Nodo ferroviario di Genova, Rixi: "Lo sbloccheremo insieme al Terzo Valico"
di Fabio Canessa
4 min, 2 sec
Il viceministro: "Procedura straordinaria", i sindacati: "Necessaria la clausola sociale"
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Sarà forse un commissario a salvare il nodo ferroviario di Genova. O comunque una scorciatoia per evitare le lungaggini dell'ennesima gara. Ad annunciarlo è il viceministro ai trasporti Edoardo Rixi a margine dell'assemblea generale di Spediporto: "Il Governo nelle prossime settimane porterà al Cipe una modifica progettuale che consentirà di unificare la realizzazione del nodo ferroviario di Genova con quella del Terzo Valico in modo da procedere per via straordinaria e recuperare il tempo perso".
Come anticipato la settimana scorsa da Telenord, il contraente Astaldi, in concordato preventivo dopo la crisi che ha travolto l'azienda, ha espresso l'intenzione di rinunciare alla commessa se Rfi non metterà altri soldi sul piatto oltre ai 67 milioni iniziali. L'incontro decisivo non è ancora avvenuto, ma il Governo vuole giocare in contropiede per evitare che i tempi possano allungarsi a dismisura, con una nuova gara che allungherebbe il ritardo di altri due anni. I cantieri sono fermi da novembre 2018 e circa 100 lavoratori rischiano di essere licenziati dopo la proroga della cassa integrazione.
"Se noi realizziamo il Terzo Valico ma non sblocchiamo il nodo di Genova e non abbiamo i binari in porto, il Terzo Valico possiamo anche non farlo. - commenta Rixi - Il nostro obiettivo è recuperare il tempo perso nella realizzazione del nodo di Genova, non per volontà politica, ma per le vicissitudini avute dal gruppo Astaldi, evitando che si ritorni dall'inizio con la riassegnazione degli appalti".
Chi resta a guardare sono i lavoratori. Che adesso rischiano davvero di finire tutti a casa. Per questo i sindacati chiedono, in caso di nuova gara o commissariamento, di prevedere un’apposita clausola sociale per mantenere gli stessi dipendenti. "È la stessa misura concordata con la Prefettura quando Astaldi subentrò a Fergen - spiega Andrea Tafaria, segretario Filca Cisl Liguria - l'opera deve essere terminata nel minor tempo possibile, ma a farlo devono essere gli stessi lavoratori impegnati oggi".
Timori ribaditi anche da Confindustria. "Bisogna evitare di fare una gara per ripartire, altrimenti perdiamo 6 o 9 mesi e diventa un problema enorme", ha detto il presidente genovese Giovanni Mondini. "Inutile parlare di Via della Seta se non siamo in grado di realizzare le opere che sono fondamentali per la crescita del porto - ha aggiunto -. Possono arrivare tutti gli scambi e volumi ma non sappiamo come fare entrare e uscire i container. Il nodo ferroviario non è strettamente connesso al porto, ma indirettamente lo è per razionalizzare il traffico ferroviario, spostare i treni a lunga percorrenza da quelli regionali".
Per Mondini si tratta di un'opera fondamentale. "E' partita da nove anni ma purtroppo per le opere sopra i cento milioni, 14 anni e mezzo è il tempo medio di realizzazione: è una triste realtà. Ha ragione il presidente di Confindustria Boccia, ci vuole un grande shock sulle grandi opere: apriamo i cantieri e facciamo una gestione commissariale di tutta Italia almeno delle opere già finanziate e cantierabili".
"Il nodo ferroviario di Genova sta diventando una cosa grottesca più che un cantiere. Spero che si eviti la terza gara d'appalto e mi auguro che il famoso 'Sblocca Cantieri', su cui abbiamo avuto un primo confronto con il presidente del Consiglio, possa darci una mano". Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti stamani a Genova all'assemblea generale di Spediporto.
"Quello di una terza gara d'appalto è un rischio fondato, un problema che conoscevamo a causa del fallimento di Astaldi. Stiamo parlando sia con chi rileva Astaldi che con Rfi - ha detto Toti -. Occorre trovare una soluzione che ci eviti la terza gara d'appalto per affidare un cantiere molto 'sfortunato' o molto più probabilmente nato male, con un prezziario evidentemente non sufficiente a remunerare le imprese e una serie di complicazioni". Il governatore ha ribadito l'importanza di "tutelare i lavoratori impegnati nel cantiere" e "la necessità per Genova di avere al più presto l'opera".
LA SITUAZIONE
A marzo 2018 Astaldi vince l’appalto da Rfi dopo il fallimento del consorzio Eureca accettando le stesse condizioni economiche, circa 70 milioni per completare l’opera. Poi la crisi e il blocco dei cantieri dopo appena otto mesi. I 100 lavoratori finiscono in cassa integrazione. Si va avanti così a suon di proroghe e rinvii. Nel frattempo Astaldi finisce nelle mani di un commissario per gestire la fase di concordato preventivo e consegnare l’azienda risanata a Salini Impregilo.
Ma il nodo ferroviario di Genova viene giudicato una commessa in perdita, con costi troppo elevati. E così ecco l’istanza al tribunale per rinunciare all’appalto. Resta aperta però la trattativa con le Ferrovie: i traghettatori di Astaldi chiederanno più soldi per ultimare i lavori. Se l’accordo non andasse in porto, giocoforza si dovrebbe rifare tutto da capo. E qui entra in gioco un ipotetico commissario nominato dal ministero dei trasporti. Che in realtà pensa più a un accorpamento col Terzo Valico, vista la stretta connessione tra le due opere.
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