La rissa infinita (vera o finta?) degli alleati di governo

di Paolo Lingua

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La rissa infinita (vera o finta?) degli alleati di governo

La rissa prosegue implacabile all’interno d’un governo che appare, di giorno in giorno, più rissoso e inquieto; soprattutto nessuno è d’accordo su niente. Ma è un gioco a tirare la corda, nella convinzione che intanto non si romperà perché nessuno ha interesse a spezzarla? Questo è in sostanza il senso di un “puzzle” di cui non si comprende il senso. Partiamo dal tema della revoca delle concessioni alla Società autostrade per l’Italia (Benetton supercontrollore). Il M5s, sin dal crollo del Ponte Morandi e successivamente con l’emergere di errori ed omissioni in altri tratti, non ha mai avuto dubbi in proposito. Il Pd ha ondeggiato per il timore di una strada burocratico-giudiziaria lunga e complessa e rischiosa per le finanze dello Stato nel caso di infiniti ricorsi. Iv di Matteo Renzi è sempre stata contraria puntando semmai a imporre all’impresa concessionaria riparazioni di danni e ricostruzioni o realizzazioni di progetti già di fatto decisi come la Gronda in Liguria.

Renzi avrebbe fatto ricostruire ad Autostrade lo stesso Ponte Morandi.  Ma si parla anche di operare una revisione della concessione  con profonde modifiche rispetto al passato. I renziani, in linea di politica generale, fremono perchè  decolli al più presto un programma di governo che rimetta in corsa la realizzazioni di grandi opere, in particolare tracciati di comunicazione e di trasporto, sia su strada sia su rotaia. E questo è quello che i grillini temono di più perché nella prima fase della loro propaganda politica c’era un forte riferimento alla cosiddetta “decrescita felice” e una guerra, anche in nome di principi ecologistici,  a interventi pesanti sui territori.  Mentre questa battaglia infuria, sino a questo momento senza soluzione immediata, prosegue la guerra sulla riforma del processo penale e in particolare sulla proposta di legge del ministro della giustizia, il grillino Bonafede, di riformare la normativa sulla prescrizione. Il Pd non sarebbe di fatto molto d’accordo con il M5s, ma punterebbe invece a un compromesso accettabile pur di non far saltare il governo. Ma Matteo Renzi che ha iniziato la battaglia ormai da qualche mese non demorde e minaccia di chiedere le dimissioni del ministro.

La guerriglia s’è quindi estesa anche a un duello suppletivo tra Renzi e il premier Conte. Si è parlato di crisi, di sostituzione del presidente del consiglio, di esecutivo tecnico e provvisorio del presidente della repubblica nella prospettiva di sciogliere le camere e di andare al voto per il prossimo autunno. Renzi ha chiesto anche di abolire la legge sul reddito di cittadinanza e di proporre una riforma costituzionale che preveda l’elezione diretta del primo ministro. Ma sotto questi razzi (o petardi) che volano verso il cielo resta la questione più banale della campagna elettorale di maggio che prevede il rinnovo di sei regioni, Liguria inclusa. Ma anche sulle alleanze che riguardano le candidature non c’è per ora alcuna conclusione, anche perché ogni regione sembra navigare su una rotta frutto di una logica differenziata: alleanze si, alleanze no, liste civiche, candidati con differenti caratteristiche, programmi amministrativi assai differenti (i grillini sempre distanti dagli altri partiti e Renzi desideroso di correre da solo). Alla fine forse si troverà una modesta quadra sulla base della paura di perdere. Il pallone della guerra si sgonfierà? Tutte le ipotesi sono possibili.