Ma i turisti a Genova arrivano o no?
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
Comune e Regione con gli assessori addetti al settore che si sbracciano indicano che nel 2018 presenze e arrivi turistici in Liguria e a Genova sono aumentati. Si va dal 3% al 4,5 % grosso modo. Ma il computo assorbe sia le presenze sino alla metà di agosto con la situazione successiva alla disastrosa caduta del Ponte Morandi. La politica, in tutte le sue accezioni, rivendica a modo suo l’azione propagandistica che è una realtà assai difficile da valutare.
Basta pensare, negli anni di poco precedenti agli attuali, che la crescita turistica in Liguria (ma in tutta Italia in generale) è stata provocata dall’abbandono di tutte le località internazionali dove si sono svolti (o c’è il rischio che si svolgano) attentati da parte del fondamentalismo islamico. Il crollo di Egitto, Tunisia, Medio Oriente e così via ha provocato un rientro nazionalistico del popolo dei vacanzieri, sia di alto livello, sia popolari. E’ quindi difficile, se non arduo, affrontare valutazioni approfondite (verrebbe da dire quasi scientifiche) sugli spostamenti delle scelte turistiche.
Quello che a Genova e in Liguria si teme, anche giustificatamente, che il tragico crollo del Ponte Morandi, al di là di alcuni problemi obiettivi di spostamento e di movimento, dia luogo a un rifiuto di tipo psicologico, facendo immaginare a italiani e stranieri difficoltà e problemi che obiettivamente non esistono. Non ci sono stati né terremoti né eruzioni, ma Genova, per certi aspetti, offre l’idea d’una città sofferente e difficile da raggiungere.
In realtà poi chi viene in aereo non ha problemi, così come arriva, come crocierista, via mare. Lo stesso vale per chi arriva in autostrada da Levante e da Milano. Un po’ di ingorghi certo sono più che possibili a chi deve uscire o entrare in autostrada a Cornigliano, così come sono quotidiane le code in tutta la fascia del Ponente e della Val Bisagno. Il stop concreto o comunque immaginario esiste e pesa. Tanto è vero che il calo parziale si è già avvertito in autunno e si preannuncia per il fine d’anno. Ed è probabile che ci siano strascichi per tutta la prossima stagione.
Un vulnus molto pesante riguarda l’isolamento stradale della pietra più preziosa del turismo ligure, ovvero Portofino. La stessa Regione è preoccupata: Portofino non è immensa e i frequentatori del Grand Hotel e i proprietari delle ville sparse sul punte o delle case sulla piazzetta non sono eccessivamente numerosi anche se con un potenziale economico e di spesa molto alto, ma sono soprattutto i frequentatori giornalieri, curiosi e ammaliati che la popolano e animano i ristoranti.
E quest’inverno il danno e l’isolamento faranno sentire i loro effetti negativi influenzando nella lettura in calo anche le località vicine come Santa Margherita e Rapallo. La strada, non fosse altro che per motivi sociali e di servizio, va ricostruita in tutta fretta anche perché è l’unico collegamento concreto tra Portofino e il resto della Regione. A modo suo questo vulnus è quasi collegabile (metaforicamente) al crollo del ponte autostradale del Polcevera.
In questi casi scopriamo quanto la Liguria sia fragile e quanto pochi siano i passaggi obbligati. L’orografia del nostro territorio è impressionante per i limiti di comunicazione. Per questo è urgente, necessario e importante moltiplicare tutti gli accessi e i passaggi senza lasciare nulla di intentato. Le comunicazioni sono determinanti non solo per la vita civile e sociale interna del territorio, ma sono fondamentali per l’industria. E sono indispensabili per la vita e per lo sviluppo del porto e dello shipping.
Se ne sono già sentiti in questi pochi mesi dopo il crollo tutti gli effetti negativi. E non sarà facile evitare un calo del traffico merci e container ancora per un anno e mezzo, il tempo minimo che ci vorrà per ricostruire il ponte. In questa chiave, dulcis in fundo, emerge pesante il problema dell’accesso turistico. La Liguria, negli ultimi anni, ci ha puntato molto, cercando di valorizzare le sue ricchezze naturali e artistiche. Ma il sistema di comunicazioni è assai più importante degli slogan degli assessori di turno. Occorre affrettarsi e ragionare su quello che serve realmente.
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