Genova ricorda la deportazione degli ebrei, Bucci: "Le nuove generazioni si rendano conto di quanto accaduto"

di Alessandro Bacci

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Ariel dello Strologo: "Oggi assistiamo a una serie di situazioni che pensavamo di non dover rivedere e che sono figlie della situazione del paese"

La deportazione degli ebrei di Genova è iniziata il 3 novembre del 1943 e rimane una delle date più buie della storia della città. La Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Genova, insieme al Centro culturale Primo Levi hanno custodito in questi anni la memoria di questi fatti, coinvolgendo non solo le istituzioni, ma tanti genovesi e in particolare le giovani generazioni, i “nuovi europei” che si sono integrati nel tessuto cittadino. Oggi, come ogni anno, a Genova si è svola la cerimonia in ricordo di quei fatti.

“La città di Genova poteva fare di più a quell'epoca per la comunità ebraica e per questo chiederò anche stasera scusa - spiega il sindaco Marco Bucci - Noi vogliamo essere qua perchè la città vuole ricordare e per far sì che le future generazioni si rendano conto di quanto accaduto. Ad esempio quanto successo qualche giorno fa a Novara, la storia triste della comunità ebraica è stata riportata alla luce solamente per ottenere visibilità e questo è inaccettabile. Deve essere un messaggio chiaro che noi vogliamo mandare a tutti oggi e alle future generazioni.”

“La mia presenza dice che siamo vicini ai fratelli ebrei - afferma monsignor Marco Tasca - Al di la delle buone intenzioni dobbiamo stare attenti, ogni piccolo segno che diamo può essere frainteso. Diamo segno di fratellanza e non strumentalizziamo nessuno. Io parlerò anche dei vescovi e dei preti che hanno dato una mano ai fratelli ebrei, una pagina bellissima.”

“Diciamo che in questo momento c'è il presente con una memoria bistrattata - afferma con rammarico Ariel Dello Strologo il presidente della comunità ebraica genovese - Assistiamo a una serie di situazioni che pensavamo di non dover rivedere e che sono figlie della particolare crisi economica e sociale che vive il paese. È difficile capire perché vengono richiamati fantasmi del passato e l'idea che possano essere la soluzione ai problemi di oggi lascia perplessi.”