Morte Vincenzo Spera, investitore patteggia un anno e mezzo e risarcirà famiglia con 1 milione e 500mila euro

di Redazione

1 min, 17 sec
Morte Vincenzo Spera, investitore patteggia un anno e mezzo e risarcirà famiglia con 1 milione e 500mila euro

Si è chiusa con un patteggiamento a un anno e sei mesi la vicenda giudiziaria relativa alla morte di Vincenzo Spera, noto promoter musicale genovese, investito e ucciso a marzo di due anni fa in corso Magenta, nel quartiere Castelletto.


Alla guida del mezzo che lo travolse c’era un ragazzo allora minorenne, oggi diciottenne, che quella sera si stava recando a un allenamento di calcio. Il giovane, difeso dagli avvocati Nicola Scodnik e Carlo Contu, ha sempre sostenuto di non aver visto l’uomo attraversare sulle strisce pedonali, a causa del buio e della pioggia che appannava il parabrezza del motociclo.


Secondo la consulenza tecnica disposta dalla Procura, affidata all’ingegner Marco Sartini, il ragazzo non andava a velocità elevata e avrebbe potuto frenare per evitare l’impatto. Tuttavia, l’assenza di qualsiasi segno di frenata sull’asfalto ha confermato il racconto del giovane, che ha detto di aver appreso dell’incidente solo dopo essersi risvegliato in ospedale. Gli accertamenti avevano escluso l’uso di alcol o droghe.


Lo scorso luglio era stato raggiunto un accordo per il risarcimento della famiglia: alla moglie, ai due figli, ai due fratelli e ai tre nipoti dell’imprenditore sono stati riconosciuti complessivamente 1 milione e 500 mila euro. La trattativa, a lungo rallentata per questioni legate alla Consap, si è poi conclusa con l’intesa definitiva.


Il risarcimento del danno, unito alla revoca della costituzione di parte civile da parte dei familiari – assistiti dagli avvocati Cesare e Francesca Manzitti – ha consentito al ragazzo di chiedere e ottenere il patteggiamento davanti alla giudice Carla Pastorini.

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.