Le cariche infinite di Paolo Odone

di Paolo Lingua

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Le cariche infinite di Paolo Odone

Nel corso dell’ultimo decennio qualcosa è cambiato nel sistema degli incarichi politici o di enti pubblico-privati. Nelle Prima Repubblica assistevamo a cariche dalla durata infinita, sia pure con spostamenti, anche disinvolti, di settore e di argomento. I ministri erano in carica per decenni, ma anche negli enti di nomina politica c’era chi era onnipresente da un consiglio o da un ente a un altro. Negli ultimi tempi, invece, un po’ per la fragilità della politica, un po’ per la fragilità delle persone in campo e per i continui spostamenti e travasi che hanno finito per coinvolgere le categorie professionali, assistiamo a vorticosi cambi di incarichi e anche alla scomparsa di personaggi che nascono e spariscono in breve tempo.

Ma c’è chi fa eccezione. E’ il caso singolare di Paolo Odone, 78 anni, uno degli ultimi esponenti d’una dinastia di commercianti del settore dei tessuti (Odone Bianco e Nero: con punti commerciali di prestigio in via Luccoli, in via XX Settembre, ad Albaro sino a non molti anni fa). Oggi è presidente dell’Ascom (da 23 anni) e la sua leadership non sembra in dubbio: ci sono state anche ipotesi di “delfini”, ma per adesso tutte accantonate. Ma da tre anni è anche presidente dell’Aeroporto “Cristoforo Colombo”. Quest’ultima carica l’ha ottenuta dopo aver lasciato la presidenza della Camera di Commercio di Genova, retta per 19 anni. Non è finita: a causa del suo ruolo camerale (è ancora nel consiglio che ne regge i vertici) ha più di dieci presenze in commissioni specifiche e settori operativi. Ma è anche consigliere dell’Autostrada dei Fiori e della Retefidi. Fa anche parte del comitato che si occupa delle Regate delle Repubbliche Marinare. Nel rileggere il suo interminabile “cursus honorum”, andando indietro di quasi mezzo secolo, non si trova una vera adesione o partecipazione diretta alla politica o ai partiti, ma si sa che è stato vicino ai socialisti, ai democristiani e poi, finita la cosiddetta Prima Repubblica ha mantenuto buoni rapporti con arre della sinistra e del centrodestra. E’ stato gradito a tutti, visto che negli ultimi decenni in Liguria si sono avvicendate maggioranze diverse. Odone ha un precedente: Callisto Bagnara, anche lui leader dell’Ascom negli anni Cinquanta e poi consigliere e assessore comunale, consigliere regionale sino agli anni Settanta, oltre che presidente di molte associazioni e di molti enti. Ma Bagnara era un uomo della Dc e legato a Paolo Emilio Taviani e fu coerente in politica sino alla fine.

Odone è stato soprannominato “Duca di Rossiglione”, la località dove ha origine la sua famiglia per una sua passione storica per presunte origini longobarde; ma anche “Barone Rosso”, ancor prima della sua presidenza dell’aeroporto, per la accanita difesa del “Cristoforo Colombo” da possibili privatizzazioni.

Odone, da quel che si deduce dalla sua lunga storia nelle cariche pubbliche a Genova e in Liguria, è riuscito a rendersi gradito a tutti, forse anche per una certa docilità nei confronti di chi è al potere, ma anche soprattutto per il ottimismo su quanto avviene, anche quando le situazioni o le soluzioni prospettate sarebbero discutibili. Come il Dottor Pangloss protagonista del “Candido” di Voltaire per Odone ogni valutazione di tutti i settori della vita economica e sociale di Genova è sempre stata identificata come il “migliore dei mondi possibili”. Per questo, anche nel momento attuale, quando nel suo settore tradizionale, il commercio al dettaglio, la crisi implode e il 30% degli operatori rischiano di non riaprire e comunque gli affari calano in maniera preoccupante, tiene il profilo prudente nei confronti delle istituzioni, in particolare della Regione.

Ma al di là delle gravi preoccupazioni che caratterizzano questo periodo drammatico, anche prima la sua visione della situazione generale è sempre stata rosea. Bene l’industria, bene il commercio, bene l’artigianato e persino la cultura. Ottime speranze per l’avvenire. Eppure, anche molto prima dellì’esplosione del coronavirus, molto settori dell’economia genovese erano on evidente crisi, a cominciare proprio dal piccolo commercio e dall’artigianato. La minaccia concreta di chiusure era più che evidente.

Ma l’aspetto peculiare del fenomeno riguarda le categorie, dalle quali non si sono mi alzate critiche od osservazioni con proposte alternative. In molti settori il silenzio è diffuso, forse perché si temono eventuali reazioni da parte delle istituzioni. La situazione è certamente complessa e la crisi legata al coronavirus rene ancora più difficile per molti alzare la voce o proporre soluzioni alternative. Ci sono settori, come le categorie orchestrate con vecchi sistemi o dalla Camera di Commercio, che temono di perdere mi favori del sistema in carica. E’ una vecchia storia. Ma pare singolare che non ci siano, anche sul piano dell’ambizione personale, proposte alternative, anche sul piano generazionale, magari decollanti dall’interno dei nuovi establishment politici, che puntino a conquistare certi regni comp’lessi come quello di Paolo Odone che, a questo punto, mantiene senza troppe difficoltà la sua cassaforte di cariche. Sino a quando?