Ponte Morandi, i legali degli imputati chiedono nuova perizia sui reperti mai analizzati

di Redazione

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La procura ha chiesto di sentire 176 persone "testimoni non manifestamente irrilevanti o superflui"

Ponte Morandi, i legali degli imputati chiedono nuova perizia sui reperti mai analizzati

Una nuova perizia sui reperti "mai analizzati dai periti" per capire "se davvero tutta la pila 9 fosse ammalorata o se invece fosse localizzata solo nel reperto 132 dove c'era il difetto costruttivo". È quanto chiesto dall'avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, difensore di alcuni imputati, a cui si sono associati tutti gli altri legali delle difese, nel corso dell'udienza del processo per il crollo di ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). "La rilevanza dei reperti - ha spiegato l'avvocato - è stata riconosciuta dai giudici che si sono occupati della vicenda in indagine preliminare proprio nell'ottica di estendere gli accertamenti". I giudici possono decidere di accogliere la richiesta e allora potrebbero allungarsi i tempi del processo a meno che non dispongano di sentire gli altri testi contemporaneamente allo svolgimento delle operazioni peritali. "È una mossa che ci aspettavamo - ha commentato Egle Possetti, presidente del Comitato parenti vittime del Morandi - per allungare i tempi del processo".

Nel corso dell'udienza tutte le parti hanno chiesto al collegio di sentire i propri testimoni indicati nelle liste depositate agli atti. La procura ha chiesto di sentire 176 persone "testimoni non manifestamente irrilevanti o superflui". I pm Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno prodotto e chiesto l'acquisizione di 1331 documenti (di cui 26 cartelle files e 1305 singoli file) e foto e video fatte subito dopo il crollo da polizia scientifica, guardia di finanza, vigili del fuoco per un totale di tre terabite di materiale. L'udienza è stata rinviata al prossimo martedì quando ci saranno le controrepliche. Sono 59 le persone imputate tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del Mit e del provveditorato delle opere pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando 30 milioni. Per l'accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla.