Liguria, intentate due cause contro la Germania per crimini di guerra nazisti
di Redazione
Un operaio genovese deportato e un contadino savonese fucilato insieme ai partigiani: il dl n°36 ha stanziato un fondo di 55 milioni per risarcire gli eredi
Dopo quasi 80 anni, gli strascichi sono ancora tangibili. I danni provocati dai crimini nazisti durante l'occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale portano ancora oggi, in Liguria, a intraprendere due cause per ottenere un risarcimento. Il decreto legge 36 di quest'anno ha permesso di stanziare un fondo di 55 milioni, con il risarcimento che sarà a carico del Ministero dell'Economia. All'ambasciata tedesca a Roma sono state notificate le citazioni, che sono ovviamente contro la Repubblica Federale di Germania. Le due cause riguardano da una parte un operaio deportato e sopravvissuto ai lager nazisti ma che per il resto dei suoi anni visse con un trauma psicologico figlio di mesi di orrori visti e subiti, dall'altra un contadino che venne catturato in un rastrellamento e finì fucilato assieme ai partigiani.
La prima causa, che però sarà in calendario al tribunale di Genova "soltanto" il 23 maggio 2023, è stata avviata dagli avvocati Gian Paolo Perra e Mauro De Rossi per conto di Giovanni Repetto, 83enne di Busalla. Suo papà Mario era un operaio della Siac, l'acciaieria di Cornigliano, e il 16 giugno del 1944 fu uno dei 1488 operai delle fabbriche genovesi (Cantiere Navale, San Giorgio, Siac e Piaggio) che vennero rastrellati. Repetto finì a Mauthausen, dove fra lager e campi di lavoro resterà quasi un anno. Al ritorno quell'uomo che superava il metro e 80 pesava soltanto 38 kg. E' morto nel 1998, più di 40 anni dopo quei mesi di inferno.
La seconda causa ha invece come teatro il savonese, l'immediato entroterra di Albenga, ed è stata depositata, in proprio e per conto di altri suoi parenti, da un avvocato di Savona, Gianluca Gandalini, il cui prozio si chiamava Amedeo Bolia e aveva 41 anni il 20 gennaio del 1945 quando morì. Gandalini spiega che quel mattino suo zio stava raggiungendo le campagne di Casanova Lerrone, e non aveva implicazioni con la Resistenza, essendo quindi un semplice civile a tutti gli effetti. Le truppe naziste però stavano effettuando un rastrellamento nella zona a caccia di partigiani: Amedeo e un altro contadino vennero fermati, arrestati e fucilati assieme ad alcuni partigiani. Le dichiarazioni finali dell'avvocato sono strazianti: "Mio zio lasciò la moglie che aveva appena 26 anni, e un bimbo di sette anni che era sordomuto dalla nascita". La causa di Bolia sarà discussa, davanti al giudice Laura Serra nel tribunale di Savona, il prossimo 16 dicembre.
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