Le previsioni per le regionali in Liguria
di Paolo Lingua
Decolla il mese di settembre e i partiti hanno poco più di quindici giorni di campagna elettorale per le elezioni regionali. Il gioco politico sui territori, come ormai appare chiaro, è assai teso e complesso e se l’esito presentasse forti colpi di scena rispetto all’assetto nazionale tutte le soluzioni politiche potrebbero essere aperte compreso elezioni nazionali, una conclusione alla quale molte componenti sono nettamente contrarie per ovvii interessi specifici: si presume che sarebbe forte il sistema di equilibri rispetto all’attuale situazione.
Ma, al di là delle battaglie che sono in corso in quasi tutte le regioni, vale la pena di “giocare in casa” e di studiare, in maniera asettica e matematica, le possibili soluzioni della Liguria. I sondaggi – da prendere con le molle perché non se ne conosce né l’approfondimento né la scientificità matematica e statistica – darebbero (il condizionale è sempre d’obbligo) in vantaggio, e apparentemente piuttosto netto, il centrodestra. Lo schieramento che sostiene Giovanni Toti, presidente uscente, sarebbe considerato al di sopra del 50%. Anche se all’interno dell’alleanza le posizioni non sono omogenee, l’accordo tra Cambiamo!, Forza Italia, Lega Fratelli d’Italia e centristi, sembra reggere, secondo una tradizione ormai consolidata.
Il centrosinistra che sostiene Ferruccio Sansa (Pd, M5s, Verdi, lista Sansa ed estrema sinistra) non sembra per ora, sempre a stare ai sondaggi, recuperare nuovi spazi di consenso, anche se Sansa, ogni giorno attacca e provoca la precedente gestione. Il “terzo incomodo” è La lista di Aristide Massardo che ha con sé i socialisti, i radicali ed europeisti di Emma Bonino e di Della Vedova, inseriti nel contesto più forte di Italia Viva. I renziani hanno trovato l’accordo con il Pd in Toscana, Marche e Campania, ma si sono inchiodati su posizioni autonome in Veneto, Puglia e Liguria. Per non parlare del M5s che va per conto suo in tutte le regioni, eccetto la Liguria dove la rincorsa è tra le più faticose.
Ferruccio Sansa ha impostato la sua campagna elettorale su un continuo attacco alla gestione di Toti, compiendo contestualmente un tour in tutta la Liguria. La politica del tour, sia pure in situazione autonoma (i due non si sono, volutamente, mai incontrati e non sembrano inclini, soprattutto Toti, a uno scontro diretto), è perseguita anche da Toti. In contrasto con le due liste maggiori resta, con toni sovente al di sopra della mischia, Aristide Massardo che punta a raccogliere i voti della sinistra scontenta della scelta di Sansa (in particolare in casa del Pd) . Per la valutare la forza elettorale di Massardo, dato per terzo dalle previsioni dei sondaggisti, ci sono molti elementi di incertezza: al di là delle forze ufficiali che lo sostengono i dubbi riguardano il mondo del Pd: quanti sposteranno il loro voto per protestare contro le scelte strategiche del partito? Un calcolo quasi impossibile perché si tratta di elettori non facilmente recuperabili dai sondaggisti.
Ci sono poi, per completare il quadro delle forze in campo, ben sette “piccole liste” alternative. Alcune sono frutto di dissensi e spaccature all’interno di alcuni partiti. E’ il caso della lista di Alice Salvatore e di Marika Cassimatis che sono in contrasto con le scelte del M5s e in particolare contestano l’alleanza con il Pd. Un discorso che vale anche per il sindaco di Diano Marina, Chiappori, in rotta con la Lega di Salvini. Poi si sono altre quattro piccole liste non presenti in tutti i quattro collegi che hanno posizioni assolutamente autonome (post-democristiani, animalisti, frazioni di origine radicale sostenitori di un’Italia diversa) che getteranno i dadi d’una sfida assai ardua.
Quanto potranno raccogliere? E quanti saranno alla fin dei conti gli elettori potenziali che andranno a votare? Anche la percentuale alle urne è un elemento matematico da valutare perché potrebbe incidere sulle percentuali. Ci sono luci ma anche molte ombre sui prossimi venti giorni di battaglia in attesa dell’esito dei rapporti di forza in Liguria. Quanti seggi toccheranno al vincitore sui 31 componenti del consiglio: 16, 17, 18 (queste le ipotesi più probabili)? Al di là delle polemiche quotidiane, i vertici degli schieramenti hanno ormai sempre in mano la calcolatrice. Ma l’algoritmo è misterioso.
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