Riapre la A6 ma non si sciolgono tutti i nodi del sistema dei trasporti
di Paolo Lingua
Tutto sommato con un pizzico di buona volontà e con un mezzo colpo di reni, si è riaperta, sia pure con deviazione extra percorso autostradale, la A6 Savona – Torino, lesionata dal crollo di 30 metri di viadotto investito da una valanga di fango che si era staccata da un’area sovrastante. E la colata di fango è ora oggetto dell’esame dei periti della magistratura, perché si vuol capire se ci sono state responsabilità o trascuratezze. La riapertura non è ancora la soluzione ideale, perché a detta del gruppo Gavio, che è il concessionario dell’autostrada, ci vorranno almeno quattro mesi a ricostruire il tratto di viadotto crollato, anche perché occorrerà una attenta verifica delle condizioni del terreno ricoperto e invaso dalla maxi-frana dove dovranno poggiare i pilastri di sostegno della parte da ricostruire.
Non è semplice agire in queste circostanze, perché sono in corso verifiche e accertamento su molti viadotti e passaggi della Liguria e del Piemonte, non solo sull’asse verso il Nord o nella direzione del Ponente, ma anche , in alcuni casi, lungo i tracciati di Levante. Il maltempo al di sopra di ogni previsione e le condizioni di percorsi e di zone intere della Liguria ormai chiaramente oggetto di più o meno cosciente politica di trascuratezze e di mancanza di manutenzione hanno reso critica, non mancheremo mai di ricordarlo, la situazione generale. Ma, considerato che la Liguria è la regione italiana che ha la maggiore e più importante concentrazione di porti, il sistema di comunicazione è determinante per l’occupazione, gli investimenti e il benessere generale.
La Liguria affronterà un 2020 difficile perché dovrà risolvere la ricostruzione dell’ex ponte Morandi, seguire la ricostruzione del tratto della A6 e attendere i verdetti sullo stato dei viadotti della A26 per sperare di tornare “quasi” alla normalità. Ma, arrivati a questo punto, non basterà più, perché non si possono chiudere gli occhi dopo aver sistemato i danni del passato. Bisogna guardare al futuro e ha fatto molto bene il sindaco Marco Bucci ad agganciare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Genova per il convegno dell’Associazione Nazionale magistrati, ponendo alla sua osservazione due problematiche fondamentali per i prossimi anni.
La prima riguarda la realizzazione, da sempre rinviata per mille e non mai ragionevoli motivi, della Gronda, la tangenziale autostradale di cui Genova ha bisogno per alleggerire i percorsi dal traffico merci che a sua volta procederebbe più spedito. In secondo luogo il sindaco ha rappresentato al Capo dello Stato la difficile situazione della città a proposito della mobilità urbana. Il sindaco vuole puntare su linee metropolitane di superficie e sul potenziamento del trasporto elettrico in generale. Il sindaco punta alla mobilità urbana sostenibile e ha chiesto a Matterella un supporto per trovare investimenti per il progetto. Se Genova snellirà tutto il suo sistema di trasporti, diminuendo il traffico privato, si avrà una ricaduta molto positiva anche nel sistema di uscita delle merci, soprattutto su gomma, dai varchi portuali.
Nascerà una nuova agilità di movimento che sinora, anche prima dei disastri e dei crolli, non era neppure immaginabile. Quella di Mattarella dovrebbe essere una spinta oltre che politica anche morale. Non mancano preoccupazione tra le istituzioni genovesi e liguri perché si ha la sensazione d’una certa lentezza da parte del Governo, dove le posizioni del Pd e del M5s non sono omologhe. I grillini insistono in crescendo sulla revoca delle concessioni autostradali e non sono entusiasti delle grandi opere mettendo il Pd in imbarazzo. Ma su tutto si soprappone la complessa questione delle elezioni regionali che segneranno il dibattito politico dei prossimi sei mesi. E a sinistra domina la confusione.
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