Piattaforma Rousseau: Liguria spaccata, al di là dell'esito, ma ci vorrà tempo per scegliere il candidato

di Paolo Lingua

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Piattaforma Rousseau: Liguria spaccata, al di là dell'esito, ma ci vorrà tempo per scegliere il candidato

Il risultato è chiaro : circa il 58% dei grillini hanno votato per l’accordo con il Pd, mentre il 42 o poco più hanno detto di no. Per mettere a fuoco i numeri  siamo a 960 contro 704. Non siamo a partecipazioni di massa. E adesso che succede? In linea di massimo la Liguria, come del resto l’altra parte dell’Italia, si muoverà per dare vita a liste di coalizione nelle regioni da rinnovare. Ma non mancano le difficoltà e le problematiche perché, da quello che si è capito, le elezioni regionali che si riteneva fissate per la fine di maggio, forse slitteranno per via delle problematiche del coronavirus all’autunno (ottobre molto probabilmente).Da qui a ottobre scorrerà, a tutti i livelli politici, molta acqua sotto i ponti e molto potrebbe cambiare. In questo momento il governo (e quindi la sua coalizione quadripartitica) é in affanno per la vicenda del virus che forse non ha ancora toccato il suo culmine e siamo in una dimensione di confusione politica. Non possiamo immaginare cosa succederà quando, come si spera, la tensione e la diffusione del virus scemeranno. Avremo accordi rinsaldati oppure risorgeranno i contrasti? Tutte le soluzioni sono possibili in un momento storico di fragilità e di continue modificazioni degli atteggiamenti e delle scelte tattiche.  Da parte dell’area vicina al Pd l’esito del voto sulla piattaforma Rousseau è giudicato positivamente. Ma in termini generali. Non sarà facile il secondo passo – per il quale i tempi sono ancora incerti – vale a dire la scelta dei candidati alla presidenza. I grillini puntano a candidature sostanzialmente asettiche, vale a dire i cosiddetti personaggio “delle società civile” vissuti sinora al di fuori della vita politica.  Il sogno moralistico del M5s, un po’ astratto per la verità, è la discesa in campo di personalità “non contaminate” dalla precedente vita politica. Ma non è detto che sia poi la via più saggia perché a volte le difficoltà delle scelte e del contesto politico suggerirebbero semmai personalità più “scafate” e più in grado di affrontare le difficoltà dell’attuale contesto. In questo i vertici del Pd nutrono non pochi dubbi, ma Zingaretti e i suoi più stretti collaboratori, così come i vertici delle altra più o meno emergenti correnti hanno sopra ogni cosa il terrore di dover essere costretti di ricorrere alle urne. Nel centrosinistra tutti temono il voto, anche i più nervosi e i meno propensi all’accordo con i grillini, come i renziani che in molte regioni potrebbero andare da soli alle urne, così come il movimento di Emma Bonino e il partito di Calenda. Non si tratta di truppe molto numerose, a voler seguire gli esiti dei sondaggi, ma comunque sarebbe un calo di voti per le coalizioni di centrosinistra. Sia pure con dissidenze interne e di vertice, prosegue la sua marcia il centrodestra che invece punta superare le divergenze (che pure ci sono) tenendo serrata l’alleanza in tutte le regioni. Nessun distinguo e a testa bassa verso le eventuali vittorie. Una forte differenza rispetto a una sinistra dominata dai distinguo. Ma per tornare ai casi della Liguria che cosa accadrà?  Chi sarà il candidato di coalizione? Ci vorrà ancora un po’ di tempo per decidere, perché le idee negli schieramenti sono tutt’altro che chiare. I candidati “ideali” hanno già fatto sapere, in via prudenziale, di non avere alcuna intenzione di correre. Occorrerà trovare una mediazione, ma non certo una soluzione fredda e asettica. Ma neppure una scelta che scopra troppo l’elettorato potenziale troppo a destra o troppo a sinistra. Un avvenire di capriole e di acrobazie.