Salone nautico: una strategia per Genova
di Paolo Lingua
L’autunno ci porta all’appuntamento strategico del Salone Nautico Internazionale. Un appuntamento mai mancato, anche se per la pandemia l’anno scorso ha sofferto e anche per quest’anno non mancheranno altri limiti. Ma, nelle prospettive degli organizzatori e degli espositori si punta a superare i 100 mila biglietti venduti, rispetto ai poco più di 70 mila dell’anno scorso. Certo, alle spalle del Saone e degli approdi gremiti di barche, tra le quali molte delle extralusso di grande tonnellaggio che saranno le “regine” della manifestazione, purtroppo spicca la spianata densa dei rottami degli edifici demoliti della vecchia e gloriosa Fiera, un tempo area di ospitalità del Salone e di gran parte delle sue iniziative. Oggi regge l’imponente padiglione Jean Nouvel, mentre molte iniziative saranno spostate nelle reception più a ponente. Ma il Salone ormai spicca “en plein air” con la distesa di imbarcazioni appoggiate alle rive del porto. La collocazione naturale. Il Salone Nautico, giunto alla sua 61° edizione, a voler dare uno sguardo fugace al passato, è stato certamente l’iniziativa più importante e di maggior successo d’una Genova desiderosa, già dagli anni della ripresa economica del dopoguerra, di inserirsi in un orizzonte internazionale, giocando su una peculiarità del suo DNA.
Il Salone è stato sempre la grande mostra antologica della nautica da diporto – dalle piccole imbarcazioni sportive ai grandi yacht - che ha ospitato le più qualificate produzioni internazionali ma che anche ha messo in evidenza l’eccellenza italiana nella qualità e nel design. Per questo il Salone ha attratto sempre centinaia di migliaia di visitatori, anche semplici curiosi, mettendo in evidenza, alla luce della fine dell’estate, anche le attrattive della Liguria e di Genova: arte, natura, spettacoli e gastronomia, oltre che moda e stile. I fondatori del Salone, allora collegati alla emergente Fiera, avevano capito che era possibile raggiungere molti obiettivi, anche nel tempo, con effetti economici di grande rilievo. Per non parlare del prestigio che avrebbe incoronato Genova e il suo territorio. Il Salone negli anni scorsi ha sofferto, oltre che della pandemia, anche di complessi problemi che hanno coinvolto le associazioni di categoria dei costruttori di panfili.
Ma oggi è tornata l’unità e intravvedendo, come si dice ormai abitualmente, la luce in fondo al tunnel, si punta a una grande ripresa per dare vita a un Salone in crescita anno dopo anno per puntare alla leadership internazionale del settore. In questa prospettiva gli operatori del settore e tutta la infinita filiera degli interessi collegati all’evento, anche fuori della cittadella ideale del Salone, puntano a una grande scommessa di rilancio, proprio al fine di dare una svolta alla vita sociale e collettiva nella certa speranza d’un declino della pandemia. Perché sono più che concreti i progetti di ripresa e di rilancio della città e dei settori più qualificati del suo potenziale economico. Ma solo per restare nell’ambito territoriale in cui è collocato il Salone le istituzioni puntano a realizzare più in fretta possibile il Waterfront di Levante, ovvero la rinascita edilizia e funzionale dell’ex padiglione fieristico sulla base del progetti di Renzo Piano.
In meno di tre anni la situazione potrebbe essere completamente rovesciata, sia sul piano funzionale, sia sul piano estetico, con il rilancio del Palasport in via di ristrutturazione. La carne al fuoco, alla vigilia del Salone, è dunque tanta e tutta Genova sogna una ripresa a 360°. Nell’immediato le uniche ombre dei prossimi giorni, ma si spera di no, potrebbero venire dalla meteorologia perché ci sono annunci di piagge diffuse e di maltempo, un ostacolo fastidioso per un evento che si annuncia in gran parte all’aria aperta e sul mare. Ma si confida nella benevolenza degli Dei in particolare delle divinità marine come nei lontani secoli del mondo classico.
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