrone. Ovvero l’uomo che gli ha messo in mano la Sampdoria, che è ritenuto responsabile di questa scelta e che a lui è legato, suo malgrado, fino a che un passaggio di proprietà non chiuderà definitivamente un capitolo con tutti gli intrecci di garanzie che, appunto, a suo tempo avevano offerto una copertura economica a Ferrero.

Dal passato non ancora passato al presente non ancora futuro, ovvero Francesco Di Silvio, che con Ferrero condivide l’ambito professionale, il cinema, e l’irritualità di molti comportamenti. Il suo ruolo di mediatore nella cordata che dovrebbe portare lo sceicco Al Tani a Genova è scandita da una compulsiva presenza sui social, con – anche – incomprensibili lezioni di deontologia giornalistica. Rimarcato che il suo concetto di “articoli autorizzati” non trova riscontri nella libertà d’informazione, il concetto di fondo è molto semplice: Di Silvio può essere simpatico o antipatico, quello che conta sarà il momento (auspicabile) in cui i famosi 40 milioni saranno finalmente approdati nel conto escrow. Ovvero: nel momento in cui, auspicabilmente, il trustee Vidal potrà annunciare «ho contezza del deposito di denaro», a quel punto non conteranno più i punto di vista ma i dati di fatto. E i soldi. Insomma, si o no, dentro o fuori, soldi sul conto o conto vuoto. Punto. Il resto sono parole.

In mezzo, fra questi due estremi che, in qualche modo, si toccano, ovvero tra Ferrero e Di Silvio, c’è un genovese che la faccia ce l’ha messa perché, come ha confidato, suo padre gli ha insegnato ad assumersi le responsabilità. E’ Marco Lanna, ex giocatore della Sampdoria, presidente in emergenza, sampdoriano vero, senza alcun dubbio, uno che ha passione e che passione mette nel suo lavoro quotidiano. Quando, lunedì sera, ha visto materializzarsi il fantasma di Ferrero si è alzato ed è uscito dalla tribuna d’onore.Ha pensato di dimettersi. Poi ha metabolizzato la rabbia. E’ rientrato nello stadio. Si è seduto a distanza di sicurezza da Ferrero. Alle dimissioni, probabilmente, penserà ancora. Ma non le darà. Per spirito di servizio, per amore di Sampdoria, perché quando uno come lui si assume una responsabilità, la porta in fondo. Poche parole, fatti concreti.

Infine, in questa carrellata di volti e azioni, ci sono quella e quelle di Dejan Stankovic, arrivato alla Samp a prescindere da Ferrero. Ha un obiettivo preciso: salvare la squadra blucerchiata. Le sta dando un’anima, darle un gioco e pericolosità offensiva è molto più difficile. Ha trovato uno scudiero che cresce partita dopo partita, Djuricic, abbiamo visto Villar iniziare a comandare il gioco. Per Stankovic i moduli di gioco non sono dogmi ma strumenti. Farà l’impossibile, di questo possiamo essere sicuri.

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<![CDATA[Stankovic vede la luce, dopo il pareggio dell'orgoglio vuole la rivoluzione della mentalità ]]> https://telenord.it/stankovic-vede-la-luce-dopo-il-pareggio-dell-orgoglio-vuole-la-rivoluzione-della-mentalita-50122 https://telenord.it/stankovic-vede-la-luce-dopo-il-pareggio-dell-orgoglio-vuole-la-rivoluzione-della-mentalita-50122 Sun, 09 Oct 2022 10:25:00 +0200  

Il riscaldamento seguito dentro il campo, le raccomandazioni a Vieira prima e Rincon dopo, appena cominciata la partita. Gli urli, il dito puntato a indicare l’avversario da non mollare e un arco disegnato col braccio a visualizzare il movimento da fare. E poi il “cinque” dato a tutta la panchina, con la mano aperta, dopo il gol del pareggio di Djuricic, il migliore in campo. E le pacche ai giocatori, gli abbracci alla fine. E gli altri abbracci, a inizio e fine partita, al compagno di Triplete nerazzurro Thiago Motta, anche lui alle prese con una navigazione piena d’insidie. Benvenuto Dejan Stankovic. La prima è un pareggio che vale un punto e molto di più: un’iniezione maxi di un ricostituente per l’autostima di una Sampdoria che si era persa e forse si ritroverà. «Vedo la luce in fondo al tunnel», dice l’ex centrocampista. E Filip Djuricic, serbo come lui: «Si vede già l’altra mentalità».

 

Quarantott’ore per provare a dare uno stop all’inerzia negativa, trasmettere fiducia, riaccendere la luce. Quarantott’ore sono poche, anche se lui, Dejan, ha detto che due giorni nei grandi club bastano. Lo ha detto perché doveva dirlo, anche se è vero solo in parte. Due giorni bastano per interrompere il circuito dell’inerzia negativa. Per costruire, ci vuole altro e lui lo sa. Per la prima sulla panchina sampdoriana, 48 ore dopo il suo insediamento, ha chiesto tre cose: orgoglio, sudore e impegno. Li ha avuti, non da tutti forse e non da tutti in quantità massimali, ma li ha avuti. La Sampdoria al Dall’Ara ha prima perso la partita, poi rivisto gli spettri, rischiato di subire (traversa) il gol del raddoppio che sarebbe stato uno psicodramma, quindi ha riagguantato il pareggio, infine avrebbe potuto vincere, senza rubare nulla. Ora chiederà altre cose, proverà a dare forma ad altri sostantivi: organizzazione, allenamento («dobbiamo allenarci meglio», fiducia («devo dare un abbraccio e fiducia»). «Possiamo migliorare in tutto», dice. Ed entra in dettaglio: nell’uno contro uno, nel tener palla, nel giocarla in avanti, nella pericolosità.

 

La prima Sampdoria dell’era Stankovic porta a tre osservazioni basiche, ma fondamentali. Prima: il nuovo allenatore della Sampdoria ha un atteggiamento totalmente divergente – caldo, passionale, macroscopicamente partecipe - da quello del suo predecessore, il che di per sé non basta certo a dare punti alla squadra, ma nei momenti di crisi certamente aiuta. Seconda: capisce le situazioni e le risolve in fretta. Il cambio di Gabbiadini, che non poteva – per caratteristiche, ma anche per limiti atletici contingenti – offrire un grande supporto sulla fascia, dove Bereszynski era in sofferenza, con Leris, ha variato gli equilibri ed è approdato gradualmente verso un 4-4-2 concretizzato con l’ingresso di Quagliarella. Due minuti dopo è arrivato il gol. Terzo: una volta ripresa in mano numericamente la partita, i giocatori della Sampdoria hanno mostrato di non aver dimenticato come si gioca, hanno cercato il palleggio, i tocchi di prima, sfiorando il raddoppio, che non sarebbe stato un’eresia.

 

Sinisa Mihajlovic, per andare a cercare un precedente suggestivo, nel 2013, prese in mano la Sampdoria in novembre, pareggiò la prima, non perse la seconda e centrò la vittoria alla terza, alla fine salvò la Sampdoria. E’ solo un riferimento, o meglio un auspicio. Ma, certo, Stankovic sa dove e come lavorare e ha già individuato problemi e carenze.

 

Presto, ovviamente, per giudicare, valutare e attribuire patenti ed elogi. Ma i segnali forniscono primi, incoraggianti, esiti. Stankovic, si sa, è arrivato dopo un casting in cui l’uomo più esperto, quello con l’etichetta dell’usato non sicuro ma certamente molto affidabile, Claudio Ranieri, si è autoeliminato, tutti sanno il perché: nessuna voglia di avere a che fare con il fantasma incombente di Massimo Ferrero. Stankovic pare arrivi con la benedizione di Roberto Mancini, con cui ha condiviso tratti di carriera, da giocatore alla Lazio, e poi all’Inter, uno allenatore l’altro club manager. Probabile che Mancini abbia speso parole buone anche per Daniele De Rossi che, da allenatore in campo, cerca il salto di qualità come allenatore vero, dopo aver fatto scuola guida nello staff azzurro del Mancio. Ma Stankovic porta in dote tre titoli e due Coppe di Serbia, non pochissimo. Dopo il pareggio di Bologna ha detto che si sente fortunato e privilegiato ad allenare la Sampdoria. E’ un’occasione, per lui e per una squadra che ha bisogno di una guida dalle spalle larghe, che sappia andare oltre le difficoltà e le carenze conseguenti ad una situazione societaria anomala. Il cammino è in salita e non facile, la prossima è la Roma di Mourinho, toh un altro incrocio non banale per Deki Stankovic.

 

Parallelamente, nella partita che, ci si augura, deve portare a un cambio di proprietà il più rapido e affidabile possibile, è l’ora – soprattutto per la cordata Di Silvio – di scoprire le carte.

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<![CDATA[Samp, dopo il tracollo è solo questione di soldi. Ranieri per l'impresa]]> https://telenord.it/samp-dopo-il-tracollo-e-solo-questione-di-soldi-ranieri-per-l-impresa-49936 https://telenord.it/samp-dopo-il-tracollo-e-solo-questione-di-soldi-ranieri-per-l-impresa-49936 Mon, 03 Oct 2022 10:20:00 +0200 E adesso è solo una questione di soldi. I soldi che la Sampdoria in crisi societaria deve trovare per provare a salvare la Sampdoria in crisi tecnica. E i soldi cui Marco Giampaolo potrebbe rinunciare un beau geste? Un atto d’amore? Un accordo per rinunciare ai compensi del secondo anno di accordo biennale? – che permetterebbero al comitato di reggenza attuale, Lanna, Romei & Co, di riportare sulla panchina blucerchiata Claudio Ranieri. Ovvero l’unico che, ragionevolmente, appare in grado di risollevare l’ultima della classifica dall’abisso e provare la durissima impresa di una rincorsa alla salvezza.

Due settimane sono già state buttate al vento: il tempo della sosta azzurra che avrebbe consentito al nuovo tecnico di cominciare l’operazione di rivitalizzazione di un gruppo che appare schiacciato da un peso enorme di insicurezze, incapacità di esprimersi e autostima a livello zero. A Giampaolo è stata rinnovata, dopo la sconfitta della Spezia, una fiducia che sapeva di atto di fede. Perché, se anche le cose fossero andate diversamente contro il Monza, la sua panchina sarebbe rimasta in bilico a ogni giornata di campionato da qui alla fine e, d’altra parte, l’allenatore non sembrava in grado, ormai, di dare la scossa necessaria per risollevarsi. Dunque, situazione improponibile.

Ma così è stato, probabilmente anche in questo caso per una questione di soldi, oltreché perché, ancora una volta, ha vinto una corrente di pensiero su un’altra. E che in casa Sampdoria i pensieri non siano univoci si sa ormai da tempo. Dunque, per riassumere, fiducia a Giampaolo e tracollo col Monza, con una squadra, incomprensibile nella disposizione in campo iniziale – dentro Gabbiadini, ma relegato all’ala, in un 4-3-3 che tendeva nettamente al 4-5-1. Siamo a domenica, a una prestazione umiliante davanti a un pubblico che meriterebbe molto, ma molto, di più. Contro un’avversaria guidata da un tecnico giovanissimo, Palladino, e al timone da sole tre settimane ma in grado di dare una connotazione tattica alla squadra (di buona qualità, da centro classifica) marcata.

Il resto si sa. Il crac 0-3. L’annuncio di Romei, i suoi «ci spiace», «le colpe sono di tutti». Vero. Ma paga uno solo. Inevitabile, e a Giampaolo – al di là dei risultati – va riconosciuta serietà, professionalità, applicazione, coinvolgimento emotivo in dosi perfino esagerate. Giampaolo esonerato e una decisione ancora da prendere. Sorprendentemente, dopo che la crisi è esplosa da lungo tempo.

Ma il problema, verosimilmente, è sempre lì: una questione di soldi. Girano nomi che sono scommesse – De Rossi, Stankovic -, poi – più concretamente . si arriva a un bivio: da una parte D'Aversa, dall’altra Ranieri. L’ultimo campionato di Ranieri fu quello dei 52 punti. D’Aversa, altro professionista serio, chiuse la sua avventura sampdoriana con 20 punti in 22 partite, media 0,91. Qualunque dubbio di natura tecnica, di fronte a queste cifre, si volatilizza. Serve la ragionevolezza, la semplicità tattica, la calma di Ranieri, servono la sua esperienza e le sue spalle larghe. E poi, a tecnico deciso, sarebbe il caso di analizzare, senza alibi, «le colpe di tutti». Per davvero.

