Chiavari, morì in canoa, il giudice chiede chiarimenti sulle manovre di soccorso dei vigili del fuoco
di F.S.
La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per due istruttori e sei vigili del fuoco
Nessuna decisione sul rinvio a giudizio per la morte del giovane Andrea Demattei, il giovane canoista deceduto nel gennaio 2023 dopo essere rimasto intrappolato in acqua nel fiume Entella, a Chiavari, mentre si allenava con istruttori e compagni.
Rinvio - La giudice Carla Pastorini ha disposto di sentire in aula il consulente del pm che aveva indicato le varie responsabilità dei vigili del fuoco intervenuti quel giorno. La procura aveva infatti chiesto il rinvio a giudizio per due istruttori che accompagnavano i ragazzi, e per sei vigili del fuoco intervenuti sul posto dopo che Andrea era rimasto incastrato. Il consulente dovrà riferire sulle effettive competenze, rapportate alle mansioni, della squadra di terra e poi i concreti mezzi a disposizione dei vigili e le concrete possibilità di usarli per estrarre il giovane dalla canoa incastrata. La nuova udienza è stata fissata al prossimo 25 febbraio.
Giustizia - "Mio nipote doveva essere salvato, per questo ora vogliamo giustizia", ha detto fuori dall'aula la nonna del giovane Andrea, la signora Bianca Taddei.
Cos'era successo - Quel giorno Andrea Demattei stava facendo allenamento con altri compagni. Poi era caduto nell'acqua gelida, dove era rimasto per molto tempo. Arrivato all'ospedale Gaslini in condizioni critiche a causa dell'ipotermia, era morto due giorni dopo il fatto.
L'accusa- Sorpreso l'avvocato Rachele De Stefanis: "E' stata una decisione inaspettata", sottolinea il legale che rappresenta la madre del ragazzino e la sorellina minorenne.
La difesa - Gli imputati (difesi dagli avvocati Giorgio Zunino, Roberta Barbanera, Nadia Solari, Silvia Morini e Guido Motta) sono i due istruttori della Shock Wave sport, la società sportiva a cui era iscritto Andrea, e i sei vigili del fuoco (quattro della squadra di Chiavari e due sommozzatori). Per il pm Francesco Cardona Albini ci sarebbe stata una catena di errori: dal numero insufficiente di istruttori sul posto e l'abbigliamento non adatto, fino a un intervento in ritardo e manovre di salvataggio scorrette.
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