La singolare personalità di Gianni Baget Bozzo
di Paolo Lingua
3 min
Il Punto di Paolo Lingua
E’ difficile, anche a dieci anni dalla sua scomparsa, tracciare un profilo storico della personalità intellettuale, politica e religiosa di Gianni Baget Bozzo (1925 – 2009). Per molti aspetti, considerata la sua natura genialoide e fuori, tutto sommato, dagli schemi, vale la pena di studiarlo come individualità irripetibile. Assurdo cercare coerenze e linee direttrici del suo pensiero e della sua azione.
Di madre catalana e adottato da zii genovesi, piuttosto benestanti (da qui il doppio cognome Baget Bozzo), si laureò in legge a Genova e, compreso dalla passione politica (era stato ancora studente vicino all’area cattolica della Resistenza) ma sempre legato a uno sforzo di ricerca culturale e di pensiero, visse da dopoguerra ai primi anni Cinquanta a Roma vicino all’area di Dossetti.
Tornato a Genova fu per un mandato consigliere comunale per la Dc ma entrò in conflitto con il partito e con l’allora sindaco Vittorio Pertusio. Fu vicino a Tambroni e ebbe simpatie “di destra” nel momento in cui si affermava il “gollismo” in Francia. Poi, dopo passaggi di collaborazione con riviste e gruppi che erano avversari alle ipotesi di dialogo tra cattolici e comunisti, a 42 anni, frutto anche d’un intenso rapporto con il cardinale Giuseppe Siri, si fece prete e fu il fondatore e l’animatore della rivista politico-religiosa “Renovatio”.
Un punto fermo del pensiero di Baget Bozzo fu sempre il “no” all’alleanza con il Pci, per questo, negli anni Ottanta, si avvicinò a Bettino Craxi di cui condivideva l’antisovietismo e la lettura moderata della socialdemocrazia europea. Craxi gli propose la candidatura al Parlamento Europeo. Candidato nel collegio del Sud Baget Bozzo venne eletto due volte e restò a Strasburgo per dieci anni, ma l’elezione gli costò, per le norme del diretto canonico, la sospensione “a divinis”. Tornò a indossare l’abito talare alla fine degli anni Novanta. Nel frattempo si era avvicinato a Silvio Berlusconi.
Dopo molte oscillazioni Baget aveva mantenuto la prua contro la sinistra, in buona sostanza. Ma le sue posizioni erano sempre critiche e complesse. In un certo senso ricche di contraddizioni, anche con se stesso. Forse la vera natura di Baget Bozzo era quella d’un intellettuale che seguiva intuizioni e novità, anche con il gusto del paradosso e dell’iperbole intellettuale. E questa sua personalità irripetibile per molti aspetti la si ritrova anche negli scritti religiosi e morali.
Riassumendo, ebbe in un primo momento simpatie per la sinistra cattolica, poi si convinse a favore di De Gasperi. Prima fu contrario al centrosinistra di Fanfani e Moro, ma poi, ripresa la sua natura anticomunista, virò su Craxi e poi Berlusconi, sempre mantenendo, a modo suo, una ampia autonomia di giudizio e di comportamento. La sua genialità lo portava ad amare il paradosso e a scavalcare i luoghi comuni, arrivando a sfiorare l’assurdo.
Nella vita privata fu sempre irreprensibile e di grande onestà. La sorte lo aveva fatto benestante e per questo fu libero di sbizzarrirsi in tutte le sue scelte esistenziali, senza dover cercare un lavoro che avrebbe potuto condizionarlo. Difficile capire se la sua vicenda possa aver lasciato un’impronta organizzativa e una linea politica o ideologica.
E’ più probabile che Baget Bozzo resti, sia detto senza alcun significato limitativo, un “caso limite”, per molti aspetti una sorta di artista, funambolo del pensiero, irrazionale e originale al tempo stesso, certamente il contrario d’ogni forma di conformismo o di banalità. Nel convegno a lui dedicato oggi a Palazzo Ducale sono emersi molti di questi aspetti. Sono pochi quelli che avendolo conosciuto lo hanno seguito in tutti i suoi passaggi. Ma tutti, affascinati dalla sua personalità, gli sono rimasti amici.
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