A margine, chiaro che una squadra a concreto rischio retrocessione possa raffreddare gli entusiasmi degli aspiranti compratori. Filtra solo, dall’entourage della cordata Di Silvio-Al Thani, un concetto: per noi non cambia nulla. Per gli altri gruppi che hanno superato la due diligence si vedrà.

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<![CDATA[Giampaolo seduto su una panchina a orologeria, ma il colpevole non è uno solo]]> https://telenord.it/giampaolo-seduto-su-una-panchina-a-orologeria-ma-il-colpevole-non-e-uno-solo-49498 https://telenord.it/giampaolo-seduto-su-una-panchina-a-orologeria-ma-il-colpevole-non-e-uno-solo-49498 Sun, 18 Sep 2022 09:45:00 +0200 E adesso Marco Giampaolo è seduto su una panchina a orologeria, col timer che ha già iniziato il conto alla rovescia. Ha una classifica pessima (2 punti in 7 partite, Di Francesco venne esonerato dopo 7 gare con 3 punti all’attivo), un rendimento in trasferta dal suo avvento bis da serie B sparata, uno zero assoluto nel bilancio contro le avversarie dirette, una buona parte della tifoseria contro e il responsabile dell’area tecnica Carlo Osti che, mentre lo riconferma, lascia capire che in società c’è (comprensibilmente) una voragine di dubbi su questa scelta. Martedì ci sarà un vertice: i 2 ds Osti e Faggiano, il presidente Lanna e il vice Romei e, naturalmente, lui: Giampaolo. Sempreché non decida di arrendersi prima. Ma non è il tipo: è un lavoratore che crede nel suo lavoro. Lo ha detto il suo vice Francesco Conti, subito dopo la sconfitta del Picco.

Dunque, mentre il timer continuerà il suo sinistro conto alla rovescia, martedì ci sarà un incontro che verterà su una sola grande questione: l’allenatore crede nelle possibilità di salvezza della squadra? Ci crede davvero e si assume la responsabilità di questa (eventuale) affermazione? Se sì, il potenziale esplosivo non sarà disinnescato, perché funziona così: una volta avviato il meccanismo, il conto alla rovescia verso il botto continua. Si può solo arrestare.

Ma non definitivamente. Perché, se la Sampdoria, non batterà il Monza dopo la sosta, Giampaolo salterà e sarà sostituito da D’Aversa, cioè da colui che il tecnico di Giulianova aveva sostituito. Sempreché in casa Sampdoria non si decida che, nonostante la situazione societaria che tutti conoscono, si può fare il sacrificio supremo di andare a implorare Don Claudio Ranieri dal Testaccio e pregarlo di ritornare. Senza certezza che la risposta possa essere affermativa. E tutto questo, si badi bene, è un auspicio personale, non una trattativa avviata e concreta. E, comunque, se Giampaolo supererà l’ostacolo Monza, rischierà la settimana successiva contro il Bologna e via, procedendo, fino a che la classifica non fosse finalmente risanata.

Tornando a bomba (pardon), la Sampdoria dalla Spezia poteva tornare con (almeno) un punto. Lo ha detto pure Gotti che i suoi aquilotti sono stati fortunati, ma anche fermamente determinati a risalire la corrente una volta passati in svantaggio. Missione compiuta subito: un minuto e risultato di nuovo in equilibrio. Ciò detto, la Sampdoria ha tirato di più in porta, è stata anche sfigata a subire un gol su una carambola sfortunata, ha sprecato l’opportunità del pareggio al 94’30” con Quagliarella che 99 volte su 100 avrebbe toccato il pallone sotto scavalcando Dragowski e, invece, stavolta ha tirato secco trovando i piedi del portiere polacco a respingere; il quale Dragowski ha fatto cose ‘e pazzi andando a respingere la doppia conclusione Gabbiadini-Sabiri. Insomma, ha ragione Giampaolo quando dice che la Sampdoria, da inizio campionato, ha sbagliato – ma sbagliato davvero – solo la partita di Salerno. Ma la Sampdoria continua a non far punti perché manca sempre un quid, per una bella dose di malasorte, per colpa (anche) di alcune decisioni arbitrali. Ma il punto è: dove può trovare, questa squadra, la scossa per rianimarsi, riprendere il controllo della sua stagione, rivitalizzare la sua classifica, tornare in corsa con concrete possibilità di evitare la B, che ora come ora è un pericolo concreto, non un presagio di sventura?

Poi, ci sono tante piccole considerazioni, chiamiamoli spunti di riflessioni. Perché si è partiti con il modulo a due punte contro il Verona e non contro la squadra di Gotti? Perché Pussetto, che dovrebbe avere nei movimenti rapidi un suo punto di forza, non è stato preso in considerazione contro una difesa muscolare ma non certamente molto dinamica come quella spezzina? Perché la difesa sampdoriana continua a essere così permeabile e, soprattutto, vulnerabile sulle fasce, considerando che la protezione difensiva e la famosa linea erano tratti distintivi del calcio giampaoliano? Perché a certi giocatori non viene concesso di scollarsi dalla panchina, nemmeno per un minuto? Per esempio Conti, guarito dall’infortunio, e Yepes, dopo un’estate piena di elogi e prestazioni interessanti. Perché chi ha fatto il mercato non ha pensato che a una formazione che doveva lottare per salvarsi non fosse fondamentale un leader in campo e nello spogliatoio? Un uomo squadra che avesse la capacità di dare fiducia fuori e dentro il campo? E, oltre alla fiducia, anche tempi di gioco, come “raffreddare” la partita dopo un gol fatto o cambiare ritmo in un serrate finale? Quagliarella è uno splendido professionista di 40 anni, ma non è questo. Lo era molto di più Ekdal. Che ieri era in campo nel finale di partita, sì, ma dall’altra parte. E, ovviamente, speriamo che le chiavi del centrocampo e della squadra possa prenderle Winks.

Insomma, l’obiettivo comune è raddrizzare la barca e salvare la Sampdoria. Ma, sia chiaro, sulla panchina a orologeria sta seduto uno solo – Giampaolo – ma le responsabilità della situazione attuale, per chi non l’avesse capito, sono di molti.

 

 

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<![CDATA[Giampaolo stavolta s'è infuriato, la Sampdoria merita rispetto]]> https://telenord.it/giampaolo-stavolta-s-e-infuriato-la-sampdoria-merita-rispetto-49301 https://telenord.it/giampaolo-stavolta-s-e-infuriato-la-sampdoria-merita-rispetto-49301 Sun, 11 Sep 2022 09:50:00 +0200 E se alla fine saltano i nervi di Giampaolo e (quasi) anche quelli di Quagliarella, allora vuol proprio dire che c’è qualcosa che non va. Giampaolo lo ha spiegato in modo molto semplice e chiaro: "io non ho mai creato problemi agli arbitri". Vero. Tanto vero che, dopo Sampdoria-Lazio, era arrivato pure a fare i complimenti ad Aureliano, reduce dal check video più veloce della storia del calcio. Ma il tecnico sampdoriano aveva spiegato così: "si può essere d’accordo o meno, ma mi è piaciuta l’assunzione di responsabilità".

Stavolta al tecnico della Sampdoria, cui si potrà rimproverare tutto ma non certo di non essere educato con direttori di gara e dintorni, hanno proprio fatto saltare il tappo. Cartellino rosso per proteste, mentre anche capitan Quagliarella, altro esempio di comportamento corretto e rispettoso in campo, inveiva contro Fabbri e veniva allontanato da un compagno dopo aver rimediato un giallo per proteste. Dunque, o improvvisamente la correttissima Sampdoria è stata colta da una misteriosa sindrome che ha stravolto caratteri e comportamenti o, appunto, qualcuno i nervi li ha fatti saltare a mister Marco ecapitan Fabio, facendo gonfiare le vene a giocatori in campo e a tutta la panchina. Sì, è andata proprio così: «Sono inca**ato, non sono soddisfatto. Non mi è piaciuta la gestione di Fabbri dopo l’espulsione sacrosanta di Leao. Il rigore è da rivedere. Fabbri ha vissuto la partita con un senso di sfida, non doveva sfidare il pubblico e i giocatori. Bisogna stare al di sopra. Sono stato espulso una volta in carriera, nessuno ha mai avuto problemi con me». Capito? E sul rigore: « Ora se si muove una foglia in area è tutto più complicato. E’ giusta l’ammonizione a Leris? No. Se non metti le mani, come proteggi la palla?. Ci sono state tre partite: la nostra, quella del Milan e quella dell’arbitro. Giudicatele».

E stavolta ha ragione lui, in pieno, su tutta la linea. Perché la partita della Sampdoria, contro la squadra attualmente più forte del campionato, non poteva essere né brillante né spavalda. Doveva essere di sacrificio, e così è stata. La Sampdoria l’ha recuperata e, fino a quel momento, le decisioni chiave (doppio giallo a Leao e raddoppio cancellato) non erano opinabili. Poi, in 11 contro 10, il pareggio. E, magari, la Sampdoria avrebbe potuto pressare di più e più alta. Ma ricordatevi di mettere in conto anche due legni (da inizio campionato sono 6). Fine della critica in spiccioli. Il Milan? Meno bello del solito, forse anche un po’ sbruffone (vero Leao?) e stanco per l’impegno di Champions. E l’arbitro Fabbri? Perfetto fino a che Davide non mette in difficoltà Golia. A quel punto, proprio come ha detto Giampaolo, perde equilibrio, uniformità di giudizio, lui e il Var pescano un‘irregolarità da vedere e rivedere mille volte (mano di Villar) che rimette il Milan avanti. Poi, nel finale, l’atteggiamento del direttore di gara diventa addirittura irritante.
E qui viene fuori una frase, breve ma illuminante, su cui faranno bene a meditare anche i vertici della Sampdoria società: «Il Milan è forte e non ha bisogno di nulla, la Sampdoria va rispettata». Appunto. Facendosi sentire. Nelle sedi opportune, ma in modo chiaro, esplicito, pesante se è il caso. Perché agli errori contro Atalanta, Salernitana e Lazio, si è aggiunto l’arbitraggio fastidioso di Fabbri, il quale ha dato l’esatta sensazione di avere grande rispetto, sì, ma del potente Milan, calpestando i diritti della “piccola” Sampdoria.

Lo avevamo già detto dopo la gara interna con la Lazio: non servono le sceneggiate, ma qualcuno le fa – consapevolmente -, vero Sarri? Non servono le sceneggiate ma esigere rispetto, battendo i pugni, nel caso, nelle sedi opportune. Come faceva Paolo Mantovani. Se non lo hanno ancora fatto, Lanna e Romei, si facciano sentire. Se lo hanno già fatto, lo rifacciano. La Sampdoria merita rispetto. Punto.
Fino a che, perlomeno, una nuova proprietà subentrerà nella società blucerchiata, dove magari un giorno potrebbe avere un ruolo di rilievo Gianluca Vialli, oggi uomo simbolo dello staff azzurro accanto a Mancini. L’imprenditore Di Silvio è convinto di avere le carte in regola per acquisire la Sampdoria, con capitali arabi forti, e la coppia di grandi ex Gianluca Vialli-Ivano Bonetti. Vialli, per la cronaca, è disponibile, come ha già fatto in passato, a sedersi a un tavolo per verificare prospettive e idee. E questo – se qualcuno non l’avesse ancora capito – non solo con la cordata Di Silvio. Dunque, un nome-garanzia che potrebbe rappresentare un capitale di fiducia non solo per quel gruppo. Poi, ci sono gli americani di Pacific Media Group che potrebbero contare sull’apporto sostanzioso di Counter Press Acquisition Corporation di Paul Conway, società che lavora forte nel mondo dello sport e che potrebbe mettere la prua sulla Sampdoria anche con un’operazione indipendente.

