Le allerte meteo e tutto quello che non funziona in Liguria

di Paolo Lingua

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Le allerte meteo e tutto quello che non funziona in Liguria

Le allerte meteo di oggi (gialla ma soprattutto arancione) per fortuna hanno creato danni relativi, anche se non trascurabili. Ma hanno messo in luce, più di quanto  non sempre è valutabile, molti limiti e anche fragilità del tessuto urbano e di comunicazione della Liguria. Basta pensare alla frana che ha bloccato la strada dell’Acquasanta, al blocco della Aurelia tra Voltri e Arenzano e agli allagamenti nei quartieri di Ponente di Genova. Per non parlare – caso più grave di tutti – dei ritardi anche pesanti e vistosi che hanno subito i viaggiatori delle linee ferroviarie. Ci sono, sul piano concreto, importanti interventi di ristrutturazione e di prevenzione da realizzare in tempi, possibilmente, brevi. La radiografia di Genova, pur complessa sul piano urbanistico e delle infrastrutture, è complessa ma molto essenziale nella sua realtà.

La città è attraversata da torrenti che per buona parte dell’anno sono quasi in secca, ma possono crescere a dismisura nella loro portata e provocare pericolose esondazioni; ci sono errori storici che risalgono agli anni del boom edilizio del dopoguerra, con abitazioni ed edifici troppo vicini ai torrenti e limiti di arginature. I percorsi ferroviari non hanno adeguata manutenzione, sono legati a schemi di mezzo secolo fa e sono facilmente bloccabili. In passato, a partire dalla grande alluvione del 1970, passando per quelle degli anni Novanta e poi a quella tragica del 2011 hanno messo in evidenza la pericolosità del sistema dei maggiori torrenti e in particolare dei loro affluenti. Oggi è quasi completato di fatto lo scolmatore del pericoloso Fereggiano ed è in corso  il completamento dello scolmatore del Bisagno. I lavori durano da anni e ce ne vorranno ancora altri tre almeno per avere una vallata intera e il Levante in sostanziale sicurezza. Un errore storico, addebitabile ai Governi e alle vecchie amministrazioni (un po’ di tutti i colori) fu quello di non intervenire adeguatamente dopo il 1970. Ma anche alla metà degli anni Novanta, un eccesso punitivo della magistratura, ritardò altri interventi. Per cui si arrivò al dramma – poi con pesanti strascichi giudiziari – del 2011.

Obiettivamente da otto anni a questa parte, anche nel settore delle allerte, le istituzioni e i politici al vertice sono diventati assai più prudenti. Per il timore di incriminazioni e di denunce, applicano con il massimo rigore le norme di prevenzione che vanno dalle limitazioni del traffico alla chiusura delle scuole, anche in un territorio come quello della Liguria, dove, per i limiti ristretti delle pianure costiere, per la presenza di venti e di correnti marine, oltre che del rapido sbalzo dalla costa alla montagna, non sempre è agevole arrivare a una descrizione precisa della previsione. Perciò la situazione di allerta può essere più grave o meno grave oppure realizzarsi in maniera diversa, per via della condizione orografica e geografica del territorio. Anche questo fattore che è di fatto geologico implica a maggior ragione la massima prudenza preventiva. Comunque restano numerosi – più grandi e più piccoli -  i problemi da risolvere. Genova, nei mesi di ricostruzione del ponte, alla vigilia di mettere a punto progetti di ripresa economica, di fronte a una sfida con i tempi e con i cambiamenti delle logiche economiche, deve essere in grado di realizzare la massima sicurezza per i residenti, Ma anche di mettere a punto un sistema di comunicazioni che sia al tempo stesso funzionale e di massima sicurezza. I trasporti via mare, via aerea, via terra e via ferrovia si intrecciano e si intersecano e sono complementari tra di loro. Non si possono correre rischi come in passato. Tutto deve essere prevedibile in particolare in un’era di vorticosi cambiamenti climatici.