Roma, presentato il rapporto 2025 sull'economia circolare: l'Italia resta leader in Europa

di Sagal

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Nel 2023 l’Italia è seconda in UE per economia circolare ma resta vulnerabile sul fronte delle materie prime estere

Roma, presentato il rapporto 2025 sull'economia circolare: l'Italia resta leader in Europa

L’Italia si conferma tra i Paesi più virtuosi d’Europa nell’economia circolare, ma il Rapporto 2025 del Circular Economy Network evidenzia forti criticità nella dipendenza dalle importazioni di materiali, cresciute del 34% in cinque anni. E' quanto emerge alla Conferenza Nazionale sull'Economia Circolare, oggi in programma a Roma, nella sede della Biblioteca Nazionale di Castro Pretorio. Alla presenza del ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin e di numerosi protagonisti di consorzi e associazioni di categoria, la presentazione del report è stata anche l'occasione di confronto tra realtà diverse, ma con un obiettivo comune: rendere l'economia italiana più sostenibile, con un sistema di riutilizzo delle materie sempre più efficace.

Circolarità - L’Italia è seconda solo ai Paesi Bassi tra i 27 Stati dell’Unione europea per livello complessivo di circolarità. Utilizzando gli indicatori comunitari, il nostro Paese totalizza 65,2 punti, superando Germania (60,6), Francia (58,7) e Spagna (56,9). È inoltre leader in produttività delle risorse, con 4,3 euro di PIL per ogni kg di risorsa utilizzata, contro una media UE di 2,7 euro. Buoni risultati anche sul fronte del riciclo: il tasso di utilizzo circolare della materia è pari al 20,8%, la percentuale più alta tra le principali economie europee.

Rifiuti e riciclo - Migliora la gestione dei rifiuti urbani: il tasso di riciclaggio nel 2023 è salito al 50,8%, +3,2 punti percentuali rispetto al 2019. Solo la Germania fa meglio (68,2%). Francia e Spagna restano più indietro. Il consumo pro capite di materiali è più basso della media europea (11,1 tonnellate contro 14,1), ma in aumento, al contrario degli altri grandi Paesi.

Importazioni - La criticità principale riguarda la forte dipendenza da materiali esteri. Nel 2023 le importazioni hanno coperto il 48% del fabbisogno italiano, più del doppio rispetto alla media UE (22%). Il valore economico è passato da 424,2 miliardi di euro nel 2019 a 568,7 miliardi nel 2024. Una crescita che evidenzia vulnerabilità strutturali e aumenta i rischi geopolitici e industriali.

Investimenti e lavoro - Nel 2023 l’Italia ha investito 10,2 miliardi di euro in attività tipiche dell’economia circolare, ma con un calo del 22% rispetto al 2019. Il rapporto sul PIL è sceso dallo 0,7% allo 0,5%. Anche l’occupazione registra una flessione: 508.000 addetti nel settore, -7% rispetto al 2019. Tuttavia, in proporzione, l’Italia resta in linea con la media europea (2%).

Risparmi e vantaggi - Secondo Cassa Depositi e Prestiti, l’adozione di pratiche circolari ha generato nel 2024 un risparmio di 16,4 miliardi di euro per l’industria manifatturiera italiana. A livello europeo, la Commissione UE stima un risparmio energetico annuo potenziale di 45 miliardi di euro grazie all’aumento della circolarità. Sul piano ambientale, un modello produttivo più circolare potrebbe contribuire alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni.

Materie prime - Il Rapporto si concentra su tre materiali strategici: alluminio, rame e fosforo. L’alluminio, riciclabile all’infinito, ha un tasso di riciclo ancora basso (21%) in Europa, mentre l’UE ne importa grandi quantità da Guinea e Russia. Il rame, già riciclato al 32%, è cruciale per energia e mobilità elettrica. Il fosforo, materia prima critica, è oggi importato quasi totalmente. Una riserva scoperta in Norvegia potrebbe cambiare gli equilibri, ma il suo recupero da fanghi e reflui è ancora limitato.

Le prospettive - Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “l’Italia deve decidere se rafforzare la sua leadership nella circolarità o perdere questo vantaggio”. Claudia Brunori di ENEA avverte che “è urgente ridurre la dipendenza da materiali esteri e investire in eco-design e innovazione”. Il Clean Industrial Deal europeo punta a raddoppiare il tasso di circolarità entro il 2030, e il Circular Economy Act previsto per il 2026 potrebbe offrire un’accelerazione decisiva.

Scenario al 2030 - Un incremento del tasso di riciclo dell’1,5% annuo e una riduzione del consumo di materiali del 3,5% porterebbero a un risparmio di 82,5 miliardi di euro e una minore dipendenza da importazioni. L’economia circolare si conferma quindi una leva chiave per competitività, sostenibilità e autonomia industriale.

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