L'addio a Filippo Peschiera, uno degli ultimi grandi intellettuali cattolici

di Marco Innocenti

2 min, 48 sec

Il punto di Paolo Lingua

L'addio a Filippo Peschiera, uno degli ultimi grandi intellettuali cattolici
Ha piegato la testa da un lato a casa sua e si è spento senza soffrire, a 88 anni, il professor Filippo Peschiera, uno degli ultimi intellettuali cattolici e impegnati in politica dell'ultimo mezzo secolo. Lontano dalle posizioni di potere, sempre curioso delle novità culturali e sociali, Filippo Peschiera, è stato un singolare protagonista della vicenda politica degli anni passati nella vecchia Dc. Giovane assistente universitario, docente di materie giuridiche alla facoltà di Ingegneria, specializzato in diritto del lavoro, Peschiera, all’inizio degli anni Sessanta, ottenne dal cardinale Giuseppe Siri la gestione dell’Istituto di Scienze Sociali, un centro culturale che aveva tutte le caratteristiche, per la modernità dei programmi, per trasformarsi in una università autonoma, grazie anche al finanziamento dell’Iri e della Confindustria. Peschiera, pur appartenendo a un’area intellettuale cattolica, aveva accolto docenti e allievi anche di area laica, ma alcuni esponenti della Curia convinsero, con una visione ottusa dell’evoluzione intellettuale dei tempi, a bloccare l’iniziativa. Peschiera dovette, con l’aiuto di alcuni settori del mondo imprenditoriale, a ridimensionare il progetto, rimanendo però alla testa di un gruppo di intellettuali e di docenti di lato livello. Molti anni dopo lo stesso cardinale Siri ammise con Peschiera che la chiusura dell’Istituto era stato un grave errore. Peschiera ottenne nel frattempo la cattedra di diritto del lavoro alla Statale di Milano. Poi venne richiamato da De Mita, alla fine degli anni Ottanta, a rilanciare la Dc e il centrosinistra e la Dc in particolare. Peschiera, scavalcando Taviani, con cui aveva rapporti di stima ma non di collaborazione politica, operò con personalità di prima linea del mondo cattolico come Bruno Orsini, Alberto Gagliardi e Gianni Baget Bozzo. Peschiera era stato protagonista d’un singolare e inspiegabile attentato (frutto certamente d’un assurdo fanatismo) da parte delle Brigate Rosse nel 1978. Entrarono nel suo istituto e lo ferirono alle gambe. Peschiera dimostrò coraggio e freddezza, difendendo i suoi collaboratori legati e imprigionati. Fu una manifestazione di alta dignità. Dopo la fine della Dc Peschiera ripiegò sui suoi studi. Era stato uno dei protagonisti della riforma dello statuto dei lavoratori. Non chiese mai posti di potere nelle istituzioni, vivendo con grande dignità e distacco. Era tornato ad approfondire i suoi studi sulla storia della politica e del pensiero sociale della Chiesa. Recentemente era tornato a occuparsi del pontificato di Paolo VI. Sposato da più di mezzo secolo, affezionati ai nipoti figli della sorella, si era rivisto la scorsa primavera al funerale di Vittorio Traverso uno dei suoi più stretti collaboratori sin dai tempi dell’Istituto di Scienze Sociali. A Genova, nel management e nel giornalismo, sono ancora tanti i suoi allievi e i suoi collaboratori, amici che lo avevano amato e stimato come un fratello maggiore. Peschiera è stato la dimostrazione d’una personalità di alto profilo intellettuale e morale, assolutamente disinteressata e distaccata dai valori materiali. Peschiera è stato stimato nel mondo cattolico e democristiano anche da chi non la pensava come lui proprio per il suo alto profilo etico. Per un singolare destino la sua scomparsa segue, nel giro di pochi mesi, quella di Giancarlo Mori, di Giovanni Bonelli, di Ugo Signorini, ma anche di Lucio Parodi e di Massimiliano Bagnasco, tutti esponenti di primo piano del mondo politico cristiano della Prima Repubblica, un’epoca che è stata oggetto di critiche ma che ancor oggi si fa rimpiangere, visto il basso livello dell’attuale dirigenza politica.

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