Ora la Sampdoria assomiglia al suo allenatore. E la salvezza non è più un sogno impossibile

di Claudio Mangini

4 min, 27 sec
Ora la Sampdoria assomiglia al suo allenatore. E la salvezza non è più un sogno impossibile

Sì, la Samp è viva. La risposta che i tifosi sampdoriani aspettavano è arrivata. Il campionato-2 della stagione 2022-23 è aperto. E, soprattutto, le parole di Dejan Stankovic alla vigilia («I tifosi non molleranno un centimetro, noi dobbiamo prendere esempio da loro. Ci credo io e ci credono anche i ragazzi») non sono destinate a essere archiviate nel capitolo buone intenzioni. La riprova è nella partita e nel risultato di Reggio Emilia, casa Sassuolo, tre punti e piccolo grande salto in alto in classifica. Prima delle 23 partite senza appello affrontata e superata. Positivamente. E parole del dopo che ripartono proprio da quel concetto, dal filo che unisce squadra e tifoseria, dalla presenza (anche al Mapei Stadium) calda, importante, di un’ampia fetta di gradinata Sud e dintorni. «Sembrava giocassimo in casa, dobbiamo capire che i tifosi sono con noi anche se sbagliamo un passaggio e che Marassi deve diventare il nostro castello, che insieme ai nostri tifosi possiamo difendere, con onore e orgoglio». A cominciare dal Napoli, ovviamente.

Le parole del calcio non possono essere prive di retorica. Avete letto le dichiarazioni di Ranieri (toh, chi si rivede) appena arrivato a Cagliari? «Voglio vedere in campo dei guerrieri, solo così possiamo farcela». Il punto è che alle parole facciano da contrappunto fatti concreti.

La Sampdoria del dopo sosta e del dopo lungo ritiro in Turchia è altra cosa rispetto a quella del prima. Le buone sensazioni del tecnico serbo hanno avuto corrispondenza sul campo, anche se la Sampdoria bis è ancora work in progress, destinata a cambiare forse parecchio – dipenderà da opportunità di mercato e contingenze che tutti conoscono -, ma con un’impronta già ampiamente differente rispetto a prima. Nella personalità, nell’autostima, nello spirito e nel modo di stare in campo. Questa, anche se è presto per tirare conclusioni, inizia ad assomigliare alla Sampdoria di Stankovic, fatta a sua immagine e somiglianza: mai paura, testa fredda e cuore caldo, che non è solo una citazione di un illustre predecessore e connazionale come Vujadin Boskov e pure lo spirito che ha sempre animato Sinisa Mihajlovic, ma il modo più razionale di affrontare le difficoltà.

Nello specifico, il modulo scelto dopo i molti esperimenti successivi al suo insediamento è quello che appare più equilibrato. Il 3-4-1-2, che dalle telecamere di Telenord aveva, prima degli altri, invocato Enrico Nicolini. Forte protezione nella zona rossa difensiva, presidio delle fasce, centrocampo più sostanzioso, appoggio alle punte e, appunto, non un solo attaccante che finiva per essere inghiottito dal pacchetto arretrato avversario. Il tutto, ovviamente, con la postilla che «ci si potrà adattare agli avversari, secondo esigenze». Contro il Sassuolo, la Sampdoria (soprattutto quella del primo tempo) ha concluso in porta e a lato come mai in questa stagione, ha realizzato due gol splendidi, ha sfiorato il tris, ha sbagliato appoggi a centrocampo ma ha anche cercato il fraseggio e – più volte – l’infilata in profondità. Si è ritirata troppo, nella ripresa, concedendo metri fino all’1-2 avversario, ma poi (e questo in netta controtendenza col recente passato) ha avuto la forza e, soprattutto, la lucidità di riguadagnare metri e spostare il baricentro più lontano da Audero.

I nuovi hanno subito offerto prove positive, anche se non impeccabili. Alla martellante disponibilità alla marcatura di Nuytinck toglie qualcosa quell’eccesso di irruenza che ha causato il rigore; da Lammers ci si attende di più, ma già la disponibilità al dialogo offensivo e a mettere a disposizione della manovra i suoi centimetri, in modo da reggere il gioco, sono un significativo passo avanti rispetto all’inconsistente ultima era Caputo. Gabbiadini, come predicibile, aveva soprattutto bisogno di tempo, Vieira ha offerto una prova di applicazione efficace, Bereszynski ha mostrato il volto buono, quello uscito dal Mondiale: se ha scacciato le ombre è lui è questo e non quello di due mesi fa, la Sampdoria avrà un rinforzo in casa, anche se sfumerà la trattativa con il Napoli. Dragovic è sempre nel mirino, una prima punta è indispensabile per rendere più attrezzato il reparto d’attacco che non può contare solo sulle ambizioni acerbe di Montevago, in attesa di rivedere De Luca e un Quagliarella che avrà voglia di chiudere la carriera ponendo qualche sigillo decisivo al suo ricco score.

Il Napoli non è imbattibile, un po’ di ruggine si è depositata sui suoi ingranaggi e l’Inter ha messo a nudo questo dato. La Sampdoria dovrà soprattutto evitare i complessi d’inferiorità, e questo vorrebbe dire proseguire sulla linea tracciata.

In campo societario, saltata - come ampiamente predicibile - la prima chiamata della nuova serie di convocazioni dell’assemblea per assenza dell’azionista di maggioranza, è palese che Massimo Ferrero cerchi in tutti i modi di rimettersi in sella ed è altrettanto palese il totale non gradimento del 99,99% dei sampdoriani. Barnaba non è uscito di scena, altri due soggetti sono interessati, uno dei quali, pare, aperto al dialogo con Ferrero. La Samp insegue due salvezze, una sul campo, una in società. Di facile e scontato non c’è nulla, ma questo si sa.