Processo Morandi, chiesti 18 anni e mezzo per Castellucci: “Una tragedia senza precedenti”

di steris

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La richiesta è pari al massimo della pena previsto per il reato di omicidio stradale plurimo

Processo Morandi, chiesti 18 anni e mezzo per Castellucci: “Una tragedia senza precedenti”

Una richiesta di condanna pesantissima, pari al massimo della pena previsto per il reato di omicidio stradale plurimo: 18 anni e 6 mesi di carcere. È quella formulata in aula dal pubblico ministero Walter Cotugno nei confronti di Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, imputato nel processo per il crollo del viadotto Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 a Genova, in cui persero la vita 43 persone.

Durante una lunga e drammatica requisitoria davanti ai giudici Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori, il pm ha ricostruito anni di presunte omissioni, scelte aziendali improntate al profitto e una cultura interna alla società in cui, secondo l'accusa, la sicurezza sarebbe stata sistematicamente sacrificata sull’altare dell’efficienza economica.

Per Castellucci troviamo un'enciclopedia di elementi a suo carico – ha detto Cotugno –. Per vent’anni ha fatto scelte che hanno messo a rischio la sicurezza degli utenti autostradali, non solo sul ponte Morandi. Ha creato un sistema di sorveglianza inadeguato, che non funzionava, ignorando segnalazioni su migliaia di difetti nelle infrastrutture, anche in galleria”.

Il magistrato ha poi fatto riferimento a documenti interni che, a suo dire, venivano alterati per minimizzare i problemi strutturali, parlando apertamente di “documenti taroccati”. E ha accusato l’ex ad di aver preferito il guadagno al senso di responsabilità, portando Autostrade a ottenere utili record e, al contempo, “a trasformare la rete autostradale in una gallina dalle uova d’oro, a scapito della sicurezza pubblica”.

Cotugno ha anche evidenziato il clima aziendale instaurato sotto la guida di Castellucci, raccontando che “c’era chi evitava persino di nominarlo nei messaggi interni, sostituendo il suo nome con dei puntini, come fosse Lord Voldemort, perché temuto e intoccabile”.

“Per Castellucci chiediamo il massimo: non c'è nulla di più grave” - Durante l’udienza – cui hanno assistito anche familiari delle vittime – il pm ha sottolineato il peso morale della propria richiesta: “La legge, per ciascuna vittima, prevede una pena di 2 mesi e 20 giorni. Ma davanti a 43 morti, al dolore di tante famiglie, a una città bloccata, a un porto paralizzato, chiedere anche solo un giorno in meno del massimo previsto sarebbe una scelta mia, non del legislatore. E io non me la sento. Per Castellucci chiediamo il massimo”.

Un momento particolarmente toccante è arrivato quando Cotugno ha ricordato l’inchiesta che ha portato a processo 57 imputati, ringraziando l’ex procuratore aggiunto Massimo Terrile, ora in pensione, per il lavoro svolto. Ha poi posto ai giudici una serie di interrogativi destinati a pesare sul verdetto: “Un amministratore delegato può delegare tutto e non controllare nulla? Può non occuparsi della sicurezza, quando la sua azienda gestisce infrastrutture da cui dipende la vita di milioni di persone?”

Una tragedia che pesa sulla giustizia - Nella parte conclusiva del suo intervento, Cotugno ha riflettuto sul valore simbolico e giuridico del processo: “Non siamo davanti a un furto o a una truffa. Qui non si tratta di contare portafogli: ci sono 43 persone che non ci sono più. E per ciascuna di loro, trovare la pena giusta è un problema non solo giuridico, ma umano. È un processo fuori da ogni esperienza comune, anche per chi fa questo mestiere da una vita”.

La requisitoria proseguirà mercoledì 15 ottobre, quando il pm Marco Airoldi avanzerà le sue richieste per gli altri imputati. Ma la linea è già chiara: secondo l’accusa, il disastro del Morandi non fu una fatalità, ma il tragico esito di scelte ben precise.

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