Primo passo significativo per la ricostruzione del ponte dell'autostrada
di Paolo Lingua
2 min, 59 sec
Il punto di Paolo Lingua
La prossima settima sarà collocato il primo impalcato del ponte (ormai ex Morandi) . Sarà interpretato – ed è giusto che sia così – come un simbolo positivo e un messaggio, diretto e indiretto, non solo per i Genovesi, ma per tutta l’Italia, d’una realtà territoriale in via di ripresa e di ricostruzione. Sulla base di quanto è avvenuto in questi quasi 14 mesi dopo il tragico crollo, un evento che è giusto ritenere come assurdo e inaccettabile, la prima osservazione che colpisce è che la demolizione e la rimozione dei detriti, con la quota da conservare per i controlli della magistratura e dei periti giudiziari, è apparsa più complessa della ricostruzione che sembra invece procedere più spedita.
Per certi aspetti forse la questione è naturale. Accanto a quello che restava del viadotto, ci sono stati molti stabili sottostanti che è stato dolorosamente necessario demolire, dopo aver ricollocato e rimborsato di tutti i danni subiti i residenti costretti al trasloco. Le questioni poi ci carattere ambientale (con tutti i rischi di inquinamento anche dei quartieri circostanti) hanno indubbiamente inciso. Per non parlare del trasferimento dei rottami che, all’inizio, ha incontrato dubbi e stop, sempre per le questioni ambientali. Ora, forse anche grazie alla gestione commissariale che consente il superamento d’una buona parte degli ostacoli burocratici, anche questo aspetto sembra in gran parte superato. Ma è indubbio – e questa è la seconda osservazione fondamentale - che l’aver affidato la ricostruzione ad azienda di grande esperienza internazionale e dotate di alta tecnologia e di personale specializzato consente una maggiore celerità di esecuzione. Un altro aspetto fondamentale, peraltro messo in luce all’indomani del crollo, è l’aver optato per realizzare un nuovo ponte questa volta in acciaio, una scelta che, ormai in tutto il mondo, si dimostra ormai vincente, anche perché è enormemente inferiore l’usura, rispetto all’impiego delle strutture murarie (cemento e calcestruzzo) che subiscono nel tempo una maggiore usura.
E’ la rivincita storica dell’ingegnere Eiffel che un secolo e mezzo fa costruì la famosa torre, ormai simbolo di Parigi, e realizzò anche molti ponti in ferro e acciaio che ancor oggi resistono in grandi città e in tutto il mondo con molto orgoglio. Adesso, la prova di capacità ed efficienza tocca alla Salini – Impregilo e alla Fincantieri (e all’Italferr), che sembrano però in grado di rispettare qualità e tempi. La collocazione del primo impalcato – che è più che un simbolo – nonché la velocità con la quale si stanno innalzando i piloni che sorreggeranno il ponte. Ora c’è solo da augurarsi che tutto proceda spedito e che non sorgano ostacoli di qualsiasi genere, in particolare quelli più insidiosi e pericolosi, ovvero quelli di natura giuridico-burocratica. Con il suo solito aggressivo ottimismo il sindaco – commissario Marco Bucci ha già fissato la data del decollo effettivo del funzionamento del ponte al quale si dovrà trovare poi un nome adeguato e che sarà il 15 di aprile del prossimo anno. Forse la data rischia di essere azzardata, ma se anche il termine di tutto il lavoro si spostasse di quindici giorni o di un mese, resteremmo comunque nella camera dei record. In passato, quantomeno in Italia, non si è mai verificato un evento simile, perché siamo il paese dei ritardi, dei rinvii e delle discussioni infinite. In particolare per i progetti rimasti per decenni lettera morta, ma anche per certi interventi di ricostruzione. Ma qui, a Genova, il vulnus, al di là della sua inaccettabilità (anche morale), doveva essere cauterizzato al più presto, al di là dell’urgenza del ritorno alla normalità. L’implacato che segnerà il panorama la prossima settimana deve essere un vessillo, un simbolo di ripresa e di ricostruzione.
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