Si resta in attesa. Ma, nell’attesa, non si può andare avanti così, con le difficoltà oggettive di una situazione non facile amplificate da un percorso a ostacoli per una serie sempre più lunga di arbitraggi palesemente insufficienti. Tornando al campo, Giampaolo si dice certo che la Sampdoria di sabato prossimo al Picco sarà Sampdoria vera. Spezia prima della sosta, poi alla ripresa il Monza a Marassi e quindi il Bologna in trasferta. Partite da cui servono punti pesanti.

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<![CDATA[Sampdoria a due facce: in trasferta è allarme rosso]]> https://telenord.it/sampdoria-a-due-facce-in-trasferta-e-allarme-rosso-49135 https://telenord.it/sampdoria-a-due-facce-in-trasferta-e-allarme-rosso-49135 Mon, 05 Sep 2022 10:00:00 +0200 Adesso è certo: ci sono due Sampdorie, quella che resta a mani vuote contro l’Atalanta solo perché Pairetto dalla cattedra del Var dà una lezione sbagliata all’arbitro Dionisi, che gioca di sostanza e volontà contro la Juventus e che rimette in piedi un risultato, contro la Lazio, compromesso da un altro uso bizzarro del Var. E poi c’è la Sampdoria che si fa strapazzare dalla Salernitana, che è anche quella (molto meno imbelle, ma non meno colpevole) che al Bentegodi gioca e fa pesare una superiorità qualitativa contro il Verona per poi autodistruggersi concedendo due gol per macroscopici errori difensivi, non avendo poi la lucidità per riagguantare il risultato con un secondo tempo in cui i lampi da 2-2 arrivano solo nel finale e, anzi, Audero ci mette un paio di pezze per evitare che il punteggio diventi più pesante. Ci sono due squadre anche nella stessa gara, a Verona: appunto quella che fa gioco, fa la partita, la tiene in mano e finalmente passa con un gran gol di Caputo, e c’è quella che rientra in campo dopo l’intervallo e dopo la doppia frittata senza quella carica nervosa e agonistica che ti aspetti: si cerca e non si trova, o si trova poco. E fa anche poco, almeno nel senso di occasioni da gol. E, dunque, una partita su cui, al 40’, si poteva scommettere il 2 nel tabellino del pronostico finisce per essere un altro viaggio a vuoto. Una beffa per quei 2000 che sono saliti a sventolare bandiere blucerchiate, soffrire caldo, illudersi e deludersi. Un altro passaggio a vuoto dell’altra Sampdoria. E ci sono anche due Giampaolo: quello che se la gioca da pari con Gasperini e Sarri, che dà lezione di calcio ad Allegri, ma poi non viene a capo delle sfide con Nicola e Cioffi. Che poi, a vedere bene, sono anche le sfide più importanti per la Sampdoria, contro avversarie dirette. Partite che – cliché scontato ma terribilmente vero – valgono doppio. E finisce per rinnovarsi quello che non è né un tabù né una maledizione ma una realtà supportata dai numeri: la Sampdoria (o le Sampdorie, negli anni) di Giampaolo continuano a soffrire il mal di trasferta. Fino a prova contraria, naturalmente. E al tecnico sampdoriano fischiano le orecchie, perché a qualcuno già viene in mente il cambio di panchina, anche se l’autunno non è ancora cominciato, altro che tempo di panettoni.

Se quella dell’Arechi era la prima prova della verità, macroscopicamente fallita, quella di Verona era già una verifica, l’occasione per rimettersi in pista nel modo giusto, dando continuità alla prova con la Lazio e alle altre casalinghe. Invece, tutto da rifare. Con la sensazione spiacevole, ma molto, molto appiccicosa e appiccicata ai destini blucerchiati, che anche quest’anno ci sarà da lottare fino alla fine per evitare di scivolare in serie B. Sperando, ovviamente, di essere smentiti il più in fretta e il più durevolmente possibile.

Lui, Giampaolo, la vede in un altro modo. Nel dopopartita ha parlato di cinque minuti di follia che hanno condizionato la partita. Ma non è così, se no Audero non sarebbe diventato protagonista nella ripresa non facendo scivolare altri palloni dentro la sua porta. Perché il Verona le occasioni le ha avute, eccome.

La prima cosa che poteva legittimamente sollevare perplessità era la riproposizione del 4-3-1-2, dopo che nella conferenza stampa della vigilia, lui, Giampaolo, aveva sottolineato che il 4-3-1-2 «è possibile solo se lavori collettivamente», rimarcando che ci vuole tempo per applicarlo, che si tratta di un modulo che comporta anche dei rischi, che la sua squadra stava lavorando su un altro tipo di calcio. E poi, ecco a Verona la Sampdoria schierata con il suo schema di gioco più amato, ma quest’anno mai utilizzato dal primo minuto in campionato. Ci si poteva aspettare una Sampdoria che presidiasse di spazi, coprisse le iniziative veronesi per poi andare ad affondare con Caputo e, invece, ci si è trovati di fronte un’altra squadra, forse scelta per provare a prendersela tutta, la posta in gioco. E, va detto, una volta passati in vantaggio, l’obiettivo sembrva a portata di mano. Questo nonostante Ferrari ampiamente imperfetto, Sabiri in posizione ideale ma quasi mai dentro la partita per continuità, efficacia, ma anche per posizione e palle importanti giocate. E nonostante Verre con molti più scuri che chiari e Bereszynski spesso in affanno.

Ma Gianpaolo non ha cambiato a inizio ripresa né è riuscito – questo va detto per via empirica, cioè per quanto visto – a scatenare la reazione della squadra che c’era stata, per esempio, mercoledì a Marassi dopo il rigore ingiustamente negato a Quagliarella.

Si è andati avanti così, con la fascia destra punto debole: da quella parte non costruivano iniziative, non si appoggiava il gioco e si subiva. Quando si è visto Leris pronto a entrare in campo non è stato per passare al 4-4-2, che in quel momento appariva una scelta opportuna, ma per dare il cambio all’affaticato vicecapitano Bere, senza variazioni di modulo.

Insomma, mani vuote e cattivi pensieri. Ora c’è il Milan, reduce da un derby trionfale e con uomini su livelli di rendimento eccezionale: Leao, Tonali, ma anche Maignan, e poi gli altri. La Sampdoria proverà a fare un’altra passerella fruttuosa contro un’avversaria di caratura largamente superiore. Poi andrà alla Spezia prima della sosta e riceverà il Monza subito dopo. Inutile sottolineare quanto valgano queste due gare contro avversarie della stessa fascia. Aspettiamo che, anche grazie alla sosta, vengano a messi a punto meccanismi difensivi che latitano e, ovviamente, che la Sampdoria bella riesca a scacciare la propria ombra, così come Giampaolo riesca finalmente a far pace con se stesso e a eliminare il mister Hyde che compare quasi sempre solo in trasferta.

Tre zuccherini per chiudere, togliendo un po’ di amaro di bocca: l’efficacia di Caputo, la generosità del General Rincon e i primi squilli rampanti di Pussetto.  

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<![CDATA[Riecco la vera Samp, più forte dei torti arbitrali]]> https://telenord.it/riecco-la-vera-samp-piu-forte-dei-torti-arbitrali-49055 https://telenord.it/riecco-la-vera-samp-piu-forte-dei-torti-arbitrali-49055 Thu, 01 Sep 2022 14:00:00 +0200 Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, chi si ricorda chi era? Nel 1982 era il presidente della Federcalcio kuwaitiana, nonché membro del Cio. Durante il famoso Mundial vinto dall’Italia, nel corso della sfida contro la Francia, Fahad Al-Ahmed scese dalla tribuna in campo per far annullare un gol subito dalla sua squadra. Che era già sotto per 3-1 quando Michel Platini pescò Giresse solo per un facile 4-1. Gol contestato dai kuwaitiani, che lamentarono di essersi fermati a causa di un fischio. Evidentemente partito non dell’arbitro ma da qualcuno sugli spalti. E, insomma, lo sceicco riuscì nel suo intento: partita ripresa e gol del povero Giresse cancellato dalla storia dei Mondiali. Ora, ovviamente, il consiglio non è che Marco Lanna faccia altrettanto, ma è evidente che un problema arbitrale riguardante la Sampdoria esiste e va affrontato. Perché se è vero che tre indizi fanno una prova, la prova che la squadra (società?) blucerchiata sia vittima di direzioni arbitrali inadeguate, dopo quattro gare di campionato, è ormai una certezza.

Riassunto. Il gol annullato a Caputo contro l’Atalanta, all’esordio in campionato, è stato il primo, surreale, episodio che ha tolto almeno un punto alla squadra blucerchiata. Nell’occasione, sullo 0-0, l’arbitro Dionisi subisce il parere errato di Pairetto al Var. Mancato vantaggio sampdoriano. A Salerno il bis, con il secondo giallo (fallo da cartellino evidentissimo) non estratto da Massa, con l’allenatore Nicola che, non a caso, nell’intervallo sostituisce il suo giocatore. La Samp era sotto 2-0, ma avrebbe avuto la possibilità di giocare tutto il secondo tempo undici contro dieci. Terzo episodio: il rigore negato a Quagliarella per pestone di Marusic, con chiamata del Var e Aureliano che guarda l’immagine per un nanosecondo dando l’impressione di non avere alcuna idea di dare peso al check.

Un complotto? No, non alimentiamo fantasie. Piuttosto arbitri (e Var) incapaci e arroganti ma … Ma non solo. La sensazione che resta è che verso la Sampdoria ci sia scarsa considerazione e scarso rispetto. Forse sapere che la società deve passare di mano, che la situazione attuale del club è destinata a cambiare può contribuire ad alimentare questo andazzo. La Sampdoria vaso di cristallo fra i vasi di coccio. Se pesti i piedi a – un nome a caso – Lotito, vedrai che la “disattenzione” non passerà liscia, ma se li pesti a un club con la dirigenza a scadenza breve come la Sampdoria, le conseguenze saranno certamente meno fastidiose. Insomma, diciamo che si tratta perlomeno di scarsa attenzione nei confronti della Samp. Ed è per questo che Marco Lanna o l’avvocato Romei dovranno farsi sentire nelle sedi opportune. Come faceva Paolo Mantovani, che non usava i media come cassa di risonanza quando la sua Sampdoria subiva torti (e ne ha subiti molti prima di poter cucire quel triangolino tricolore sulle maglie) ma alzava il telefono o esprimeva il suo pensiero in modo molto chiaro, molto educato, molto netto direttamente a chi di dovere.

Detto questo, è evidente che il torto subito contro la Lazio ha avuto l’effetto di scatenare la reazione della squadra sul piano agonistico, della concentrazione, della determinazione, fino allo strameritato pareggio finale. A dare la scossa non erano stati sufficienti i quattro pugni da ko di Salerno, né il gol di Immobile. Ma il rigore negato ha riacceso lo spirito Samp e compattato la squadra. La festa finale, gli abbracci sul campo sono solo la conferma di quanto e come il risultato sia stato voluto e inseguito. Altra Sampdoria, quella del dopo non-rigore. Più determinata, più lucida. Alla fine gli eroi del giorno sono Rincon, l’emblema di questo spirito, e Gabbiadini, l’uomo gol ritrovato. Importantissimo, prezioso, determinante. Rientrato prima del previsto e ancora da centellinare, senza affettare i tempi, aumentando progressivamente il minutaggio. E poi tutti gli altri, a cominciare da Audero, proseguendo con Murillo (concentrato, efficace)-Colley e Vieira, il capitano ragazzino di 40 anni e pure, nonostante qualche carenza di continuità, Sabiri per ricerca dello smarcamento e del proporsi, e Djuricic, per dinamismo e velocità d’esecuzione. Ma è difficile, in una gara così, giocata, da un certo punto in poi con quello spirito, non riconoscere la sufficienza collettiva. E anche Giampaolo, che non era stato indenne da colpe a Salerno con i cambi nell’undici iniziale e le sostituzioni ritardate, contro la Lazio è stato perfetto.

Significativi un paio di passaggi delle sue dichiarazioni. La prima sul caso rigore: «Aureliano mi ha detto che andare al Var non significa dare per forza un rigore, lui si è assunto la responsabilità della scelta». E: «La politica del calcio non posso farla io. Io penso al mio mestiere, l’importante è che la squadra s’incazzi e non faccia un passo indietro». Vero, con quel riferimento non casuale alle questioni politiche.

