La ripresa economica: la vera sfida del governo

di Paolo Lingua

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La ripresa economica: la vera sfida del governo

Sappiamo già che, dopo tutti i rituali formali e anche pasticciati dei giorni scorsi, il governo camminerà, sia pure un po’ zoppicando, alla ricerca degli ultimi numeri che gli mancano per essere più solido. Al tempo stesso dovrà superare la politica di un colpo al cerchio e un colpo alla botte per affrontare la battaglia contro la pandemia e ad accelerare, con lucida concretezza, la pratica dei vaccini in tempi accettabili. Sono certamente le questioni sanitarie quelle più incombenti, anche se, a giudizio di molti esperti dei vertici dei centri ospedalieri e universitari, si teme che le vaccinazioni complete potrebbero prolungarsi sino al primo trimestre del 2022. I tempi insomma rischiano di allungarsi.

La battaglia per annullare la pandemia è certamente, e lo ripeteremo sino alla noia, l’obiettivo più urgente non solo per la politica del governo ma soprattutto per il bene di tutto il Paese. Ma il governo, sin da questo momento, dovrà mettere a punto, con molta concretezza, una piano di ampio respiro per la ripresa economica e per il rilancio di tutto quanto attiene a una crescita a 360° : investimenti produttivi, grandi opere, tecnologie avanzate, potenziamento di tutto il sistema trasportistico, ricerca scientifica in tutti i sensi e in particolare per tutto quanto attiene al mondo industriale. Il benessere e la ricchezza di una nazione nasce da questi obiettivi e non, diciamolo con il tono più crudo e realistico, dai provvedimenti assistenziali.

Questi ultimi devono essere orientati solo su quella parte della popolazione che, per età o per salute, non è più in grado di produrre oppure non dispone di risorse previdenziali adeguate. L’assistenzialismo, nel contesto in cui viviamo, può valere per un periodo breve, solo per consentire ai cittadini rimasti per necessità ineludibile senza lavoro o per le piccole imprese bloccate inesorabilmente dagli effetti del coronavirus. Ma si tratta di temponi necessari e condizionati sempre però nella prospettiva della ripresa, anche perché, quanto in tutto il mondo svaniranno gli effetti del contagio, ci sarà una crescita progressiva dell’economia. Gli scenari sono complessi ma certamente avremo una ripresa del ruolo internazionale degli USA, si presume (e si spera) collegati all’Europa, mentre si scatenerà un complesso gioco0 di concorrenza con le economie dilaganti del Far East, a cominciare dalla Cina.

Giuseppe Conte deve avere presente questa carta geografica in movimento sin da ora, al di là dell’affannosa ricerca di qualche voto in più in Parlamento, tenendo presente che l’alleanza che tiene insieme  il suo governo è meno omologa di quanto sembra. E’ stato osservato, nel turbinìo delle polemiche di questi giorni, che ancora recentemente, a livello di Parlamento europeo, il M5s e il Pd hanno votato in maniera opposta riguardo alla Tav (Torino – Lione, oggetto da anni di infinite e inutili risse). Non è un episodio da poco. I grillini in questo momento stanno aggrappati alle alleanze e all’esecutivo nel terrore (autentico) del ricorso al voto, dove perderebbero tra quarti degli attuali parlamentari,

Ma non va dimenticato che da sempre hanno sempre manifestato un atteggiamento critico proprio nei confronti delle grandi opere, in netto contrasto con il Pd che, proprio per questa sua storica linea operativa, conta, sempre per il timore di disastri elettorali di recuperare dei fuggitivi di Italia Viva, dal momento che, sulla base dei sondaggi di questi giorni (sempre da prendere con tutte le riserve), il partito di Matteo Renzi sembra in ulteriore calo al punto quasi di scomparire. E allora? Il percorso a partire da oggi del governo Conte si annuncia irto di ostacoli, ma il Pd, con Zingaretti in testa dovrà imporre il suo marchio e la sua linea alle scelte strategiche. Sarà la tattica più efficace per recuperare i renziani più dubbiosi ed esponenti delle fasce del centro per aumentare i consensi all’esecutivo che, anche se lo dice a mezza voce, spera di arrivare alla fine della legislatura nel 2023 quando la situazione generale sarà più distesa e meno tragica. Ma questi per ora sono ragionamenti da strada o, a chi piace, da salotto.