Museo Diocesano, ritrovamento e restauro della Natività di Stom
di Carlotta Nicoletti
Berti Riboli: "Felici di fare qualcosa per la città". Elena Parenti: "La sfida più grande è stata mettere insieme le parti mancanti"
Che valore ha per il Museo Diocesano l'esposizione di una natività inedita di Mathias Stom ora visibile al pubblico per almeno due anni?
Ogni anno in occasione del Natale cerchiamo di creare un percorso ad hoc. Quindi il ritrovamento, avvenuto almeno un anno fa, di questo dipinto e la possibilità di esporlo si sono sposate benissimo con l'idea del percorso. C'è stato inoltre un lavoro di collaborazione con la provincia francescana di Sant'Antonio e il loro ufficio dei beni storico-artistici per avere in comodato questo dipinto per almeno tre anni e quindi poterlo esporre nelle sale del museo.
Ecco, il ritrovamento che è avvenuto proprio per mano di Giacomo Montanari, come è andata?
Esattamente nell'agosto del 2024 Giacomo Montanari, che è docente all'Università e storico dell'arte, oltre che assessore, si era recato all'ufficio dei beni culturali dei minori per altre ricerche e poi nella serie di dipinti ha intravisto quest'opera di grandissima qualità, l'ha riconosciuto e da lì è partito anche tutto il lavoro di studio ed il coinvolgimento anche di uno sponsor che potesse garantire anche una riuscita del restauro.
Proprio su questo, quanto è stata importante la collaborazione tra il museo diocesano insieme alla sopraintendenza, ai restauratori e ai sostenitori di cui parlavamo, quindi la clinica Montallegro?
Si è trattato di un bel lavoro di squadra che a volte capita. Tutti ci siamo trovati d'accordo nel realizzarlo in un tempo decisamente contenuto. Poco prima l'opera è stata portata al museo diocesano ed è stata esposta ancora in assenza di restauro, quindi è stato assegnato il restauro ad Elena Parenti. Nello spazio di neanche un anno il restauro è stato concluso, è stato anche prodotto e realizzato uno studio, quindi un catalogo sempre a cura di Villa Montallegro e di conseguenza siamo riusciti a presentarlo in tempo per Natale esattamente come c'eravamo previsti di fare.
Ascoltiamo le parole proprio dell'amministratore delegato di Villa Montalegro, Francesco Berti Riboli: “È casuale il restauro di quest'opera, è arrivata una proposta da parte dell'attuale assessore Giacomo Montanari, che allora non era assessore perché parliamo dell'inizio del 2025 e l'idea era quella, come sempre succede in Montallegro, di fare qualche cosa per la città, per noi restituire al territorio in cui operiamo qualche cosa di utile, di bello, come in questo caso, di prezioso appunto come nel caso dell'opera dello Stom, è un qualche cosa che ci fa sentire utili”.
Ascoltiamo anche quelle che sono le parole, anche evidentemente la spiegazione di come è avvenuto questo restauro, proprio dalla restauratrice Elena Parenti: “Ha un'importanza altissima, in quanto intanto gli stessi proprietari, i frati, non sapevano di avere un'opera così tanto importante e poi anche per le vicende che aveva passato quest'opera, concepita in Sicilia e arrivata a Genova, non si sa ancora ad oggi come. La sfida più grande è stata quella di rimettere insieme tutte le parti mancanti, erano veramente tante, e cercare di ridare una dignità perduta all'opera”.
Quindi un lavoro anche importante, quello del restauro, abbiamo visto anche le immagini, insomma ci è voluto molto.
È stato un lavoro di grandissima attenzione, non solo da un punto di vista conservativo, perché bisognava recuperare l'opera a livello di stabilità anche della materia pittorica, ma poi un intervento molto delicato e puntiglioso e puntuale di ricostruzione, fatta in un modo che non fosse così visibile e accompagnasse le parti mancanti, ma che potesse comunque restituire almeno parte della qualità iniziale che doveva avere questo dipinto.
Qual è la particolarità, secondo lei, proprio di questo quadro?
Giacomo Montanari ha sottolineato un elemento secondo me significativo di questo dipinto: il senso di attesa e di calma e soprattutto la luminosità che viene fuori non da una fonte di luce estranea al gruppo, ma è in realtà il bambino che irradia questa luminosità che va a colpire poi dei visi angelici, proprio anche nella bellezza e nella qualità estetica, contrapposti all'altro lato invece alle figure rugose dei pastori, quindi ci dà davvero con una qualità altissima il senso del Natale e il senso della meraviglia di quello che significa il Natale religioso.
Ecco la Natività di Stom entra anche nel percorso del Passaporto dei Presepi. Che ruolo ha questa iniziativa nel dialogo tra arte sacra, territorio e pubblico contemporaneo?