Sulla situazione squadra: «Mi aspetto di non avere rotture di scatole. Non voglio gente scontenta, non voglio gente indecisa su quello che vuole fare. Io mi aspetto che la società chiarisca queste cose. Ne ho diversi col mal di pancia». Riferimento alle voci di interessamento del Maiorca per Colley? Ad altro? Ma concetto chiarissimo: o dentro o fuori, o si sposa il progetto o ci si accomoda fuori. E chi è dentro remi convinto verso la meta.

Gli abbracci finali comunque sono già una risposta. Il mercato è al conto alla rovescia. Winks è un colpo grosso, si lavora per una punta. Poi testa a Verona. La Sampdoria cerca se stessa anche in trasferta.

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<![CDATA[Samp, riscatto immediato dopo 4 pugni da ko]]> https://telenord.it/samp-riscatto-immediato-dopo-4-pugni-da-ko-48978 https://telenord.it/samp-riscatto-immediato-dopo-4-pugni-da-ko-48978 Tue, 30 Aug 2022 10:35:00 +0200 Troppo brutta per essere vera. Eppure tutto tristemente reale: come buttare via, in 93 minuti, pietosamente limati di qualche secondo dall’arbitro Massa (il quale peraltro merita un discorso a parte), un patrimonio di autostima, credibilità, impressioni positive, mandando in fuorigioco tifosi e critica che si erano lustrati gli occhi nell’avvio di campionato, in cui i conti non tornavano per difetto: zero punti contro l’Atalanta, quando il pareggio sarebbe stato strameritato, e contro la Juventus, un punto strameritato. A Salerno, invece, il tracollo. E, di nuovo, quella sensazione di inadeguatezza, nel capire la Sampdoria, in particolare la Sampdoria di Giampaolo. Quasi sempre bellissima o bruttissima, mai sui mezzi toni (spesso utilissimi nel calcio). Sampdoria, che può essere due cose antitetiche a distanza di pochi giorni. Flash back dell’anno scorso: Sampdoria-Empoli 2-0 senza un intoppo e, la partita dopo, Atalanta-Sampdoria, annichiliti. Adesso, appunto, dallo 0-0, che poteva essere qualcosa di più contro la Juventus, al 4-0 di Salerno.

Che manda in fumo anche una teoria suggestiva, che in tanti avevamo accarezzato: si può perdere qualche fuoriclasse (Damsgaard, Candreva) e trovare una compattezza, evidentemente rinsaldata sul campo da un’estate di lavoro col metodo-Giampaolo. E, invece, vai all’Arechi, vedi quei 500 che si sono sobbarcati la trasferta che continuano a sbandierare, e quello che riesci a offrire è una prova irritante d’impotenza e inferiorità. Nell’atteggiamento della squadra e nelle scelte, nella prova dei singoli e in quella del collettivo, nella fragilità fisica, atletica, tattica e mentale e nell’incapacità di lettura da parte del tecnico in panchina, che fa i cambi giusti con almeno 17 minuti di ritardo, sullo 0-3, quando la partita è già chiusa.
Ma torniamo al primo tempo. Sette minuti di geometrie giuste, pressing alto anche se non furibondo, una buona serie di scambi e poi il flop. Gol sfiorato, gol subito. Costruito da Bonazzoli, toh. E raddoppio a stretto giro, con Villar che commette un errore da scuola calcio e, anziché spazzare, lascia passare il taglio verso il centro per la zampata di Bonazzoli, toh.

Cominciamo col dire che Depaoli ha sprecato anche la sua probabile ultima occasione. A Genova è arrivato, è partito, è tornato, non ha mai funzionato. Come certe unioni amorose. Scusa, meglio così, ognuno per la propria strada… Valigia, saluti e via. Qui non va, a Verona magari. Villar aveva illuso, quand’era subentrato contro la Juventus: all’Arechi è apparso inadeguato, mai efficace. Allargando l’analisi: gli esterni hanno troppo spesso concesso pericoli, e anche questa non è una novità. Necessario lavorare su questo tallone d’Achille. Il centrocampo è apparso inconsistente: arriverà (si spera) Winks ma serve un mediano, in questo momento manca terribilmente Trimboli, mica un veterano. E Caputo? L’unico sufficiente di tutta la banda, ma solo, troppo solo, inevitabilmente destinato a soccombere in una lotta impari.
Insomma, l’immagine al negativo della Sampdoria delle prime due giornate. E Giampaolo? Troppo al di sotto anche lui. Non di altri: di se stesso. Una settimana fa, lezione di calcio ad Allegri. Una settimana dopo, Nicola chapeau.

La sintesi? Sperare che questa non sia la vera Sampdoria, che i quattro schiaffi abbiano lasciato lividi che brucino tanto da ricordarsi a lungo la lezione. Che il riscatto arrivI da ciascuno, in casa Sampdoria. Subito, considerando che Lazio a Marassi e Verona al Bentegodi non saranno passeggiate e diventano già partite della verità. Che, per esempio, nessuno, ammesso che ci abbia mai pensato (non crediamo, pensiamo a una manovra speculativa), possa ritenere plausibile la cessione di Colley. La Sampdoria, possibilmente, va rinforzata, ancora con un attaccante, oltre a Winks. E, sulla carta, a quel punto varrebbe una salvezza senza affanni. La nota più positiva della giornata è il ritorno in campo di Gabbiadini, per il quale avremmo ipotizzato – data la serietà dell’infortunio – tempi di recupero più lunghi. Ma è chiaro che non può forzare, andare allo scontro ruvido, deve giustamente tutelarsi.

In tutto ciò, tre considerazioni a margine.

Prima: gli ex. Che la situazione contingente richiedesse di monetizzare e che molti, Salernitana compresa, abbiano giocato a prendere per il collo la società blucerchiata, è noto, ma cedere Bonazzoli per 4,5 milioni signIfica una sottostima macroscopica del giocatore che ha ulteriori margini di crescita. Visti in campo Leris (generoso, ma stavolta poco lucido e al solito impreciso in zona gol) e Candreva, il dubbio torna: quegli spigoli tra il numero 87 e l’allenatore non potevano proprio essere spianati? E, peraltro, feeling nello spogliatoio e entità del contratto sono alla base anche dell’addio a Bonazzoli.
Seconda: Sabiri e altre questioni tattiche. Se un ragazzo promettente si conquista spazio a suon di buone prestazioni è un bene. Ma se a un ragazzo promettente si mette la squadra in spalla e a lui si affidano tutti i calci piazzati, si rischia di bruciarlo. Postilla: forse Sabiri rende meglio da esterno o trequartista che da mezzala, e così si rischia un caso-Candreva bis. Altra postilla: va bene il 4-5-1, ma quando un giocatore è troppo solo nell’area avversaria sarebbe probabilmente il caso di rispolverare il tanto amato 4-3-1-2 con Sabiri alle spalle di due attaccanti o un 4-3-2-1 con Djuricic-Sabiri vicini a Caputo.
Terza: il compratore che non arriva. Cerberus si allontana? Vialli-Bonetti si avvicinano? Di certo, questa società ha bisogno di un assetto definitivo. E’ una questione di compattezza, che si trasferisce dagli uffici al campo. E, per finire, un’altra deludente prova dell’arbitro Massa contro la Sampdoria. L’espulsione sacrosanta per doppio giallo (inspiegabilmente graziato nella seconda occasione) di Mazzocchi sul finire del primo tempo, forse, non sarebbe bastata alla Sampdoria scialba di domenica pomeriggio, ma le partite è giuste giocarle secondo giustizia e regolamento. E Salernitana-Sampdoria andava giocata per un tempo abbondante in 10 contro 11.    

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<![CDATA[È una Samp che commuove, contro la Juve punto strameritato]]> https://telenord.it/e-una-samp-che-commuove-contro-la-juve-punto-strameritato-48807 https://telenord.it/e-una-samp-che-commuove-contro-la-juve-punto-strameritato-48807 Wed, 24 Aug 2022 12:15:00 +0200 Gli aggettivi, in certe occasioni, contano. Commoventi (riferito ai giocatori) o commovente (riferito alla prova di squadra) è l’aggettivo scelto da un amico per definire la prova sampdoriana contro la Juventus. Per la precisione: l’amico è molto sampdoriano, ma anche molto lucido e capisce parecchio il calcio. Ci si può essere commossi, lunedì sera, o emozionati, perché la Sampdoria ha preso il pareggio che voleva prendere, lo ha costruito, meritato, difeso e portato a casa. Ma la sostanza era quella: una squadra che lotta, soffre, specula (sì, anche) e strappa il punto che voleva e che è strameritato, visto che per 50 minuti la partita l’hanno fatta quelli con la maglia blucerchiata colpendo uno sfigatissimo legno sotto la traversa con rimbalzo fuori. Cinque mesi fa non sarebbe successo. Perché la Sampdoria del Giampaolo 2021-22 o azzeccava la partita perfetta o non riusciva a starci dentro, alla partita, lottandola, arraffandola, magari rubacchiandola e mettendola in cassaforte.

Non ci riusciva almeno fino a quando Giampaolo non ha avuto l’illuminazione tattica e ha fatto di necessità virtù disponendola con il 4-5-1 di fine stagione.
L’altra sera, contro la Juventus, la Sampdoria ha fatto gioco e non stucchevole possesso palla, ha sofferto per un quarto d’ora nella ripresa e si è poi assestata gestendo l’emergenza dell’assalto finale della banda Allegri. Al resto, una parata (una!) decisiva ha pensato Audero. E, più la Juve pressava, più Allegri infilava in partita uomini dalla panchina, più la Sampdoria aveva capacità (e malizia) di spezzare il ritmo, rallentare, fare il suo gioco. Faites vos jeux, appunto.
Sul piano individuale, prestazione gigantesca di Colley: memorabile un suo recupero su Vlahovic, nei minuti finali, risoltosi, in un fazzoletto di tre metri, con sorpasso, anticipo e uscita palla al piede. Leris, protagonista del precampionato ma su toni grigi all’esordio, ha giocato una partita di lucidità ed efficacia, con un grandissimo senso della posizione e dei movimenti. El General Rincon ha sofferto, dato equilibrio, sbrogliato situazioni. Di Audero s’è detto. Augello si è fatto anticipare pericolosamente in un’occasione ma ha dato un grande apporto in fase di manovra offensiva, Ferrari era dove doveva e Djuricic cresce, Bere ha giocato da capitano e l’altro capitano, quando è entrato sembrava avesse 25 anni non 40. E poi basta elogi ai singoli. Perché la differenza  sta nel collettivo, nel progetto-Giampaolo cresciuto e messo a punto, anche se – in occasioni diverse – sarà opportuno poter attaccare con 2 punte e disposizioni in campo differenti, ma di questo ci sarà tempo per parlare.

La Sampdoria ha iniziato il campionato come doveva – derubata di un risultato utile contro l’Atalanta e meritatamente imbattuta contro la Juventus – anche se, magari, non nella situazione che si augurava Giampaolo. Che ha una squadra corta, al momento, tanto che l’esterno Depaoli è stato costretto a entrare remando come poteva in mezzo al campo nel finale. Sarebbe bastato avere Trimboli…. ma gli infortuni accadono, vanno messi in preventivo e tamponati, appunto, con una rosa adeguata. Il tecnico lo ha sottolineato, al solito con toni garbati ma chiari. Non piange, non manda messaggi trasversali: espone. Chi di dovere (la società), poi, deve risolvere.

E qui siamo alle considerazioni finali, al momento. Il cambio di proprietà oggi non sembra dietro l’angolo. Cerberus-Redstone che, qualche settimana fa, si riteneva a un passo, hanno rallentato. Pare ci sia un’altra offerta made in Usa. La manifestazione d’interesse del gruppo Mincione, al momento, è da decodificare. Ancor pù quella dell’imprenditore Di Silvio, di cui vanno capite le modalità dell’offerta, la presenza del presunto investitore arabo e, insomma, in sintesi l’affidabilità. A questo gruppo è legato uno dei grandi ex Samp, Ivano Bonetti, e forse un altro, il cui solo nome fa brillare gli occhi ai tifosi: Gianluca Vialli. Se c’è lui, è una garanzia, dice il tifoso sampdoriano. La trama è intricata, il finale non è ancora alla prossima pagina.

