Portofino e il Tigullio, una strada per sopravvivere
di Paolo Lingua
3 min, 2 sec
Il Punto di Paolo Lingua
Non è una cosa da poco ripristinare, al più presto, il collegamento di Portofino con il resto della Liguria che, per il momento è possibile solo via mare, oppure a piedi sulla passerella realizzata sulla voragine che ha tagliato fuori il centro turistico ligure più noto del mondo da ogni collegamento. La buona notizia è venuta stamani.
E’ stata scelta la società “ricostruttrice” che dovrebbe consentire, in coincidenza con la Pasqua , il percorso in auto a senso unico alternato e, in conclusione, in doppio senso alla vigilia del decollo della stagione estiva, più o meno a fine giugno. Portofino (alla lettera “il porto del delfino”) è un simbolo per eccellenza e merita d’essere al centro dell’attenzione turistica. E’ ovvio che non può essere “invasa” da masse di turisti, anche perché la capienza di ristoranti e alberghi è limitata, ma non può certo restare, come in questo momento una sorta di luogo “irraggiungibile”.
In questi mesi, dopo la violenta mareggiata che l’ha colpita, ha vissuto in condizioni estreme, anche perché negozi, ristoranti, centri di catering di lusso e alberghi hanno una attività ridotta per non dire nulla. Non va dimenticato che anche nella stagione autunnale ed invernale Portofino ha sempre avuto una sua vita abbastanza intensa. Anzi, secondo gli amatori più raffifnati e snob, il borgo d’inverno ha un fascino singolare e luci e ombre affascinanti. Le cene sulla piazzetta sono attraenti e il silenzio è avvolgente.
Portofino, pensando a una strategia del rilancio, forse meriterebbe di rivivere progetti culturali e di spettacolo, come a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, aveva realizzato l’allora sindaco Roberto D’Alessandro. Sul palcoscenico del Teatrino, diretto a Giorgio Strelher, oltre al famoso regista di alternarono Milva, L’élite dello Stabile di Genova, Ferruccio De Ceresa, Elsa Albani, persino Rina Govi novantenne, mentre una sera suonò il pianoforte Piero Angela. Furono anni di grandi stagioni realizzate appunto nel periodo invernale. Ne avremmo ancora bisogno.
Ma forse un po’ tutta l’area del Tigullio meriterebbe iniziative di alto livello e di piacevole attrazione. Accanto a Portofino meriterebbe un rilancio Santa Margherita e, in particolare, Rapallo che ha subito danni gravissimi dalla mareggiata e ha ancora il suo porto turistico invaso da numerosi panfili naufragati e semidistrutti, con i fondali da ristrutturare. La Riviera di levante (come del resto tutta la Liguria) non si può permettere di far passare mesi se non anni (il rischio c’è), senza interventi drastici di ricostruzione, ma soprattutto di rilancio.
Tutto il Tigullio (termine che deriva dal nome di una tribù celtico-mediterranea) non può essere una bellezza che si specchia in se stessa. E’ chiaro che un territorio dall’orografia tanto delicata non può essere deturpato con realtà edili ma anche con progetti e manifestazioni rozze e volgari. Ma non può neppure restare immobile e passiva.
Le profonde ristrutturazioni dei danni subiti dalla mareggiata da Rapallo, Santa Margherita e Portofino possono essere una occasione di rilancio e di nuove idee consone all’armonia dei luoghi. L’obiettivo è tornare al centro della comunicazione, della moda del glamour, ma tutto gestito con stile e con classe, senza volgarità e calo di gusto.
A Genova, con una logica del tutto differente, si sta discutendo sul fatto che la ricostruzione del ponte autostradale, urgente e necessaria in sé, può coincidente con un rilancio di Genova, sul piano imprenditoriale ma anche urbanistico che le contenta di avere un nuovo “look”. Ricostruire e rigenerare mentre, per forza di cose, si deve demolire. Il discorso a circuito stretto torna sulla Riviera di Levante. Le macerie e quello che è distrutto va rimosso perché la bellezza offesa torni a risplendere per mantenere alte la storia e la leggenda.
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