L'autunno porterà finalmente il ribaltamento per Fincantieri?
di Paolo Lingua
Il punto di Paolo Lingua
Che sia la volta buona? E’ giusto coltivare l’ottimismo, anche se ormai a Genova siamo abituati agli annunci e ai susseguenti rinvii. L’oggetto delle speranze e dell’attesa è ancora una volta il “ribaltamento a mare” della Fincantieri di Sestri Ponente. L’annuncio viene dall’ad della cantieristica pubblica Giuseppe Bono, un protagonista dell’ottimismo ma che però sinora ha vinto in pratica tutte le sue battaglie. Tanto è vero che pur non essendo giovanissimo viene continuamente rinnovato in carica, in qualunque sistema politico al potere. La prossima settimana i vertici di Palazzo San Giorgio, ovvero l’Autorità Portuale, dovrebbe decidere sul progetto definitivo e dare il via ai lavori che potrebbe decollare tra settembre e ottobre. Se tutto andrà bene e se si troveranno i 500 milioni che mancano pe realizzare l’opera. Comunque si può partire da oltre cento milioni disponibili. Da dichiarazioni indirette sempre dello stesso Bono sembra che il progetto di ribaltamento a mare, così come sarebbe stato formulato, non dovrebbe presentare problematiche tecniche e di tipo ambientalistico. E questo con particolare riferimento alla situazione di Multedo con i depositi petroliferi sempre al centro di discussioni.
E’ indubbio che del ribaltamento a mare Genova ha bisogno. Si tratta d’una impresa che comporta investimenti e posti di lavoro e che si inserisce nella storia e nel prestigio imprenditoriale del territorio. Tra l’altro, la Fincantieri ha sul tavolo per i prossimi dieci anni, una vistosa quantità di commesse per la realizzazioni di navi da crociera e mercantili. Non tutte potranno essere costruite a Monfalcone o negli altri cantieri italiani e stranieri. La realizzazione di Genova è quindi una necessità per non dire una urgenza. Per la verità, sia pure in un contesto di tira e molla, sono quasi dieci anni che si parla di ribaltamento a mare, in un primo momento bloccato dalla crisi mondiale dello shipping e poi con le problematiche provocate da alluvioni e mareggiate. Si è molto discusso sul come e dove realizzare la ristrutturazione della cantieristica, in un gioco interminabile di “stop and go”.
Un discorso complesso, collegato anche alla crisi delle riparazioni navali, alle strategie della cantieristica privata (Mariotti, San Giorgio, ecc.) e alla concorrenza di Marsiglia. Non tutte le problematiche emerse erano collegate tra loro, ma secondo un vecchio gioco della vita portuale, ci sono state anche cuciture forzose pur di guadagnare tempo e rinviare le decisioni. La pioggia di commissioni sulla Fincantieri Hanno finito per accelerare , finalmente, i tempi. Ora dovremo capire qual è il disegno più vasto delle ristrutturazioni dell’assetto dello scalo che, inoltre, ha davanti a sé nuovi interventi di importante trasformazione, basterebbe pensare all’allargamento della diga foranea e allo scavo dei fondali e alla questione, ancora complessa per le questioni d’appalto, del Waterfront di levante sulla base del progetto di Renzo Piano. C’è da augurarsi che il porto di Genova trovi davvero la sua quadra nei prossimi mesi. Se, nel frattempo, andranno avanti i lavori di ricostruzione del ponte Morandi sarà possibile un potenziamento doppio : quello della produzione e quello smaltimenti delle merci e dei passeggeri. Il che significa una crescita a 360 gradi, quella di cui Genova ha bisogno.
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