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<![CDATA[Sampdoria, il futuro è cominciato]]> https://telenord.it/sampdoria-il-futuro-e-cominciato-46205 https://telenord.it/sampdoria-il-futuro-e-cominciato-46205 Tue, 31 May 2022 20:10:00 +0200 E alla fine la montagna partorì il topolino. Nel senso di un comunicato, dopo il tanto atteso CdA di casa Sampdoria, per ribadire quello che già si sapeva: che, cioè, «tutti gli adempimenti necessari al prossimo campionato sono stati rispettati». Poche righe ufficiali per dire anche un’altra cosa: che il consiglio di amministrazione ha approvato «la situazione patrimoniale intermedia al 31 marzo». Puntualizzazioni forse scontate, forse irrituali, che non hanno rivelato nulla di nuovo, ma hanno messo un punto fermo, una specie di cippo per rimarcare ufficialmente che da qui si riparte. Con il fantasma dell’indicatore di liquidità, ovvero il rapporto fra debiti e crediti a 12 mesi, scacciato una volta per tutte. La Samp – questa Samp – ha le carte in regola, sul piano formale e dei parametri richiesti, per cominciare la nuova stagione. E a far buon peso, dalla riunione di lunedì, è uscito anche il nome dell’advisor che affiancherà il trustee Vidal nella ricerca di un compratore per la società Sampdoria: banca Lazard, soggetto internazionale e soprattutto soggetto del tutto estraneo a qualunque tipo di rapporto con la società Sampdoria e con le aziende del gruppo Ferrero.

Punto. Tutto in meno di un’ora. Mentre il confronto tra i consiglieri è durato una giornata intera. Iniziato di mattina e terminato dopo le 22, con una pausa pranzo e un coffee break verso le 18. Ed è da qui, dai confronti fra Marco Lanna e i suoi uomini che dovrà uscire, senza perdere tempo, la Sampdoria prossima ventura. Con un obiettivo di fondo: trovare un gruppo acquirenti solido, affidabile, serio e possibilmente con le casse piene su cui costruire il dopo Ferrero, cioè il futuro. E questo è lo scenario. Ma sopravanzato, in termini di urgenza, da quello che sarebbe il piano B ma al momento diventa il piano A, quello da scrivere e attuare in tempi brevissimi. Ovvero delineare la nuova linea di comando, societaria (con redistribuzione di alcune deleghe) e tecniche, con la soluzione di ogni possibile equivoco, a cominciare da quello riguardante il famoso caso della poltrona (di ds) per due, Faggiano e Osti.

Da qui bisogna partire per arrivare, nel giro di giorni (probabilmente a inizio della prossima settimana, considerato il ponte festivo), all’incontro programmato con Marco Giampaolo, che nell’immediato post finale di campionato, ha chiesto un progetto chiaro su cui lavorare e, appunto, la risoluzione di ogni possibile equivoco societario, «perché – aveva detto – i problemi ci sono». Insomma, la sua richiesta è di sentirsi le spalle protette, potendo lavorare con un programma definito e sentendo su di sé l’appoggio della società.

Che Giampaolo, che aveva una clausola di rinnovo biennale in caso di salvezza, sarà il prossimo allenatore della Sampdoria è probabile almeno al 90%. Ma si sa anche che Giampaolo non piace a tutti, è divisivo per scelte tecnico-tattiche e., se vogliamo, per eccesso di coerenza. Se da lui si vuole ripartire, bisognerà seguirlo e non rinnegarlo alla prima difficoltà. Se da lui si pretende qualche correzione “ideologica”, sarà il confronto programmato a brevissimo la sede per mettere ogni dubbio sul tavolo. Se i dubbi saranno preponderanti, bisognerà avere il coraggio (e i soldi) per trovare un accordo e dirsi addio. Insomma, pretendere e offrire chiarezza.

Poi, solo a quel punto, si dovrà decidere chi è sacrificabile e chi no (Sabiri, innanzi tutto, il cui ingaggio andrà ritoccato), su chi lavorare per rinnovi verosimilmente al ribasso (Quagliarella e Ekdal), su quali vecchi draghi insistere (Candreva e Caputo, auspicabilmente), su quali giovani al rientro dai prestiti si può puntare (Bonazzoli e De Luca, innanzi tutto) e su quali parametri zero lavorare per una campagna acquisti-cessioni che riesca nell’equilibrismo di portare soldi in cassa e migliorare la qualità complessiva.

Sullo sfondo, c’è il work in progress , i lavori in corso riguardanti la cessione. «Ci sono soggetti che stanno pagando fior di quattrini per portare avanti due diligence e verifiche. Al momento almeno tre», ha confidato Vidal. E il primo rumor che viene in mente è quello che riguarderebbe un gruppo italiano, il cui trait d’union con il mondo Sampdoria sarebbe Ivano Bonetti, che aprirebbe il progetto a un bel po’ di grandi ex. E questo è un ulteriore parametro di cui tener conto: la disponibilità di molte facce da scudetto e dintorni a lavorare e assumere responsabilità nella Sampdoria futura.

Ma da qui si rischia di divagare dalle urgenze ai sogni. Di concreto c’è la decisione di tenere aperto un canale di comunicazione fra la società e la tifoseria organizzata. Bella iniziativa. Un modo per aggiornare, senza fake news, i sampdoriani. Una volta si sarebbe chiamata glasnost, oggi si potrebbe usare il traduttore per rispolverare quel vecchio concetto: trasparenza, chiarezza nei rapporti, pubblicità dell’informazione.

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<![CDATA[Samp, ascolta Giampaolo: chiarezza, progetto in tempi brevi e ripartire da Sabiri]]> https://telenord.it/samp-ascolta-giampaolo-chiarezza-progetto-in-tempi-brevi-e-ripartire-da-sabiri-45906 https://telenord.it/samp-ascolta-giampaolo-chiarezza-progetto-in-tempi-brevi-e-ripartire-da-sabiri-45906 Mon, 23 May 2022 12:50:00 +0200 Quarantantacinque minuti per godersi quella che poteva (e potrebbe, in futuro) essere, e non è stata quest’anno, se non a sprazzi, la Sampdoria. Serena nel reggere l’onda d’urto di una squadra come l’Inter, consapevole dei propri mezzi, ben disposta in campo e capace, quando se n’è presentata l’opportunità, di provare a far male. Bella, in questo senso, la sciabolata di Candreva a sfiorare il palo su conclusione incrociata verso la porta nerazzurra. Poi, un lampo mancino di quel giocatore meraviglioso ed essenziale di Perisic e la partita – come ha sottolineato Giampaolo - è uscita dall’equilibrio, sono venuti fuori i valori superiori dell’Inter, la voglia della squadra di Inzaghi di chiudere una stagione, forse buttata via, con un risultato rotondo e generoso.
Ma non era dall’ultima di campionato che la Sampdoria aspettava risposte. L’ultimo, piccolo ma significativo, verdetto era arrivato prima ancora di scendere in campo: lo “scudetto” ligure era blucerchiato dopo lo 0-3 dello Spezia contro il Napoli, per via della miglior differenza reti per la squadra blucerchiata. Non erano gli ultimi 90 minuti a poter cambiare il bilancio dell’annata. C’era una missione da compiere – salvarsi – e la squadra e Giampaolo – l’avevano portata a termine. «Noi abbiamo un compito e faremo di tutto e di più per realizzarlo, poi toccherà alla società», aveva detto mesi fa il tecnico abruzzese nell’intervista esclusiva a Telenord di Giampiero Timossi. Ieri Giampaolo ha ribadito, con una chiarezza e una sincerità disarmanti: «La Sampdoria riparte necessariamente e dovrà farlo nel migliore dei modi. Con chiarezza e con una programmazione più o meno lineare. Dovrà risolvere alcuni problemi che ci sono. E questa e una partita che deve giocare il club, che devono giocare loro, i dirigenti, i presidenti e quanti altri, e spero si faccia il prima possibile e nel migliore dei modi». Parole chiare, oneste, senza fronzoli e dirette, senza uso di politichese applicato al calcio.
Perché Giampaolo può piacere – per la sua onestà intellettuale, la sua voglia di non essere mai calcisticamente banale, di proporre sempre qualcosa, per la sua applicazione totale – o no – per certe spigolosità tattiche che fanno parte forse del suo dna – ma sulla sua disponibilità a lavorare, e a lavorare per la causa sampdoriana non ci piove. Anche nella prospettiva di un impegno a lunga scadenza, fosse pure decennale, ha confessato nei giorni scorsi in un’intervista al Secolo XIX, per costruire un ciclo, lavorando sui giovani. Ma con chiarezza di progetto, appunto.
E, nelle sue parole, c’è un concetto chiaro, c’è una frase di sette parole che dice tanto, se non tutto: «Dovrà risolvere alcuni problemi che ci sono». Per esempio, abbracciare una linea univoca, far sentire all’allenatore e al suo staff le spalle coperte, sempre. Evitare che all’interno del club possano esserci correnti, che non sono soltanto spifferi fastidiosi e pericolosi, ma discendenti diretti della politica nei partiti della prima repubblica: io tiro di qua, io di là, insomma anteporre gli interessi personali a quelli comuni. La punta dell’iceberg, l’esempio più lampante di una situazione che porta all’equivoco, lo sanno anche i bambini di fede blucerchiata, è quella di due uomini per un ruolo solo, nella fattispecie Faggiano e Osti, a prescindere dalla buonafede. Qui si parla di due teste che producono, inevitabilmente, idee diverse.
«Tutti gli uomini dello staff tecnico sono sotto esame», ha detto Marco Lanna, intervenuto a “Forever Samp” su Telenord mercoledì scorso. Anche Giampaolo, dunque, anche se sarà da lui, al 95% che si ripartirà, salvo che una nuova proprietà subentri in tempi brevissimi portando una rivoluzione a tutti i livelli.
Ma il presidente Lanna, che ha fatto uno splendido lavoro nel ricucire i rapporti con una tifoseria disamorata e delusa, sa che quasi certamente lil suo compito non si esaurirà tanto in fretta (a meno che non prosegua anche con una nuova proprietà, e questa sarebbe una buona notizia). Tocca a lui ripartire, guidare l’operazione chiarezza in società e la programmazione della nuova stagione. Sempre mercoledì scorso a Telenord, il presidente ha anticipato che Quagliarella sarebbe rimasto come giocatore, che non c’era nulla di concluso sull’eventualità di trasferimento di Caputo alla Lazio e che, soprattutto, Sabiri sarà un punto di partenza. Ecco, questo dev’essere un punto fermo, il punto fermo da cui cominciare la programmazione per l’immediato futuro. Il giocatore di origine marocchina non è stato solo il miglior arrivo del mercato di gennaio e la rivelazione della seconda parte di stagione: è arrivato sulla base di un accordo eccellente (restano da saldare tre rate annuali intorno ai 300 mila euro ciascuna), ha qualità, faccia buona, spavalderia e doti tecniche, la voglia di mettere in mostra le une e le altre. Non ha ancora 26 anni, ed è un simbolo. Ripartire da lui significa calibrare un progetto di squadra su chi da voglia di dare e intenzione di dare di più. Oltretutto, cederlo ora, anche se le richieste non mancheranno, sarebbe miope perché il valore dell’attaccante è destinato a crescere. Si dovrà ripartire da lui e, verosimilmente, uno dei due portieri sarà sacrificato, e la scelta potrebbe essere dettata dalle opportunità, cioè, dalla legge di mercato. Emil Audero è un numero 1 ritrovato, Wladimiro Falcone ha mostrato qualità indubbio, sarà la società a scegliere. Scegliendo uomini che possano mostrare senso di appartenza e abbiano margini di ulteriore crescita, pare ovvio puntare su Ferrari, sull’Augello ritrovato del finale di stagione. Non avrebbe senso perdere l’uomo che, nonostante una flessione nel girone di ritorno e problemi di adattamento al modulo di Giampaolo, ha messo insieme il miglior apporto di qualità nella stagione, in termini di gol e assist, e parliamo ovviamente di Candreva. Quagliarella potrà chiudere la carriera da quarantenne in campo, dando ancora molto, purché calibrato senza l’affanno che le emergenze di quest’anno hanno generato. Bonazzoli potrebbe rientrare alla base dopo una buona stagione: 10 gol lui (con 2 rigori), 11 Caputo (senza rigori). Uno dei due potrà essere sacrificato al bilancio, verosimilmente il più anziano (se sarà necessario), ma solo in base a un’operazione valida e non a una svendita. Gabbiadini tornerà ed è ben felice di restare, ma il suo recupero prosegue graduale e non avrebbe senso accelerarlo correndo dei rischi: non sarà recuperato in pieno per il raduno estivo, probabilmente viaggerà in ritardo di un mese o due rispetto ai compagni. E poi, se appunto, dovesse partire uno fra Bonazzoli e Caputo, servirebbe un altro attaccante non troppo giovane e non troppo anziano da garantire doppia cifra e intese tattiche con i compagni. E qui la parola spetterà a Giampaolo, o chi per lui.
Lavoro da fare, tanto, come si vede. Programmi da mettere a punto, chiari, non equivoci. «Il prima possibile e nel migliore dei modi». Appunto.

