Pubblica amministrazione più giovane, province 'svuotate' e riforma dell'abuso d'ufficio: a Telenord parla il ministro Paolo Zangrillo

di Redazione

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Pubblica amministrazione più giovane, province 'svuotate' e riforma dell'abuso d'ufficio: a Telenord parla il ministro Paolo Zangrillo

Di Massimiliano Lussana

Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica Amministrazione del governo di Giorgia Meloni, genovese di nascita e di formazione, nell’intervista a Giampiero Timossi, direttore di Telenord, che è il piatto forte della puntata di questa sera di Tiro Incrociato – puntata dalle portate saporitissime, visto che tornano le dieci domande in dieci minuti, stavolta a Gianni Cuperlo, candidato segretario alle primarie del Pd, e sono ospiti in studio anche Ornela Casassa e Selena Candia, che hanno fatto diventare virale la denuncia dell’ingegnere edile genovese a cui sono stati offerti 750 euro al mese per un’assunzione definitiva, che ha fatto centinaia di migliaia di visualizzazioni, superata oggi solo da Blanco - dice una cosa rivoluzionaria nella sua apparente semplicità: “La pubblica amministrazione deve ascoltare i territori”. Ed è assolutamente l’uovo di Colombo perché il ministero di Zangrillo è da sempre il più romanocentrico, per forza di cose, anche perché la Capitale è anche capitale del pubblico impiego.

E l’altra frase chiave dell’intervista, assolutamente condivisibile, anche e soprattutto alla luce di ciò che abbiamo visto in questi anni, è quella sulle “Province che devono riprendere a svolgere il loro prezioso ruolo”, previsto dalla Costituzione e che hanno sempre avuto.
Il fallimento assoluto della riforma Delrio è sotto gli occhi di tutti e il ministro è chiarissimo nel prenderne atto: “Credo che non abbia funzionato”.
Circostanza da cui discende quello che dovrebbe essere noto a tutti, perché è sotto gli occhi di tutti: le elezioni di secondo grado, con i consiglieri comunali dei Comuni della Provincia o della Città Metropolitana, sono difficili anche solo da spiegare. Ma ci provo ugualmente, sapendo che è un’impresa quasi disperata e dandovi numeri casuali, solo per far capire il meccanismo: il voto di un eletto in un piccolo paese, l’esempio di scuola è Rondanina, vale x. Poi si va a crescere per numero di abitanti, 2x, 5x, 10x, fino a 100x di Rapallo o Chiavari, e a 1000x dei consiglieri di Genova, che ha quasi 600mila abitanti. Poi si sommano i voti e ne esce il presidente della Provincia, che poi ha anche organi farraginosi: i consiglieri delegati e non assessori, il consiglio metropolitano e via di questo passo.
Insomma, nell’intervista a Timossi Zangrillo dice giustamente che il re è nudo e “che si debba tornare all’elezione diretta delle Province da parte dei cittadini”.
Che, se lo dico io, ha un valore relativo. Ma se lo dice il ministro della Pubblica Amministrazione è tanta roba.

La riforma Delrio – spiega il ministro - credo sia stato uno degli errori più rilevanti fatti nell’immaginare la riforma della nostra struttura di istituzioni territoriali. Io penso che le Province svolgessero un ruolo fondamentale, con responsabilità e deleghe molto chiare e utili come punto di raccordo fra i Comuni e le Regioni. Invece, si è creata una disfunzione nel funzionamento della macchina statale, a danno dei cittadini. Sono convinto nel ripristinare le Province nella loro struttura pre-riforma e in particolare credo che siano i cittadini a doversi scegliere i rappresentanti come nelle altre istituzioni, direttamente e non come avviene oggi con elezioni di secondo grado”.

L’esponente di Forza Italia spiega anche che con “Facciamo semplice l’Italia”, il tour per raccontare le semplificazioni “questa estate saremo anche in Liguria”. E anche questa è un’ottima notizia, perché ribalta il punto di vista secondo cui la Pubblica Amministrazione è un nemico, un Leviatano burocratico, mentre è chiaro che deve trasformarsi in un alleato.
“Già nel prossimi giorni - spiega il ministro azzurro- arriverà in Consiglio dei ministri primo pacchetto semplificazioni: obiettivo di tutti è rispettare tempi del PNRR”.
E tutto questo, ovviamente, si porta dietro anche posti di lavoro e un segno più anche in questa speciale classifica: “Anche nel 2023 insieme a oltre 156mila assunzioni per il turnover della pubblica amministrazione, altre 15.000 arriveranno con una particolare attenzione al Piano Nazionale di ripresa e resilienza”.

Insomma, Zangrillo dice le parole che noi cittadini, o almeno la stragrande maggioranza dei cittadini, vogliono sentirsi dire, comprese quelle toccate nei giorni scorsi dal Guardasigilli Nordio: “Bisogna ripensare la normativa sull’abuso d’ufficio: il 98 per cento dei casi si conclude con l’assoluzione”.
E anche qui c’è il ribaltamento totale del punto di vista, se ricordiamo casi incredibili come quello della sindaca di Crema indagata, perché la legge prevede che lo sia, non perché i pm sono brutti e cattivi, ma perché una bimba si era chiusa il dito in una porta dell’asilo comunale e in Italia si procede in automatico.
E poi voglio soffermarmi sull’ultimo tocco di Zangrillo: “Dobbiamo rendere pubblica amministrazione più attrattiva per i giovani”, spiegando anche come.
Rivoluzione copernicana dal concetto di posto fisso a quello di fissare un posto per onorarlo e renderlo buono e giusto.
Che vuol dire stipendi più alti, ma anche e soprattutto attrattività del lavoro pubblico.

Che si respira da entrambi i lati dello sportello.