Porti italiani tra sfide globali e criticità interne: quale futuro per il sistema logistico nazionale?
di Carlotta Nicoletti
Crisi geopolitiche, ritardi infrastrutturali e transizione ecologica: i porti italiani al centro del dibattito per una nuova governance

I porti italiani sono messi alla prova da crisi globali, ritardi infrastrutturali e cambiamenti normativi. La loro capacità di adattamento e innovazione sarà cruciale per garantire un ruolo centrale nel commercio internazionale.
Crisi globali – I conflitti in Medio Oriente e la guerra tra Russia e Ucraina hanno profondamente influenzato i traffici portuali italiani, in particolare nell’Adriatico. Le rotte instabili e le incertezze nei trasporti stanno alterando le dinamiche commerciali, obbligando gli operatori a continue analisi e adeguamenti.
Ritardi infrastrutturali – A queste difficoltà si aggiungono problemi storici: connessioni ferroviarie e stradali inadeguate, burocrazia complessa e sovrapposizione di competenze tra enti di controllo. Questo scenario penalizza la competitività dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei, rallentando gli investimenti e lo sviluppo.
Transizione ecologica – La sostenibilità rappresenta una sfida prioritaria. I costi legati all’elettrificazione delle banchine e alla regolamentazione delle emissioni gravano sul settore, mentre l’innovazione tecnologica è frenata dalla carenza di personale qualificato.
Governance – Per rilanciare il sistema portuale, è necessario un modello di governance più efficiente, capace di coniugare investimenti e visione strategica. L’obiettivo è valorizzare il ruolo degli operatori privati mantenendo un controllo pubblico che eviti squilibri economici e rafforzi la competitività.
Prospettive – Secondo Roberto Rubboli, vicepresidente di Assologistica, “solo un approccio integrato che unisca innovazione, sostenibilità e formazione potrà rendere i porti italiani motori di sviluppo strategico per il Paese”.
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