Pd e M5s alla confusa vigilia del summit romano per le candidature regionali

di Paolo Lingua

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Pd e M5s alla confusa vigilia del summit romano per le candidature regionali

Si farà un accordo organico con un unico candidato in tutte le regioni oppure si correrà ciascuno per conto proprio? O, peggio (meglio?) ancora, ci Saranno strategie diverse in ciascuna regione? Tra un paio di giorni un summit romano tra i due partiti dovrebbe esaminare la controversa problematica, ma non è facile azzardare profezie. Gli umori e i contrasti interni sono variabili e i giudizi, in ogni territorio, non sono omologhi a proposito delle precedenti gestioni. Non solo: accanto alle intricate vicende interne dei due partiti maggiori, ci sono, sia pure per quello che valgono, gli umori degli alleati minori: i renziani,  il partito di Emma Bonino e Leu. I primi due vorrebbero candidati moderati in grado di raccogliere suffragi nell’area di centro; Leu, più incline verso la parte più “dura” dei grillini vorrebbe una indicazione per la ricostruzione d’una sinistra tradizionale. In Liguria, tanto per restare a casa nostra, la situazione è una fotocopia della questione nazionale. Si è ancora in forse sulla strategia: insieme o divisi alle urne? Non M5s chi insiste nella corsa autonoma è Alice Salvatore indicata candidata presidente dalla Piattaforma Rousseau. Siamo nella linea dei “duri e puri”. Nel partito però c’è chi oscilla. E così pure all’interno del Pd oggi il partito più forte della coalizione che punta a una strategia nella quale mi grillini non insistano troppo su certe loro posizioni storiche. Basterebbe pensare il tema delle opere pubbliche e soprattutto della realizzazione della Gronda ferma da trent’anni oltre che dell’impegno per un piano intenso di infrastrutture  e di forti dubbi sulla questione delle concessioni autostradali, altro vessillo di guerra del M5s.  Nei giorni scorsi sono emerse un po’ a sbalzo alcune candidature tutte cosiddette “esterne”: il rettore Comanducci, il manager Cuttica, il giornalista Sansa, l’ex preside di Ingegneria Massardo. Su tutti aleggia l’ombra del vicesegretario del partito Andrea Orlando, ex ministro della giustizia. Una candidatura abbastanza forte ma che vedrebbe storcere il naso  ai grillini che passerebbero in secondo piano. Ma c’è una grossa parte del Pd  che è contro Sansa che, inoltre, non sarebbe ben visto dai renziani e dai moderati. I candidati troppo “esterni” appaiono deboli e, tornando ad Alice Salvatore, sarebbe a sua volta troppo qualificata e non gradita al Pd. All’interno poi del M5s c’è anche chi suggerisce di proporre alla Piattaforma Rousseau un voto indicativo per decidere se andare da soli o insieme al Pd, alleato di governo, ma con tante indicazioni di attività politica e amministrativa  che i grillini, spaccati nel loro interno, non vorrebbero subire. Pesante è la questione della prescrizione sulla quale i renziani, con un gesto forte, hanno detto di no. E se faranno mancare il loro voto la riforma non passerà al Senato e forse anche alla Camera: se ci sarà il voto segreto in parlamento anche molti del Pd voteranno contro forti anche delle polemiche suscitata dagli avvocati ma anche parte di molti magistrati. La legge sulla p0rescrizione è probabile che resti bl9occata per un pezzo per evitare che il governo rischi di cadere. I temi nazionali nei prossimi giorni si intrecceranno in quelli locali, in un lago agitato di diversità e di distinguo. La Liguria naviga accanto ai contrasti in Campania, in Puglia, in Toscana, nelle Marche  le regioni politicamente più in bilico (in Veneto è forte l’ipotesi di una riconferma del centrodestra): difficile capire come si assisteranno gli equilibri in un Paese come l’Italia dove pare che tutto esista meno che l’equilibrio e la capacità concreta di mediare.

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