Quale sarà l'avvenire del porto di genova
di Paolo Lingua
2 min, 54 sec
Il punto di Paolo Lingua
Quante sono le scommesse che si stanno giocando sul porto di Genova e sul suo sviluppo? Sono molte e neppure in contrasto tra di loro, almeno per il momento: una vera buona sorta perché lo storia, recente e anche d’un passato neppur troppo lontano, ha come elemento fisso e costante il gioco assurdo e negativo dei “veti incrociati”, non solo per motivi politici o presunti ideologici, ma anche per contrasti di interessi tra imprenditori privati. Si sta aprendo, sempre positivamente, con una conclusione che non rare troppo lontana l’accordo tra il Sech e il Vte.
E’ una prospettiva che potrebbe dare vita a un incremento di traffici nel settore merci e container con una netta crescita positiva in particolare sul piano delle linee internazionali. Accanto, va registrato l’impegno dell’Ucina a mantenere in vita il Salone Nautico Internazionale per i prossimi dieci anni, con la prospettiva, grazie alla spinta dell’Autorità portuale delle istituzioni genovesi ad allargare i propri spazi, anche perché dovrebbe decollare il progetto di ristrutturazione del Waterfront di Levante. Si tratta di una imprese complessa, frutto anche della matita di Renzo Piano, che vedrà collegamenti tra il porto storico e l’area di levante tramite un canale interno, mentre di allargheranno gli spazi per la Darsena per le imbarcazioni turistiche. L’area della ex Fiera, con la demolizione già effettuata dell’ex grattacielo Nira dovrà vedere la sistemazione o la parziale demolizione di alcuni edifici e soprattutto occorrerà mettere a punto la ristrutturazione del Palazzo dello Sport che sarà indirizzato a nuove destinazioni. Ma lo scalo genovese attende il nuovo assetto per l’accoglienza delle grandi navi crocieristiche che dovrebbe coinvolgere l’approdo antistante al vecchio edificio dell’ Hennebique (a sua volta da ristrutturare) e di Ponte Parodi che, dopo un progetto sbagliato e bloccato, dovrà essere funzionante per il traffico passeggeri. Poi sono attesi il cosiddetto “ribaltamento a mare” per la Fincantieri e l’allargamento della diga foranea che sarà spostata più al largo con l’approfondimento dei fondali sempre per consentire il movimento delle grandi navi di ultima generazione.
Dulcis in fundo si parla di potenziale tutto il settore delle riparazioni navali – sia pubbliche sia private – perché è un mercato molto ricco che Genova, per errori del passato, ha compresso. Gli spostamenti delle merci e dei passeggeri a terra dovrebbe, nel giro di seti o sette mesi, contare sul recupero del ponte autostradale ex Morandi e sulla ristrutturazione delle vie accessorie e collaterali quali la via Guido Rossa e la strada interna lungo il porto. Tutto contribuirà a una ripresa a pieno ritmo che coinvolgerà non solo l’economia dello shipping ma anche i settori commerciali e industriali di Genova che, anche in coincidenza con la ripresa dell’autostrada, punta a non poche iniziative e di investimenti pubblici e privati (basterebbe pensare solo alla Gronda, struttura di comunicazione nella quale crede anche la neo ministra De Micheli). Le fiches sull’ideale tappeto verde dell’avvenire della città e del territorio sono molte ma, per un gioco della sorte, sono in gran parte collegate tra loro. Genova ha conosciuto una netta ripresa dal dopoguerra sino alla fine degli anni Settanta grazie a una collaborazione e a un collegamento tra economia pubblica e privata, grazie anche a una collaborazione intelligente tra Paolo Emilio Taviani allora leader politico assoluto in Liguria e Angelo Costa per un lungo periodo presidente della Confindustria. Sono forse epoche irripetibili, ma occorre rimetter in campo quella logica e quella capacità operativa.
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