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<![CDATA[Sampdoria, dopo la festa subito operazione futuro]]> https://telenord.it/sampdoria-dopo-la-festa-subito-operazione-futuro-45730 https://telenord.it/sampdoria-dopo-la-festa-subito-operazione-futuro-45730 Tue, 17 May 2022 15:15:00 +0200 La più bella della stagione. Lo ha detto Marco Giampaolo, ed ha ragione. Quella con la Fiorentina è la partita che svela, in fondo al tunnel, che questa Sampdoria avrebbe potuto sfoderare altre potenzialità e disputare un altro campionato, se non fosse stata, per almeno metà, condizionata dalla paura di essere risucchiata nel vortice e dalla necessità forzata di giocare, gara dopo gara, sul terreno scottante della zona calda del fondo classifica. Sampdoria-Fiorentina è stata la festa della liberazione dai cattivi pensieri per i sampdoriani e della conferma del valore di alcune individualità. Una su tutte: Abdelhamid Sabiri, il migliore arrivo del mercato d’inverno, uno dei giocatori da non perdere e da cui ripartire per il futuro. Con lui, a proposito del mercato di gennaio, un voto positivo al rendimento di Tomas Rincon, mentre non possono che essere considerati fallimentari, in termini di valore aggiunto al servizio della squadra, gli ingaggi di Giovinco, Magnani e del ragazzo ucraino Supriaha; infine, Sensi e Conti: lampi di uno spessore tecnico indiscutibile, annebbiati dai perduranti problemi fisici.
Sampdoria-Fiorentina è stata una partita bella e finalmente godibile per quei 21mila e passa, e per tutti gli altri tifosi, dopo un anno sofferto come non accadeva da molti anni. E’ stata una partita illuminata da un gol capolavoro di Fabio Quagliarella e da molto lampi di questo ragazzino di 39 anni che, utilizzato a sprazzi, è ancora in grado di essere utile alla causa; è stata la partita di un gregario che ha tutto per diventare protagonista come Ferrari, della consapevolezza di Augello, della fiducia nei propri mezzi di Audero, vista la sua felicità al momento del cambio? E’ stata la partita di Giampaolo, finalmente col volto disteso. E’ stata quella, nuovamente, del piede magico di Antonio Candreva, che alla fine, ha trovato (e ha avuto dall’allenatore) le zolle giuste per liberare la sua classe. Ed è stato un capolinea, un punto di svolta. Lo ha detto Marco Lanna, il presidente amato dai tifosi, l’uomo che ha portato un carico di fiducia con la sua faccia pulita e il suo impegno in prima persona, fondamentale in un momento di crisi nera: «Godiamoci questa partita, e poi mettiamoci a lavorare per il domani».
Perché da lavorare ci sarà molto, il campionato non è ancora finito, ma da oggi bisogna cominciare a programmare, partendo dall’analisi degli errori che hanno condizionato tutta la stagione. Perché errori ne sono stati commessi molti, a cominciare dalla programmazione bislacca della scorsa estate, con almeno una decina di allenatori vagliati, contattati, ingaggiati anzi no, prima della scelta D’Aversa. Per proseguire con un mercato che è stato condizionato dal nome di Damsagaard, che doveva essere il sacrificio necessario per portare in cassa molti milioni, finendo per far raffreddare e abbassare le offerte, rendere ingiustificato il sacrificio e iniziare la stagione con la vendita blitz di Jantko, uno degli elementi che sarebbero stati più preziosi per il 4-4-2 di D’Aversa.
A propostito, anche a lui va un grazie. Per i 20 punti conquistati nelle 22 partite della sua gestione, base fondamentale per la costruzione della salvezza, e per non aver mai pronunciato una parola di troppo dopo, mai essersi tolto un sassolino dalla scarpa, quando avrebbe potuto, anziché tenersi addosso gli abiti – comodi per molti – del capro espiatorio.
Ecco, bisogna ripartire dagli errori. E’ giusto così, lo chiedono per primi i tifosi, che hanno aiutato, spinto, fatto sentire calore e affetto alla squadra, ma hanno gli occhi bene aperti, hanno visto e capito. In società molte cose non hanno funzionato: e se si vuol prendere un esempio, basta quello più lampante dei due direttori, Faggiano e Osti, con una sola bacchetta per guidare l’orchestra.
Bisogna ripartire dagli errori commessi per non riperterli. Bisogna analizzare il materiale umano, non solo quello che infila le scarpe con i tacchetti. La Sampdoria ha elementi di valore in prestito – da Bonazzoli che sarebbe stato prezioso quest’anno, a de Luca, reduce da una buona stagione a Perugia, a Stoppa, reduce da un’ottima stagione allo Juve Stabia e cui probabilmente toccherà un altro anno di maturazione in prestito. Bisognerà scegliere su chi puntare della rosa attuale - di cui fa parte anche Gabbiadini, il grande assente per infortunio -, chi non verrà ritenuto utile alla causa e chi sacrificare per il bilancio. E qualche sacrificio sarà comunque inevitabile.
E qui il discorso si allarga su prospettive più ampie e fondamentali. A cominciare da quella relativa alla vendita della società. Perché salvarsi era indispensabile per avere un appeal verso potenziali compratori. Da mesi le voci si inseguono, compresa quella che ci sarebbe qualcuno un passo avanti, conditio sine qua non la permanenza in categoria. Appunto. E poi, non si può ignorare il senso degli appelli di molti sampdoriani all’ex compagno Gianluca Vialli. Assente nell’occasione della partita con la Fiorentina, ma ben presente col cuore. “Fratelli” ha scritto sui social, mentre gli ex compagni di maglia convocati a Marassi da Lanna (splendida iniziativa) rilanciavano: “Dai Luca, comprala”.
Era stato molto vicino, Vialli, a portare a termine l’operazione, con solidi capitali. Poi Ferrero disse no, e il discorso si chiuse, o si interruppe. Certo, sarà diverso, il futuro, con una nuova proprietà o, per ora, avanti con Lanna e il gruppo di transizione, verosimilmente in termini di disponibilità economiche. Ma Lanna ha fatto molte cose buone e ha in mente, da anni, l’idea di una Sampdoria con molti ex ragazzi dello scudetto e dintorni. E’ quello che fanno i grandi club (il Milan con Maldini, l’Inter con Zanetti, la Juve con Nedved), la Sampdoria può fare di più. Perché «non credete a chi vi dice che il calcio è una guerra. E’ uno sport e un gioco, e ai giochi si gioca con gli amici». E questa è una citazione, e una dichiarazione d’amore, dal libro di Vialli, Mancini & C. “La bella stagione”. E non sono parole al vento.
Insomma, potrebbero esserci Lanna e altri nella Samp con una nuova proprietà, ci sarà l’attuale presidente e il suo gruppo dirigente, se la cessione sarà più lunga e complicata. Ma, comunque sia, servirà un Progetto, sì, con la P maiuscola.
Infine c’è Marco Giampaolo. Che si è guadagnato il diritto a un biennale conquistando la salvezza. Ma un diritto non è una matrimonio certo, ha detto lui. Hanno pesato certe critiche, ma peseranno soprattutto le idee, i programmi. Sempreché, un eventuale nuovo proprietario non arrivi con altre idee e un altro nome per la panchina.
Comunque sia, grazie per la salvezza. E, soprattutto, buon lavoro

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<![CDATA[Sampdoria, con la Fiorentina in campo aggressiva e rapinatrice come a Venezia]]> https://telenord.it/sampdoria-con-la-fiorentina-in-campo-aggressiva-e-rapinatrice-come-a-venezia-45404 https://telenord.it/sampdoria-con-la-fiorentina-in-campo-aggressiva-e-rapinatrice-come-a-venezia-45404 Sun, 08 May 2022 15:45:00 +0200 Cominciamo dalla fine, anzi dal futuro. Lunedì 16, giornata 37, penultima di campionato, la Sampdoria giocherà a Marassi contro la Fiorentina di Italiano, uno degli allenatori presi in considerazione l’estate scorsa e scartato da Ferrero perché costava troppo (ingaggio, più penale obbligata per liberarsi dallo Spezia). E’ un allenatore giovane, con delle idee, uno dei migliori in Italia. E la sua Fiorentina, anche se ha perso Vlahovic, insegue un posto in Europa, gioca un bel calcio, alterna partite molto belle a passi falsi inattesi, e ha qualità complessive superiori a quelle della Sampdoria. Sta, in classifica, dove deve stare. La Sampdoria, invece, in quei 90 minuti si giocherà la vita: un anno, una stagione, un campionato, il destino futuro. Perché, lo abbiamo detto cento o mille volte, salvarsi significa per la società Sampdoria poter essere appetibile per il passaggio di proprietà. E allora, la Sampdoria dovrà giocare contro la Fiorentina, una partita come quelle contro il Verona, il Genoa, il Venezia, magari l’Empoli o il Sassuolo, non come contro Bologna, Roma e Lazio. Dovrà stare in campo bene come nel derby, essere aggressiva e rapinatrice come a Venezia, dovrà essere messa bene in campo e dovrà cogliere le occasioni. Dovrà, dovrà… E magari dovrà pure essere brutta, sporca, cattiva, perché no?, perché quando ti giochi la vita non hai seconde chance. La seconda chance si chiama Inter in lotta per lo scudetto a San Siro, e non è praticabile.

Siamo arrivati a questo, alla partita che non ha appello, al salto senza la rete sotto, per tanti motivi che hanno radici lontane e di cui si è parlato un’infinità di volte. L’ultima tappa è stata la sconfitta dell’Olimpico contro la Lazio. Dopo un primo tempo-partita a scacchi, con la Sampdoria che ha limitato gli avversari, sprecando due occasioni, la prima delle quali clamorosa con Thorsby, solo, centrale, smarcato in un contropiede, micidiale anzi no. Poi, un gol subito per la miliardesima amnesia difensiva stagionale e un secondo tempo non giocato sul piano della volontà di reazione tantomeno su quello della sostanza. E la Sampdoria del derby? Quella che ha soffocato il gioco soffocante del Genoa? Volatilizzata. Incapace la Sampdoria, come in molte altre occasioni, del cambio di passo, di ritmo, di atteggiamento e di tasso agonistico. Incapace di reagire, in sintesi. Ci sarebbe piaciuto vedere, dopo cinque o dieci minuti del secondo tempo, prima del colpo da ko di quel limpido folletto – somma e sintesi di classe e pulizia del gesto – che è Luis Alberto, ci sarebbe piaciuto, dicevamo, vedere un sussulto anche tattico, un ricorso all’amato 4-3-1-2, che sarebbe diventato speculare al 4-3-3 sarriano: vedere Sabiri alle spalle di Caputo-Quagliarella o Damsgaard alle spalle di Quagliarella-Sabiri. La sfiga, nel calcio, non c’è mai ma c’è sempre. Se servisse a qualcosa, se non a rosicare ancora di più, si potrebbe immaginare quella palla colpita così angolata dal capitano finire sul palo interno e schizzare dentro anziché fuori per centimetri. E poi, con 4 minuti da giocare, Supriaha in campo, e una capocciata del ragazzone ucraino per scacciare i suoi e i nostri cattivi pensieri.

