Processo Morandi, scontro in aula su Castellucci: “Colpevole per profitto”, “San Sebastiano senza frecce”

di R.S.

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La requisitoria della procura si concluderà domani, con le richieste a carico dei 57 imputati coinvolti nel processo

Processo Morandi, scontro in aula su Castellucci: “Colpevole per profitto”, “San Sebastiano senza frecce”

Si accende il confronto in aula tra accusa e difesa nel processo per il crollo del ponte Morandi. Al centro del dibattito, l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, già detenuto per la condanna definitiva legata alla strage di Avellino. I pubblici ministeri Marco Airoldi e Walter Cotugno, nella loro requisitoria, hanno tracciato un quadro preciso: Castellucci era a conoscenza delle criticità del ponte dal 2009, ma scelse di non intervenire per una strategia aziendale incentrata sul profitto, a scapito della sicurezza.

L'accusa: "Scelte strategiche per il profitto, ignorò i segnali" - Secondo i pm, l'ex ad non doveva salire personalmente sugli stralli, ma avrebbe dovuto disporre controlli e interventi di manutenzione. La sua colpa, spiegano, è di natura strategica: "Aspi doveva essere l’unico centro di profitto", affermano, sottolineando come le risorse destinate alla controllata Spea – incaricata della sorveglianza – fossero tagliate per contenere i costi, al punto da impedire anche l’acquisto di strumentazione adeguata.

"La filosofia aziendale – proseguono i magistrati – ha creato le condizioni per soffocare chi doveva occuparsi della sicurezza delle opere. E le criticità del viadotto Polcevera erano note a Castellucci dal 2009". Secondo l'accusa, già nel 2013 fu citato, in documenti interni, il rischio crollo del ponte per mancati interventi, senza che venissero eseguite le verifiche straordinarie richieste dagli esperti.

Le cifre spese per la manutenzione preventiva, secondo il pm, sarebbero "ridicole": 193 mila euro in dieci anni, "quanto una ristrutturazione domestica, ma da parte di un soggetto con incassi miliardari".

La difesa: “Ingiustizia clamorosa, innocente già in prigione” - Di tutt’altro tono la replica della difesa. Giovanni Accinni, legale di Castellucci insieme a Guido Carlo Alleva, ha parlato di una "ricostruzione sproporzionata e ingiusta", accusando la procura di aver "dipinto Castellucci come un San Sebastiano... ma senza frecce".

"La pubblica accusa – ha detto – ha riconfermato che l’ingegnere Castellucci ha una colpa. Questa colpa è la sua innocenza. È già in prigione da innocente. E anche una condanna di un solo secondo sarebbe una negazione del suo diritto a essere considerato innocente".

Accinni ha anche messo in discussione la logica alla base della tesi accusatoria: "È davvero credibile che in 50 anni di vita del ponte, in cui si sono alternati decine di esperti e responsabili, tutti fossero conniventi o incompetenti?".

Il processo verso la conclusione - La requisitoria della procura si concluderà domani, con le richieste di condanna per i 57 imputati coinvolti nel processo. La posizione di Castellucci è tra le più delicate, simbolo di uno scontro che va ben oltre la singola responsabilità: in gioco ci sono la gestione della cosa pubblica, la sicurezza delle infrastrutture e la trasparenza nelle grandi aziende concessionarie.

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