La situazione assurda e allarmante di Genova

di Paolo Lingua

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La situazione assurda e allarmante di Genova

L’annunciato sciopero dei portuali di Genova, con gran fatica e delicate mediazioni da parte delle istituzioni, è durato meno di due ore e poi è stato ritirato. Della trattativa si riparlerà in un momento meno convulso dell’attuale. Che dire della situazione di Genova e, in particolare, di tutto quello che attiene ai trasporti soprattutto portuali da Savona (e anche da Imperia), dal capoluogo diretti perso il Piemonte, la Lombardia, il veneto e il Nord e Centro Europa? Una mezza (se non intera) tragedia con blocchi e code ai varchi e percorsi assurdi, in coda a passo d’uomo, per le strade statali e per le autostrade A6 e A26  dove si procede su una sola corsia e dove il traffico privato si innesta, per necessità di corse, con quello degli autocarri, invadendo anche le strade statali e provinciali dove la situazione è ancora più critica.

Anche la vecchia e gloriosa “Camionale”, l’unica autostrada che resiste, è invasa e subisce la crisi dei trasporti. Genova è strozzata nel settore più importante e delicato della sua economia.  Ma, nella concitazione di questi giorni, si ha la sensazione che le istituzioni non riescano a chiudere la quadra delle decisioni. Che poi, nel rapporto tra la Liguria e Roma, dovrebbero , nei limiti della logica, essere riassunte  in una sintesi di investimenti con un programma operativo dai tempi ristretti, possibilmente coordinato da una sorta di regime commissariale che consenta di scavalcare tutte le possibili “frenate” burocratiche, alla stessa stregua nella quale si sta muovendo la ricostruzione dell’ex ponte Morandi.

Non solo Genova, ma tutte le urgenze  dell’Italia, da caso di Venezia a tutti i danni che sono stati sofferti da Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, ecc.  hanno bisogno di un sistema di ricostruzione e di riassetto al di fuori dei percorsi burocratici del passato, scavalcando il pericolo di eccezioni, cavilli, corsi e ricorsi.  Occorre agire, bene e presto. Occorre, nel giro di un anno, tornare alla normalità con la prospettiva d’una ripresa. Infatti sono state colpite soprattutto le infrastrutture, siano esse assi stradali o comunque ostacoli territoriali (le frane, tanto per intenderci). Non esistono altre alternative. Ma è preoccupante, in questi giorni, assistere a un dibattito tra gli alleati di governo, dove emergono discussioni sullo “ius soli” oppure sulla assurda legge che prolunga la prescrizione giudiziaria e processuale. Sono riforme astratte frutto di vecchie aspirazioni ideologiche  di carattere moralistico, se non punitivo. Tempo buttato via, sia per lo spazio concesso ai dibattiti, sia per gli scarsi obiettivi politici da raggiungere.

Oggi la vera esigenza è affrontare i danni del maltempo e le rovine di quanto è crollato o distrutto. Non solo, ma abbiamo bisogno di grandi opere soprattutto nei settori della comunicazione, che è il settore dove si giovano oggi le più importanti e strategiche operazioni di cambiamento dell’economia e dei rapporti tra gli Stati. In questo aspetto specifico, è emblematico il caso della Liguria, la regione italiana dove il sistema di tre porti da solo copre il 70% e più del traffico marittimo. I porti del Sud e dell’Adriatico non sono in grado di sostituire un eventuale crollo del traffico nel Tirreno settentrionale. Lo strozzamento di Genova (gli arrivi stanno già diminuendo) ricade sull’Italia e sull’Europa. Un danno  incalcolabile che potrà essere attenuato (anche se non eliminato perchè lo si sta subendo) solo con una corsa frenetica di interventi che rimettano in sesto il sistema. Oggi ci si rende conto dell’errore di aver tergiversato troppo a realizzare il Terzo Valico e a rinviare sempre il momento della decisione per realizzare la Gronda, due realtà che se funzionassero  renderebbero meno gravosi i danni attuali. Questa è la realtà: il resto è fastidioso bla – bla.