Peste suina, Federparchi Liguria: "Se stoppate le attività per noi sarà lockdown, servono ristori immediati"
di Giorgia Fabiocchi
In Liguria ad essere coinvolti i parchi del Beigua e dell'Antola. Federparchi ha chiesto alla Regione di attivarsi per cercare soluzioni meno penalizzanti
Federparchi Liguria sugli scudi contro l'ordinanza ministeriale per fermare l'espandersi della peste suina: sono 114 i comuni coinvolti (78 in Piemonte e 36 in Liguria), dove ad essere stata bloccata non è solo la caccia, ma anche il trekking e la raccolta dei funghi. Non si è fatta attendere la nota di Federparchi Liguria, che chiede ristori celeri per tamponare lo stop alle attività.
"La chiusura prolungata, si parla di sei mesi, di interi territori montani ad attività importanti come escursionismo, mtb, turismo equestre, ricerca funghi, rischia di trasformarsi in un nuovo lockdown per un entroterra ligure già pesantemente colpito da due anni di pandemia, che ha portato alla chiusura attività il cui reddito proveniva dalla presenza del turismo outdoor", afferma Roberto Costa, coordinatore di Federparchi Liguria.
In Liguria ad essere coinvolti i parchi del Beigua e dell'Antola, per questo Federparchi ha chiesto alla Regione di farsi parte attiva per cercare soluzioni meno penalizzanti, che prevedano l'ausilio dei ristori per le attività danneggiate, come accaduto per bar, ristoranti, palestre e discoteche durante i lockdown causati dalla pandemia da Covid-19.
"Si è giunti a una situazione critica per il dilagare della presenza dei cinghiali e per l'assenza di soluzioni efficaci per il controllo della specie, - si legge nella nota di Federparchi - per questo chiediamo che i provvedimenti restrittivi alla mobilità pedonale e ciclabile siano quanto più possibile temporanei e provvisori, e che vengano graduati per livello di rischio territoriale". Federparchi Liguria chiede di evitare chiusure totali, ricorrendo a vere e proprie prescrizioni che possano essere seguite da tutti, come l'obbligo di percorrere solo sentieri segnalati, non portare cani, consentire l'accesso a gruppi controllati, guidati e numericamente limitati, in particolare se diretti a mete precise quali rifugi, altre strutture di accoglienza, beni ambientali, storici ed architettonici.
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