La scacchiera politica tra caselle nere e bianche
di Paolo Lingua
Il Punto di Paolo Lingua
La scacchiera politica italiana alterna, e non per metafora, caselle chiare e caselle assolutamente oscure. E’ difficile, se non impossibile intravvedere che cosa accadrà, volendo seguire a tutti i costi il percorso della logica razionale. Basta partire da una banale constatazione dei fatti: all’interno del Governo i due partiti alleati litigano su tutto e, in particolare, non hanno le medesime opinioni su quasi tutto. C’è solo un punto sul quale sono simili: il non affrontare di petto la crisi politica in atto. Si discute sulla legittima difesa, sui migranti, sulla famiglia, sulle grandi opere, sulla “via della seta”, su una confusa idea del ruolo e dell’assetto dell’Unione Europea. In realtà nessuno, salvo qualche spetto specifico, di questi temi incide in maniera profonda sull’opinione pubblica che invece chiederebbe strategie di ripresa, ipotesi per favorire gli investimenti e quindi la creazione di nuovo benessere di nuovi posti di lavoro. Si pasticcia, si lanciano spot, si enunciano provvedimenti generici e si perde un tempo lunghissimo sui social, inseguendo pensieri che sovente sono frutto di menti fragili, emotive e impreparate.
Manca la vera leadership, il prestigio e anche il coraggio di agire e di decidere. Inoltre, come se fosse un miracolo fisico (una pioggia benefica, un messe prosperosa, un raccolto imprevisto), tutti i problemi e i dubbi sono ammassati sull’esito delle elezioni europee previste per la fine di maggio. Bisognerebbe tenere conto che le condizioni politiche e sociale, in ogni stato europeo, sono diverse e talvolta contrastanti. Inoltre il sistema di voto, proporzionale, indurrà partiti piccoli e grandi a correre da soli, per poi, forse, puntare ad agganci successivi, dopo l’esito delle urne. Per quel che riguarda l’Italia, che è un esempio classico di dispersione, per restare a sinistra avremo sicuramente accanto al Pd (che è ancora incerto se punterà a qualche aggregazione o recupero) una miriade di partitini di posizione estrema, mentre nel centrodestra ognuno andrà per conto proprio con riferimenti internazionali diversi. Fratelli d’Italia punterà ai sovranisti “duri”, la Lega farà riferimento a forze populiste critiche verso l’attuale gestione europea mentre Forza Italia avrà un asse preferenziale con i popolari filoeuropei e liberali in economia.
Per quel che riguarda il M5s, in netto calo di consensi, correrà a solo. Siamo di fronte a una sorta di casacca di Arlecchino che vestirà l’Italia politica ancora per due mesi. Dopo si vedrà. L’ipotesi più logica è che Salvini, che è per il momento l’asse di equilibrio del sistema di governo, deciderà come agire (tenere in piedi l’alleanza o farla cadere puntando alle elezioni) sulla base dei rapporti di forza che il foto in qualche modo fisserà, non solo per quel che riguarda l’alleato “grillino” ma anche sugli esiti dei potenziali alleati di centrodestra, sempre vincitori alle elezioni regionali e amministrative, ma che ora occorrerà valutare in una dimensione di respiro più ampio. Un potenziale governo di centrodestra non avrà la medesima strategia dell’attuale, perché Forza Italia (ma sarebbe meglio dire Silvio Berlusconi che punta a essere eletto al Parlamento Europeo) ha una visione diversa sull’economia, le tasse, le grandi opere e la politica estera. Ovviamente, occorrerà valutare l’esito di Forza Italia: è chiaro che una crescita o un recupero rafforzerebbe il suo ruolo. Salvini per ora, ma forse è solo tattica, è restìo a parlare di crisi, ma l’accordo con il centrodestra potrebbe varare un esecutivo di maggiore popolarità, soprattutto con il mondo imprenditoriale che è un passaggio assai delicato. Il resistere con i “grillini” alleati potrebbe invece rinforzare il centrosinistra che è l’area politica più quotata a recuperare voti sottraendoli al M5s.
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