Regionali in Liguria: sinistra in confusione

di Paolo Lingua

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Regionali in Liguria: sinistra in confusione

Gino Bartali è rimasto nella storia vulgata per una battuta immortale: “gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”. E’ un motto che potrebbe essere incorniciato sulle sedi del Pd e del M5s, dopo la confusione nella quale è precipitata l’alleanza (o convivenza forzata?) in vista della scelta del candidato presidente per le prossime elezioni regionali. Facciamo un breve riassunto dei fatti precedenti: per mesi c’è un ronzìo di possibili candidati: Massardo, Comanducci, Sansa. Ci sono tentativi semisegreti di approccio con nomi di peso: Tonino Gozzi e Annamaria Furlan, ovviamente finiti in un secco “no “.

E’ ovvio che il centrosinistra in Liguria, dopo un lustro di sconfitte secche e inesorabili con le quali ha perso la storica leadership in Liguria, vada al confronto delle urne un po’ frastornato con il centrodestra nettamente favorito. Poi, nel contesto del dramma del coronavirus, emergono grossi limiti nella gestione della sanità e anche la modesta gestione amministrativa della giunta Toti. Si apre uno spiraglio. Forse è possibile una rivincita. Ma bisogna azzeccare un candidato adeguato che trascini una coalizione unita dalle frange moderate a quelle più radicali. Poi il Pd sembra trovare la strada maestra, con un candidato di sinistra moderata , scafato politicamente e brillante professionista, l’avvocato Ariel Dello Strologo, capo della comunità ebraica di Genova, ex presidente della Porto Antico.

Ma in casa Pd si lasciano subito sfuggire il nome, con i grillini che subito storcono il naso, un po’ perché sono politicamente sprovveduti e poi perché sembra un candidato lontano dalle loro primitive visioni di protesta e di critica della politica storica. Si oppongono e la partita si trasferisce a Roma, presso i vertici nazionali. Trattano il vicesegretario del Pd Orlando e il reggente del M5s Crimi. Quest’ultimo pone un veto assoluto, Orlando cede e sembra passare Sansa, sorretto dall’estrema sinistra di Leu e Articolo 1.

La palla rimbalza in Liguria e insorgono vertici e base. Ferruccio Sansa è stato per anni pesantemente critico sul suo giornale “Il Fatto Quotidiano” e sui social nei confronti del Pd e dei suoi vertici. E’ un osso difficile da digerire. E poi, obiettivamente, è un candidato che più che unire la sinistra la divide. E’ la strada per una sconfitta sicura. Così stamani in riunione e videoconferenza con Roma, dove si trova il segretario regionale Simone Farello, la candidatura di Sansa è nettamente stroncata dal Pd.

Gli interventi dei dirigenti sono autentiche requisitorie. Decolla il “no” che viene camuffato dal partito in una bocciatura collettiva di tutti i candidati. Ma emerge, all’interno del Pd, una polemica nei confronti del vicesegretario Andre Orlando. I genovesi, con i savonesi e i dirigenti del Tigullio polemizzano con i “compagni” della Spezia. Orlando è accusato d’essere stato troppo accondiscendente nei confronti dei grillini. Nel campo del M5s è difficile trovare un bandolo logico della matassa. Difficile, se non impossibile,  farli entrare in una logica politica realistica. Sono già di avere dimessati i suffragi delle elezioni politiche. Se poi passerà il referendum che dimezza i parlamentari scenderanno alla metà della metà o ancor meno, considerata la condizione affannata del governo e delle difficoltà sempre più aspre che li dividono da Pd. Alla fine dei conti, sempre per restare con Bartali, tutto da rifare. Ma non si sa come e con chi.