Invece, no. E’ andata come è andata. La Lazio è superiore alla Sampdoria. La Sampdoria ha sulla propria strada, in questo finale si campionato, solo squadre che hanno motivazioni forti, o massime, mentre molte avversarie no, o non sempre. La Lazio ha un organico di buona-alta qualità e la Sampdoria ha un organico di discreta-buona qualità: è un gradino sotto, nella caratura, o più probabilmente due. Se poi togli Ekdal, che aveva diretto l’orchestra nel derby, e togli Sensi, che è un irrisolto ma di qualità, ecco che la Sampdoria, contro la Lazio, era appunto due spanne sotto. E poi, chi tifa può pensare, auspicare, sperare, anelare che un allenatore riesca con una mossa tattica a cambiare i valori. No: non funziona così. O meglio, qualche volta funziona, la maggior parte no. E se la Sampdoria di questa stagione è sempre lì, con l’acqua appena sopra la gola e appena sotto la bocca, un motivo ci sarà. Forse Marco Giampaolo ha voluto evitare che una sconfitta diventasse goleada, forse ha pensato che bisognasse preoccuparsi, a quel punto, incrinato il vaso di cristallo che era rimasto tutto intero fino al gol di Patric al minuto 41, di risparmiare Caputo, che aveva giocato un derby con un dito fratturato e magari non solo lui.

Reset. La Fiorentina, appunto. Serve chiamare i tifosi? No: faranno la loro parte e anche di più. Serve ricordare cosa significa questa partita? Sì, ma lo sanno tutti, da Quagliarella in giù. Servono esempi? O serve la Treccani? Approccio: metodo o atteggiamento mentale o prospettiva particolare con cui si affronta lo studio di un problema. Trasportate il concetto su un prato di 110 per 65. Ci siamo capiti, l’approccio? Ah, già, l’esempio: 25 aprile 2010: la Sampdoria va all’Olimpico contro la capolista Roma, che sogna lo scudetto. Mancano tre giornate alla fine: segna Totti, ma la Sampdoria la ribalta con due reti di Pazzini. Samp in Champions, scudetto all’Inter, Roma in lutto. Tre aggettivi da mandare a mente – da una cronaca di quella partita - per la Sampdoria delneriana di quel giorno: attenta, quadrata, spietata.

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<![CDATA[Finalmente Samp all'arrabbiata]]> https://telenord.it/finalmente-samp-all-arrabbiata-44917 https://telenord.it/finalmente-samp-all-arrabbiata-44917 Mon, 25 Apr 2022 15:50:00 +0200 Non si può che ripartire da lì: dalla delusione e dalla rabbia. Dalla delusione per quei due punti sfumati nel finale per colpa di un pasticciaccio difensivo e dalla rabbia di Quagliarella verso Yoshida, sedata dai compagni prima che trascendesse in rissa e sancita (“Tutto chiarito con Yoshida. Solo tensioni di fine partita quando il momento è particolare e l’obiettivo fondamentale”) a suon di social, e poi da quella di Giampaolo per le sostituzioni forzate di Ferrari e Augello che, forse, con un po’ di freddezza in più da parte di tutti potevano essere gestite diversamente.
Che i due punti lasciati al Verona nel finale fossero una tassa pesante lo si era capito subito, sabato sera, ma il valore esatto di questa sottrazione si è avuto solo il giorno successivo, dopo che la Salernitana aveva ottenuto il terzo colpo grosso consecutivo, rientrando di fatto nella corsa salvezza dopo esserne stata, troppo frettolosamente, considerati esclusa, e con il vantaggio di un calendario sulla carta meno proibitivo delle concorrenti e del recupero col Venezia del 5 maggio, quando i veneti potrebbero già avere un piede in B; e dopo, naturalmente, che il Genoa aveva conquistato una vittoria contro il Cagliari che ha l’effetto di colpire il vascello di Mazzarri sotto la linea di galleggiamento, mantenerlo in zona pericolo e acquisire una dose magnum di carica e fiducia nella possibilità di rimonta e in vista del derby; infine, e anche questo conta, il ribaltone del Milan all’Olimpico sancisce al 90% che l’Inter che la Sampdoria affronterà all’ultima campionato si starà giocando lo scudetto sul filo del punticino, e quindi non sarà in grado di concedersi nessun rilassamento.

Ecco, questa è lo scenario. Il bilancio di casa Sampdoria, decontestualizzato, sarebbe di segno positivo. Perché a Verona è andata in campo una squadra equilibrata, capace di inibire le folate della formazione di Tudor presidiando le fasce, di reggere il miglior momento dei padroni di casa dopo una decina di minuti nel primo tempo; chiamatelo 4-5-1 o 4-4-2 con Sabiri molto largo, di fatto 4-3-3 in fase offensiva, comunque la Samp di Verona era certamente messa meglio che nelle precedenti tre gare (e sconfitte) contro Roma, Bologna e Salernitana. E’ stata decisa quando è servito (ne ha fatto le spese Rincon, squalificato sabato prossimo, forse con un po’ di ingenuità, ammonito dopo Vieira, e come poi Bereszynski), ha saputo reagire una volta subito il pareggio, andando ancora a caccia del gol. E’ stata, insomma, viva. Dando una risposta a chi non poteva che rilevare una carenza di personalità nelle gare precedenti.
La Sampdoria ha il Cagliari a 2 punti, la Salernitana a 5 (ma virtualmente, in caso di vittoria nel recupero a 2) e il Genoa, prossimo avversario, a 5. La Sampdoria ha davanti a sé il derby e poi le sfide con Lazio a Roma, Fiorentina a Marassi e Inter a San Siro. Sfide proibitive. Ma la Sampdoria è viva e può contare anche su quella dose di rabbia finalmente emersa. I bravi ragazzi hanno i nervi scoperti, hanno addirittura le mani che prudono; s’incavola pure quel gentiluomo di Giampaolo che troppo spesso ha fatto il parafulmine anche per colpe non sue. Parentesi: il materiale umano è ristretto, risicato, lo dimostrano gli effetti scellerati del forzato cambio difensivo in corsa. Ma torniamo a bomba. Lo ha detto l’allenatore, lo ha sottolineato anche il presidente Lanna, quando qualcuno ha evocato l’ombra di uno spogliatoio spaccato, che questa è una squadra di bravi ragazzi.

Per salvarsi i bravi ragazzi non servono: serve gente che, se c’è da menare – metaforicamente ma non  troppo – si fa trovare. E, allora, viva la Samp incazzata. Via, nella bagarre, senza paura.

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<![CDATA[La Samp e i sampdoriani meritano di più]]> https://telenord.it/la-samp-e-i-sampdoriani-meritano-di-piu-senza-disastro-44598 https://telenord.it/la-samp-e-i-sampdoriani-meritano-di-piu-senza-disastro-44598 Sun, 17 Apr 2022 14:25:00 +0200 Certo non è stata una Pasqua serena quella che hanno passato Marco Lanna, Romei & C., perché dentro l’uovo hanno trovato una matassa complessa e difficile da sbrogliare. Primo flash back: non serviva un sondaggista o un esperto di statistica per analizzare i dati sugli umori dei tifosi sampdoriani dopo Sampdoria-Salernitana. Amareggiati, delusi, feriti e giustissimamemte incazzati. Con un tema di fondo: «Vattene», «Dimettiti», «Mandatelo a casa», destinatario di queste richieste ovviamente Marco Giampaolo, l’uomo (ri)chiamato per salvare senza ansie la Sampdoria 2021-22, ricostruirla nel gioco e proiettarla verso il futuro. Invece, 8 sconfitte in 11 partite e una squadra senz’anima.

Il flash back del flash back è l’ennesima prova senza un’anima. Dopo essser stati surclassati atleticamente e sul piano del gioco dall’Atalanta, dopo essere stati dominati dall’Udinese, dopo le prove inconsistenti (e sopravvalutate dal giudizio dell’allenatore) contro Roma e Bologna. Infine, l’onda anomala Salernitana: due onde in sei minuti, poi una zampata di Caputo, l’illusione che il trio Rincon-Candreva-Quagliarella riuscisse a costruire qualcosa sul fronte destro. E, nel secondo tempo, il nulla.

Questa è la Sampdoria oggi. E, per onestà intellettuale, servono due precisazioni. La prima sulla scelta della proprietà. Sarebbe servito un mestierante alla Iachini per andarsi a cercare una salvezza più agevole rispetto al trend D’Aversa. Invece è stato scelto un tecnico che ha il mantra della costruzione e organizzazione del gioco, che già conosceva l’ambiente, che – pur con limiti di non flessibilità e con organici nettamente superiori – aveva fatto bene in passato. Quindi, un sacrificio e rotta su Gianpaolo. Che è un uomo perbene e macerato dalla ricerca di una perfezione e una coerenza con la sua idea di calcio che spesso diventa autolesionismo. Lasciamo perdere le disquisizioni sul 4-3-1-2 sempre e comunque, ma come si fa a togliere, dopo la prima prova imperfetta, Falcone per riproporre un Audero che continua ad andare avanti fra passi falsi e incertezze, che tolgono sicurezza alla squadra? O come si fa, in un finale (Roma, Salernitana) in cui insegui il pari a non mandare in campo per 5 minuti Supryaga che sarà pure in crisi di ambientamento e di condizione, ma ha fisico e centimetri…. Boh.

E poi ci sono i giocatori. Che sembrano avulsi, ma probabilmente sono soprattutto soffocati da compiti tattici e imput che tolgono loro libertà mentale. Avete presente Augello quando è entrato in campo sabato? Doveva servire ad allungare la squadra, a portare insidie sulla sinistra. Lo abbiamo visto arrivare sulla trequarti, guardarsi intorno, girarsi e ridare palla ad Audero. Per far ripartire uno sterile giro palla a squadra avversaria piazzata.

Questa è la Sampdoria oggi: una squadra involuta, in totale crisi d’identità, con un ritmo di gioco bassissimo. Visto la Salernitana? Brutta, sporca, cattiva, irritante fra estenuanti sceneggiate e perdite di tempo, ma capace di accelerazioni, contrasti decisi e recuperi anche del centravanti (Bonazzoli, sampdoriano, che se fosse qui sarebbe manna), di andarsi a prendere cartellini lottando alla morte. Per portare a termine con successo la partita che valeva mezza stagione. Eppure, per la Samp, tre punti valevano anche di più: la salvezza virtuale, una stagione intera….

Ora ci sono 5 partite terribili (Verona in trasferta, derby, Lazio all’Olimpico, Fiorentina a Marassi e Inter a San Siro). E c’è un dilemma da risolvere: rinnovare la fiducia a Giampaolo, chiedere a lui di portare fuori dalle sabbie mobili questa Sampdoria, mentre c’è chi vorrebbe un D’Aversa di ritorno e a libro paga, chi sogna la chiamata e la risposta affermativa miracolosa di Ranieri e chi si affiderebbe ai cuori blucerchiati Nicolini-Palombo. Decisione tutt’altro che facile. Una cosa è certa. Questa salvezza vale più di una salvezza: vale il futuro, la sopravvivenza, l’appetibilità di un marchio e la possibilità di portare a termine vendita e auspicabile ricostruzione. Vendita che, con la squadra in serie B, si complicherebbe in termini esponenziali. Questa è una squadra vecchia, da rinnovare. E una società da rifondare. Lanna lo sa, è per questo che sta lavorando.

Chi sarà in panchina per il finale di campionato – Giampaolo, probabilmente – dovrà fare un gigantesco atto di umiltà: rinunciare ai dogmi e prendere i giocatori con più anima, con senso di appartenenza vero. A prescindere dall’identikit tecnico-tattico. Serve il cuore in campo, per salvarsi. E non è un cliché. La Sampdoria, i sampdoriani meritano di più dei tristi spettacoli recenti.

