Recovery Fund: il “dream” della sanità ligure

di Paolo Lingua

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Recovery Fund: il “dream” della sanità ligure

Con I finanziamenti che potrebbero venire con il Recovery Fund, la Regione Liguria conta di investire 1miliardo e 600 milioni per potenziare e migliorare la sanità del territorio, già messa a dura prova in questi mesi di diffusione del coronavirus. Sono emersi, obiettivamente, limiti ed errori compiuti nel tempo in un settore tanto delicato e di grande impatto sociale. Ma, obiettivamente, per adesso il progetto della Regione resta ancora un “dream” perché non si sa ancora come e quando i finanziamenti europei arriveranno all’Italia e, successivamente, saranno ripartiti dal governo tra le diverse regioni. Nell’ambizioso progetto (va tenuto presente che la sanità è competenza del presidente Giovanni Toti che ancora deve definirne l’assetto gestionale e amministrativo) sono previsti interventi nelle cinque Asl del territorio e specifici aspetti operativi su ospedali come il Gaslini, Villa Scassi e San Martino. Ma soprattutto è annunciata la costruzione di due nuovi ospedali a Taggia, in provincia di Imperia e agli Erzelli. Solo per questi due progetti, la parte più ambiziosa della politica sanitaria di Toti, sono previsti investimenti di quasi 600 milioni.

Il programma della giunta ha trovato critica la sinistra che parla appunto di contenuti di difficile realizzazione, anche perché non è assolutamente chiara la disponibilità finanziaria. In parole povere, l’opposizione allude a un annuncio promozionale e velleitario.

La questione è, come appare ovvio, estremamente complessa. Anche perché non è chiaro come e quando arriveranno i fondi dell’Europa e come saranno impiegati, perché , passando ad altri settori economici oltre la sanità, non si comprende se si punterà a recuperare mezzi finanziari per attività di ordinaria amministrazione in ritardo da tempo, oppure se non si punterà a una reale ripresa dell’economia (dopo l’attuale situazione di diffusione del virus che paralizza molti settori) con particolare attenzione alle grandi opere che sono capaci di scaldare i motori della ripresa. Certamente sarebbe decisamente preferibile, sempre che sia possibile un recupero da parte del governo, impiegare i 37 miliardi del Mes da destinare alla sanità, ma che appare un vicolo cieco per l’opposizione preconcetta e inspiegabile del M5s e che pure vede favorevoli il Pd e Italia Viva.

Tornando a una riflessione sulla Liguria occorre capire quale sarà l’assetto futuro della sanità a Imperia, perché l’ospedale di Taggia dovrebbe, una volta realizzato, diventare il punto di maggior prestigio del territorio. Ma quali saranno allora i ruoli e le destinazioni degli attuali ospedali di Imperia e di Sanremo? La situazione, anche per i non sempre facili rapporti con le istituzioni locali, non è delle più semplici e chiare.

Un discorso a parte merita la questione di Erzelli. Proprio la Regione aveva puntato, qualche anno fa, la progetto d’un nuovo “ospedale del ponente genovese” (dove già esisto nono le strutture di Villa Scassi a Sampierdarena oltre che di Sestri Ponente e di Voltri). Ma si parlava, per influenze lombarde, di un ospedale privato che poi, per contratto, avrebbe svolto un ruolo di realtà pubblica. L’altopiano degli Erzelli non ha, nel volgere di quindici anni realizzato progetti e sogni. Le attività operative sono poche, il territorio è in parte deserto, non ci sono per ora sistemi agili ed efficaci di comunicazione. I due “sogni” rimasti in piedi restano la Facoltà di Ingegneria (e Architettura) progetto ripreso dal nuovo Rettore ma che prevede tempi lunghi e, appunto, l’ospedale. Ma in quest’ultimo caso, il bando per i privati su cui si puntava è andato a vuoto non brillantemente. E allora? Sul tema si torna perché si spera a questo punto di realizzare sistemi di collegamento, stazioni, funivie che uniscano gli Erzelli al traffico cittadino e all’Aeroporto. Secondo un costume genovese di tutto questo si parla , di discute e si rimanda da anni. Non ci resta che attendere mentre i sogni volano tra le nuvole.