Sampdoria: altra sconfitta, altro scippo. Ma nessuno vuole ancora alzare bandiera bianca

di Claudio Mangini

5 min, 3 sec
Sampdoria: altra sconfitta, altro scippo. Ma nessuno vuole ancora alzare bandiera bianca

C’è un episodio da cui, inevitabilmente, partire per analizzare Juventus-Sampdoria: il gol viziato da fallo di mano di Rabiot, che l’arbitro Prontera forse non è in buona posizione per ravvisare ma che il Var (dove c’è l’esperto Di Bello) convalida senza nemmeno ricorre all’on field review, il controllo diretto del direttore di gara a bordo campo. E’ l’episodio che toglie la gara dal piano d’equilibrio e la mette su un piano inclinato, in discesa per la Juventus, in impervia salita per la piccola Sampdoria. Ed è l’ennesimo scippo che patisce la Sampdoria in questa maledetta stagione. Dejan Stankovic lo ha spiegato chiaro: «Magari oggi la partita la perdevo uguale, ma lasciami il 2-2. Io mi fido, se la vedono arbitro e Var mi fido, ma così no. Fino a un certo punto accetto, ma non voglio passare da stupido».

Appunto. Non c’è vittimismo nelle parole del tecnico serbo. Non c’è vittimismo nel mettere in fila gli episodi ce nel corso di questa sfigatissima stagione hanno danneggiato la Sampdoria. Al netto, la Sampdoria sarebbe sempre in zona retrocessione ma, più o meno, nella posizione del Verona. Con una prospettiva, nella lotta salvezza, ben diversa.

Secondo alcune interpretazioni, il Var non sarebbe intervenuto per mancanza di immagini più chiare di quella che peraltro mostra l’evidente tocco irregolare dello juventino. La Sampdoria di oggi forse conta troppo poco per meritare rispetto e ricevere le attenzioni basilari che la mettano sullo stesso delle altre concorrenti per poter giocare, semplicemente, alla pari e non dover aggiungere handicap arbitrali alla lunga lista dei problemi contingenti. Che nessuno si sogna di negare. Nella sconfitta della Sampdoria ci sono altri errori ed altre motivazioni. Le due occasioni – una gigantesca – sprecate da Gabbiadini sullo 0-0; la facilità con cui la Juventus, senza fare nulla di significativo sul piano del gioco, si è trovata sul 2-0 per errori banali della squadra blucerchiata sulle azioni dei calci piazzati; infine la povertà di organico con cui anche in questa occasione Stankovic si è trovato a dover fare i conti.

Si poteva osare qualcosa di più, una volta che la Sampdoria aveva meritatamente riagguantato il pareggio contro una Juve non trascendentale? Giorgio Roselli, ex centrocampista goleador della Samp a cavallo tra fine anni Settanta e inizio Ottanta, nonché allenatore del Ligorna, domenica sera ospite di Telenord, ha spiegato: «Anch’io certe volte temporeggio con i cambi. Perché i cambi vanno fatti se sei sicuro di poter aggiungere qualità in campo. E’ giusto provare a vincere. Ma se non cambia nulla e il risultato resta di parità, posso sperare magari in un calcio piazzato nel recupero. Diversamente, a cambiare per cambiare, rischio solo di togliere equilibrio alla squadra».

Dunque, con la sconfitta numero 18 e la vittoria dello Spezia sull’Inter, è il momento di dichiarare game over? Scontato che dopo 12 punti in 26 partite, con una media di poco superiore allo 0,45 punti a gara, tenere accesa una fiammella appare più un atto di fede che la conseguenza di ragionamento razionale. Ma alzare bandiera bianca dopo l’ennesima prova di generosità e capacità di stare in campo avrebbe ben poco senso, soprattutto alla luce del calendario. Che mette in agenda domenica prossima il Verona. Ed è vero che la Sampdoria si fa apprezzare più quando ha di fronte un’avversaria di rango superiore che fa la partita che quando ha, come dirimpettaia, un’avversaria diretta a Marassi. Ma col Verona (purtroppo senza Rincon, uno dei grandi combattenti) si deve, fortissimamente, con il cuore, con le unghie e con un po’ di precisione sottoporta, portare a casa 3 punti. E se ci si riesce, poi si può rinviare a Pasqua la sentenza e fare i conti alla sera della vigilia, dopo la trasferta (2 aprile) con la lunatica Roma all’Olimpico e, appunto, la Cremonese l’8 aprile. E se… se la Sampdoria fosse riuscita a sfruttare queste partite, poi ci sarebbero da affrontare con un altro spirito il Lecce in trasferta e lo Spezia al Ferraris.

Vale la pena o si deve già alzare bandiera bianca? Chiedetelo a Filip Djuricic, rinato («Così dobbiamo giocare da qui alla fine della stagione»), a Zanoli che non perde un duello in velocità o ad Amione che ci mette tutto se stesso sempre. Non serve fare conti o tabelle, serve provarci sempre e provare a spostare il più avanti possibile il giorno delle verità. E’ una missione (quasi) impossibile, ma vale la pena affrontarla.

Intanto, Marco Lanna e il Cda continuano a lavorare, con la consulenza dell’avvocato Bissocoli, nell’altra – e ancora più decisiva e inappellabile – operazione salvataggio, quella della società. Battendo piste anche creative, perché non è facile venire a capo di questo rebus da svariati milioni di passivo. E, infine – ma non certo trascurabile – viene il compito di chi, Mattia Baldini, in questa situazione deve anche cercare di lavorare sugli aspetti tecnici del futuro. Perché se la B è quasi certa, bisogna cominciare a pensare – pur nell’emergenza – al prossimo anno. A chi può restare, a chi rientrerà ma non serve per ragioni tecniche o di ingaggio, a chi potrebbe essere utile fra i blucerchiati in prestito (il centrocampista Benedetti che sta facendo molto bene al Bari e, forse, il talentino Delle Monache, acquisito e lasciato al Pescara), a chi si potrebbe provare a convincere a restare fra i giocatori non di proprietà della rosa attuale (Amione, innanzitutto) e a chi servirebbe per l’operazione ritorno in serie A (gente da gol certi nella categoria, prima di tutto).

Tutto difficile, complicato, faticoso. Ma così è: chi sta sulla barca deve remare e buttare giù acqua per restare sopra la linea di galleggiamento.