Liguria, Cgil: "Diminuiscono infortuni sul lavoro, nel 2023 meno 31,5% rispetto all'anno precedente"
di Redazione
"In forte aumento le malattie professionali, soprattutto per le donne e in provincia della Spezia"
Sono state 19.248 le denunce di infortunio sul lavoro in Liguria tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2023. I dati licenziati oggi dall'Inail ed elaborati dall'ufficio economico Cgil Genova e Liguria segnalano una diminuzione del -31,5% rispetto all'anno precedente.
"In realtà la diminuzione delle denunce di infortunio è molto più contenuta di quanto appare - commenta Marco De Silva responsabile dell'Ufficio economico - poiché l'anno scorso furono ben 8.698 le denunce di infortunio sul lavoro in Liguria correlate al "Covid-19" su 28.110 con un'incidenza del 31%; quindi, al netto di quest'ultime, la diminuzione delle denunce del 2023 sul 2022 si riduce a sole 164 denunce in meno pari al -0,8%" La maggioranza degli infortuni avviene a Genova che con 10.523 denunce rappresenta il 54,7% del totale delle denunce di infortunio della Liguria; segue Savona: 3.594 (18,7%); La Spezia con 2.820 denunce (14,7%); Imperia 2.311 (12,0%). Ad essere vittima di infortunio sul lavoro sono prevalentemente i lavoratori tra i 55 e i 59 anni, ma il maggior incremento sull'anno precedente (+32 per cento), ho hanno gli over 75 anni. Gli infortuni mortali sono stati 22, una media di 1 morto sul lavoro ogni 16 giorni. In forte aumento le malattie professionali che si attestano a 1.433 denunce, soprattutto per le donne (+52%) e in provincia della Spezia (+66%).
"I dati su infortuni sul lavoro e malattie professionali fotografano una condizione del mondo del lavoro non degna di un paese civile - commenta Maurizio Calà segretario generale Cgil Liguria - se istituzioni e politica avessero realmente a cuore la sorte di lavoratrici e lavoratori concentrerebbero gli sforzi programmatori e legislativi su norme e investimenti diretti a contrastare questa emergenza nazionale. E invece salute e sicurezza sul lavoro, così come la creazione di posti di lavoro di qualità, non piegati alle logiche del solo profitto, non sono minimamente citate nell'agenda di Governo, con la conseguenza che a farne le spese sono i lavoratori e spesso anche le loro famiglie".
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