Le novità di Forza Italia e tutti i dubbi sul Governo

di Paolo Lingua

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Il punto di Paolo Lingua

Le novità di Forza Italia e tutti i dubbi sul Governo

Silvio Berlusconi ha annunciato la svolta per evitare l’accentuarsi del contrasto – che poteva sfociare il frattura – con Giovanni Toti, puntando a una ristrutturazione interna di Forza Italia che, dopo risultati elettorali modesti, rischiava di implodere. Nello stesso tempo appare sempre meno chiara la linea del Governo, all’interno del quale, in una sorta un po’ grottesca del gioco dei quattro cantoni si muovono, ciascuno con un suo diverso percorso, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e il fragile asse Conte-Tria, preoccupati questi ultimi di un rottura irreversibile con i vertici dell’UE.  La situazione è ingarbugliata al massimo e non è facile capire con chiarezza che cosa stia accadendo. Anche perché essendo al centro del problema, anzi di tutti i problemi, la questione dei conti pubblici, il gioco si fa sempre più complicato.

Il salario minimo, la flat tax (parziale o in crescendo, non ci capisce) , il rischio d’un aumento dell’Iva. Tutte le parti in causa tagliano e cuciono, più in astretto che in concreto, mentre le categorie imprenditoriali di tutti i livelli e settori denunciano difficoltà, rischi di crisi e stop alla crescita. Anche  gli effetti del viaggio in Usa di Matteo Salvini non appaiono chiari. Quali rapporti scaturiranno d’ora innanzi con il mondo di Trump? Ci saranno effetti deteriori con l’Europa? E con la Russia ci saranno novità? Sarà più chiara la strategia – sinora assai confusa – con la Cina lungo l’annunciata “Via della Seta”?  E questi rapporti quanto influiranno sulla dimensione dell’economia italiana? A guardare in prospettiva solo dalla piccola Liguria ci sono Da segnare sul bloc notes le crisi tutt’altro che semplici dell’Ilva, della Piaggio, della Bombardier. Mentre si annunciano progetti sui trasporti e sullo shipping, ma tutto in movimento con estrema lentezza, con una ripresa degli inasprimenti di rapporti tra operatori del settore. Le buone notizie, che pure vengono da grossi gruppi come la Fincantieri e la Salini – Impregilo, impegnate a ricostruire il Ponte Morandi e ad allargare le loro strategie imprenditoriali, non sembrano bastare ai progetti di svoltare pagina in positivo.

La crisi economica che s’addensa e la difficoltà di far quadre i conti pubblici facendoli convivere felicemente con i progetti velleitari dei partiti di governo non sembrano, in questo momento, allontanare il rischio d’una crisi politica nazionale e quindi di nuove elezioni. Tutti i passaggi nel cerchio di fuoc9o sono previsti tra luglio e l’autunno. Ma che cosa accadrà ai partiti? Dalla parte dell’opposizione di sinistra, dopo la fragile rimonta delle europee, il Pd sembra nuovamente in affanno. Si riformano le correnti e il partiti oscilla tra imporre una strategia legata ai vecchi temi della sinistra storica e un recupero di valori più “laburisti” al modo0 europeo. Qualche episodio, il più acuto dei quali riguarda la vicenda dei vertici della magistratura, turba i sonni dei leaders che temono di perdere il rapporto storico con il territorio. Ma non è chiara neppure la situazione del centrodestra. La linea di Salvini non è chiara: ha certamente ottenuto successo “di pancia” con i provvedimenti sulla legittima difesa, sul rafforzamento della forza pubblica e sul blocco dell’immigrazione. Ma non è emersa una chiara linea economica. Ma conviene a Salvini spostarsi sempre più a destra? Non rischia di raschiare il barile?  Berlusconi, pur in difficoltà, ha continuato a insistere su un movimento moderato e  centrista. E’ la linea di Giovanni Toti che però insiste in una riforma del partito dalla base, nel recupero delle periferie, oltre che dei valori liberali della media borghesia che sinora è il ceto che ha sofferto di più. Il 6 luglio a Roma punterà a rafforzare il suo “movimento”. Ma vuole restare amico di Forza Italia (o meglio fondare un partiti diverso). Ora ha accolto l’invito di Berlusconi di lavorare alla riforma con Mara Carfagna. Per poi prima di Natale di arrivare alle primarie, anche se non si sa ancora come e in che modo. La pressione indiretta è poter andare alle elezioni politiche condizionando Salvini a una alleanza “centrista” e meno sovranista per recuperare, in parole povere, la ripresa economica. Vedremo i prossimi passi, anche perché il M5s sembra imbarazzato e quasi bloccato. Non può arrendersi su tutti i progetti avanzati, ma teme le elezioni. Uscire dal Governo vuol dire non tornarci più.

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