Liguria, 8 marzo, parità di genere, Maestripieri e Bavoso (Cisl): "Ancora troppa differenza tra uomini e donne negli stipendi"
di Redazione
"Questa incertezza si evidenzia ormai in ogni settore, non solo in quelli legati alla stagionalità"
Le operaie liguri mediamente guadagnano 11mila euro lordi all'anno rispetto ai quasi 20mila euro dei colleghi uomini, le impiegate 20.900 contro 34mila, le donne 'quadro' 54mila contro 67mila, le dirigenti 100mila contro 145mila mentre le apprendiste quasi 11mila euro rispetto ai 14mila degli uomini, un divario di genere in linea con il gap nazionale. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio dell’Inps sul lavoro dipendente relativamente ai dati del 2022 che sono gli ultimi disponibili.
“Il lavoro delle donne è ancora precario - spiegano il segretario generale della Cisl Liguria Luca Maestripieri e la segretaria regionale Cisl Liguria Paola Bavoso - nonostante qualche segnale positivo arrivato dai bonus occupazionali nel patto del turismo e percorsi formativi mirati all’occupabilità. Questa incertezza si evidenzia ormai in ogni settore, non solo in quelli legati alla stagionalità: ormai è una prassi e il titolo di studio non viene valorizzato adeguatamente. Basta pensare che tra le donne occupate in Liguria il 31% è laureata mentre la percentuale degli uomini si ferma al 20%. L’assoluta mancanza di un sostegno sociale rappresenta un ostacolo per la donna che è quella maggiormente impegnata nel lavoro di cura nei confronti dei figli e magari genitori anziani. La parità di genere è una chimera e la parte imprenditoriale certamente non aiuta".
"Facendo una stima possiamo quantificare che solo il 20% delle imprese liguri ha la certificazione di genere che viene fatta solo nel caso in cui si partecipa ad un bando pubblico. Invece sarebbe utile per mettere finalmente a nudo questa differenza. In molte aziende il numero di impiegate, all’interno di una precisa fascia d’età, è superiore rispetto a quello maschile ma poi passando ai livelli dirigenziali scopri che la presenza femminile è quasi inesistente. Il problema è duplice: serve - concludono Maestripieri e la Bavoso - un sostegno sociale alla donna e alla famiglia e bisogna lavorare per una cultura diversa nell’impresa come nella società”.
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