Ponte PerGenova, il primo passo per la ricostruzione

di Marco Innocenti

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Il punto di Paolo Lingua

Ponte PerGenova, il primo passo per la ricostruzione

La cerimonia di questa mattina per la collocazione del primo tratto di impalcato del nuovo ponte autostradale di Genova è stata, tutto sommato, sobria, ma indubbiamente era per molti aspetti necessaria e le sbavature retoriche sono state minime. Dal presidente del consiglio Giuseppe Conte alle autorità locali (Marco Bucci e Giovanni Toti), da Renzo Piano, sereno e pacato, sino agli imprenditori ricostruttori (Bono e Salini) e alla esordiente ministra De Micheli, che si è impegnata per Genova. Era importante sottolineare il primo, emblematico “passaggio” di segno positivo, ovvero quei primi 50 metri di impalcato tra la prime due pile ricostruite. Sonora, obiettivamente, si è lavorato sodo, ma le immagini sinora sono sempre state legate alla demolizione di quanto era rimasto in piedi del ponte, per non parlare dei numerosi edifici sgomberati dei residenti e demoliti per necessità. Tutte operazioni necessarie urgenti, ma pur sempre negative e dolorose. Ora il fronte si è rovesciato, anche sul piano psicologico, un messaggio diretto e indiretto che non coinvolge soltanto le istituzioni e quanti – imprese, progettisti, lavoratori - sono direttamente impegnati, bensì tutta la cittadinanza a partire da chi abita, vive e lavora in tutta la zona che ha subito la ferita del tragico crollo. A quanto si è compreso, al di là di fugaci visite delle autorità politiche (lo ha confermato anche il presidente Conte), non ci saranno più, nei prossimi mesi, né celebrazioni, né red carpet come oggi. L’appello generale lanciato e condiviso è stato quello di lavorare sodo e in fretta per la ricostruzione per cercare di mantenere, come un punto d’ore, l’appuntamento ideale più volte ribadito dal sindaco – commissario Marco Bucci, per il 15 aprile del prossimo anno. Bucci è stato confermato commissario straordinario per la ricostruzione da parte del Governo. Lo ha simpaticamente confermato lo stesso premier Giuseppe Conte conversando con i giornalista. La conferma era scontata ma è stato un segno positivo, non solo per Bucci, che ha dimostrato capacità e concretezza, ma anche come una sorta di “prova generale”, nel caso (speriamo di no) che debbano verificarsi in Italia situazioni simili o assimilabili a quella di Genova. In passato, interventi di risistemazione e di ricostruzione, un po’ dovunque, hanno subito ritardi e pause sconcertanti. All’origine c’è il difetto italiano si sommergere interventi del genere in mille leggi, leggine, regolamenti e comunque percorsi fragili che possono subite interruzioni, per non parlare di ricorsi e cause. L’operazione commissariale di Genova, sino a questo momento, ha dimostrato che è possibile procedere con speditezza e anche con una qualità alta e concreta delle scelte operative, senza inciampi e senza finire nella palude di interruzioni e ricorsi. Sarà possibile restare fedeli alle premesse a gli impegni assunti proprio per la straordinarietà del sistema commissariale, una scelta operativa che dovrebbe diventare, se possibile, d’ora in avanti la regola e non l’eccezione. Ora c’è solo da augurarsi che sia possibile, in tempi accettabili, rimuovere i detriti che non debbono restare sotto il controllo della magistratura per le prossime perizie, ma possano essere impiegati proficuamente per le opere di ribaltamento a mare della Fincantieri o per realizzare il parco che dovrà sorgere, non solo come servizio alla popolazione ma anche come simbolo d’una nuova vita, sotto il nuovo ponte. Questo, in sintesi, il concreto messaggio del sobrio rituale di questa mattina. Il segno di una nuova vita e della volontà di ricrescere.