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<![CDATA[Sampdoria, a Bologna come contro la Roma: non malissimo ma a mani vuote]]> https://telenord.it/sampdoria-a-bologna-come-contro-la-roma-non-malissimo-ma-a-mani-vuote-44426 https://telenord.it/sampdoria-a-bologna-come-contro-la-roma-non-malissimo-ma-a-mani-vuote-44426 Tue, 12 Apr 2022 19:05:00 +0200 Il titolo sul sito della Gazzetta, pochi minuti dopo la fine della partita, diceva quasi tutto: “Bologna, ecco il vero Arnautovic: doppietta di gran classe, ma la Samp è poca cosa”. Sintesi severa? No, esatta. Perché è vero che Arnautovic (e non solo) lo ha il Bologna e non la Sampdoria. Ed è vero pure che il vantaggio (con la complicità di Audero) è arrivato nel momento migliore della Sampdoria, dopo che Caputo si era mangiato un gol. Ed è vero che il raddoppio è giunto su un infortunio – definizione generosa di Giampaolo, e comunque non certo il primo – di Yoshida. E’ vero pure che su un contatto Medel-Sensi in area si poteva almeno pretendere il check. Ma, fatte salve attenuanti e circostanze, la Sampdoria è apparsa inferiore al Bologna, non è mai parsa in grado di assillarlo, asfissiarlo, non ha mai dato una dimostrazione di forza e sarà pur vero, come dice Giampaolo, che parlare di “garra”, di atteggiamento, sono fesserie, ma la situazione oggi è questa e in archivio va la sconfitta numero 19 su 32 partite. Contro il Bologna come contro la Roma: non malissimo, ma nemmeno bene, e mani vuote.

In tutto ciò fa quasi sorridere la benevola profezia estiva di D’Aversa, cioè andare a caccia, e magari fare pure meglio dei 52 punti di Ranieri, che oggi appaiono un miraggio nel deserto. Certo, allora, si sognava la stagione boom di Damsgaard, si poteva contare su Gabbiadini, Jankto non era ancora stato ceduto, ma i presagi (scelte e programmazione) non erano certo tali da indurre all’ottimismo.

Quel che ne è seguito lo sappiamo tutti, casini societari compresi. D’Aversa ha provato ad arrangiarsi con il suo 4-4-2 arrembante e zoppo (per la mancanza di Jankto o di un sostituto adeguato) ed è andato in altalena fra folate offensive made in Candreva e sbandate difensive. Giampaolo è arrivato inseguendo un equilibrio non facile con il suo 4-3-1-2 che tarpa le ali, anzi l’ala Candreva, e ha limitati sbocchi di fantasia e ispirazione per il gol nel trio offensivo. Aggiungete altre cose che già sappiamo e che dovranno essere tenute ben presente in fase di programmazione del futuro (età media alta, poche risorse di qualità da cui ripartire) e siamo a oggi, meno 6 alla fine. Sulla graticola.

La Sampdoria che insegue il mantra dell’equilibrio in campo spesso assomiglia a un trenino elettrico. Non quelli che alloggiano su un plastico pieno di varianti, ponti, fiumi, passaggi a livelli, ma uno di quelli di 50 anni fa: un percorso monotono, due rettilinei e due curve, con i vagoncini che marciano sempre alla stessa non eccelsa velocità.

Difficile aspettarsi, o pretendere, rivoluzioni a questo punto della stagione. Se D’Aversa ha marciato alla media di 0,909 punti a partita e Giampaolo marcia a 0,9 spaccati, quindi sostanzialmente velocità identiche, vuol dire che, se loro hanno responsabilità, il materiale umano è quello: non eccelso. La Sampdoria, in tutta la stagione, non ha fatto neanche un colpo grosso, una vittoria d’autore. I suoi gioielli, in termini di risultati, sono il 4-0 al Sassuolo e il pareggio con l’Inter. Stop. Il finale è difficile: serve, è indispensabile, fare 3 punti con la Salernitana e rasparne qualcun altro in giro puntando a non perdere il derby. Sabato c’è la Salernitana.    

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<![CDATA[Sampdoria, serve un finale di campionato col sangue agli occhi]]> https://telenord.it/sampdoria-serve-un-finale-di-campionato-col-sangue-agli-occhi-44052 https://telenord.it/sampdoria-serve-un-finale-di-campionato-col-sangue-agli-occhi-44052 Mon, 04 Apr 2022 15:15:00 +0200 Si potrebbe cominciare dai se. Se Thorsby, dopo due minuti, fosse arrivato coordinato sul delizioso invito di Sensi, se Caputo al 21’ fosse riuscito a piazzare la palla anziché concludere centrale … E anche se Sabiri a metà ripresa non avesse concluso sul portiere proprio come Caputo, esattamente 45 minuti dopo, o se Quagliarella, nel finale, non avesse trovato Smalling sulla sua traiettoria, questione di centimetri. Se, se, se… E invece la Sampdoria torna in altalena: dall’illusione alla delusione, quest’anno va così. L’illusione di un cambio di marcia e di scenario a Venezia e un’altra partita senza punti contro la Roma. Sconfitta numero 18 (su 31) di una stagione contrappuntata dalla sofferenza di una serenità che si può solo sfiorare e mai fare propria.

Giampaolo, alla fine, ha visto gli aspetti positivi: essere riusciti a restare dentro alla partita, aver mantenuto gli equilibri, averci provato fino alla fine. Senza nascondersi il problema (o uno dei problemi) di fondo: le carenze di organico in attacco. E’ un’analisi lucida e fredda, anche se fatta a caldo. Ma è vero anche che a molti sampdoriani questa partita è piaciuta poco. Perché la Sampdoria ha fatto pressing e ha tenuto in mano la partita, è stata viva e vivace fino al gol di Mkhitaryan al 27’, ma per il resto (due terzi abbondanti di gara) è apparsa diligente ma mai col sangue agli occhi. E la spiegazione c’è, e non è certo in una carenza di grinta e di approccio quanto, appunto, in quella ricerca di equilibri sottolineata da Giampaolo. Vogliamo ragionare ancora con i se? Se la Sampdoria si fosse buttata furibonda all’arrembaggio, una volta passata in svantaggio, avrebbe potuto aprire praterie per il contropiede romanista facendo un regalo enorme a Abraham & C. e finendo, magari, per perdere di goleada.

Il problema – evidente – è che la coperta è corta. La squadra è stata mal costruita, anzi rimaneggiata, in estate sotto la gestione Ferrero. Il più macroscopico degli errori è stato togliere dalla rosa un elemento di equilibrio tattico, sostanza e gol come Jantko impedendo a D’Aversa di giocare un 4-4-2 appunto equilibrato e impedisce, casomai lo volesse fare, a Giampaolo di provare quel modulo, peraltro non il suo preferito. Il tecnico lo ha spiegato bene nell’intervista esclusiva a Telenord: in una squadra 15 giocatori possono giocare sulla mattonella preferita, ma dieci saranno costretti ad adattamenti. E Candreva, che si esalta nel 4-4-2, nel modulo di Giampaolo, è fatalmente il sacrificato numero uno. Il mercato di gennaio è stato il migliore possibile nella situazione societaria attuale della Sampdoria. Ma sono arrivati Giovinco che deve ricostruirsi atleticamente e Supryaha che, agli inevitabili problemi di ambientamento, ha aggiunto le problematiche di morale legate alla guerra nel suo Paese.

Sintesi: la coperta, come detto, è corta e la ricerca degli equilibri costringe, più di una volta, la Sampdoria, a essere scolastica in campo. Detto questo, a sette giornate dalla fine, con un ruolino di marcia sostanzialmente identico fra gare casalinghe e in trasferta (4 vittorie, 3 pareggi e 9 sconfitte a Marassi; 4 vittorie, 2 pareggi e 9 sconfitte in trasferta), non resta che andare alla caccia dei punti salvezza (almeno 6 ma forse ne potrebbero occorrere 8  o 9) nelle ultime 7 partite. Si ricomincia da Bologna, si dovrà giocare come a Venezia. Poi, la Salernitana a Marassi e il viaggio a Verona prima del derby. La buona notizia sono i 16.465 spettatori, la Sud di nuova piena, con i gruppi storici del tifo. Loro, i sampdoriani, meritano una squadra equilibrata, ma col sangue agli occhi. Ora i margini di errori sono ridotti quasi a zero e ogni punto in gioco può essere un passo verso la salvezza o verso il baratro. 

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<![CDATA[Sampdoria, dopo Venezia parte la volata finale]]> https://telenord.it/sampdoria-dopo-venezia-volata-finale-43458 https://telenord.it/sampdoria-dopo-venezia-volata-finale-43458 Mon, 21 Mar 2022 15:45:00 +0100 Sono tre, ma valgono sei. Lo ha detto Marco Giampaolo, dopo la partita di Venezia, quella in cui i punti valevano il doppio, la migliore in assoluto del secondo mandato del tecnico abruzzese. Per preparazione e gestione. Perché, se con il Sassuolo era arrivata la goleada, è anche vero che la gara si era indirizzata subito nei binari giusti e con l’Empoli il successo era stato netto ma anche in quel caso le difficoltà tecniche e psicologiche erano certamente inferiori. «Questa gara implicava tensioni particolari, per il valore stesso della partita», ha spiegato ancora Giampaolo. Che ha aggiunto: «Bisognava essere razionali in campo». Appunto. Bravo lui a rimodulare, senza stravolgere, il suo credo, lasciando intatta fino alla trequarti la squadra – il 4-3 – facendo diventare l’1-2 un 2-1 con Caputo unica punta.

L’attaccante ex Empoli e Sassuolo ha goduto dei maggiori spazi che la convivenza con Quagliarella fatalmente e inequivocabilmente – come ampiamente dimostrato - restringe, assistito però non da uno ma due rifinitori. Sabiri ha messo in partita più continuità, più presenza e più fisicità, Sensi ha cercato di guidare il gioco anche arretrando. Ovvio che, se sono due i giocatori attraverso cui deve passare il tocco illuminante, saranno anche meno i palloni giocati da ciascuno, ma è vero che quando uno appariva meno dentro al gioco, era l’altro a comandarlo. Alle loro spalle Candreva ha agito ancora da mezzala, ma con la capacità e l’intelligenza di andare a cercarsi gli spazi sull’esterno o in zona conclusiva, sacrificandosi pure in copertura su Ampadu o Nani e Thorsby ha ramazzato palloni con la capacità di frenare la propria irruenza per non incorrere in cartellini. Dietro, Ferrari ha dato consistenza alla difesa, e ne hanno beneficiato sia Colley che, nel finale, Yoshida. Audero – e questa era una scelta delicatissima – ha offerto una prova convincente, è un giocatore (e un capitale) recuperato. Insomma, il dualismo fra i pali al momento è concorrenza produttiva. Infine, chi è entrato dalla panchina ha fatto in pieno la sua parte, a cominciare da Quagliarella, giustamente lodato da Gianpaolo,– che ha lavorato di intelligenza ed esperienza, tenuto palla, innescato iniziative offensive e – ancora il tecnico - «sembrava un ventenne».

Ma gli elogi, ha spiegato l’allenatore ed è logico concordare,  vanno subito metabolizzati e messi alle spalle «perché sotto spingono tutti» e bisogna dedicarsi «anima e corpo al nostro obiettivo». Che è, naturalmente, la salvezza.

Manca la volatona finale e la serie di 8 gare può essere divisa in due: Roma in casa, Bologna in trasferta, Salernitana a Marassi e Verona fuori. Con 4-5 punti, si potrà affrontare il poker finale ad altissima tensione (derby, Lazio all’Olimpico, Fiorentina al Ferraris e infine Inter a San Siro) con serenità. Ma lo spirito e la capacità di stare in campo devono essere quelle di Venezia. Senza dimenticare che per le ultime quattro partite a Marassi (capienza riportata al 100% dal primo aprile) la Sud tornerà a essere la casa anche dei gruppi storici del tifo. «La Samp è la sua tifoseria e i nostri tifosi sono la Sampdoria. Sono un giocatore, il nostro fuoriclasse, e un fuoriclasse va sempre impiegato», ancora parole di Giampaolo. Con la speranza che, dopo la sosta azzurra, la Sampdoria possa contare anche su Supriaha e Giovinco.

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