Marassi, poliziotto ferito da un detenuto: alta tensione nel carcere genovese

di R.T.

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Marassi, poliziotto ferito da un detenuto: alta tensione nel carcere genovese

Domenica di violenza nel carcere di Marassi, a Genova, dove un detenuto ha aggredito un agente della Polizia Penitenziaria che tentava di farlo rientrare in cella dopo l’ora d’aria. Il poliziotto ha riportato lesioni al braccio, rimasto incastrato nel blindo della porta, ed è stato costretto a ricorrere alle cure ospedaliere.

Denuncia – A rendere noto l’episodio è stato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che parla di “un grave episodio di violenza” e di una tensione costante all’interno della struttura. “La professionalità degli agenti ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente – ha dichiarato Vincenzo Tristaino, segretario del Sappe – ma resta evidente quanto alta sia la tensione nelle carceri liguri. Le condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari sono ormai insostenibili”.

Provveditorato – Tristaino ha rilanciato la richiesta di riaprire in Liguria il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, chiuso nel 2017, sottolineando le difficoltà derivanti dall’attuale dipendenza logistica e gestionale dal Piemonte. “Riaprire il PRAP a Genova è assolutamente necessario per sanare le gravi inefficienze prodotte dalla soppressione”, ha aggiunto il sindacalista.

Allarme nazionale – Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece, che ha definito l’aggressione “un attacco allo Stato”. Capece ha annunciato che il sindacato si attiverà presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per ottenere provvedimenti concreti: “Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano legalità al sistema penitenziario. La Polizia Penitenziaria è stanca di subire quotidiane violenze gratuite”.

Sicurezza – Capece ha inoltre criticato le scelte del passato in materia di custodia, come la vigilanza dinamica e il regime aperto, considerate responsabili dell’aumento di eventi critici negli istituti. “Non è certo l’affettività in carcere la priorità – ha concluso – ma la sicurezza interna e la tutela dell’incolumità degli agenti, che devono essere dotati di adeguati strumenti di difesa”.

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