Leggi elettorali e candidature alle regionali: caos politico, ormai situazione diffusa

di Paolo Lingua

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Il punto di Paolo Lingua

Leggi elettorali e candidature alle regionali: caos politico, ormai situazione diffusa

Il nuovo partito di Giovanni Toti, “Cambiamo!”, nato dalla scissione di fatto da Forza Italia, non sarà schierato alle elezioni regionali in Umbria. Da quel che s’è appreso da Perugia, i colonnelli locali non sono in grado di mettere a punto una lista. I supporters di “Cambiamo!” sosterranno il blocco del centrodestra. E’ una posizione in qualche modo gemella del centrosinistra dove gli scissionisti di Matteo Renzi non saranno presenti come partito. Sosterranno, a quel che è dato di capire, ma forse senza troppo entusiasmo, la coalizione che si va delineando tra il Pd e il M5s.

La sensazione diffusa che si coglie in Italia, in questo particolare momento politico, é che ci si stia muovendo con fatica e che anche quelli che puntano a divisioni negli schieramenti istituzionali hanno un po’ d’affanno. A forza di denigrare la politica tradizionale, è sempre più difficile cooptare nuovi sostenitori e possibili candidati a tutti i livelli. Ci sono aspetti contraddittori che riguardano a 360 gradi tutti gli schieramenti: si punta a provocare il consenso di chi vota “di pancia”, in un contesto nel quale, al momento opportuno, i candidati elitari   poi si tirano indietro (sia a destra, sia a sinistra) perché il contesto non li entusiasma. Al tempo stesso, in particolare da parte dell’area di centrodestra, si punta al referendum, voluto da Matteo Salvini, a favore d’una legge maggioritaria per eleggere il futuro Parlamento al fine di  superare le quote proporzionali.  Ieri la regione Liguria, in sede di consiglio, ha approvato questa  linea nel corso d’una assemblea burrascosa, nel corso della quale l’opposizione (Pd, M5s e estrema sinistra) hanno lasciato l’aula in aperta contestazione affermando che la proposta di legge è incostituzionale. Comunque le regioni che hanno accolto la proposta, con la Liguria, sono già sei e quindi si punterà, salvo  un blocco0 da parte della Corte Costituzionale, a referendum.

Si ha la sensazione, sia pure a livello emozionale, che questo dibattito non travolga l’emozione dell’opinione pubblica, ma sia piuttosto collegato agli specifici interessi degli schieramenti politici. Ai cittadini interessano semmai le questioni economiche, legate alla politica fiscale e ai possibili interventi delle istituzioni a favore d’una ripresa economica. Ma non sono sentieri agevoli, senza contare che occorrerebbe disporre di politici di buona preparazione economica e di forte conoscenza degli aspetti della situazione internazionale. E’ forse l’aspetto che mette in evidenza la fragilità dell’attuale assetto politico di tutti gli schieramenti, una situazione che rende difficile formulare delle previsioni non solo sulle prossime prove alle urne, sia nelle regioni, sia nei maggiori comuni. Ci sono tranche di potenziali elettori in via di trasferimento spinte da entusiasmi e da delusioni, per non parlare di dirigenti medi e anche sorta di leaders locali in attesa di capire quali siano le strade politiche di maggiore convenienza. Un panorama poi non troppo brillante anche sul piano della coerenza comportamentale. Ma ormai è difficile, se non impossibile, comprendere scelte e comportamenti. Il sistema è fragile ed è anche difficile trovare punti di appoggio ai quali appigliarsi. Dobbiamo aspettarci anche le più bizzarre sorprese.

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