Msc, il gigante dei mari occidentali
di Paolo Lingua
Il punto di Paolo Lingua
Merita attenzione, o meglio una profonda riflessione, il ruolo preponderante che la multinazionale dello shipping Msc (con capitale e mente operativa a Ginevra), sta avendo nell’emisfero occidentale, sia nel settore del trasporto merci, sia nel settore crocieristico-passeggeri. Oggi la grande impresa del gruppo Aponte è leader nel porto di Genova, dopo l’acquisizione di Calata Bettolo e dopo gli accordi con i gruppi armatoriali (Messina) di trasporto (Spinelli) e le strategie di ampliamento degli spazi operativi e recettivi (il progetto Ponte Parodi-Hennebique, d’intesa con i cugini-rivali della Costa Crociere). Ma ha acquisito anche lo scalo di Gioia Tauro e ha un piede pesante sul porto di Livorno d’intesa con il gruppo Onorato. Inoltre Msc, al di là della prevalente presenza nel Mediterraneo è assai forte nell’area atlantica e caraibica. Ha dribblato i cinesi puntando a far realizzare le sue prossime navi in Giappone, proprio mentre l’impero nipponico punta a non farsi sopraffare dalla Cina nell’area economica del Far East.
L’estensione degli interessi della Costa Crociere nell’oceano Pacifico, fa quasi pensare, con un pizzico di fantastica suggestione, a una sorta di “spartizione” mondiale di grandi mercati. D’altro canto è evidente che Costa e Msc, proprio nel Mediterraneo sul quale puntiamo i nostri binocoli, puntano a convivere senza scontrarsi in particolare sul mercato crocieristico, he è quello che per ora mantiene una vigorosa crescita, un autentico boom vacanziero. Ma l’aspetto più complesso di fenomeni e di strategie che sono ovviamente marcati da una più articolata complessità e che sono in collegamento e in effetto trainante a livello mondiale riguarda quelle che scelte che, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, saranno effettuate e quali rapporti si instaureranno con i governi e persino con l’Unione Europea. La spinta della “via della seta” si farà sentire nel prossimo decennio, ma sotto la lente c’è anche l’economia americana che annuncia movimenti di crescita non trascurabile nettamente superiori a quelli dell’area europea, dove, per differenti ragioni, anche Stati importanti come Francia, Germania e Gran Bretagna segnano il passo (per non parlare dell’Italia che è il fanalino di coda).
Pure occorre puntare sui sistemi di comunicazione per reggere alla concorrenza mondiale. Ecco perché, per venire incontro a un colosso in crescita come Msc, è importante, quantomeno da nostra come Italia, accelerare i tempi di realizzazione delle grandi opere via terra, dal Terzo Valico alla Gronda, solo per restare in Liguria, ma anche la Tav e i raccordi ferroviari e autostradali del Nord Est. Considerato che la tappa finale della “via della seta” nel Mediterraneo dovrebbe sbucare a Trieste. Proprio per questo la strategia globale d’una multinazionale come Msc non può e non deve passare inosservata, perché le ricadute sono strettamente collegate alla crescita economica e anche, per tutti gli effetti collegati, alla creazione di ricchezza e di benessere per le popolazioni coinvolte più o meno direttamente.
Per Genova la scommessa è allettante. Msc ha puntato sul maggior porto italiano e in qualche maniera sta contribuendo alla velocizzazione di scelte importanti. Un colosso come Msc potrebbe essere utile, per guardare un attimo indietro nella nostra storia, a far superare decenni di pause, esitazioni, analisi suppletive, rinvii e soprattutto veti incrociati che sono peculiari d’un mondo dove i “piccoli” non potendo prevalere si azzannano tra di loro senza costrutto. Forse è un arrivo una folata di tramontana che spazzi al largo gli accumuli di burocrazia, i veri grandi nemici della crescita e del progresso.
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