Maltempo in Liguria, il racconto di Pierluigi Gambino da Sestri Levante
di Redazione
Il Tigullio colpito da pioggia, vento e grandine: il nostro opinionista sportivo, in vacanza in una delle località più interessate, descrive la convulsa mattinata
"Alle 6.50, improvvisa, l'Apocalisse. La sveglia mattutina, in anticipo, non giunge con il solito trillo gentile, ma con un subitaneo, assordante clangore. Un rumore pazzesco, come di una gigantesca acciaieria a pieno regime: uno, due, tre, sino a sei-sette, interminabili e sconvolgenti minuti. Dal balcone dell'appartamento che mi ospita a Sant'Anna, il borgo più occidentale di Sestri Levante, l'atmosfera è da fine del mondo. Spaventose le raffiche di vento, di violenza inaudita, come in questa zona non si ricordano da decenni. Dal cielo cadono a terra chicchi giganteschi di grandine, che picchiano sulle facciate esterne e sui vetri delle abitazioni incidendo com punteruoli. La tromba d'aria distrugge tutto quanto gli capita: qualsiasi oggetto o suppellettile viene trascinato via, i vasi di fiori sui davanzali squarciati.
In strada non passa un'anima viva e anche le auto spariscono. Qualche transenna vola a metri di distanza, le aiuole sventrate dalla furia degli elementi, i lampioni pendono dai fili e ondeggiano sinistri. I terrazzi si riempiono d'acqua, qualche finestra vecchia presenta i segni dell'aspra battaglia con la gragnuola, mentre l'asfalto diventa verde di fogliame ed erbe che la pioggia, scesa con pazzesca violenzà, si porta appresso. Uno spettacolo da incubo.
Solo una mezz'or più tardi, c'è chi, ormai risvegliatosi, scende sulla via principale. I primi a correre, con scopa e paletta, sono i proprietari di negozi e scantinati rivolti verso il mare: li attende un lavoro durissimo.
Verso le 9, in quel quadro spettrale, il silenzio è rotto da un altoparlante su un'auto che gira la città per scandire la preghiera, rivolta a tutti, di restare a casa. Sì perché è atteso a minuti un altro nubifragio, che regolarmente si manifesta a metà mattinata. Stavolta niente grandine, vento forte ma sopportabile, ma il nuovo acquazzone crea altri laghi ed accresce la paura, anche osservando quei nuvoloni neri al largo di Portofino.
Basta un giro sul lungomare per mettersi le mani nei capelli. Parte della passeggiata è chiusa anche ai pedoni per via del tendone di un locale crollato e disteso come un balenottero spiaggiato. Due palme, piegate dalla violenza della mareggiata, si sono adagiate, come tagliate da una scure invisibile, ma anche i tronchi più robusti hanno seminato sul terreno rami su rami.
L'ampia cabina di un bar, solitamente frequentatissimo dai bagnanti, verso la galleria di Sant'Anna ha subito danni forse irreversibili, ma non se la passano meglio gli stabilimenti balneari., tutti – chi più, chi meno – scossi dalle intemperie. Ormai inutilizzabili decine di cabine, col tetto mitragliato dai chicchi come se fossero sul fronte di guerra.
E proprio la grandine, per intensità e dimensioni, ha rappresentato la vera novità di questa tromba d'aria. Nel parcheggi antistante la stazione ferroviaria, un centinaio di auto – tra cui la mia – recano i segni inconfondibili della calamità sulla carrozzeria, ridotta ad una sequela di “bugne” (concedeteci questo genovesismo), come un cratere. Si contano a decine i vetri di parabrezza e lunotto posteriore incrinati e da sostituire al più presto.
Attorno alle 14, ecco il cielo aprirsi ad incoraggianti squarci di sereno, la quiete dopo la tempesta. Ma le spiagge restano deserte e si contano sulle dita di due mani i turisti a passeggio. La gente, ancora sotto choc, non si fida ancora e resta rintanata".
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