Ma il caso Genova resta appeso come i monconi di Ponte Morandi

di Paolo Lingua

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Ma il caso Genova resta appeso come i monconi di Ponte Morandi
Il Decreto legge per Genova (e per altri mille altri argomenti) oggi è stato approvato, dopo una travagliata traversata in sede di commissione, tutta impostata su cambiamenti e variazioni e voti contrari anche all’interno della stessa maggioranza. Non ha torto il presidente nazionale della Federagenti marittimi, il genovese Gian Enzo Duci, che ha commentato con la consueta educazione “soft” che, tutto sommato, almeno ora il decreto c’è. Meglio che niente. Ma Duci sottolinea sottovoce che si poteva far meglio e più in fretta. Il finale del voto ha visto una vistosa manifestazione di soddisfazione nell’aula del Senato da parte del ministro dei trasporti e della infrastrutture Danilo Toninelli, che è stato al centro per settimane di vivaci polemiche anche perché, accanto a molti argomenti che con Genova non c’entrano affatto (terremotati del centro Italia, fanghi inquinanti della Lombardia, ecc.), ha voluto inserire del complesso  e aggrovigliato provvedimento legislativo anche il condono per le case irregolari di Ischia, territorio elettorale del M5s. Grosso modo, e vedremo meglio nei prossimi giorni esaminando punto per punto il complesso decreto, Genova dovrebbe ottenere un po’ meno di 800 milioni dei quali tra i 500 e i 600 dovrebbero servire per ricostruire il ponte. Nei prossimi giorni vedremo come si assesterà per decollare con la ricostruzione il sindaco-commissario Marco Bucci, il quale sa benissimo che lo attende un percorso tormentato perché – bene o male – su di lui incombono le norme dell’UE, le regole generali su appalti e subappalti, la procedura di assegnazione del progetto e tutti gli aspetti collaterali. Le difficoltà e la burocrazia incombono anche se molti aspetti normativi dovrebbero essere superati e scavalcati data l’eccezionalità dell’evento, a partire dal fatto che non ci sarà una gara internazionale d’appalto pubblico, ma ci saranno affidi diretti. Il percorso però è tutto da verificare. Ora si attende il via libera per la demolizione dei due tronconi e di quella parte di abitazioni irrecuperabili perché saranno schiacciate dal crollo dei residui del ponte. Il sindaco Bucci ha già premesso che una parte sarà demolita pezzo a pezzo, mentre per una parte dovrebbero essere impiegate microcariche di dinamite. Si spera, approfittando ora del favore meteorologico, di poter completare il recupero dei beni personali degli sfollati. Poi, sempre restando alle intenzioni espresse dal sindaco, le operazioni di demolizione, dietro intesa con la Procura della Repubblica, dovrebbero cominciare attorno al 15 dicembre. Difficile prevedere tempi e modalità del complesso intervento, mentre, soprattutto a livello romano, aumentano gli scontri politici. Il decreto, un po’ troppo raffazzonato, non soddisfa nessuno. Le opposizioni - in particolare Pd, sinistre e Forza Italia; ma sono critici anche Fratelli d’Italia – temono i limiti strutturali della normativa messa in atto con grande fatica. Inutile nascondere che il M5s, pur avendo sortite aggressive trionfalistiche, ha il fiato grosso anche per opposizioni interne che vengono sia dalle componenti massimaliste, sia da quelle moderate. Inoltre ci sono perplessità della Lega, che sarebbe stata favorevole a un ben diverso provvedimento e a un’azione diretta e concreta per la ricostruzione ma che si è vista costretta a limitare gli elementi di attrito e di diversità di opinioni e di strategie. La Lega, al di là delle affermazioni apodittiche di Matteo Salvini (“governeremo per 5 anni”), aspetta ormai l’esito delle elezioni europee e vuole evitare di assumersi la responsabilità della caduta del governo, anche se gli attriti con i “grillini” crescono invece che diminuire, anche perché nel movimento cresce la fronda interna e le posizioni “governativi” di Luigi Di Maio non collimano con l’azione critica degli scontanti, in particolare Fico e Di Battista. Si cammina insomma sul filo del rasoio e si attendono anche nuove puntate del contrasto con l’ UE in margine alla legge finanziaria che è in via di approvazione ma potrebbe provocare – non si sa come e con quali motivazioni – una reazione negativa da parte dell’Ue. Anche per gli effetti indiretti di questa guerriglia il “caso Genova” resta appeso tremando, un po’ come i rottami del ponte.       

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