Ponte Morandi, finalmente al via la demolizione
di Paolo Lingua
3 min, 7 sec
Tra giovedì e venerdì – come ci informano le cronache di queste ore e gli annunci del sindaco-commissario Marco Bucci – inizieranno concretamente le prime opere di demolizione del Ponte Morandi. Ha prevalso la logica (e il buonsenso) di procedere alla demolizione dei due tronconi, prima il lato ovest e in un secondo momento il lato est dove sono ancora in corso controlli e rilievi della magistratura, rifiutando l’ipotesi da taluno avanzata di tenere in piedi una parte dei monconi. Ci sono forti dubbi che possano reggere un nuovo ponte e comunque creerebbero solo imbarazzo. Ma anche dal punto di vista dell’immagine è assai meglio che quel che resta d’una assurda disgrazia scopaia del tutto per lasciare alla vista di tutti una nuova realtà, tutta di segno positivo, collegata alla rinascita della città e del territorio. I primi tagli riguarderanno la cosiddetta ”gerber”, in termini tecnici una trave contigua alla pila 8 dei resti dell’ala ovest del Ponte Morandi.
Questo primo intervento avrà certamente aspetti spettacolari : il sindaco Marco Bucci vuole dare all’operazione un significato emblematico perché crede e vuole con tutta la sua forza che iniziata la demolizione, questa non si fermi più. Nel frattempo è stato confermato che sono state già rimosse migliaia di tonnellate di rottami. Si andrà avanti appunto sul tratto ovest, quello sul quale c’è ormai il via libera degli inquirenti, possibilmente senza stop. Sia chiaro: è inutile farsi illusioni perché potrebbero ancora esserci – o potrebbero nascere strada facendo – nuovi intoppi tecnici e burocratici. Per non parlare di problemi ecologistici o di rischi collegati alle stesse demolizioni per le quali, malmeno in parte, è previsto l’impiego di esplosivi, in particolare speciali cariche di dinamite. Non solo: le demolizione riguarderanno anche centinaia di appartamenti, ormai lasciati vuoti nel palazzi sottostanti ai tronconi del ponte.
Anche in questo caso sarà complessa l’opera di rimozione dei rottami, anche per evitare possibili e probabili inquinamenti sia del torrente Polcevera, sia, soprattutto, delle abitazioni delle aree intorno allo spazio delle demolizioni. Già gli abitanti di quelle zone hanno fatto notare che, pur non essendo a rischio di perdere la casa, possono però subire danni non indifferenti, con forti rischi per la salute. In parole povere, accanto a un certo ottimismo guerresco, peculiare (e anche a ragione) del sindaco-commissario Marco Bucci, non mancheranno accanto alle luci anche ombre capaci di destare preoccupazioni. Per quel che riguarda il troncone est si spera adesso che i tempi di supercontrollo e delle perizie ordinate dalla procura della repubblica di Genova e ancora in corso possano accelerarsi, anche perché ormai molti elementi dovrebbero essere già in possesso degli inquirenti. Ci sono, per quel che riguarda la magistratura, ancora molte responsabilità dirette, indirette, di azione e di eventuale omissione, ancora da verificare e sulle quale compiere controlli incrociati con un esame attento delle carte. Ma ci sono ancora non pochi aspetti sulle specifiche cause del crollo, mentre i periti, sia in Italia, sia in Svizzera, accentuano gli esami scientifici. Saranno rispettati i tempi legate al completamento delle opere di ricostruzione? Ovviamente è da sperarlo con tutte le nostre forze.
La proiezione più ottimistica parla d’un funzionamento a pieno ritmo del ponte autostradale intorno alla seconda metà del 2020. E’ un tempo accettabile, considerato il danno già subito dalla città e quello che accumulerà nel prossimo anno e mezzo, anche se si stanno mettendo in campo tutte le possibili alternative e integrazioni al percorso bloccato e alla circolazione, soprattutto delle merci di passaggio per il porto in tutte le direzioni. Genova, in questo senso, dovrebbe diventare un modello da imitare, per rimuovere dalla memoria collettiva tutti i ritardi che in passato hanno caratterizzato in Italia le opere di ricostruzione. Ora siamo dunque al via. La strada è lunga ma la marcia non va interrotta.
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