Nonostante tutto, poteva essere salvezza. Ferrero e la sua promessa: l'importante è che non si metta (ancora) di traverso

di Claudio Mangini

5 min, 5 sec

Se sarà serie B, in panchina bisognerà ripartire da uno "specialista"

Nonostante tutto, poteva essere salvezza. Ferrero e la sua promessa: l'importante è che non si metta (ancora) di traverso

Piccole considerazioni di calcio giocato in un momento in cui, in casa Sampdoria, l’aspetto calcistico è in secondo piano, visto e considerato che la vera salvezza si gioca altrove. Vero: Sampdoria-Empoli non contava ormai nulla per i blucerchiati (ma molto per l’avversaria di turno che andava a caccia del punto della matematica salvezza). Però dentro i 94 minuti della prima partita giocata davanti al proprio pubblico “da retrocessi” ci sono molti dati non trascurabili. Primo: la Sampdoria ha iniziato con un ritmo molto basso cercando di svolgere essenzialmente il compitino, in teoria senza scoprirsi troppo, in realtà correndo diversi rischi. Sembrava di rivedere certi inizi scolastici dell’ultima gestione Giampaolo.

Secondo: ci si aspettava la presenza di qualche giovane in campo, ma la formazione era rigorosamente quella “dei titolari”. Scelta cocciuta e ottusa di Stankovic, secondo molti critici, in realtà probabilmente la voglia di avvicinarsi al commiato almeno con un’altra vittoria casalinga. E, dunque, palla a chi è stato protagonista nel male di una stagione terribile: a voi una chance di riscatto. Purtroppo sfumata nel finale. Terzo: il migliore in campo è stato Fabio Quagliarella, lampi di classe pura e impegno, probabilmente sostituito troppo presto come in altre occasioni era stato dimenticato in panchina. Settimana dopo settimana il tecnico serbo ha perso feeling con i tifosi e accumulato critiche per le sue scelte reiterate. Puntare sempre e comunque su alcuni giocatori (Djuricic, Lammers, Murru) dimenticandone altri (Jesé Rodriguez, Quagliarella). Stankovic era riuscito perlomeno a dare una compattezza e uno spirito battagliero alla Sampdoria; dopo il crack con la Cremonese, si è sgretolata la Sampdoria e si sono moltiplicate certe sue incomprensibili scelte gestionali. Di sicuro, il tecnico serbo ci ha provato calandosi nella parte con grandissima partecipazione e coinvolgimento; certamente è venuto a fare scuola guida nel campionato italiano, dopo aver vinto ben tre titoli in quello – molto meno qualitativo – serbo.

Il futuro dirà se potrà diventare un buono o ottimo allenatore. Ma, se sarà serie B, è evidente che la nuova Sampdoria dovrà partire da uno specialista, possibilmente giovane, ma con un curriculum significativo nella categoria. Quarta e ultima considerazione: per l’ennesima volta la Sampdoria si è fatta raggiungere in modo banale nel finale di partita, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, tutta la sua fragilità al momento decisivo di portare a casa il risultato.

Ma quel che resta, da questa partita di fine stagione, a destino purtroppo, già segnato, è che la Sampdoria avrebbe potuto giocarsela con squadre come Empoli, Verona, Lecce, Cremonese eccetera. Nonostante tutto, nonostante le carenze palesi (un centravanti vero, innanzi tutto), la caratura complessiva non era quella del malinconico, solitario e staccatissimo fanalino di coda.

Ma a segnarne il destino sono state svariate componenti: dalla crisi societaria che ha ammantato la stagione con la sua cappa pesantissima a (nonostante tutto, appunto) errori di programmazione e di mercato, dalle aspettative mancate di alcuni protagonisti alle presenze mancate per infortuni (De Luca, Pussetto) per mettere insieme un organico carente e in certi momenti della stagione – ricordate? – talmente corto da andare in campo con una panchina ridottissima, per finire con le scelte, in certi momenti incomprensibili, dell’allenatore; dai bivi sbagliati finché la stagione era aperta ai non trascurabili torti arbitrali che hanno zavorrato e frenato la Sampdoria fin da inizio stagione.

Un’altra considerazione di calcio giocato, in riferimento alle scelte di mercato. A firmare il gol salvezza (non ancora aritmetica, ma vicinissima) della Salernitana contro l’Atalanta è stato Antonio Candreva. E’ vero che la Sampdoria, quest’anno, doveva ridimensionare gli ingaggi e limare ovunque possibile. E’ vero che Candreva voleva, per questioni di famiglia, avvicinarsi a Milano e, infatti, la prima operazione percorribile era apparsa il suo trasferimento al Monza. Ma da Genova a Salerno il passaggio si è concretizzato anche e soprattutto partendo dallo scarso feeling tra l’esterno ex azzurro e Giampaolo. E Candreva era stato, lo ricordiamo, il protagonista assoluto a suon di gol, assist e dunque punti di due terzi della stagione scorsa. Forse, nel momento delle scelte, si sarebbe dovuto considerare alcune priorità e stabilire quali dovessero essere i pilastri di una squadra comunque costruita in emergenza e con risorse ridottissime.

E veniamo al presente, all’urgenza, ovvero alla questione societaria. I tempi, si sa, sono strettissimi: l’assemblea degli azionisti è convocata per venerdì 26 in prima e per lunedì 29 in seconda convocazione. C’è da portare al 60% del monte debiti il sì dei creditori alla ristrutturazione del debito. C’è l’offerta vincolante di Barnaba (con Edoardo Garrone come sponsor in appoggio) e della sua società Merlyn Partners. Ci sono altri nomi in gioco da tempo, come quello del finanziere Raffaele Mincione e dell’imprenditore Massimo Zanetti. Stando a chi lo conosce bene e ha a cuore le sorti della Sampdoria, come Gianluca Pagliuca e Enrico Nicolini, se Zanetti si impegnasse offrirebbe estreme garanzia di serietà, ma l’industriale del caffè appare oggettivamente più indietro nell’operazione Sampdoria. Barnaba ha fatto bene nel Lille. Poi, potrebbe rientrare in gioco Banca Sistema, che è anche uno dei grandi creditori.

Nel caso di un aumento di capitale, il Tribunale, nell’interesse dei creditori, potrebbe bypassare l’azionista di maggioranza Massimo Ferrero. Il quale, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ha detto molte cose, giurando, all’inizio, di dire tutta la verità e in chiusura ribadendo di non avere detto una sola bugia in tutta la lunga chiacchierata. Saranno i fatti a confermare o meno la sua versione. Resta una frase, da estrapolare: «Io farò di tutto affinché questo (il fallimento) non avvenga. Non è una sfida tra me e Garrone, tra me e il cda. Mi sto muovendo in più direzioni per provare a salvare il club». Basterebbe un gesto: non mettersi ulteriormente di traverso.