Per noi è un'iniziativa fondamentale perché le persone devono abituarsi a conoscere la loro città. Ecco allora che con un Passaporto dei Presepi al Museo Diocesano, uno entra con un prezzo calmirato rispetto al biglietto, perché comunque è sempre un museo privato e a pagamento, e riesce a vedere non solo il dipinto di Matias Stom ma anche un'altra bellissima natività, una fuga in Egitto di Antonio Tavella e in questo modo le persone nel completare una serie di caselle vanno a conoscere degli spazi della città, dei luoghi della città che normalmente non avrebbero avuto occasione o anche motivo di andare a visitare, quindi tutto quello che porta i genovesi a conoscere la nostra città è sempre una grande iniziativa.
Ecco che tipo di esperienza si augura che possa vivere il visitatore davanti a questa opera oggi restituita alla città dopo anni di oblio?
Io spero sempre che i visitatori quando vanno nel museo, nelle chiese, non abbiano il desiderio di completare delle caselle dicendo l'ho visto, ho finito, ma si prendano quei tre minuti, cinque minuti di tempo per stare davanti a un dipinto e lentamente farsi possedere da quello che è l'armonia dei colori, quello che viene fuori da quell'atmosfera che nel dipinto era figurata. Questo io mi auguro, perché è la prima casella, il primo passo per poi avere sempre più voglia di provare quelle sensazioni di bellezza e di equilibrio, di calma che l'opera d'arte riesce a regalare.
Per chi non lo conosce Mathias Stom era un artista fiammingo, un artista che comunque ha lavorato non solo in Sicilia per lungo tempo e che si è formato ovviamente sulla scia delle innovazioni di Caravaggio, ma è un artista che ha avuto una grande capacità anche di costruzione proprio delle scene sacre e non solo con una grande attenzione ai particolari, ma soprattutto sviluppando quella che è una vera e propria poetica della luce. Quindi un artista magari meno conosciuto rispetto ai nomi che più le persone così non addette al mestiere conoscono, ma ripeto è un artista di grandissima qualità. Peraltro, proprio adesso a Brescia c'è una mostra dedicata proprio a lui, quindi è una riscoperta che va di pari passo anche con gli studi degli storici dell'arte.
Per quanto tempo sarà visibile il quadro al Museo Diocesano?
Il quadro sarà d'ora in avanti e fino alla conclusione del deposito sempre visibile, attualmente è in una sala a lui dedicata con anche l'illustrazione di tutti gli interventi che sono stati fatti, poi verrà inserito nel resto del percorso espositivo.
Per quanto riguarda invece il Museo Diocesano magari raccontiamo anche le altre opere che si trovano all'interno, insomma un visitatore ma anche un turista, che cosa può trovare all'interno del museo?
Attualmente abbiamo intanto una mostra dedicata alla “Quasi Oliva” che si intitola Sacre Epope. Quindi una nostra proposta all'interno del Percorso di 800 Svelato, e questa mostra rimarrà infatti fino al 23 di febbraio. Inoltre, quest'anno per noi sarà un anno veramente importante perché festeggiamo i 25 anni dall'apertura del museo che è stata nel dicembre del 2000. Chi viene al museo oltre lo spazio con un chiostro del ‘200 veramente di grande qualità potrà visitare oltre alla collezione normale il monumento funebre di Luca Fieschi, che è una struttura alta circa 8 metri proveniente dalla cattedrale, uno dei capolavori della scultura medievale italiana e poi anche la straordinaria sala dei teli della passione che sono di proprietà del ministero ma adesso esposti al museo, ritenuti tra gli antenati del jeans genovese. E poi appunto una collezione molto ricca data dal fatto che il museo raccoglie opere di ogni genere che vengono dalle chiese, dagli enti della diocesi.
Quali sono invece i progetti futuri che riguardano il museo, magari in particolare una mostra che arriverà?
I progetti futuri riguardano soprattutto nell'occasione del festeggiamento dei 25 anni, l'apertura di tre nuove sale museali e poi un anno dedicato proprio a raccontare il museo, raccontare il chiostro e quindi esporre tutti quelli che sono i capolavori e anche alla conclusione con una pubblicazione importante dedicata al Monumento Fieschi e poi c'è già un progetto ovviamente per l'autunno dell'anno prossimo di nuovo a cui stiamo lavorando ma che sono sicura che interesserà la città, quindi i progetti ce ne sono sempre tantissimi e abbiamo anche desiderio di realizzarli.
Non possiamo ancora svelare di cosa si parla in questo progetto dell'autunno?
È una mostra dedicata a Maria Cristina di Savoia, quindi una figlia di Vittorio Emanuele I che si è sposata al Santuario dell'Acqua Santa e quindi insieme con Matteo Frulio ricostruiremo tutto questo progetto con delle cose piuttosto importanti. Speriamo appunto di poterlo vedere quanto prima.
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